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Karenina – Via Crucis

Written by Recensioni

Ne avevamo avuto un anticipo con l’EP Verso, uscito nel 2013, ed oggi, ad un anno dalla sua uscita, possiamo finalmente ascoltare l’album Via Crucis del quintetto bergamasco Karenina. Un concept album di undici brani, un viaggio lungo tre mesi nei meandri di un’ Italia massacrata da incessanti e continue tragedie, il solito insomma. Anche loro, dopo tantissimi, provano a raccontare l’Italia e gli Italiani, e provano a suggerire il da farsi per salvarla e per salvarci. C’è da dire però che il tutto viene proposto con grande originalità: nascondendosi dietro una maschera Pop Rock; una sonorità massiccia e di forte impatto spiazza l’ascoltatore grazie all’emergere di tendenze Prog in stile anni 90 ed a sintetizzatori d’era moderna, il tutto mescolato in grande stile con schiocchi di dita, trombe e classiche distorsioni, creando una circostanza alquanto psichedelica. Il classico “tappeto musicale” si trasforma in una “gabbia sonora” da cui cerca di emergere una voce, quella di Francesco Bresciani, una voce che appare critica, ironica, indignata, consolata dalle candide armonizzazioni di Ottavia Marini. I brani abbandonano completamente la struttura e la metrica classica delle canzonette all’italiana, come si può evincere da “La Sapienza” (#4), le linee vocali e la (non)metrica utilizzate si accostano più ai discorsi che alle canzoni e ai ritornelli ai quali siamo abituati, infatti questi ultimi non sono molto marcati come nel loro precedente lavoro; e a proposito di discorsi, quando un disco mira a puntare il dito, non può mai mancare il brano recitato: decenni fa Fabrizio De André scrisse “Sogno Numero 2”, mentre oggi possiamo ascoltare “Hey Tu!” (#8), anche se la recitazione è mediocre, ci fa guardare allo specchio, e se ci soffermiamo a riflettere, potremmo scoprire di non essere poi tanto delle belle persone.Tra i brani meglio riusciti rientrano “Per Vederti Ancora” (#6) e “Nel Centro del Paese” (#3): brani molto diversi tra loro, il primo breve ed intenso, si apre con un riff da perderci il collo; l’altro è semplicemente geniale, il maintheme è suonato con mani e voci ed è tra i pochi brani che riprende strofe e ritornelli da poter canticchiare. Dunque è questa la colonna sonora della Via della Croce, undici tappe dove la croce non serve nemmeno portarla; data di partenza fissata per il “26 Novembre 2010”; direzione Ovest, dove deve andare chi cerca quello che non vuole trovare. Le “bestie” di questa “bellissima” Italia sono invitate a lasciare il paese nel cassetto ed emigrare speranzosi, essendo sempre consapevoli di ciò che ci circonda, pur omettendolo, poiché la prospettiva è migliore se nasconde un po’ le cose. In pratica il disco è un po’ il quadro dei tempi odierni, una musica moderna e ricca di influenze di qualsiasi tipo, colma di idee nuove spalmate sul classico dei tempi andati, ornata da voci intense e carismatiche che mirano al nostro paese e alla nostra gente, puntando il dito contro tutto ciò che di marcio ci offre gratuitamente la nostra bella Italia.

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