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Rockambula mette in palio due biglietti per 17 Festival di Monteprandone!
Rockambula mette in palio due biglietti per il 17 Festival di Monteprandone! Come? Molto semplice, basta mettere “mi piace” sulla pagina Facebook di Rockambula Web Zine è sperare di essere sorteggiati!
Torna anche quest’anno il 17 Festival di Monteprandone, giunto alla Terza Edizione. Il 17 Festival nasce dalla volontà di sensibilizzare alla solidarietà utilizzando come mezzo l’arte in tutte le sue forme: musica, fotografia, disegno, scultura e pittura. Il ricavato delle serate sarà devoluto interamente all’AIL di Ascoli Piceno, sezione Alessandro Troiani.
La Terza Edizione del Festival sarà un contenitore di numerosi eventi che ruoteranno intorno ai concerti del 19 e del 20 dicembre. Sul palco vedremo gli eterni “guaglioni” 99 Posse, freschi del successo di “Curre Curre Guagliò 2.0 – Non un passo indietro” uscito il 25 marzo 2014. In apertura il trio Indie-Folk veneto Nu Bohemien, che promette di essere una delle rivelazioni live del prossimo anno. Inoltre, in questa serata si esibirà il vincitore del #17_contest, uno spazio dato alle band emergenti locali e novità dell’edizione 2014.
Il 20 dicembre toccherà ai toscani The Zen Circus in una tappa del loro “Busking Tour”, un live dai toni acustici che metterà insieme brani del passato e non, sempre in pieno stile Circo Zen. L’apertura è affidata ai Fast Animals and Slow Kids, il quartetto umbro ha da poco pubblicato il loro quarto album “Alaska”, già in vetta alle classifiche. A completare la serata anche Frank Buffoluto & i Pali delle Cozze, la “falange musicale” del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, parte integrante dell’organizzazione del “1maggio” di Taranto. Saranno sul palco per parlare dell’Ilva e per esprimere il legame che c’è tra i due Festival.
Chiuderanno le serate i DJ Daft Peng +T-dj per il venerdì e dj Aliquid+Mac Geyser e dj Daft Peng il sabato.
Non solo musica
Il 17 Festival non è solo musica: Il 18 dicembre si terrà la serata di apertura in cui verranno proiettati i cortometraggi del Festival Frammenti di Appignano del Tronto, mentre per tutte e tre le serate sarà possibile visitare una mostra di Fotografia e una mostra di disegno. Quest’ultima è organizzata in collaborazione con l’ISC di Monteprandone, i ragazzi della scuola ogni anno prestano la loro fantasia per la realizzazione della locandina del 17Festival che viene scelta al termine delle serate e sarà poi l’immagine della prossima edizione. Il venerdì mattina gli stessi ragazzi saranno ospitati all’interno del padiglione, per assistere all’ esibizione dell’ artista EKA, che realizzerà animazioni con la sabbia, uno spettacolo di meravigliosa poesia e suggestione. La terza edizione del 17 Festival si arricchisce inoltre di una Mostra d’Arte Contemporanea dello “Spazio oHoc” dell’artista Nazareno Luciani. Interverranno dal vivo artisti territoriali che vivono l’arte in Pittura, Fotografia e Istallazioni con la partecipazione dell’ Istituto “O. Licini” di Ascoli Piceno. Una delle serate del festival ospiterà il noto poeta locale Augusto Amabili, nato nel 1976 a San Benedetto del Tronto (AP). Vive e lavora a Spinetoli (AP), dove suona in alcune formazioni rock-noise locali. Il Festival ospiterà, inoltre, una mostra dello scultore Giuseppe Straccia, conosciuto per “LA GROTTA” di cunicoli scavati nel duro tufo, disseminata sui muri e sulla volta, di bassorilievi, scaturiti dalla fantasia, che a tratti ricorda i familiari, misti a figure mitologiche, come Medusa e Perseo o il Guerriero crociato.
