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Mellowtoy: online il video ufficiale “Destroy Yourself”

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E’ ufficialmente online sul canale YouTube di Scarlet Records, “Destroy Yourself”, terzo video estratto da Lies, ultima fatica artistica dei Mellowtoy, pubblicata all’inizio dell’anno. ​Lies è stato prodotto da Marco Coti Zelati (Lacuna Coil), mixato da Kyle Hoffman (P.O.D., Lacuna Coil, Bush, Zebrahead) e masterizzato dal leggendario Howie Weinberg (Nirvana, Metallica, Pantera, Deftones, Limp Bizkit). E’ l’album della definitiva consacrazione dei Mellowtoy, pregno di un sound unico e dalle mille sfaccettature, affinato nel corso degli anni.

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Cristiano Romanelli (UMMO)

Written by Interviste

Avete voglia di qualcosa di veramente insolito a livello musicale italiano? Allora dovete assolutamente atterrare sul pianeta Ummo! Gli Ummo infatti propongono una ventata di novità mescolando vari generi che passano dalle vie del Metal a quelle del Pop passando attraverso autostrade sonore elettroniche in un nanosecondo. Ne abbiamo parlato con Cristiano Romanelli, voce, synth e pianoforte degli Ummo.

Come e quando sono nati gli Ummo?
Gli Ummo nascono dalla mia mente contorta, dalla voglia di evadere mentalmente, emotivamente e fisicamente da questa realtà priva di bellezza, passione ed erotismo. C’è troppa volgarità vestita di una fitta ignoranza… E grazie a tre amici intimi… folli e arroganti come me che hanno appoggiato l’idea sono nati gli Ummo. Anche se il termine esatto sarebbe “atterrati”! Erano anni che avevo in mente di fondare un gruppo che miscelasse vari generi musicali pur rimanendo in chiave pop!

Cosa si cela dietro questo nome?
Potrei risponderti semplicemente che è il nome del nostro pianeta di origine… ma dato che la risposta viene sempre presa o per ridicola o per una metafora di chissà quale filosofia di vita… meglio rispondere con una bugia ma che bugia proprio non è… e dire che UMMO è una leggenda aliena… di alieni atterrati anni fa sul pianeta Terra ! Tanto sono millenni che sono tra gli uomini! Tu non credi?

Come definireste la vostra musica?
Nostra! Maledetta arroganza… mi affascina troppo! Seriamente parlando credo che la definizione che molti ci hanno dato calzi a pennello: Heavy pop! Un mix di classica, rock contemporaneo con delle torbide venature metal, ma sempre incentrata sulla ricerca spasmodica della melodia! Quindi in realtà non saprei dirti a quale genere appartiene la nostra musica… l’importante è che sia bella musica! Almeno proviamo a farla!

A chi vi ispirate? In Italia ci sono pochi gruppi che propongono uno stile simile al vostro…
Infatti se proprio dobbiamo parlare di musica italiana… mi affascinano molto i mitici Decibel e lo stile compositivo di Morgan. Ovviamente le trovate geniali melodiche di Battisti. Ma preferiamo ispirarci a musicisti esteri come Muse, Metallica, Radiohead e Placebo. Le melodie vincenti e ultraterrene dei Beatles e dei Queen! Anche se l’elettronica negli Ummo regna sovrana…ma sempre cavalcando il rock!

Di cosa trattano i vostri testi?
Credo di aver scritto un album molto spirituale. Ho davvero sondato la mia anima e la sua perdizione. La tentazione mi affascina così come la redenzione. I temi sono vari… dalla morte sino alla rinascita, dallo smarrimento emotivo sino alla salvezza tramite l’amore assoluto, dall’esoterismo alla cruda e cinica realtà che sprofonda sempre di più nel vile scetticismo e nella ridicola superficialità. “Destino” ha avuto ben 8000 passaggi radiofonici che per una band non sono pochi…

Ora con Malinconia a cosa puntate?
Puntiamo a farne 8.001. Bugia…Finta modestia da intervista! In realtà ne vorremmo un milione! Puntiamo a raggiungere più anime possibili lavorando, lavorando e lavorando sempre di più! Testa bassa a suonare il più possibile, comporre ogni giorno, ma soprattutto continuare a credere in ciò che facciamo contro tutti e tutto! Desideriamo il grande pubblico e, perdona ancora l’arroganza, portare aria nuova nel panorama musicale italiano.

