Dente – Hotel Souvenir

Written by Recensioni

Un viaggio consapevole tra i ricordi, la ricerca della leggerezza e la speranza per il futuro.
[ 07.04.2023 | INRI / Virgin Music Las. | cantautorato ]

A tre anni dal precedente omonimo album, Dente torna al pubblico con questo nuovo lavoro: una sorta di viaggio interiore, per osservare il tempo che fugge e i ricordi attraverso una lente di consapevolezza e accettazione di sé.

Cantautore sensibile, Giuseppe Peveri ha sempre preferito l’ombra rassicurante alle luci della ribalta e rappresenta iconicamente la figura del maschio moderno, che non nasconde le proprie fragilità. In questo caso, però, a prevalere sono il coraggio e l’autoironia, attraverso le quali riesce a fare i conti col passato e accogliere persino qualche fallimento personale, rivalutando positivamente il proprio percorso.

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In Hotel Souvenir Dente coinvolge molti amici e si sente finalmente libero di esplorare anche territori musicali nuovi, seguendo nelle dieci tracce due direttrici tematiche principali. In primis la consapevolezza di una maturità in divenire, che si esprime in pezzi come Cambiare idea, dalle aperture a tratti quasi sanremesi, un manifesto dell’auto accettazione e della volontà di guardare il mondo da un’altra prospettiva, del mettersi in discussione e del prendersi cura (“che parlo sottovoce e penso troppo veloce, e peso meno di una piuma, devo prendermi cura di me”). Su questa scia di ‘autoanalisi’, anche alcuni ritmi insoliti, come l’imprevedibile incursione dance di Discoteca solitudine (“sali da me, a vedere la mia solitudine”), l’elettropop di Presidente e la confidenziale Abbraccio della Venere (“io trovo sexy il fallimento”) con un rimando ai Matia Bazar (“per un’ora da sola non so cosa darei”).

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E poi la ricerca del tempo che fugge, a partire dalla tambureggiante Dieci anni fa, nella quale lo sguardo sul passato non indulge nel pessimismo (“ma ti ricordi che dieci anni fa, io non volevo decidere, io volevo solo ridere, e tu, volevi stare lontana dai guai”) a La vita fino a qui, che ospita i Post Nebbia in una sorta di omaggio alla scuola cantautorale genovese, che incontra echi del Battisti più intimista (“cosa che c’è che non va, cosa c’è di diverso da vent’anni fa, è la stessa solitudine, le stesse nuvole, che non si muovono mai”).

La voglia di leggerezza, forse più nei suoni che nei testi, si esprime nella bossanova di Allegria del tempo che passa, con i Selton ai cori (“questa stupida paura di stare bene è la mia malattia”) mentre nella conclusiva Un viaggio nel tempo Dente dialoga rassicurante – e a tratti forse un po’ stucchevole – con un sé ragazzo (“la tua vita non sarà poi così male come pensi, basta che ci credi almeno un po’”). La ciliegina è il divertissement Il mondo con gli occhi, quasi una filastrocca che mette insieme le voci di Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV (Viviana Colombo), Ditonellapiaga e Dimartino.

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Hotel Souvenir è in sintesi un lavoro sincero, consapevole e autoironico, “suonato”, che scava nelle profondità del suo autore e in cui anche la musica gioca un ruolo importante. Un disco per tutti noi che condividiamo questa malattia della “paura di stare bene”.

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Last modified: 3 Maggio 2023