Il nuovo album del duo di Roma è uno strabiliante viaggio nei cassetti più nascosti della memoria, fra tradizione e avanguardia.
[20.06.2025 | Maple Death | experimental jazz, folk, cantautorato]
Alle estati che ricordo, a quella che sto trascorrendo, a quelle che vivrò e a tutte quelle che non ho mai vissuto.
È una calda e quieta serata di metà giugno, sei in giardino, ancora seduta a tavola a conversare con i tuoi commensali dopo un’interminabile cena. Quel profumo inconfondibile di incenso e citronella, il ghiaccio che si scioglie nei bicchieri solitari, un cielo che lentamente si spegne fino a ricoprirsi di stelle come lentiggini, il frinire delle cicale.
Sembra provenire da lì, proprio sotto la veranda, la delicatezza del canto senza tempo di China Blu, voce dei WOW. È da lì che si diffonde il calore così familiare di quel sax, la profondità del basso, quelle chitarre che sembrano accarezzarti come una piacevole brezza che dà una scossa alla staticità dell’aria. Quelle pause, quei silenzi che rendono giustizia all’intera ensemble. Le fronde degli alberi, che la notte assomigliano a lunghe catene d’argento, si muovono aggraziate; seguono le melodie, le parole.
Ti ricordi di avere in soffitta i 45 giri di Mina, di Gino Paoli. Quei dischi che ti trasmettono la stessa sensazione: quella di un tempo che non hai mai vissuto, ma nel quale ti senti perfettamente a tuo agio perché sono in grado di risvegliare ricordi che forse nemmeno ti appartengono. Sono per te queste note, per ricordarti di noi.
Il Maestro Franco Battiato trascorreva l’estate su una spiaggia solitaria. Tu ricordi invece soltanto il caotico brulicare della riviera adriatica sul finire del mese di luglio, la pelle abbronzata tempestata di sale, l’odore dolciastro della crema solare. È una malinconia sottile eppure tanto necessaria quella che ti avvolge improvvisamente, mentre immergi testa e cuore nei frammenti di memoria delle vacanze di quand’eri bambina e successivamente adolescente. Ti abbandoni allo spettro infinito di emozioni che le brillanti corde di Leo Non in Primavera ti suggeriscono, in mille differenti sfaccettature: note candide come panni stesi al sole ad asciugare, mosse dal vento, eterne.

Una magia tutta estiva.
È l’alba di un mattino di inizio agosto, ancora qualche giorno e ce l’avrai fatta: gli uffici chiudono, le città si svuotano e si trasformano in deserti di cemento, le saracinesche dei negozi si abbassano, le valigie sono già lì, pronte per la partenza. Osservi dalla finestra il cielo che si prepara ad una nuova giornata. È rosa di luce.
E allora sì, ti torna in mente un LP, quello che – nemmeno te lo spieghi – hai letteralmente consumato per tutta l’estate. Quell’album nuovo dal gusto un po’ rétro, che sembra essere stato inciso qualche decennio fa, eppure suona più attuale che mai e riesce ad emozionarti senza un perché. Quel disco in cui la tradizione del cantautorato italiano, lo spiritual jazz e una spruzzata di folk si miscelano armoniosamente come venature su una piastrella di marmo, convivono, si completano.
La puntina inizia a scorrere in mezzo ai solchi polverosi ed è lì che inizia a consumarsi la magia, il desiderio di nuove montagne da esplorare, di radure in cui lo sguardo si smarrisce e riposa. E pensi alle estati che ricordi, a quella che stai trascorrendo, a quelle che vivrai e a tutte quelle che non hai mai vissuto.
LINK
SEGUICI
Web • Facebook • Instagram • Spotify • YouTube • Telegram • TikTok
album 2025 Cantautorato Experimental Folk Italia Jazz Maple Death Records Wow
Last modified: 16 Giugno 2025