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Adriano Viterbini – Goldfoil

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Questo disco è il riassunto massimo di Adriano Viterbini e la sua passione per la chitarra che arriva sin alle sue radici. Un disco molto intenso, intestinale, profondo. Dopo aver chiuso il Tour DO IT con i Bud Spancer Blues Explosion, voce e chitarra, che l’ha visto impegnato per tutto il 2012, a dicembre dello stesso entra in studio per registrare Goldfoil album solista, intimo, un lavoro strumentale di chitarra primitiva uscito il 22 Marzo e coprodotto da Bomba Dischi.

Questo disco viene da molto lontano, ascoltandolo ripetutamente mi ha fatto ripercorrere con estrema emozione le origini del Blues e della chitarra. Una storia che ha inizio nel profondo Sud degli Stati Uniti D’America, Louisiana, Georgia, Texas e soprattutto Mississippi uno degli stati più poveri e arretrati del ricco continente. Lontano da tutte le metropoli, solo piantagioni, polvere, baracche e il grande fiume ci da l’idea di marginalità, separatezza e disagio di queste terre. Ed è proprio qui che Adriano Viterbini con il suo Goldfoil ci vuole portare, nella penombra, nel fango dove è germogliata una delle musiche più importanti dello scorso secolo, spontanea, fatta di artisti propensi più a guadagnarsi il tozzo di pane che a essere ricordati nei libri di storia. E come un griot dei popoli africani vuole tramandarci la sua storia fatta anche e soprattutto di Blues. Goldfoil ripercorre i pezzi che più l’hanno appassionato e alcuni scritti di suo pugno in una rielaborazione minimale fatta di vecchie chitarre, tanta passione e qualche sorpresa.

Questo viaggio comincia con la chitarra slide in re aperto, il brano è “Immaculate Conception” e ha il sapore del Cieco Willie Johnson il maestro della slide guitar, per ottenere l’effetto passava sulle corde della chitarra un coltello da tasca. Che dire un grande omaggio ad un grande. Altro brano di Johnson il terzo “God Don’t Never Change”. L’album procede con unaltroomaggio Kensington Blues un brano pieno di arpeggi di Jack Rose, artista americano di privitimism guitar. “Blue Man” è un suo pezzo tributo all’africa e alle origini. “New Revolution Of The Inoocents” è il brano che riporta questa musica ai giorni nostri con il synth di Alessandro Cortini dei Nin Inch Nails perfetto per una colonna sonora western dei nostri giorni. Altre due tracce sono suonate con la style-o guitar “No Name Blues” e “Stylo-O-Blues”veloci, saltellanti un blues frizzante tra Robert Johnson ed il più recente Alvin Youngblood Hart, Seguono quattro pezzi molto ritmati “Lago Vestapol”, “Montecavo”, “Stella South Medley” suonata con una chitarra Stella e “If I Were A Carpenter” che raccontano, come rivela Adriano i suoi viaggi, la sua casa natale e le emozioni più intime che gli hanno lasciato addosso. L’album si chiude con “Vigilante Man” un pezzo di Woody Guthrie con un assolo di chitarra da brividi quasi psichedelico.

Uno straordinario album solista d’esordio che lascia scorrere l’asfalto sotto i piedi in una calda e spensierata giornata estiva in partenza per il Sud, per le origini.

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