Fast Animals and Slow Kids 15/11/2014
Al solo pronunciare la parola “Alaska”, la mia immaginazione produce visioni che hanno a che fare con paesaggi glaciali ed ameni, terre brulle e vette alte, freddo, ghiaccio, ma anche silenzio e luoghi di quiete. L’Alaska dei Fast Animals and Slow Kids, nella sua versione live, è invece tutta un’altra storia. Sarà anche ghiaccio quello che esce dalle loro chitarre, ma è ghiaccio che scotta, e ben lo confermano i cuori incendiati che se la sono data di santa ragione sotto il palco scatenando il delirio. Merito di chitarre, batteria, percussioni aggiuntive, basso, e del frontman Aimone Romizi, instancabile campione di salto sul pubblico.
Sono state due ore di mani e piedi in aria, di individui volanti, capitati sul palco per caso ed arrivati chissà da dove, improvvisatori di salto sul pubblico anche loro, mentre i FASK continuavano la loro performance, aggiungendo casino al casino e suonando, oltre ad Alaska, alcuni pezzi tratti da Hybris (“A Cosa ci Serve”, “Maria Antonietta”, “Troia”) e Cavalli (“Copernico”).
A chiusura di tutto, sono queste le serate che danno risposta agli enormi quesiti che ci attanagliano nel corso della nostra esistenza. E la risposta è che non esiste una risposta. Le cose accadono e basta, il perché sono tutte cazzate. Le cose accadono e ci siamo noi, piccoli o grandi a seconda dei giorni, a doverle affrontare. A volte ne usciamo campioni, a volte ne usciamo presi a calci in culo. Tutto sta nel come affrontare tutto. E se dovesse capitarti l’assurda domanda: “qual è il senso di tutto”, stai tranquillo che non esiste un senso. Esistono però momenti, o giorni (a seconda della botta di culo che ti capita), in cui qualcosa dentro di te si muove, qualcosa ai limiti della rabbia e a confine con la gioia. Che sia odio o che sia amore chi se ne frega. Se qualcosa si muove vuol dire che sei vivo, e finché sei vivo sei sempre in tempo a cambiare musica. Nessuna esistenza è sprecata se hai ascoltato la musica giusta.
Festival Rockin’Cura 2014. Rockambula tra i media partner
Quarta edizione per il festival Rockin’Cura, evento musicale “figlio” dell’impegno e della passione dell’associazione culturale ImaginAction. L’associazione nasce con l’obiettivo di promuovere eventi e festival, soprattutto a livello musicale, che diano impulso a un movimento culturale che si ponga come una valida alternativa per i giovani della provincia. Di qui l’idea della manifestazione che ha visto sul proprio palco nelle precedenti edizioni artisti emergenti a livello locale e nomi noti nel panorama della musica indipendente italiana, quali i Fast Animals and Slow Kids e Il Pan del Diavolo, Luminal, Management del dolore post operatorio, Venus in furs, Gazebo Penguins. Rockin’ Cura vuole inoltre dare spazio a varie espressioni artistiche e per farlo affianca alla musica spazi espositivi di pittura e fotografia, mercatini vintage, artisti di strada, proiezioni e iniziative di solidarietà. L’appuntamento di quest’anno è per venerdì 5 e sabato 6 settembre presso i Giardini Pubblici di Cura di Vetralla, Via Sant’Angelo e vede protagonisti Il Movimento, Majakovich, The Cyborgs, per la serata del 5 settembre e Progetto Panico, Bamboo e The Zen Circus per la serata conclusiva. Rockin’Cura è affiancato quest’anno da importanti Media Partnership tra cui Rockambula Webzine.
