SINAPSI [aprile-giugno 2025]

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Tra mondi underground e club sotterranei, Sinapsi è un’idea che mette al centro il mondo della musica elettronica in tutte le sue sfaccettature.

In copertina: Purelink

Mi ritrovo circa ogni mese e mezzo seduta nelle tenebre della mia stanza a ricercare ed ascoltare cose che puntualmente salvo tra i preferiti, sperando un domani di poter riportare nero su bianco tutto quello che mi colpisce, salvo poi non riuscire a farlo per ovvi motivi – primo fra tutti la mancanza di tempo, uno dei più grandi nemici di tutti i tempi (dopo le armi e l’ignoranza, s’intende). Io ci provo, giuro che ci provo a dare una parvenza d’ordine a questa rubrica ma la verità è che nasco nel caos e non deve suonare strano se tra qualche mese inserirò dischi di gennaio o febbraio, perché non seguo un filo cronologico: non l’ho mai fatto e probabilmente mai lo farò.

Temperatura percepita: troppa. Alzate i volumi, tendete le orecchie alle casse e accendete il condizionatore.

rydglek – Carnot sykli
[23.05.2025 | autoprodotto | experimental, deconstructed club]

Stephan Ovcharenko, in arte rydglek, scritto a caratteri rigorosamente minuscoli. Dietro lo pseudonimo si celano almeno un altro paio di progetti, uno dei quali si ispira a musiche e testi a tema politico à la Vatican Shadow. Se cercate “rydglek” su Bandcamp risulterà praticamente impossibile scorrere fino alla fine del lungo elenco di dischi e singoli all’attivo dal 2022 ad ora – siamo già a quota tre album soltanto in questi primi sei mesi del 2025, tanto per intenderci – e verrete indubbiamente colpiti dalle copertine stile gen Z, tra scatti sfocati, quasi privi di senso, selfie a metà e immagini interrogative.
Non lasciatevi ingannare, perché, dietro l’evidente giovanissima età, si cela un’artista che sperimenta col suono in maniera impalpabile, mescolando sonorità glitch, atmosfere drone e paesaggi dark/ambient post apocalittici, costringendo l’ascoltatore a girovagare con la propria mente in un mondo deserto, in cerca di un rifugio umano o non umano che sia. Frammenti elettronici pulsanti in un beffardo gioco da tavola glaciale, distaccato ed enigmatico: pronti a trovare la via d’uscita?

Russell Haswell – Deep Time
[18.04.2025 | Diagonal | experimental, noise, techno]

Forse il suo nome non vi dirà nulla, ma i veri intenditori di musica suonata (anche) con lapton e/o modulari sussulteranno nel vederlo scritto. Perché, quando Russell Haswell è nelle vicinanze, c’è da stare parecchio attenti. Britannico, over 50, sulle scene musicali da oltre un ventennio, alle spalle collaborazioni con gente del calibro di Aphex Twin, Autechre, Merzbow, immerso nell’arte visuale, pittorica e scultorea da sempre, insomma il tipico signore che incontrando al bar tra un caffè annacquato e l’altro riconosceresti subito essere un tipo che nella vita fa un lavoro che lo rende vivo e per cui al tempo stesso ha 24 ore su 24 il cervello acceso.
E mai esempio fu più lampante per chiarire il significato di questa rubrica sinaptica: techno sperimentale, fastidiosissima dutch gabber, note martellanti che rimbombano nella testa tanto da diventarne assuefatti, tappeti harsh da stendere ad un sole cieco e dissonante, conducendo l’orecchio umano in territori nascosti e raccapricianti, al di fuori di ogni razionalità. Ne viene fuori un caos allucinato che riporta tutto esattamente in ordine: pensiero ed emozioni vengono prima fatte saltare in aria, scomposte e gettate a terra, poi rimesse nel loro ordine naturale rendendoci le idee più chiare di prima, una volta passato l’iniziale senso di disorientamento, cruento e inevitabile proprio come questo album.

Marco Shuttle – MSP02
[19.05.2025 | autoprodotto | progressive house, electronic, techno]

Sono soltanto due le tracce che compongono il nuovo EP di uno dei nostri orgogli nazionali all’estero (quando mai) Marco Sartorelli, in arte Marco Shuttle. Nasce in Italia ma si trasferisce prima a Londra, poi a Berlino, portando in giro la propria techno contaminata da musica concreta, acid house e pulsazioni provenienti da Detroit, collaborando con numerosi artisti della stessa scena, dentro e fuori dall’Italia. BARyGOU e WyMEKE sono due brani che prendono spunto da sonorità deep progressive house figlie degli anni a cavallo tra i ’90 e i 2000, con muri di percussioni tribali a fare da contraltare nel percorso chiaroscuro disegnato dal DJ.

