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Alkaline Trio, Bayside e For Those Afraid 06/05/2014

Written by Live Report

ZONA ROVERI, BOLOGNA (BO) 06/05/2014

Premetto: adoro gli Alkaline Trio dai tempi storici in cui i loro album venivano pubblicati dalla Kung Fu Records. Tuttavia non ero mai stato a un loro show. Temevo la delusione, consapevole del fatto che il loro ultimo disco, My Shame Is True, non è esattamente una meraviglia. Comunque sia, erano mesi che avevo comprato il biglietto e non me li sarei persi per nulla al mondo, stavolta.

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Dal diario di bordo del capitano Giovanni: che ideona partire alle sette del mattino per arrivare alle undici e trovare una fila pazzesca composta da due persone… Quando si aprirono i cancelli del capannone della Zona Roveri, il palco era già preda dei milanesi For Those Afraid, promotori di un Hardcore melodico serratissimo, tutto moshpit e furore da vendere. Estraggo il mio bloc-notes mentale e prendo appunti. Sono da tenere d’occhio assolutamente.

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Poco dopo, intorno alle 21, fecero capolino i Bayside, da New York City. Un paio di mesi fa uscì, sotto la label Hopeless Records, Cult, un lavoro ben fatto: onesto Punk Rock, condito da melodie riuscitissime ed energia alla massima potenza. Una scaletta, che è stata più un excursus attraverso le loro canzoni più conosciute, ha riscaldato un pubblico fremente, perché il momento dell’ingresso del gruppo clou era imminente, l’agitazione palpabile. Quando vennero fuori dalle quinte, gli Alkaline Trio furono accolti da un boato, che crebbe al riff d’apertura di “This Could Be Love” (il mio brano preferito dei tre di Chicago). In un attimo la Zona Roveri si trovò sotto scacco, messa a ferro e a fuoco dalla maestosità della loro musica cupamente romantica.

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Dal diario di guerra del soldato semplice Giovanni: ero attorniato dalle truppe nemiche, aggrappato alla maglietta di uno sconosciuto davanti a me, ma per difendere il mio posto in secondo fila avrei dovuto combattere con le unghie e con i denti. Nel frattempo, con un carisma fuori dal comune, Matt Skiba e soci continuavano l’opera di distruzione con le varie “StupidKid”, “Sadie” e “Time To Waste”, con tanto di intro di pianoforte accompagnato dal battito delle mani di tutta la calca. Nella tristezza generale il live volgeva al termine, purtroppo è vero che tutte le cose belle prima o poi finiscono. I due bis conclusivi furono l’acclamatissima “Private Eye” e “Radio”, un cavallo di battaglia che chiude spesso e volentieri le loro performances. Dopo un minuto dall’epilogo del concerto, già avvertivo un magone. A testa bassa mi rimisi in auto in direzione Pescara, ripensando a questo concerto che è stato una vera esperienza di vita. Altro che delusione. Soddisfazione a pacchi.

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