Majakovich – Il Primo Disco Era Meglio
Come si evince dal titolo, Il Primo Disco Era Meglio è il secondo lavoro del trio umbro Majakovich. Ultimamente è molto semplice associare l’Umbria al simpatico Luca Benni e alla sua etichetta To Lose La Track, la quale ha confezionato, insieme ad altre etichette discografiche (Metrodora Records e V4V Records), questo disco. Gli alfieri indiscussi della To Lose La Track si chiamano Gazebo Penguins. Se pensi a loro è impossibile non farsi venire in mente la barba di Capra, fautore, guarda caso, del booking de Il Primo Disco Era Meglio. Tuttavia i tasselli del puzzle non ancora hanno finito di combaciare: il refrain di “La Verità (E’ Che Non La Vuoi)”, con le sue curvature Emo Rock, può tranquillamente essere scambiata per un brano dei “pinguini”. Assonanze si notano anche con il coro di “Devo Fare Presto”, simile, eppur dissimile, a “Calce” dei Fast Animals And Slow Kids, conterranei (e le coincidenze paiono non cessare mai) dei Majakovich. Attenzione però a non scambiarli per delle pallide imitazioni di band un pelo più blasonate, perché è necessario avere ben stampato un concetto nel cervello: il terzetto in questione, se ci si mette, è in grado di sovvertire addirittura il naturale svolgersi degli eventi.
Il basso granitico di “Perché Francesco Migliora”, sgranocchierà sassi finché non verrà interrotto dal tenerissimo pianoforte che introduce “Colei Che Ti Ingoia”. Praticamente la tempesta prima della quiete. Due punti focali che fanno lievitare il voto sono senz’altro i testi e le melodie dannatamente catchy. Se poi i due fenomeni entrano in rotta di collisione, ci potremmo trovare a cantare a squarciagola in coda alla cassa di un supermercato E io non me lo scordo quell’inferno. Faceva troppo freddo, ritornello di “L’Hype Del Cassaintegrato”. I quaranta minuti circa che compongono Il Primo Disco Era Meglio, vanno via che è una bellezza, sono pochissimi gli scivoloni nell’autocompiacimento. Esempio lampante, in questo senso, sono gli arpeggi infiniti posti nel finale della malinconica “Una Vita al Mese”. Ma è un’eccezione, un minuscolo neo di un lavoro che non mostra mai il fianco e non ha punti deboli evidenti.
Live Music Is Not Dead! Si può ancora proporre musica dal vivo in Italia senza ricorrere a Cover Band o Dj? Parte prima.
Come vi sarete resi conto, se da un lato è sempre più facile proporre la propria musica grazie a facebook, youtube, soundcloud, spotify e tutte le diavolerie del web a costo (quasi) zero, l’aumentata concorrenza sembra ridurre le possibilità per gli addetti ai lavori di riuscire a organizzare eventi e concerti di medio-alta qualità e interesse guadagnandoci anche qualcosa. Il pubblico è sempre meno interessato ai live e si limita o ai grandissimi nomi da stadio o alle cover band di paese, poco impegnative sia per chi paga (band o biglietto) sia per chi ascolta. Chi fa musica propria e non ha ancora la fortuna di essere stato invitato al Circolo fatica anche a chiedere 200/300 euro per percorrere 800 chilometri e dormire in furgone (questa cosa è comunque utile per evitare che si freghino tutto; vedi gli ultimi Fast Animals And Slow Kids). Di solito la risposta tipo è: “Vi diamo da mangiare e una birra a testa prima di iniziare; poi se la serata va bene, possiamo aggiungere un’altra birra a testa e se la serata dovesse andare molto bene (come consumazioni, chiaramente!) allora si possono aggiungere altri cinquanta euro”.
Di chi è la colpa se ci sono sempre più cover band e sempre meno artisti veri? Se suonare sul serio è diventato impossibile sempre che non ci si voglia rimettere? Di chi è la colpa se sono sempre meno i locali che danno spazio alla musica (che non siano cover band o Dj)?
C’è chi se la prende col pubblico e non a torto. Ormai sono in pochi gli appassionati veri, quelli che ancora amano cercare, scavare, provare, sperimentare. Gli altri sono esattamente com’erano i loro tanto criticati genitori. La musica è solo quella che ascoltavano a vent’anni e lì sono rimasti. Vanno felici con le loro t-shirt ancora sporche di sudore adolescenziale ai concerti dei vecchi dinosauri e si divertono a parlare male delle band emergenti che neanche conoscono. Oppure sono totalmente in balia dei media, Mtv su tutti, e vivono la musica come un continuo intervallarsi di jingle pubblicitari.