Parlateci del vostro primo full lenght…
Un album davvero fuori dagli schemi! Grazie ai nostri produttori della Protosound ci siamo chiusi in studio due mesi! Giornate e nottate davvero folli ed estenuanti in cui ognuno di noi si è spremuto per dare il massimo! Abbiamo cercato di curare ogni minima sfumatura per esprimere ogni emozione che avevamo nel cuore e nella mente. Un’esperienza unica… davvero spirituale! Eravamo in sintonia perfetta e continuavano ad uscire idee sempre nuove! Alla fine ci siamo dovuti fermare altrimenti saremmo usciti davvero pazzi… più del solito intendo! Non so cosa accadrà con questo album (stiamo già pensando al secondo), ma una cosa è certa: siamo stati noi stessi e quindi sinceri…siamo stati incazzati e innamorati… pieni di speranza e nel disco credo vengano fuori tutte queste emozioni! Sai.. ho scritto la mia prima canzone a 12 anni… 18 anni fa… ne ho scritte più di trecento… ma questo è il mio primo album ed è una sensazione indescrivibile! Vada come vada… qualcosa siamo riusciti a creare…a suscitare… ed è già una piccola vittoria!

Progetti futuri?
Suonare tantissimo…alla ricerca del grande palco! Sicuramente continueremo a fare casino con idee folli e incursioni probabilmente anche illegali in giro per lo stivale! La nostra navicella atterra un po’ dove vuole… noi non abbiamo colpa! La composizione continua senza freni e sicuramente oseremo sempre di più! Ma la cosa più importante credo sia la voglia di riuscire ad emozionare le persone che ci vengono ad ascoltare! Credo fermamente in ciò: la droga di un artista non è la sua arte, ma le anime che ne fanno parte! E quindi daremo e faremo di tutto per farle vibrare!

Un saluto per i lettori di Rockambula!
Join us! Siamo atterrati e pronti per trasmettervi il nostro credo: ricordatevi di osare sempre! Tutti noi dovremmo ricordarci più spesso di guardare le stelle e sognare… contro tutti coloro che vorrebbero bruciarci le ali e le speranze! Yeah!

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Bombs of Hades – Through the Dark Past

Written by Recensioni

Chitarre come lame taglienti, un basso incandescente ed una batteria micidiale quanto una sfuriata di possenti cazzotti, la primissima premessa per presentare una band che (in circa dieci anni) ha sfornato due lodevoli dischi (e mini lavori) da sorreggere sopra un piedistallo. Through the Dark Past è la prima raccolta degli svedesi Bombs of Hades, un platter che racchiude tutti i principali pezzi degli split e delle demo di Jonas e soci dal 2006 ad oggi. Si tratta di un lavoro che ripercorre i momenti salienti del gruppo attraverso cavalli di battaglia che, nel bene o nel male, rappresentano il loro percorso artistico. La cosa interessante è che i vecchi pezzi, quelli delle demo dal sound più primitivo e da “scantinato”, li ritroviamo in questa raccolta con un sound più elaborato e pulito. Per rendervi meglio l’idea ci troviamo “Coffin” preso da Meathook Diares, il loro primo demo incluso anche nell’ EP del 2008 intitolato Carnivores. Oppure le furiose “Until Death” e “Inside Teradome” dallo split con gli Usurpress datato 2011 e sempre dello stesso anno anche lo split con i Tormented. Insomma, del materiale che scotta. Non mancano inoltre le cover che in un modo o nell’altro fanno il loro effetto: ascoltare “The Day Man Lost” dei Carnage, “Clean Your Head” dei Loud Pipes, “I’ll Be You Sister” dei leggendari Motorhead, “Evil Dead” dei Zekel o “Mangled Dehumanization” dei grandiosi Death Strike in chiave Bomb of Hades. Tutto questo non ha prezzo. L’unica perplessità sono i tempi dell’ uscita, Through the Dark Past esce lo stesso anno del loro terzo full lenght intitolato Atomic Temples. Personalmente, secondo una logica di mercato, non trovo saggia questa scelta dei ragazzi svedesi, penso sia una mossa che potrebbero permettersi band di una certa fama come Iron Maiden, Metallica o Slayer. Loro hanno già fan disposti a tutto, in questo caso le cose potrebbero non essere scontate come sembra. Ad ogni modo Through the Dark Past rappresenta un ottimo inizio per poter riscoprire questi macigni svedesi che, credetemi, hanno molto da mettere in mostra. Detto ciò non resta altro da fare che procurarsi questo disco dei Bombs of Hades. Resterete soddisfatti!

