Esclà – Salta il tappo

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Okkio, il nome della band e relativa cover album potrebbero depistare  di non poco, perché verrebbe da pensare che  il tutto sia una stravaganza giocosa di cose messe in musica demenziali e per tormentoni tardo (issimi) estivi da piazzare da qualche parte; invece “Salta il tappo” del quartetto bolognese degli Esclà sorprende perché il suo cantautorato d’insieme fatto di giochi pop-folk striati di rock, fa pensare, riflettere e stare con i piedi in terra senza rinunciare a quattro bei salti di goduria folk nostrana.

Tredici percorsi atletici che infondono calore e forza motrice, tredici tracce ritmate, vive di sensazioni e coraggio che attraversano l’ascolto come un arcobaleno lasciandoti in dote – nel fondo dell’animo –  il senso di soddisfazione di aver ascoltato qualcosa, più di qualcosa, d’intelligente e vero.

Sincerità radiofonica, caratteristiche multi-matrice e quella bella semplicità declamatoria che ne fa un prodotto assimilabile immediatamente, una definizione sonica marcata d’autore che si fa notare specie nelle liriche e nelle ibridazioni che hanno un’inizio e mai una fine; se da stereo il disco da la voglia matta di dimenarsi a sfinimento, figuriamoci il quartetto complice su prestazioni live quello che potrebbero combinare e scatenare a loud al massimo, l’inimmaginabile, pogo e libertà di slogamento a go-go, anche per quel filo teso di nascosto che riporta virtuosismi alla Pogues e affini “Alfredo”, “Spazzanoia”, o per le contemporaneità  di rimbalzo rock-rap  “Io le odio le band emergenti” che non perdonano i momenti di stallo fisico.

Una band che brilla di suo e un vocalist che fa grandi numeri espressivi, teatralità e suggestioni a tutta voce che disegnano ballate sarcastiche “Salta il tappo”, smuovono spennate acustiche che si dondolano in due voci prima di accendersi d’elettrico “Voglio prendere in giro”, scandiscono il movimento di fianchi di un blues canaglia “Il sole a scacchi”  e finiscono in quei quattro minuti e quarantotto di magnificenza, di lusso d’ascolto della ghost track che segna numero quattordici della tracklist, un Guignolesco atto declamatorio di poesia che sanguina bellezza.

Eccellente come un vino d’alta genealogia, come dire…Esclà (mativo) senza riserve!

Last modified: 21 Dicembre 2011

2 Responses

  1. Freccia Max Mauro ha detto:

    Una descrizione esemplare di una band che seguo fin dagli albori della propria nascita e che non smette mai di crescere e diramarsi in sentieri musicali vibranti di emozioni e genialità cantautoriale che attraversa uno spettro di generi sonori molto vasto e brillante!
    F.M.M.

  2. traslochi ha detto:

    Invece io non li conoscevo: una bella scoperta davvero.

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