Ma poi è anche colpa di chi suona in queste cover band. Spesso, gente dalla tecnica mediocre che a furia di ripetere lo stesso pezzo di Vasco per anni ha dimenticato anche quelle poche cose che sapeva sulla chitarra. Perché lo fanno? Per amore verso un artista? Per vanità? Perché è l’unico modo per farsi pagare un cachet decente?
Altro grande accusato è “il gestore del locale”. Strana bestia. Spesso di musica non capisce nulla ma ha un locale “Rock”. Per una band emergente, fatta di persone capaci, che hanno sudato tanto e messo l’anima nei loro pezzi, può offrire un pasto e le consumazioni ma per una cover band o un fake/new Dj (sono questa nuova specie di Dj che in realtà si limita a far girare casualmente pezzi presi da cd masterizzati o direttamente dal proprio Hard Disk. Siamo anche tu ed io, in fondo) che spesso (ma non sempre, siamo sinceri) hanno cultura musicale inadeguata e scarsa voglia di reale ricerca, ne hanno di soldi da spendere. Colpa loro? Anche loro “tengono famiglia” e sono Dj e Cover/Tribute band che gli riempiono il locale.
In realtà, forse è anche colpa di chi suona pezzi propri da due giorni e chiede duecento euro quando io a vent’anni avrei pagato per suonare.
Alla fine ti accorgi che sembra colpa di tutti e quindi non è colpa di nessuno. Ognuno di questi punti meriterebbe una serie di considerazioni a sé ma…
…ma poi capita che ti ritrovi in un paesino d’Abruzzo chiamato Mosciano Sant’Angelo in provincia di Teramo e t’imbatti in un locale (il Pin Up) spettacolare, nuovo ma dallo stile vintage. Grande tanto quanto il Circolo degli Artisti. Perfetto esempio di recupero industriale. Gestito alla perfezione e capace di portare in terre tendenzialmente dimenticate dai grandi nomi artisti come Giovanni Lindo Ferretti o Dinosaur Jr. E allora mi chiedo. È ancora possibile credere alla musica, quella vera? Perché un locale come il Pin Up ci riesce e gli altri no? C’è ancora chi va ai concerti e non solo a quelli strapubblicizzati. Si può fare…allora!
Invece che sparare cazzate l’ho chiesto direttamente ad Aldo Minosse, uno dei gestori del Pin Up. Nella seconda parte dell’articolo, che sarà pubblicata la prossima settimana, troverete l’intervista.
Ministri (+ Fast Animal And Slow Kids)
Sabato 18 Maggio @ PinUp Mosciano (TE)
Come era prevedibile, la serata di sabato 18 maggio al Pin Up di Mosciano Sant’Angelo si è rivelata un appuntamento che ha attirato centinaia di appassionati di musica Indie da ogni parte d’Abruzzo e persino da fuori regione.
I Ministri sono ormai un nome conosciutissimo nell’ambiente, ma la vera sorpresa della serata sono stati i Fast Animals And Slow Kids, progetto nato nel 2007 a Perugia per mezzo di Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti e che esordì per l’etichetta umbra To Lose La Track di Luca Benni con un fortunato ep.
Oggi anche questi ultimi hanno un loro folto pubblico, ma per me che non li conoscevo (se non di nome) sono stati davvero un elemento che ha impreziosito il valore dell’evento.
I quattro ragazzi sul palco hanno una presenza scenica davvero fantastica e in poco meno di un’ora hanno sfoderato tutte le loro hits, tra cui la mitica “Troia” che è compresa nel loro ultimo album Hybris (uscito anche in vinile) scatenando più volte un pogo che ha coinvolto gran parte dei presenti.
I Ministri si presentano sul palco invece nella consueta formazione a quattro (nonostante i membri del gruppo siano tre) e danno il meglio già dalle prime note della prima canzone, “Stare Dove Sono”.
Tuttavia con la granitica “Mammut”, che tra l’altro apre il loro ultimo cd, Per un Passato Migliore riescono persino a migliorarsi.
