Jumping Shoes – Non contate su di me

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Non contante su di me. Ovvero, perfetto esercizio di stile.

Prima di parlarvi della musica volevo congratularmi con quel genio che ha scelto la copertina del disco. Nome di band e album in un bel font rosa, cinque soggetti che, cosi vestiti, potresti trovare insieme solo in una casa di cura (su tutti, eccezionale Sergio Bartolucci, batterista della band, col suo cappellino sempre in rosa girato a metà), espressioni che non sai se ti stanno prendendo per il culo o cosa. Poi giri il disco e la confusione peggiora.  Marco Radicchi, che nelle foto fa la faccia da duro pronto a picchiarti, fluttua nel sistema solare salutando ogni nostra certezza con l’aria tranquilla di chi non gli frega un cazzo. Geniale. Se non conoscete già la loro musica, ditemi che cosa ci si potrebbe aspettare da questo casino che ho tra le mani.

Ho ascoltato il disco e tutto ho trovato tranne quello avrei dovuto intuire. Prendete quattro ottimi musicisti e un altrettanto bravo cantante, fateli suonare insieme e il risultato sarà vicino alla musica dei Jumping Shoes più di quanto le immagini vi potessero suggerire.

Il gruppo nasce nel 1988 e da allora le novità più importanti sono l’innesto della seconda chitarra e il cambio di voce, da Amir Billal a Samuele Samba Bracone.  Non contate su di me è la quarta tappa del loro lento viaggio e a differenza dei lavori precedenti, “Out of the Window” demo autoprodotto, “Nightpieces II” compilation con la Dracma Records e “Limbo like a bubble” con la New LM Records, stavolta i brani sono proposti in lingua italiana.

La musica è puro Alternative Rock italiano con le radici negli anni novanta e soprattutto sempre aperto alle contaminazioni. Ascoltando l’album troverete Hard Rock, Funk Rock, sfumature Rap e accenni minimi di Elettronica, momenti Pop e schitarrate Metal, Psychedelia, Faith No More, Prog Rock, Jane’s Addiction (noterete una somiglianza anche nella voce di Samba oltre che nella musica) e tanto Rock puro. Eppure non ascolterete un incomprensibile calderone. Ogni innesto, variante sul tema, ogni riferimento, s’inserisce alla perfezione nel semplice puzzle della musica dei Jumping Shoes. A livello strumentale il lavoro è perfettamente ordinato e preciso e l’alternarsi di momenti più carichi, con altri intimi, i passaggi dal Pop meno impegnato alla maggiore ricercatezza, i continui cambi di colore dell’album avvengono tutti in perfetta armonia, legati dalla bellissima voce di Samba.  I testi rappresentano la parte meno importante del disco. Troppo banali, sia quando seri sia quando scelgono la strada dell’ironia come in “Caramelle” e comunque sovrastati dalla bianca magnificenza della musica.  A questo punto sarebbe opportuna una maggiore attenzione alle parole per dare un senso alla strada della lingua madre e soprattutto salire quel gradino che permetta di guardare la massa delle band italiane dall’alto ed evitare di essere fagocitati dalla calca della mediocrità.

È il quarto lavoro per la band e forse è questo il momento più importante della loro carriera. Ora è ora di fare sul serio.

 

Last modified: 9 Gennaio 2012

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