Impressioni di Sanremo

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La “terra dei cachi” ci ha da sempre abituato alla monotonia e alla monocromaticità. Si parla di musica è vero, ma di musica che non solo si ascolta dalle “monotone” casse della TV ma la si osserva pure dal suo tubo catodico, con quell’occhio critico da casalinga frustrata che ci portiamo nel DNA tutti noi italiani.
Il festival della canzone nostrana attrae non poco l’italiano medio che di musica “mediamente” non sa una mazza di niente. Eppure come davanti a una partita dei mondiali, diventiamo subito tutti critici esperti. E critica sia. Da quanti anni siamo costretti a sentire le solite opache invettive nelle prime pagine di tragici settimanali scandalistici, o in noiosi talk show che evidenziano le sbavature di mostri (più o meno) sacri della nostra canzone popolare?

Altro che rose sboccianti, il povero Festival sembra tutti gli anni chiudere i battenti in mezzo ad una triste composizione di crisantemi.
Che la musica italiana sia davvero morta? Puo’ darsi, se ci si limita a dar retta ai soliti melodici incravattati o ai residuati dei reality show. Ma il mondo è bello perché vario, siamo d’accordo? E così ricordo con piacere che Sanremo è stata teatro di grandi scoperte, anche negli ultimi anni, penso a Negramaro, Raphael Gualazzi, ma anche ad Elisa e non mi sono sforzato neanche troppo per tirare fuori tre grandi nomi.
Forse ad uccidere il Festival non è la canzone mielosa e stracciapalle, ma proprio l’ottusa visione di un audience che ancor prima di sentire l’ombra di melodia celebra il suo funerale.

Nulla di nuovo, e la storia si ripete anche quest’anno con le polemiche da bar intavolate dai fan dei Marlene Kuntz per la loro presenza a Sanremo.
Venduti e incoerenti. Fighette isteriche pronte ad incipriarsi per vendere qualche disco in più. Impuri. Proprio come lo furono Afterhours , Silvestri o Frankie Hi Nrg (anche qui niente sforzo a trovare tre nomi). Commerciali schifosi, come se vendere quattro dischi in più e farsi conoscere da qualche quindicenne arrapata sia uno scempio e una vergogna.
Credo che detto questo io inviterei tutti a leggere il comunicato stampa dei Marlene (presente in un altro articolo qui su Rockambula) e non sprecherei altre parole su quanto mi stupisca sempre dell’intramontabile moda di indossare paraocchi.

Last modified: 20 Gennaio 2012

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