Filippo Graziani Tag Archive

Bonomo – Il Generale Inverno

Written by Recensioni

Bonomo, aka Giuseppe Bonomo, annata 1978 da Taranto, esordisce solista in queste dieci tracce di Pop Rock melodico, comodo ma competente, raccontando di tutte le cose che, nella vita, ci bloccano, ci rallentano, ci contrastano, simboleggiate dalla suggestione che dà titolo al disco: Il Generale Inverno. Bonomo mette nell’album tutta l’esperienza accumulata negli anni. Ha studiato, e si sente; ha suonato, e molto (vanta collaborazioni con, tra gli altri, Alberto Fortis, Filippo Graziani, Matrioska) e d’altronde anche in questo frangente si occupa di praticamente tutti gli strumenti – esclusa la batteria – e gli arrangiamenti, oltre a comporre tutti i brani del disco. I pezzi sono tutti molto orecchiabili e con una freschezza che arriva diretta all’ascoltatore senza eccessive complicazioni, anche grazie ai testi, che, se pure difettano in ricerca e stile, portano una leggerezza Pop che, date le coordinate del disco, può solo giovare alla sua fruibilità. Si sente l’amore per la musica d’oltremanica e d’oltreoceano (gli echi californiani de “La Visione”, o i riff Funk di “DNA”) e per il Pop elettronico (“Insonnia”), si sente la forza con cui si cerca di – e si riesce a – rendere ogni brano un potenziale singolo, anche perché Bonomo non sembra fare troppa fatica nel giostrarsi tra mood pure molto diversi, regalando al disco una varietà invidiabile: tra l’energia de “La Mia Rabbia”, pezzo alla Bluvertigo, e la dolcezza sospesa de “I Pesci Non lo Sanno” c’è un abisso, così come tra il Pop da radio primi 2000 di “Otto Ore al Giorno” e di “Araba Fenice” e la freddezza in 6/8 de “L’Ultimo Valzer”. Il Generale Inverno è, sostanzialmente, un disco di solido Pop Rock senza eccessive profondità ma che lascia un piacevole sapore in bocca, anche se magari senza rimanere sul palato molto a lungo. Le fondamenta per costruire qualcosa di più personale e inconfondibile ci sono tutte. Aspettiamo il seguito.

Read More

Sanremo – Guida Intergalattica per possessori di udito.

Written by Articoli

themusik_fabio_fazio_luciana_littizzetto_sanremo_2014_festival

Febbraio è un mese difficile, il freddo, la neve, la fine dei saldi. Insomma tanti motivi che ci spingono a voler chiudere in fretta i conti con questo mese, archiviarlo e passare al più interessante Marzo. L’unico spiraglio di felicità per i golosi sono i dolcetti di carnevale, che in base alla regione di provenienza diventano frappe chiacchere, tortelli, zeppole, galani e qualsiasi altro nome vi piaccia. Anche per il mondo della musica febbraio non è un mese così movimentato, certo ci sono tante nuove uscite e anteprime gustose, ma la ciccia, di quella bella sostanziosa, arriva con i live e con la primavera. Noi italiani, però, sempre avanti e più furbi dagli altri, per compensare i grandi complessi edipici, che ci affliggono da tempo immemore, anticipiamo tutti e spariamo, più o meno durante l’ultima decade di febbraio, quella meravigliosa croce del Festival di Sanremo.  Quest’anno per la precisione dal 18 al 22. Ora mi rendo conto che a pochi potrebbe interessare, ma San Remo non esiste. Attenzione non stiamo svelando il segreto di pulcinella o la formula segreta della coca cola, il festival quello della canzone italiana esiste, ma il Santo no, è solo una mera finzione e il legittimo patrono di Sanremo in realtà è San Romolo. Non vi sto prendendo in giro, ma con molta probabilità, alcune centinaia di anni fa, il fondatore di Roma non riscuoteva successo e simpatia e qualche cittadino decise che anche al fratello sfortunato spettasse, per ripicca, il nome della città. Chiusa la digressione storico/epica torniamo al nostro Festival della canzone italiana di Sanremo, wikipedia lo definisce come, cito: ”una manifestazione musicale che ha luogo ogni anno a Sanremo in Italia.”

