Nicolas Jaar – Cenizas

Written by Recensioni

Tutta la magia della musica ambient, con la sua capacità di trascinarci in luoghi altrimenti inaccessibili.
[ 27.03.2020 | Other People | ambient electronic ]

Il newyorkese Nicolas Jaar chiude la doppietta del 2020 con un album a suo nome che fa coppia con il gioiellino tech house a titolo Against All Logic e lo fa a quattro anni di distanza di un altro ottimo lavoro che era Sirens. Cenizas, uscito pochissimi giorni fa, arriva suo malgrado in un momento tristemente perfetto per farci apprezzare le sue atmosfere impenetrabili, buie e trascendenti, perfetta colonna sonora di paesaggi urbani deserti come mai in questi giorni.

Ancora una volta Nicolas Jaar fa incetta di tutta la sua creatività, scegliendo tra la vasta gamma a disposizione del mondo dell’elettronica, i suoni e ritmi eccellenti per donarci qualcosa che sia più di un semplice disco da ascoltare guardando la pioggia d’aprile scorrere dietro una finestra chiusa. Un disco più etereo rispetto al precedente, che mette la micro e deep house a un angolo per sviluppare piuttosto un ambient che possa comunque non farsi troppo impenetrabile; e che, rispetto al passato recente, si fa anche meno narrativo. L’elettronica non sfocia mai o quasi nelle complessità dell’idm ma si pone al servizio di altro, come nel caso della jazzy Rubble ad esempio.

Il risultato, come abbiamo accennato, è un disco che rispecchia perfettamente le ambiguità di questo momento storico in cui siamo finiti nostro malgrado; ne rispecchia l’indeterminatezza dei sentimenti contrastanti che crescono in ognuno di noi, forzati a stare lontani da luoghi e persone amate ma farlo rinchiusi in un posto e con persone che sono ciò che amiamo per eccellenza ma ora ci sembrano una cella e i compagni di prigionia che fatichiamo a sopportare. Eppure, i suoni lontani e offuscati utilizzati riescono nell’intento di portarci altrove e staccarci dagli impulsi terreni, mantenendo quest’irresolutezza ma in una chiave positiva. La seconda parte presenta invece delle differenze sostanziali molto marcate; i suoni sembrano farsi più irregolari e la tensione inizia a dipingersi all’avanzare dell’ascolto.

In maniera molto cinematografica, tutto questo è riassunto nelle due tracce finali; dapprima Xerox, tra le più inquiete e amorfe della tracklist, quella in cui la trepidazione giunge al culmine per poi chiudersi con Faith Made of Silk e i suoi cinque minuti eleganti d’ispirazione IDM che scorrono come i titoli di coda di un film che restiamo a guardare perché siamo convinti che alla fine dell’ultima parola accadrà qualcosa d’importante salvo farci a pezzi quando s’interromperà di colpo lasciandoci ancora un minuto di silenzio da cui, a questo punto, non sappiamo cosa aspettarci e a quel punto finendo per farci udire solo il silenzio intorno a noi e il battito del nostro cuore quasi a citare in maniera minimale il genio di John Cage.

Per poco meno di sessanta minuti, Nicolas Jaar ci ha regalato tutta la magia della musica ambient, con la sua capacità di trascinarci in luoghi altrimenti inaccessibili. È riuscito a farci rilassare, pensare, riflettere, sul presente e sul futuro. Farci chiudere completamente in noi stessi e poi squarciarci di nuovo il cervello con una delicatezza unica. Soprattutto, ci ha donato un senso di speranza alla fine; quella speranza che prova solo chi è capace di avere paura e convivere con la paura senza mai avere terrore.

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Last modified: 1 Aprile 2020