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Tunatones – Vulcano

Written by Recensioni

Vi è mai capitato di precipitare in un Vulcano e ritrovarvi ad intraprendere un viaggio nel tempo verso sonorità appartenenti agli anni ‘50? A me si, ed è stato un viaggio per niente spiacevole. Comincia così la mia avventura in compagnia dei Tunatones e del loro ultimo album: Vulcano, per l’appunto. Il sottotitolo del disco parla chiaro: a New Exotic Rockabilly Adventure! Ok. Tra vulcani ed avventure esotiche credo che dovrò prepararmi a un’atmosfera molto hot. E così è, infatti! Già dalla prima traccia, “El Tiburon”, totalmente strumentale, capisco che in questo disco non si scherza affatto; qui ragazzi si rockeggia alla grande. L’album ha un incipit pazzesco, capace di creare la stessa suspance e che potrebbe provocare la caccia di uno squalo in mare; il pezzo lo immagino perfetto come colonna sonora di un film di Tarantino.

A partire dalla seconda traccia“Rockin’ The Highway” il genere musicale dominante in tutto l’album diventa pienamente riconoscibile. Il Rockabilly prende il sopravvento e l’immaginazione si sposta verso un’autostrada di suoni fatti di ritmo e velocità, da percorrere in moto ascoltando magari “Me And my Motorbike”; è la stessa autostrada dove qualche volta capita anche di dare un’accelerata alla propria vita, che inaspettatamente sembra decollare fino a farti sentire -perché no? – “Like a Goddess”.
Quando arriva il momento di “B.F.D.” la velocità incalzante del Rock’n’Roll cede il posto ad un ritmo più calmo, romantico; il lento perfetto per un ballo scolastico di vecchio stile. Nel pezzo successivo, “Night Has Never Been”, il ritmo continua la sua discesa verso il basso fino ad arrivare a toccare le note del Blues.

Con “Bonneville Speed” il disco riprende la sua corsa veloce per condurci al gran finale con “Heavy Medley”, un medley nel quale vengono riproposti tre grandi capolavori del Rock (“Hells Bells” degli AC/DC, “Run to The Hills” degli Iron Maiden ed “Enter Sandman” dei Metallica) tutti rivisitati ovviamente in chiave Rockabilliana stile Tunatones.
Non poteva esserci titolo diverso per quest’album, un concentrato di energia esplosiva che coinvolge a tal punto da non riuscire a rimanere fermi: sfido chiunque a non battere i piedi a ritmo di musica durante l’ascolto. Energia, movimento e tanta voglia di prendere la vita con più leggerezza; questi ed altri ancora gli ingredienti del disco dei Tunatones. Un vero Vulcano, insomma.

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Heimdall – Aeneid

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“Aeneid” è, in Italiano, l’Eneide di Virgilio. Il tema del quinto lavoro della ormai quasi ventennale band campana, che arriva dopo 9 anni di silenzio (caratterizzati da diversi cambi di formazione) dal precedente lavoro in studio Hard as Iron, è dunque il simbolo stesso dell’avventura epica come la buona tradizione del power metal richiede. Il coraggioso concept-album degli Heimdall, pubblicato dalla Scarlet Records, non tradisce le alte aspettative di un’ispirazione così importante e regala all’ascoltatore, dalla prima all’ultima traccia, un metal genuino e tradizionalista ma al tempo stesso moderno nelle sonorità, coraggioso negli arrangiamenti, mai scontati e sempre egregiamente realizzati. Una produzione di ottimo livello anche tecnicamente parlando, con un suono potente soprattutto grazie alle chitarre del tridente composto da Fabio Calluori, Carmelo Claps e Umberto Parisi. Le linee melodiche della voce di Gandalf Ferro sono perfettamente in stile e ben cantate, supportate da ottimi cori degli stessi chitarristi, le ritmiche di basso e batteria (Daniele Pastore e Nicolas Calluori) sempre corpose e incalzanti. Infine un plauso particolare per le tutt’altro che trascurabili tastiere che, meravigliosamente concepite, rendono l’atmosfera evocativa ai massimi livelli.
Che dire, potrei passare traccia per traccia, dall’immancabile e romanzesco prologo all’epilogo (quattordicesima traccia!), appunto “The Last Act”. Ma a cosa servirebbe? Non c’è una traccia brutta in questo disco. Non c’è una traccia che preferisco sulle altre. La storia è quella di Virgilio. L’interpretazione e la realizzazione degli Heimdall è magistrale. Questo “Aeneid” in sostanza offre tutto ciò di cui un sano metal-lover abbisogna, portando una ventata di modernità sonora ma rimanendo fedele alla tradizione degli artisti ispiratori della band di Salerno: Ozzy Osbourne, Judas Priest, Iron Maiden, Helloween e Metallica, solo per citarne alcuni. Potenza, atmosfera epica, melodie evocative, giusta dose di cuore, anima, sangue. L’uscita del disco è prevista per il 26 febbraio 2013. Chi non ama il genere probabilmente non sta nemmeno leggendo il mio articolo. Per tutti gli altri nessun indugio! Per quanto mi riguarda, quando avrò voglia di metal, so che avrò certamente gli Heimdall nella mia playlist.

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