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Insect Kin – The Faster, Louder, Loser EP (Canzoni Sull’Orlo di Una Crisi)

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Aprendosi con un’irresistibile sensazione di  voragine che si spalanca sotto i piedi con l’intento proprio di fagocitarti interamente nel suo stomaco sonico “Pretty Little Cuties”, “The Faster, Louder, Loser EP” (Canzoni Sull’Orlo di Una Crisi) –  il ritorno ematico dei milanesi Insect Kin – mette subito bianco su nero le sue intenzioni di non passare “inosservato”, un marcato contrasto che si mette a zeppa tra tantissime pubblicazioni vanesie e il tenore idiosincratico di suoni senza suono, sei tracce più una bonus track che giocano un ruolo elettrico che mette sull’attenti chiunque. Lapilli Grunge, saette Stoner e giugulari ingrossate come tubi di gomma, bypassano un effetto di lacerazione, ossessione e disagio come modalità di espressione, un disco che ti carica come pochi e come altrettanto pochi bastona il giusto.

Più che una crisi riversata su canzoni si potrebbe ridefinire una sete spasmodica di libertà elettrica, una iperveloce precisione maniacale a scansionare e costringere l’ascolto a fare i conti con i carichi e le nervature di un Rock ibrido, che non si assoggetta ai diktat fashion ma morde e sbava di suo, con la bellissima forza della schiettezza di un canzoniere issato su barricate di pedaliere e ampli infuocati e fumanti: watt e cuore dolorante, pogo e tremori a dispersione, rabbia e fretta di urlare al massimo del punteggio, una straordinaria pagina rock che gli Insect Kin griffano come una maledetta profezia col jack.

Nirvana, ombre desertiche, limature Verdeniche e sangue offuscato sono le singolarità della verve d’ascolto della formazione meneghina, una rigogliosa giungla di distorsori e poetica svenata che trova mentalmente una suo pathos elaborato, qui la leggerezza non si sa cosa sia effettivamente, tutto spacca e a volte placa come la tenerissima “Saint-Exupery”, il resto della miccia è innescato nella baldanzosità grunge della titletrack, nella stizzosità punkyes “Moondog Coronation Ball” o nelle ecchimosi bluastre che “(The dDscent)” ti lascia come un succhiotto dato da un’amante in sifilide acuta.

Gli Insect Kin sono tornati sulle scene per espandere il loro voluminoso essere, uno dei registrati più toccanti e belli che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi, specie quando transita sullo stereo la bellissima tracotanza di un brano che sembra l’anima indomita di un guerriero sulle rovine del mondo “#Revolutionoutofstok”.

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