“Diamanti Vintage” Camel – Mirage

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L’europa, ma principalmente l’Inghilterra, è una esplosione incontrollata di formazioni e gruppi immolati alla musica Progressive che si perde quasi il conto, sigle, idiomi e quant’altro possa servire a far parte dell’armata Brancaleone di questo stile è ben accetto; un gruppo strabiliante e purtroppo mai riconosciuto come tale, sono i Camel con i loro suoni fiabeschi dove Elfi, Gnomi e creature inverosimili banchettano in una fantasia bucolica e volante molto personale, dove lunghissime suites prettamente strumentali fanno la differenza con le altre numerosissime band che affollano questo bengodi sonoro.

Andy Latimer chitarre e flauto ( che spesso cura anche la voce nei momenti sporadici), Peter Bardens tastiere, Andy Ward batteria e Doug Ferguson al basso arrivano con “Mirage” al secondo step della loro carriera, un lavoro si diceva arioso, polposo di tastiere e passaggi chitarristici che non appesantiscono mail la tramatura totale del disco, un viaggio “in silenzio” che pare attraversare boschi, declivi e praterie con il fruscio della psichedelica imperante del periodo, quel senso immaginifico di pace interiore che non inciampa nei barocchismi ampollosi che spesso vanno a griffare le anticipazioni su vinile di questo apparato atmosferico stupefacente; un disco luminoso, forte di quella scia solare che benedice il quartetto, e anche portato a prendere in visione il lato fantasy della letteratura per fonderla con un mood appropriato, grasso di particolari e vivo di accorgimenti colti.

Infatti nella stesura, i Camel prendono spunto “Nimrodel e le sue particelle” da Il Signore Degli Anelli di J.R.R. Tolkien, ma poi è una dolce bandanza di cavalcate e voli mentali che non si contengono, un ascolto talmente in alto e free che porta i sui massimali acrobatici nei ricami di Hammond che vibrano in “Earthrise” e nei svolazzi di flauto in “Supertwister”; la storia li scoprirà dopo decenni e questo è davvero imperdonabile, ma anche in quelle ere certe raccomandazioni esistevano già, gli inghippi delle major viaggiavano forte, tanto che una – senza far nome – fece da testimone alla multinazionale di sigarette Camel che denunciò la band inglese per plagio e sfruttamento di logo registrato e poi condannati ad un risarcimento cospicuo. Un disco dove regna una quiete affascinante ed un’eleganza compositiva e strutturale senza uguali, senza concorrenza. Da riscoprire vivamente.

 

Last modified: 20 Agosto 2012

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