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Daniele Celona – Amantide Atlantide

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Tempesta e assalto sono queste le due parole che si rincorrono in testa quando l’ultimo brano di Amantide Atlantide finisce di risuonare nelle cuffie. Un rincorrersi che fa riemergere delle patinate lezioni del liceo, nelle quali la professoressa di lettere, occhialuta e con iconico golfino un po’ infeltrito, cercava di infiammare gli animi di noi giovani annoiati parlandoci di quel furore emotivo ed istintivo, che fu motore culturale di un tempo. Questa spinta passionale, carica di sentimenti è il motore e presenza costante, in tutti gli undici brani del nuovo Album di Daniele Celona. Racconti di persone in bilico, sul filo del rasoio, tra istinto e ragione, immobilità e trasgressione. Nessun superuomo quindi, ma persone consistenti e reali in balia di stati d’animo, perennemente alla ricerca di qualcosa (Amantide) o intrappolati in gabbie figlie dell’orgoglio, e del vittimismo. Questa smania ed irruenza non sono solo rivolte al singolo, i brani più incazzati “Precarion” e “Politique” si scagliano con sarcasmo, toni forti al limite volare, contro l’inettitudine della classe politica, e la consacrazione dell’incertezza e della rassegnazione come status quo moderni. Se lo spirito è quello del cantautore, l’attitudine musicale è quella del rocker e in questo ambito il supporto dei Nadàr Solo è molto evidente in tutto l’album, l’apporto di una sezione ritmica intensa, decisa e molto dinamica fa emergere i brani, gli dà spessore e robustezza e come una buona punteggiatura valorizza il songwriting ricercato di Daniele. L’esempio più alto dell’affiatamento tra musica e testi e “Johannes”, un dialogo a più voci tra l’esteta alla ricerca del piacere, e un antagonista amoroso, una libera interpretazione del personaggio raccontato da Kierkegaard nel suo diario di un seduttore, che sfocia in un brano complesso, d’impatto anche se meno immediato rispetto ai precedenti. Il disco si apre con una storia a due e si conclude con un’altrettante storia d’amore, di quelle amare però, senza futuro, che affondano nell’oblio dell’abisso come la più nota e mitica “Atlantide”. Il brano grazie alla meravigliosa voce di Levante, e alla perfetta amalgama con quella di Daniele, non rischia per fortuna nessun abisso o dimenticanza. Amantide Atlandite è un disco curato, ambizioso, per nulla banale negli arrangiamenti. Un viaggio dai ritmi serrati e dai contenuti importanti, raccontati con stile ed interpretati con passione viscerale, insomma quel faticoso “cuore”, che spesso fa la differenza. Un’ottima conferma per il cantautore torinese e non certo un disco di solite canzonette.

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