La setlist li ha visti impegnati in ben diciotto canzoni che continuo ad elencare qui di seguito: “Il Sole”, “I Nostri Uomini ti Vedono”, “Comunque”, “Mangio la Terra”, “Gli Alberi”, “La Pista Anarchica”, “Una Palude”, “Tempi Bui”, “Spingere”, “Diritto al Tetto”, “Non mi Conviene Puntare”, “Il Bel Canto” e poi in bis: “Mille Settimane”, “Giornata Che Tace”, “Noi Fuori” e “Abituarsi Alla Fine” che conclude una scaletta di tutto rispetto (nonostante alcune grandi assenze quali “La Faccia di Briatore”, grande hit dei Ministri contenuta nel cd Tempi Bui).
Il locale era davvero strapieno ed era formato sia da fans fedelissimi che cantavano a squarciagola sia da semplici curiosi che comunque di certo non sono rimasti delusi dalle esecuzioni curatissime in ogni singolo arrangiamento.
A fine concerto poi spazio anche per autografi e foto coni ragazzi della band che come sempre si dimostrano disponibili verso tutti anche per scambiare due chiacchiere e ciò forse li rende migliori rispetto a molti colleghi pur essendo “arrivati” anche loro.
Un’ultima raccomandazione: se capitate a una loro data non mancate di far visita al banchetto del merchandising perché è davvero fornitissimo avendo a disposizione oltre a tutta la loro discografia magliette, spillette, manifesti, adesivi e quant’altro.
La Notte Dei Lunghi Coltelli – Morte A Credito
Il primo disco de La Notte Dei Lunghi Coltelli, progetto solista di Karim Qqru, già batterista degli Zen Circus, è una sorpresa assoluta. Al primo ascolto lascia perplessi, al secondo cattura, al terzo incanta. È un disco stratificato, profondo, citazionista, colto, e devo ammettere che non mi sarei aspettato questa varietà di stili e rimandi da un disco del genere.
Morte A Credito (questo il titolo, “rubato” ad un romanzo dello scrittore francese Louis-Ferdinand Celine) è infatti un pastiche di generi ed influenze. Si passa dall’hardcore di “La Caduta”, energico e accorato brano d’apertura, fermo su due accordi e sul mantra l’urlo che precede l’urto (testo ispirato al romanzo omonimo di Albert Camus), al quasi-rap industriale di “J’ai Toujours Été Intact De Dieu”, da un testo di Jacques Prevert. C’è una cura quasi maniacale sia delle atmosfere, incazzate o sospese, alla bisogna, sia del materiale lirico, che viene gestito con una sapienza rara (abbandonato per pezzi strumentali, come in “Ivan Iljc”, regalato da altri autori, come Aimone Romizi dei Fast Animals And Slow Kids che firma “Levami Le Mani Dalla Faccia”, o addirittura, con l’aiuto di Diego Pani del King Howl Quartet, sperimentato in sardo logudorese in “D’isco Deo”).
L’anima del disco è, senza dubbio, il punk: quello sentito, duro, sgolato; più un approccio, una forma mentis, che un genere musicale. “Morte A Credito” (la canzone) ne riassume tutte le caratteristiche: diretto, incazzato, disilluso, cinico, ma allo stesso tempo disgustato. Il punk, però, viene infilato ed immerso in un bagno di modernità industrial/ambient, soundscapes umidi o polverosi, che aiutano a bilanciare la ruvidità degli episodi più duri (come nel lungo parlato sintetico de “La Notte Dei Lunghi Coltelli”, con l’ausilio dell’onnipresente Nicola Manzan).
Morte a credito è anche un racconto: la follia dell’uomo, il male, l’orrore, la morte, appunto. Il raccapricciante rifrangersi delle onde della Storia sugli uomini e sulle loro azioni, visto attraverso una lente molto novecentesca, che sorprende trovare in un disco, così ben strutturata e fondata. Morte a credito è un esperimento audace, rischioso, e, purtroppo (ma mi piacerebbe essere smentito), di nicchia. Ma è un esperimento che, almeno per quanto mi riguarda, è completamente riuscito.