Rappresenta uno dei maggiori eventi mediatici italiani. Nel 2013 si è svolta la sua sessantatreesima edizione. Facendo due conti veloci siamo nel 2014, quindi siamo alla sessantaquattresima edizione, una fatica anche solo scriverlo. Per la nuova edizione pochi cambiamenti evidenti: stessa direzione artistica, e stessa coppia di presentatori Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, duo consolidato all’interno del panorama televisivo e volti vincenti del palinsesto rai. Una scelta di continuità, dettata più che altro da una politica di audience e gradimento del pubblico. Ci aspettiamo quindi, con qualche picco fuori dalle righe, il medesimo teatrino umoristico che i due mettono in atto ogni settimana nella trasmissione di Fazio Che Tempo Che Fa. Andiamo avanti e passiamo alla cosa che dovrebbe interessare più di tutte, i concorrenti e le loro canzoni. Come consuetudine la gara canora si divide tra “Nuove Proposte” e “Campioni”, una volta detti anche big, ma suonava troppo esterofilo ed è stato accantonato. Partiamo dai Campioni che sono 14, scelti a detta dell’intoccabile regolamento, in base a: fama, contemporaneità e valore riconosciuto, e 28 canzoni scelte per qualità e originalità. Preferisco non approfondire la questione criteri che quantomeno dovrebbero avere una definizione in parte quantificabile, a grandi, grandissime linee, per esempio sono famoso se ho 1000 like, ma non sono di valore se vendo meno di 200 copie del mio disco. Non disperdiamo l’energia e proseguiamo con l’elencone.

Nella categoria “over” troviamo Ron, si proprio il buon vecchio Rosalino, Antonella Ruggiero e Renga, per la categoria “figli di” Cristiano De André, immancabili i “talent” con Noemi, la rediviva Giusy Ferreri e Arisa anche se da ex giurata, categoria degli “ex” con Giuliano Palma ex voce de i Bluebeaters e Francesco Sarcina senza Le Vibrazioni, Frankie Hi-Nrg Mc che rappresenta la categoria protetta dell’Hip Hop, per poi finire con le categorie di nicchia rappresentata dal “fuori concorso” Raphael Gualazzi con i The Bloody Beetroots, per cui speriamo che nella sala dell’Ariston non ci siano fan de Lo Stato Sociale, gli ”Indie” Perturbazione e quelli che ”manco sapevo facessi musica” Riccardo Sinigallia e Renzo Rubino. Questi campioni della musica italiana, che si sfideranno a suon di canzoni, sarranno giudicati da due giurie, una popolare, attraverso il televoto, e una di qualità composta da 10 persone del mondo della musica, dello spettacolo e della cultura. Ci sarebbe anche la giuria stampa cui è lasciato il contentino del premio della critica, ma dopo due giorni non se li fila più nessuno. In merito al meccanismo di assegnazione dei voti che decreta il vincitore, riuscire a decifrarlo, sebbene minuziosamente descritto dal famigerato regolamento, è come svelare il quarto segreto di Fatima o interpretare la scrittura cuneiforme dei Sumeri, alquanto improbabile, si parla di prima, seconda, terza serata, di sommare il 25% di qua, il 50% da là e via dicendo. Tutto questo sistemone solo per i Campioni, perchè altrimenti, se la cosa fosse stata facile, il festival non avrebbe ragione di durare l’eternità che effettivamente dura e l’economia della rai ci perderebbe qualcosina in termini di pubblicità.

Smaltiti i campioni è il turno delle “Nuove Proposte”, 8 in totale; anche qui le sub categorie si sprecano e abbiamo di nuovo la categoria protetta dell’Hip Hop che va alla grande quest’anno con Rocco Hunt, un nome una garanzia. Il “figlio di” con rappresentanza di Filippo Graziani figlio di Ivan. “Gli indie”, che si moltiplicano con il più conosciuto, forse, The Niro e Zibba, che potrebbe rientrare anche tra gli “ex” perchè senza gli Almalibre, di nuovo il “talent” con Veronica De Simona, “il figlio del Web” Diodato e quelli del “ma davvero fai musica” Bianca e Vadim, che no, non è il titolo del B-movie di Bianca e Bernie. Per loro la faccenda voti si semplifica magicamente e in due serate sono liquidati velocemente. Le cose veramente interessanti nella noia generale del regolamento sono due: un giovane per potersi iscrivere lo deve fare solo tramite un’etichetta discografica e deve aver pubblicato commercialmente almeno due brani. Quindi miei cari musicisti indie che vi autoproducete scordatevi Sanremo che, anche se lo snobbate, so che vi piacerebbero  da matti quei 5 minuti di mondovisione. Detto questo, la mastodontica e monolitica macchina sanremese, l’esempio più eclatante di autoreferenzialismo e autocompiacimento della musica italiana, si è messa in moto e, volenti o nolenti, sarete sommersi di post, articoli, gente sulla metro, al bar o al tavolo vicino che ne parla e radio che passano di continuo non si sa cosa. Salvo che voi non abbiate prenotato una vacanzina dall’altra parte del mondo il mio consiglio è di affrontare il maligno a testa alta e mettere su un gruppo di ascolto, ma di quelli seri, fatti da gente fidata, vi assicuro che ne vedrete e sentirete delle belle.

Read More