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Tra le righe di Sanremo: i dieci brani che (forse) non ricordate più

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Sintomi di Gioia – “L’Animale” [VIDEOCLIP]

Written by Anteprime

“L’Animale” è il primo di due video live che i Sintomi di Gioia hanno realizzato insieme al Kaleido String Quartet (Luana D’Andrea, Cecilia Concas, Laura Monti, Giulia Ermirio), brano estratto dall’EP L’Animale prodotto insieme a Fabio Magistrali. La regia dei video è affidata a Davide Bonaldo, la fotografia ad Andrea Tomas Prato. Il video live è girato a casa di Nina, una loro amica a cui hanno voluto dedicare questo mini concerto. Il video è prodotto da Indidacosa insieme ad Allegra Calbi e Daniela Ferretti.
Il secondo brano di questo live sarà “Varietà”. La partitura è scritta e arrangiata da Sintomi di Gioia.
Non è ancora previsto un tour con il Kaleido String Quartet ma loro dicono: “L’idea di portare un live con quartetto d’archi in giro per l’Italia è molto allettante e ci stiamo pensando insieme a Luana che è il motore del Kaleido String Quartet. Gli impegni sono già molti quindi non è detto…chissà…magari ci potrete ascoltare in qualche tenebroso locale o in qualche teatrino! Sarebbe emozionante!”. Buona visione!

Manica

I Sintomi di Gioia sono Luca Grossi e Fausto Franchini. Segnalibro è il loro esordio discografico (2008). Nel 2010 esce l’EP L’Animale. Il 2012 è la volta dell’omonimo Sintomi di Gioia.

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Banco del Mutuo Soccorso 19/10/2013

Written by Live Report

Negli anni Settanta il Progressive era certamente uno dei generi più seguiti dai giovani e di quella generazione, di gruppi ne sono sopravvissuti non molti (peccato!). In Italia i grandi alfieri erano Premiata Forneria Marconi (meglio nota come P.F.M.), gli Osanna, i Delirium, Le Orme, i New Trolls e il Banco del Mutuo Soccorso. Questi ultimi. il 19 ottobre scorso hanno dato vita a un concerto che raccontava la lunga carriera della band che ha saputo con la sua musica anche conquistare il mercato discografico d’oltralpe spingendosi  a esibirsi persino in Messico e in Giappone.

Tanti gli aneddoti che Francesco Di Giacomo e Vittorio Nocenzi raccontano dal palco del Pin Up, di Mosciano Sant’Angelo (TE) fra una canzone e l’altra, interagendo spesso con il pubblico ma soprattutto tanta la qualità e la perfezione assoluta delle esecuzioni di brani che, diciamolo, non sono certo semplici da suonare in studio  e ancor più live. Non si è assistito tuttavia a una sorta di autocelebrazione (perché si sa che la modestia li ha da sempre contraddistinti) ma a una continua ricerca sonora fatta anche di lunghi assoli e improvvisazioni di tastiere e chitarre che ben si incastonavano le une con le altre. Recentemente è stato ripubblicato anche uno dei lavori più importanti della band, Darwin, in un prezioso cofanetto disponibile in doppio cd e in triplo vinile e contenente l’album in versione rimasterizzata originale e live e un inedito, “Imago Mundi” in cui è ospite un certo Franco Battiato.

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Evoluzione darwiniana a parte, i fortunati che erano presenti alla serata hanno potuto ascoltare tutti i loro più grandi successi, da “Non mi Rompete” a “Il Ragno”, da “750000 Anni fa… L’Amore?”, da “Canto Nomade per un Prigioniero Politico” a “E mi Viene da Pensare”. Un trionfo apparentemente scontato quindi, con fan che nonostante spesso superavano i cinquant’anni, erano sempre attenti ad ogni dettaglio ed eseguivano persino richieste di brani non previsti in scaletta. Purtroppo grande assente della serata è stato lo storico chitarrista del Banco, Rodolfo Maltese, comunque stato sostituito egregiamente. Da segnalare inoltre un merchandising molto fornito di tutte le ultime uscite discografiche e persino di alcune rarità difficilmente reperibili sul mercato “normale”. Insomma nel complesso davvero un gran bel concerto, che se dovesse capitare fra le vostre mani non dovreste assolutamente farvi sfuggire.

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Matteo Cincopan – Fantascienza

Written by Recensioni

Un lavoro del genere ti capita raramente tra le mani. E, tenendo presente il caso fortuito per cui ne sono venuto a conoscenza, devo ritenermi davvero fortunato.
Sto parlando dell’ultimo lavoro di Matteo Cincopan, “Fantascienza”, secondo capitolo di una trilogia che il polistrumentista di Bologna ha elaborato come punto d’incontro tra sonorità del passato (qua declinate seguendo la scia del progressive anni settanta) e liriche del futuro (rappresentate dalla narrativa fantascientifica): il risultato è un disco davvero godibile, un crocevia tra Le Orme, Il Balletto di Bronzo, i Pink Floyd e i Magma.
Fantascienza” ricalca musicalmente quelle sonorità che tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta avevano interessato la scena italiana, portando alla ribalta un rock sinfonico, elaborato, colto e raffinato, tanto da essere motivo di vanto nelle parallele scene inglesi e americane: il nostro Matteo Cincopan prende il meglio di quel periodo e riesce ad elaborarne una personalissima visione, fatta di brani dalla media durata, incisivi e diretti, in cui il barocchismo (mai ostentato) degli arrangiamenti trova una naturale posizione come contorno e controparte della lirica.
Si apre diretti con “Giano”: la voce di Cincopan è quella di un moderno e cristallino Tagliapietra, il ritmo è serrato, sincopato, gli ingredienti sono tutti ben miscelati. Ma è solo un preludio: la superba “Andromeda” (forse il brano più riuscito dell’intero lotto) si apre con un lieve crescendo, subito contrastato da una parte sognante e ieratica; refrain dolce e intimo, una vera poesia di musica e parole. Siamo molto sulle coordinate dei Pink Floyd, come se per un miracolo l’atteggiamento space rock dei primi dischi si fosse fuso con la psichedelia ordinata dei grandi lavori successivi. E il testo, malinconico e struggente, ci racconta dell’immensità del cosmo e della nostra solitudine.
Segue “Dottor Morbius” un pezzo eclettico, con ritmo, quasi pop rock. “Le Crisalidi” è un altro di quei momenti immancabili. Pensate ad una collaborazione tra Il Guardiano del Faro e i Porcupine Tree delle ballate più struggenti, avrete in mano questa bellissima ballata.“Psicopolizia” è un brano di una semplicità disarmante, quasi infantile nelle liriche, a ricalcare la semplicità e la banalità degli slogan e delle imposizioni.
Chiude il disco “Eclissi”, metrica storta, cosmiche visioni e un ritornello dannatamente orecchiabile.
Questo “Fantascienza” è un lavoro prezioso. Le sonorità così vintage, così radicalmente del passato sono un risultato che spesso suona anacronistico e ridicolo: non è questo il caso. Qui dentro vive un’anima precisa e significativa, un mondo delineato e preciso, il tutto avvalorato da una prestazione ispirata agli strumenti e alla voce e da una musicalità in grado di creare passaggi che rimangono facilmente in testa.
Immancabile per tutti i nostalgici, per quelli che quel tempo non è finito, ma anche per quelli che cercano qualcosa di nuovo, di diverso e di significativo.

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