Anna Maria Stasi Tag Archive

Vostok – Lo Spazio Dell’Assenza

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Da Brindisi la classe dei VostokMina Carlucci voce e Giuseppe Argentiero alla chitarra – un duo alle prese con una versione retro futurista della poesia e Lo Spazio Dell’Assenza è la valigia sonora della loro storia, l’amalgama ufficiale della loro soluzione metafisica e artistica che prende nome dal progetto spaziale sovietico Vostok ed il suo eroe Jurij Gagarin, il primo uomo nello spazio, ed ispirazione ma poteva essere più azzeccata in quanto l’ascolto di queste nove tracce danno il senso e il peso compiuto del non peso, di un qualcosa a metà strada tra la ionosfera e la melodia galleggiante, sospesa come un palloncino blu gonfio di elio.

Tutto quello che si ascolta in questo disco ha il tocco autoriale delle cose messe a segno, il marchio di fabbrica della grazia dall’andamento lieve, ai continui cambio registro che tra voli impalpabili e torrenti di parole in piena danno la resa d’ascolto delle piccole opere rilevanti già al primo passo ufficiale; anche disco contaminato da pulsioni alla Claudia Fofi, Petramante, il vezzo elegante della Ruggiero e la malinconia presa col cuore di una  Anna Maria Stasi dei CFF e Il Nomade Venerabile, una leggiadria vocale e di trasporto che se volteggia sui vostri soffitti pensierosi non è un effetto ottico/sensoriale, ma la pura magia di un gioco sonoro che rispolvera il peccato originale della bellezza.

Chitarra acustica, voce e tutta la strumentazione dei ricami doc costituiscono i tendaggi caldi e confortevoli di questi novi brani  che non vivono senza l’ausilio delle immagini che evocano, convincono e incantano al loro passaggio, brani influenti di poetica di livello che fanno vivere di rendita l’ascolto per molto ancora dopo che il disco zittisce il suo respiro, la tenerezza complice di “Lontano Dalla Luce”, il sogno lucido di “I Tuoi Occhi”, il richiamo della mediterraneità “Lacryma” e il battito folkly ancient risvegliante dal torpore onirico di tutto quello che è scorso prima “Kamet 42”; i Vostok non sono di qui, sono di lassù dove tutto scorre senza tempo, oltre il cielo di Gagarin,  ancor più oltre, lontano dalle cose applicabili, vicino alle cose di culto. Underground ma quello di culto!

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C.F.F. e il Nomade Venerabile – Attraverso

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Attraverso il fresco ultimo lavoro discografico dei pugliesi C.F.F. e il Nomade Venerabile, non è un semplice prodotto da ascoltare, ma un bisogno di dolcezza che si trasforma in un sorriso a metà ad occhi socchiusi sotto un cielo nudo, una scarica di emotività che sprigiona dalle sue tracce tremori spleen, ipnotica mestizia mista a quel meraviglioso senso di colpa che centra tutti coloro che hanno abbandonato la via del facile ascolto ma che, in silenzio, cedono al fascino di spessore.
Pop, wave, minimalismo, il tardo romanticismo dei Porcelain Sea, le convulsioni bluastre del rock incontrollato, l’aura di Antonella Ruggiero avvolta nella sua poetica progressiva e tutta quella masnada di vestali del suono, si rincorrono, gestiscono, equilibriano la struttura portante di questo immenso ed introspettivo album, suoni e parole che – meno male – non diverranno mai familiari come lo fanno tutte le cose di poco conto, ma che rimangono nella lunga onda che arriva ed indietreggia ad infinitum come nei migliori miti onirici, visionari: il tempo, credere, la scadenza di un io, lo scandaglio delle ore, lo ieri e l’oggi, sabbie di clessidre opache e tic tac di una intimità senza giri fissi su cui attaccarsi sono i must irrinunciabili di una tracklist di tredici brani che dialoga e delira, si piega e stupisce nelle connotazioni di cariche e vuoti d’anima a ripetizione, di una bellezza senza ritegno.

A quattro anni dal predecessore Lucidinervi, la band – con la stupenda vocalità e seduzione della danza teatrale di Anna Maria Stasi nonché  pure con la collaborazione di Anna Moscatelli – tornano con pagine sonore e acts immaginari che senza nascondere nulla all’onestà intellettuale sono  perle di inestimabile valore che usano tirare fuori a palmi pieni da quella forma d’arte che oramai è in disuso e che si chiamava “delicatezza della grazia”; tensione e amore in un incesto continuo, le passioni elettriche “Parto Domani”, “Bambina Che Correva a Spegnere la Luce”, il battito Shoegaze che si piega in “Che l’Alba Esploda”, la liquida correlazione tra Wave e il sussurro di una chitarra sliddata “La Frana” o la meraviglia Pop-Rock di “Nostra Signora della Neve”, traccia da usare con dovizia alla stregua di un talismano cesellato; un sonoro lussuoso di musica che si ascolta e che da performance diottriche, ampi respiri che tra il cerchio prog-mantrico di”…Ventures Est” e le sulfuree nebbie abbandonate da fole e credi “Your Time Will Come” gioca come fosse l’ultimo amante in cerca di minimalismi e ferite da leccare.

Senza parole in più.

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