Friz – Ballate Dasporto

Written by Recensioni

Pop Rap cantautorale sincero e malinconico che pecca per creatività.
[ 17.04.2020 | INRI | pop rap ]

Rap e pop cantautorale modaiolo tra Willie Peyote e Dutch Nazari per il bolognese adottivo Friz, già attivo dal 2015 con l’EP Rose Sélavy? e al lavoro con il polistrumentista Fed Nance nel ruolo di produttore artistico come consuetudine da tre anni a questa parte.

Un disco che si inserisce in quel filone italiano che unisce il rap all’itpop, quello di Frah Quintale per intenderci, sfruttando al massimo i richiami anni Ottanta ormai caratteristica principale di ogni uscita datata 2020 che miri al pubblico più mainstream possibile. Ballate dasporto è un EP che parla di vita, semplice e senza troppi voli pindarici filosofici e senza frasi ad effetto e banalità, e di momenti comuni a tanti ragazzi che lasciano la provincia per cercare fortuna in città.

Un lavoro che già nei suoi contenuti – superficiali per certi versi ma non per questo meno importanti ma soprattutto evocativi – sceglie un preciso pubblico senza forzare la mano e creare barriere. Friz si rivolge a chi come lui insegue se stesso e i suoi sogni nella città ma che riesce a farsi amare anche da chi ha dovuto rinunciarvi e continua a viaggiare con la testa nel suo piccolo paesino. Canzoni che nascono dentro minuscole cucine a lavorare con gente proveniente da ogni parte del mondo e nel retro dei locali che puzzano di birra e sigarette.

Un disco che forse potrà sembrare banale nello stile con momenti in cui quasi pare citare Franco126 (Nonsoche) o fin troppo minimale nei suoni, a ora unico grande limite insieme a quell’aria di già sentito, ma che trasuda sincerità lirica e, che vi piaccia o meno, rischia di colpire al cuore una marea di giovani e al cervello qualche produttore in cerca di nuovi talenti.

Friz ha tutte le carte in regola per fare il grande salto e per raccontarci nuove storie, magari meno malinconiche stavolta ma deve liberarsi di ogni cosa che lo faccia suonare come qualcun altro e puntare sui suoi personali punti di forza. Tutto sommato, anche se siamo lontani dall’arrivare a scrivere il nuovo Sgt. Pepper’s, come ironicamente canta in D’asporto, Friz può arrivare da qualche parte, di certo lontano dalle cucine di un kebabbaro turco a Bologna. Non deve neanche pensare di poter giungere ai citati Frah, Dutch o Willie e superarli semplicemente “suonando come loro”. Deve metterci del suo e se sarà capace di farlo, potrà andare avanti. Noi vogliamo crederci.

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Last modified: 27 Aprile 2020