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Deison & Mingle – Weak Life

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“…the road…”

Torna alla carica il sensazionale e italianissimo duo Cristiano Deison e Andrea Gastaldello che, l’anno appena trascorso, ci aveva deliziato con un album capace di travolgere il sottoscritto quasi costringendolo a porlo al vertice assoluto della speciale chart dedicata ai migliori full length 2014 della penisola. Tornano Deison & Mingle con Weak Life e lo fanno nel migliore dei modi, pur non suscitando lo stesso stupore che mi colse ai primi ascolti di Everything Collapse[d]. Riprendono quella strada attraversando il deserto dove tutto è crollato e si perde nell’oblio, guidato da un movimento pigro e costante, alla ricerca di qualcuno o qualcosa ma sempre navigando in quell’oceano di dubbio che solo certa destrutturazione sonica riesce a formare e che sta alla base di ogni nuova rinascita. Gli ingredienti di questo Weak Life sono gli stessi che i più attenti avranno apprezzato nelle precedenti opere del duo. Droni, field recording e loop strappati da ritmiche disturbate e disturbanti, cui si aggiungono beat distorti e avvolti in un’elettronica gonfia di sperimentazione.

“Skeptic Move” apre l’album alla grande, in un’aurea epica che suona come il respiro d’un universo incredibilmente rumoroso. Dopo un’introduzione tanto travolgente, il suono si fa più dimesso (“Tangles”) ma nello stesso tempo claustrofobico e inquietante, grazie ad un uso spettacolare delle basse frequenze (“Osso Temporale”). Cambia nuovamente volto con “Unanimated”; suoni taglienti, confusi, acuti, spostano l’attenzione dal cosmo fino al microcosmo della mente umana, per merito di un sound psicotico, evocativo e introspettivo. Leggeri accenni Glitch aprono “Lost Pieces”, brano che si ricollega al trittico d’apertura e che introduce “Bloody Feelings”, centro fisico dell’opera ed anche il passaggio minuziosamente più minimale del lavoro di Deison & Mingle. Da qui inizia la seconda parte del viaggio che ognuno di voi, secondo le proprie inclinazioni e stato d’animo, potrà scegliere essere un eterno ritorno o un salto nel buio verso l’ignoto.

Il suono si complica (“Circle of Red Drops”), diventa quasi marziale e aggressivo e si sposta su un terreno più concreto, meno etereo. L’inizio di “Him Seite” (quasi?) ricorda il rumore freddo di una chiamata senza risposta ma ancora una volta saranno i bassi cupi a dominare la scena, così come nella successiva “Perfect Huddle”, che riprende la scia di una minimale e rovinata Drum’n Bass. Spezza la catena “Obliquity (Low)” che dilata i ritmi e ci riporta nel vuoto cosmico prima della title track la quale regala lievi note di piano e un’atmosfera nostalgica mai presente concretamente nei brani antecedenti.

“Weak Life” è l’ultimo pezzo ma non distraetevi troppo in chiusura perché, come ormai consuetudine, vi aspetta una cover/ghost track che farà tremare le pareti di casa tanto da farvi nascondere sotto al tavolo. “Circle of Shit”, reinterpretazione del brano dei giganti Godflesh contenuto in Songs of Love and Hate è il modo migliore per chiudere un album che sancisce definitivamente la grandezza di questo duo orgogliosamente italiano.

Deison Mingle Weak Life (teaser) from merisma on Vimeo.

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Deison & Mingle – Everything Collapse[d]

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I, I’ve been lonely
And I, I’ve been blind
And I,. I’ve learned nothing
(M. Gira)

Sono due o forse tre o più settimane che non riesco a sfilare dallo stereo questo disco del duo Cristiano Deison (electroning e processing), Andrea Gastaldello (piano, electronics) e non è precisamente perché di una qualità oltre la norma. Il dubbio è che faccio una fatica pazzesca a capire quanto mi piaccia davvero Everything Collapse[d] e quanto, invece, non lo faccia correre via nelle mie giornate con apatia, quasi senza forze, consapevole che potrà accompagnarmi fino alle ore del sonno senza tediare troppo la mia vita.  La prima notizia positiva, però, è che, a dispetto di uno stile non proprio tradizionale tra i nostri confini, Deison & Mingle è prodotto tutto italiano e lo avrete capito dai nomi di battesimo delle due anime che stanno dietro al progetto nato nel nord-est solo nella scorsa estate. Da un lato un navigato del settore sperimentale, Ambient ed Electronic Minimal, Deison, che già si è ritrovato negli anni a collaborare con mostri quali Lasse Marhaug, KK Null, Teho Teardo, Thurston Moore, Scanner. Dall’altro Mingle, alias Andrea Gastaldello, eccelso compositore minimale già al lavoro su svariati documentari. Non passa molto dalla collisione tra queste due inclinazioni e la nascita di Everything Collapse[d], album che trova la sua energia, il suo asse portante, la sua ragion d’essere nell’analisi psicotica dell’inquietudine e della disperazione umana, senza per questo non palesare momenti di speranza (“Optokinetic Reflex (Glassy Eyes)”) difficile da comprendere quanto illusoria e quanto reale.

Otto tracce che si plasmano e collassano, si amalgamano e si mettono in mostra attraverso droni disturbanti, field recordings, processed loops, ritmiche amorfe, armonie eclissate, soffuse e dilanianti, tutto appesantito da note di piano tormentose. Quarta opera di una collana che vede collaborare l’etichetta Aagoo Records con i Rev Laboratoires e che, in precedenza ha visto l’uscita delle sperimentazioni di Marcus Fjellstrom, Murcof & Philippe Petit e Connec_icut, già trattate sulle nostre pagine dal qui presente. L’opera è inquietante ma non troppo greve, multiforme ma con momenti di sana distensione e a lungo, come accennato all’inizio, mi sono dibattuto inseguendo una chiave di lettura più pertinente, che andasse oltre i concetti palesi e i suggerimenti di un titolo, Everything Collapse[d], tanto esplicito e categorico. Sul finire dell’album, troviamo “Static Inertia”, che, in un’ottica di speranza nella disgrazia si ricollega all’opening track, ma quest’ultimo pezzo non si chiude etereo ed estatico al minuto cinque e venti secondi. Fino a questo momento non c’è stato spazio per la voce, tutto era elettronica fredda. A stringere realmente il cerchio c’è una ghost track cantata da Daniele Santagiuliana (ottima la sua interpretazione). Si tratta di “Failure”, brano degli immensi Swans. Scelta scaltra, vista la nuova rinascita della band capitanata dal gigante Michael Gira ma anche perfetta per incasinare idee e sensazioni, alla fine dell’ascolto. “Some people live in hell, many bastards succeed. But I. I’ve learned nothing. I can’t even elegantly bleed out the poison blood of failure”.

E intanto continua a girare il disco nel lettore e non ho alcuna voglia di toglierlo e forse inizio a comprendere che Deison & Mingle hanno colto perfettamente nel segno, pungolando la parte più oscura e disturbata della mia anima. Mi hanno fregato, con furbizia e malizia ma ora non ho le forze per reagire, ho solo voglia di farmi fottere ancora.

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