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Danzig – Skeletons

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Glenn Danzig è un artista con un marchio di fabbrica ben delineato fatto di un personale Rock ruffiano, roccioso e a volte strampalato, e una voce inconfondibile sin dai tempi dei Misfits. Come tanti però, anche lui pare ultimamente aver trovato una nuova propria dimensione che non sembra voler più scrollarsi di dosso. Skeletons è il suo ultimo album e rappresenta la totale conferma di questa ritrovata nuova stabilità. Di certo ci sarà chi ne apprezzerà la nuova veste e chi storcerà il naso come qualcuno si accontenterà del suo solito sound e chi pretenderà qualcosa di più. Insomma è come la questione di Iron Maiden o dei Motorhead: restare cosi perché ormai gli anni lo permettono o tornare a stupire ancora una volta? Innegabilmente la prima ipotesi va un po a screditare gli artisti perché è  sinonimo di fermezza, di mancanza di idee e nel peggiore dei casi, sintomo di artisti finiti; nella seconda, invece, c’è il piacere e la curiosità di vedere se c’è ancora un’inventiva o magari un’ “anima”. Le leggi di mercato, i target e i contratti fanno la loro parte ma fino a che punto? Skeletons è un disco che ha davvero poco da dire in quest’ottica, è il classico lavoro di buona fattura di Danzig ma non aspettatevi assolutamente nulla di nuovo. Osservando in maniera pignola il disco, notiamo addirittura che certe melodie, che tanto avevano reso celebre l’ artista, sono diminuite e quasi tutte le tracce hanno una struttura simile. Il sound è sempre pulito, il lavoro in studio come al solito è ben fatto; non ci sono sbavature che compromettano l’ album. Il punto cruciale resta quello citato all’ inizio; di seguito non aspettatevi un platter diverso dagli altri. I fan più accaniti lo apprezzeranno ma gli intenditori del genere volteranno pagina e si dedicheranno sicuramente ad altro.

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Ektomorf – The Acoustic

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Non c’è che dire, gli Ektomorf ci sanno fare in tutto e per tutto, è un gruppo di un certo livello e lo dimostrano con questa nuova faccia indirizzata sull’acustico. Chiaramente questo loro disco intitolato “The Acoustic” è per l’appunto un lavoro che racchiude tutti i singoli del gruppo in versione acustica anche se troviamo in un modo o nell’altro quel retrò heavy, pezzi che già di loro erano interessanti, ma che riproposti cosi fanno venire ancor di più la voglia di ascoltarli.

Già la prima traccia, “I Know Them”, tratta dal disco “Destroy” pone  una piccola presentazione di questo lavoro acustico, stessa cosa per la successiva “I’m in Hate”. Si arriva però ai vertici con “Folsom Prison Blues”, la migliore del platter per esser sinceri, “Through Your Eyes” e la conclusiva “Who Can I Trust”. Ottima anche la versione di “Simple Man”, leggendaria song dei Lynyrd Skynyrd, proposta dagli Ektomorf i maniera davvero eccellente, se permettete meglio una “Simple Man” degli Ektomorf che una “Sweet Home Alabama” di Kid Rock. Nulla più da dire a riguardo,  “The acoustic” è un buon disco che farà la felicità di tanti, la AFM Records può solo essere contenta del lavoro svolto dagli Ektomorf e della band stessa.

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Stahlmann – Quecksilber

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Ecco un disco che emozionerà e farà la felicità degli amanti dell’ Electro Rock simpatizzanti dell’ Industrial, trattasi di “Quecksilber” secondo disco degli Stahlmann, un quintetto tedesco che nella loro patria oltre che essere affermati e adorati, sono stati inseriti in quel che è la NDA (Neue Deutsche Harte), una corrente nata in Germania nei primi anni 90. Ebbene questo “Quecksilber” non fa altro che confermare le capacità degli Uomini di Ferro (questo il significato di Stahlmann), il lavoro di Mart e soci detto in partenza è promosso a pieni voti. Il loro Rock elettronico condensato con una spruzzatina di Gothic ha dato prova di talento e voglia di fare, insomma potremmo considerarli una promessa. “Quecksilber” si apre con la stupenda melodica e tetra “Engel Der Dunkelheit”, un pezzo da 90 nonché la traccia più bella del disco insieme ad “Asche” e “Diener”. La chiusura è affidata ad una versione remixata di “Tanzmachine”, la terza traccia del platter è la versione originale di quest’ ultima che a dirla tutta non rende bene come questa modificata. In definitiva “Quecksilber” è un gran bel disco gli Stahlmann sono riusciti a procurarsi un proprio spazio mostrando le loro doti, non resta che seguirli. Di questo passo ci procureranno belle sorprese.

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