Get Sunk, il risveglio solista di Matt Berninger

Written by Recensioni

Con il suo secondo album, il musicista trasferitosi di recente in Connecticut dimostra di essere pronto per una carriera da solista che possa andare oltre gli stessi The National.
[30.05.2025 | Book, Concord | indie rock, cantautorato, chamber pop]

Meglio conosciuto come il frontman della ormai storica band statunitense The National, Matt Berninger torna dopo cinque anni con un disco solista.
L’ultimo album Serpentine Prison (2020) è stato seguito da un periodo di blocco creativo e di depressione post-pandemia, da cui il musicista nativo di Cincinnati era riuscito – contrariamente dal titolo del nuovo album – lentamente a riemergere con i due successivi lavori dei National usciti nel 2023 (Laugh Track e First Two Pages of Frankenstein).

Prodotto da Sean O’Brien (già collaboratore di Matt e della band), Get Sunk riassume nitidamente lo stato mentale di Berninger degli ultimi anni, e si denota la difficoltà che l’artista ha nell’ammettere come si sente, affidandosi piuttosto a continue descrizioni di scenari e racconti.

Matt Berninger © Chantal Anderson
Tra romanticizzazione e malinconia.

La prima traccia, Inland Ocean, ha un tono pacifico, rilassante. Ci si sente subito cullati dall’oceano in una
canzone che, seppur lenta pure per gli standard dei National, vede il ritorno delle efficaci coriste presenti anche in album come I Am Easy to Find (lavoro pubblicato nel 2019 dalla band madre).
La voce da baritono di Berninger, contrastata da cori cherubini e dalle voci delicate di Hand Habits nel pezzo folk Breaking Into Acting e da Ronboy nell’episodio jazz di Silver Jeep, è ormai uno dei tratti più riconoscibili dell’artista.

Pezzi come No Love e Little By Little restano sempre coerenti con il Sad-Dad brand adottato da Berninger e lasciano intendere che l’intero motif dell’album sarà la romanticizzazione di una relazione terminata, o forse nemmeno mai cominciata.

Tali tematiche sono presenti anche in brani come Nowhere Special, la ballad Junk e la più famosa soft rock Bonnet of Pins, traccia al momento eletta unanimemente dal pubblico come la più favorita, probabilmente perché fa un po’ l’occhiolino al famoso singolo The System Only Dreams in Total Darkness (contenuto in Sleep Well Beast dei The National, datato 2017)

Frozen Oranges, la traccia più attesa da chi l’ha già sentita live, è un racconto delicatamente arrangiato, adatto a* più malinconic* che desiderano comunque un brano estivo da ascoltare nei prossimi mesi caldi.

Un progetto finalmente pronto a camminare da solo.

Matt Berninger è sempre stato influenzato dalle località in cui risiede, e probabilmente l’aver abbandonato luoghi caotici e affollati come Ney York e Los Angeles lo ha riportato a una consapevolezza più terrena, con storie di tutti i giorni. Trasferitosi in Connecticut, egli ha ufficialmente abbracciato la nuova identità di indie rock Sad-Dad del Midwest.

L’album si conclude con Times of Difficulty, traccia perfetta per urlare live il bridge “Get drunk! Get sunk! Forget! Get wet!”

È indubbiamente impossibile non considerare i progetti solisti di Berninger come un’estensione dei The National (fatta forse eccezione forse per El Vy), ma Get Sunk – soprattutto se paragonato al disco precedente – riesce efficacemente ad avere una sua identità, offrendo un ascolto omogeneo di un progetto pronto a camminare da solo senza sprofondare.

LINK

Bandcamp
Instagram
Facebook

SEGUICI

Web • Facebook • Instagram • Spotify • YouTube • Telegram • TikTok

Last modified: 5 Giugno 2025