LOTTO, l’ipnotico sogno distorto dei they are gutting a body of water

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Il nuovo album della band di Philadelphia è fatto della stessa sostanza dei sogni – quelli più rumorosi e allucinati.
[17.10.2025 | Julia’s War, Smoking Room, ATO | shoegaze, noise pop, slacker rock]

Sogno lucido, reality check, abitua te stesso a contare le dita delle mani con attenzione, ogni giorno, più volte al giorno. Controlla l’ora, trattieni il respiro come fossi sott’acqua, non ignorare le deformità, leggi e ripeti due volte, se le parole si accartocciano sai di essere nel posto giusto. Non è di onirico pop che si tingono i miei sogni, né di grazia sospesa o voci che galleggiano nel nulla. Io sogno in riverbero, e che incubo sia.

Forse è proprio questa la ragione per cui l’ultima fatica di Doug Dulgarian e i suoi they are gutting a body of water ha colpito con così tanta facilità l’obiettivo, almeno da queste parti: non culla, non perdona, avvolge e al contempo disorienta, devasta, pervade, mette in crisi, lecca le ferite e ci sparge del sale. Nell’abisso gaze non c’è solo bellezza, non c’è solo disagio: la colonna sonora più onesta che un sogno possa offrire.

LOTTO è un album che sembra voler dilaniare a forza di graffi la patina digitale della produzione moderna, puntando con coraggio ad una sincerità sonora che sa ripagare e fare la differenza: imperfezioni incluse, feedback voluti, vibrazioni reali.

they are gutting a body of water © Brian Karlsson
Shoegaze che ti prende a sberle in faccia.

Da subito, the chase non lascia molto agio all’interpretazione: non siamo qui per galleggiare placidi in uno stagno di ovattato shoegaze, ma per essere trascinati da un violento fiume di chitarre, dure come la realtà quando si riaprono gli occhi. Nessuna sospensione ma bruschi scuotimenti, braccia che si protendono disperate verso il grunge, l’annichilente spirito novantiano di sour diesel che si fa largo a spintoni subito dopo: melodia maltrattata, angoscia e saturazione.

È un interludio elettronico da malattia terminale quello di chrises head, sembrano carezze e invece sono sberle le manate che arrivano dritte in faccia da rl stine, sentimenti che si squagliano sotto le radiazioni di un sole artificiale mentre tutto intorno il mondo cede sotto la propria stessa impalcatura.

A slow crostic avrete immediatamente pensato a quel pezzo dei Fugazi, ed è la risposta esatta. Ci si giunge esattamente come nei deliri notturni che seguono le serate alcoliche, fuggendo da una stanza ed entrando in un’altra senza saperne il perché. Accade e basta, di certo senza aspettarsi di incontrare al varco Slint e Alex G che si fondono in un’unica creatura nella disturbante allucinazione post-rock di american food.

Un sogno aggressivo e distorto.

Fra il brutale impatto della realtà e la ruvidezza del sound, c’è una ricerca di melodia e accessibilità che rifiuta il perfezionismo e punta ad una presenza quasi fisica, esplicitandosi in una voce che non emerge mai, come l’eco di un pensiero arrivato troppo tardi, proprio nel momento in cui si sta per crollare.

Ci si addormenta esausti con una finestra perennemente spalancata su un traffico incessante, le voci provenienti dalla TV rimasta accesa ad interferire con una stravolta fase REM.

Rumorosi e angolari, i they are gutting a body of water vogliono ricordarci che anche nei sogni ci sono bordi taglienti, spigoli affilati, crepe che non si riparano con polvere d’oro. E LOTTO, nelle sue distorsioni calibrate, è proprio questo: l’aggressività di un sogno tremendamente verosimile, uno di quelli che fanno più male al risveglio.

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Last modified: 31 Ottobre 2025