Purelink – Faith
[06.06.2025 | Peak Oil | ambient, electronic]

La più armoniosa miscela di ambient ed elettronica minimale è tutta condensata nel secondo disco del trio di Chicago che prende il nome di Purelink. Stavolta a dare manforte in ben due tracce troviamo da un lato l’avvolgente e romantico abbraccio della voce di Loraine James, dall’altra il profondissimo spoken word di Angelina Nonaj, che dichiara in tono netto: “not everything beautiful has to be real” e qui c’è da sciogliersi come neve al sole. A sciogliersi davvero sono però le lacrime che versiamo una volta realizzato quanto sia vera questa frase.
Accordi sospesi nell’aria di una mattina settembrina che incontrano poi rintocchi quasi sommessi di un’elettronica glithcata e taciturna nella chiusura dell’album, facendo riaffiorare alla memoria lo stile notturno e impenetrabile degli Ulver di Lyckantropen Themes. Semmai aveste bisogno di un album su cui viaggiare nel sedile posteriore di un auto, portandovi in un posto non troppo lontano dopo una lunga giornata lavorativa, beh, eccovi serviti.

Surgeon – Shell-Wave
[02.05.2025 | Tresor | electronic, Birmingham sound, techno, dub]

Anthony Child, uno dei pionieri del cosiddetto Birmingham Sound, ossia quella techno che viaggia sull’asse Chicago-Berlino andata/ritorno in un infinito loop che ha preso piede a metà degli anni ’90, è tornato sulle scene a distanza di due anni dall’ultimo lavoro.
“Cos’è per te la techno, Anthony?” Da questo interrogativo si sviluppano l’idea e la creazione di Shell-Wave, che architetta sapientemente una tensione crescente dall’inizio alla fine, con un viaggio che gira su bpm elevatissimi ma al tempo stesso minimali, come se l’amore per quella techno oscura fosse così forte da renderlo quasi sommesso, una creatura da proteggere e carezzare – ne è una prova l’intermezzo sospeso nel tempo Dying – così come sono da proteggere e carezzare quei bottoncini premuti dal DJ, come se fossimo tutti rapiti dal suo show all’interno di un sudicio e buio club britannico, in piena estasi riflessiva con indosso un cappellino per non incrociare gli sguardi altrui, perché quella sensazione dev’essere personale, unica ed irripetibile. Riverberi ossessivi e stati di techno-trance da far venire un’emicrania che, nonostante tutto, fa venir voglia di prenotare un B&B in quel di Birmingham, prendere il primo volo in quella direzione e, il mattino seguente al primo soggiorno, uscire fuori e mettersi a correre sorridendo alla vita, nonostante tutto.

Unfiled – Unfiled
[29.04.2025 | autoprodotto | electronic, industrial, dark noise, techno]

Cosa potrebbe mai succedere se Miles Whittaker, una delle due menti dietro il pluridecennale progetto britannico electro/dark ambient Demdlike Stare, decidesse di starsene beato e tranquillo dietro il mastering del tuo (vostro) album di debutto? Questo io non posso saperlo, ma di certo possiede una risposta il giovane duo islandese di cui si sa poco o nulla – se non appunto che amano un certo tipo di musica fatta da cadenze scurissime – che prende il nome di Unfiled, come l’omonimo esordio. Sonorità post-industrial abrasive e soffocanti vanno ad unirsi ad un harsh noise ipnotica e paradossalmente delicata, mai molesta e mai statica, che distrugge ad infinitesimali pezzi la nostra anima, resituendocela a fine percorso espiatorio senza dover chiedere il conto.

Al Wootton – Rhythm Archives
[30.05.2025 | TRULE | electronic. dub, experimental]

Sì, lo ammetto: devo questa mirabolante scoperta all’algoritmo di Spotify, ma non me ne vogliate, perché ci sono cose peggiori nella vita. A mia discolpa posso citare ancora una volta in questa stessa rubrica il nome di Valentina Magaletti, legata ad Al Wootton professionalmente in uno dei numerosi progetti di cui fa parte e, nello specifico caso, parliamo degli eclettici Holy Tongue. Nel disco posto in questo elenco, però, Wootton è il solo a tenere accesa quella particolare fiamma incandescente che schiva colpi a basse frequenze in quella che chiameremo una “proto-deep-dub” dalle movenze futuristiche, oscillatorie e oscure. Astrattismo dipinto su una lunga tela fatta di drum machine e percussioni che incendiano l’aria bollente, assieme a voci effettate provenienti da mondi ultraterreni che pizzicano udito e curiosità.

Cleyra – remember this body?
[23.05.2025 | Timedance | deep house, electronic, ambient]

L’etichetta è made in Bristol, il minutaggio è quello di un album, il quantitativo di brani è di un EP. Non importa cosa sia, quel che è certo è che siamo davanti ad un raffinato lavoro di cupa e tribolante deep house – davvero molto, molto deep – minata da pulsioni elettroniche, vibrazioni dancefloor e scariche minimal techno, avvolte da un’inquietudine dai colori arancio e rosa fluo che prendono per mano pezzi del nostro corpo – testa, mani, braccia – distaccandole dolcemente per 39 minuti dalla loro forma originaria, facendole vagare in uno spazio immaginario dove la mente si spegne e le articolazioni, scomposte, ballano perdutamente tenendo il ritmo a volte accelerato, a volte più etereo e sospeso nel tempo. Dalla sostanza liquida e dal contenuto allucinogeno, questo EP della durata di un album è un bel trip verso un’oasi calda in pieno inverno, quando la sete è tanta ma lì fuori è troppo freddo per uscire a cercare acqua. Il rimedio, a questo punto, sarà solo uno: trattieni il respiro e lasciati trasportare da quello che ti dice la musica.

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Last modified: 1 Luglio 2025