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Cocorosie – Tales Of A Grass Widow

Written by Recensioni

Arrivate al quinto album, le sorelle pazzoidi Bianca e Sierra Casady in arte Cocorosie, da un vezzeggiativo forgiato dalla loro madre, mantengono invariata la formula di alt-pop nostalgico che hanno usato per farsi conoscere dappertutto, e tra odi e amori che il pubblico e critica gli riversano addosso, loro, le sorelle lunari con questo Tales Of A Grass Widow, dimostrano quanto sia importante fregarsene di tutto e tutti per andare avanti, non per una alternativa selvaggia, ma solamente per una presa di pugno testarda di fare dischi per farli, un azzardo che si perpetua da tempo e senza . osiamo dire – ritegno.

Come sempre uno strano miscuglio torbido ed impreciso tra Bjork e Bath For Lashes, un vezzo pseudo-cantautoriale che vorrebbe maliziosamente lasciare tracce di sé e illuminare di bagliori i nuovi percorsi del Rock in generale, ma questi brani non danno sostanza, sembrano quasi un drama pentecostale che non solo non vanno  a fondo per fuggire via, ma rimangono a galla ad infastidire orecchie esauste e istinti mostruosi a distruggere con un potente cazzotto l’innocente impianto stereo di proprietà. Sapori retrò e una lancinante trascendenza che cresce come una febbre maligna e che si impossessa di ogni poro d’ascolto, tracce – per rimanere prettamente al giudizio critico da mestierante – che non alleviano nessuna forma di nostalgia, malessere e soglie minime di sopportazione.

Forse le nostre sorelle Casady non si sono rese conto che non è per niente facile – dopo magari un  esordio sbalorditivo – seguitare a mantenerne alte le vibrazioni, magari per loro l’azzardo è una forma di potere o- ancor peggio – che seguitare a tormentare l’alternative sia cosa saggia e da prendere come esempio, ma la verità sta nel mezzo, che la loro propulsione primaria è svanita via e non gli resta che abdicare e chiudersi per qualche annetto nel silenzio e ricostruirsi una fisionomia sonora; undici brani  – pescando a caso – versati ad un Pop monco, da prendere con le molle “Child Bride”, “Tears Of Animals” con vellutate francesi a fare da sfondo, il senso dei folletti delle fiabe “Broken Chariot o i fumi divinatori hippies che ancora si aggirano fecondi tra le trame di “After  The Afterlife”, un saliscendi di romanticismi out e frivoli.

Non si vuole infierire contro le donne, solamente che queste Cocorosie  senza controllo sono in giro ancora a piede libero purtroppo, e la cosa peggiore che seguitano a fare dischi, e questo ultimo “spreco di tutto” ce lo potevano evitare. In una parola, inutile.

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