Bruce Springsteen – Wrecking Ball

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Rabbia, amore, dolore per l’amico sodale Clarence “Big Men” Clemons spentosi dieci mesi fa e amarezza non contenuta per il destino della sua nazione America e dei suoi figli che la crisi ha dilaniato insieme; il diciassettesimo disco in studio di Bruce SpringsteenWrecking ball” è insieme urlo disperato e pathos armonico d’Irlanda, un disco che è insieme sangue e speranza sotto un cielo plumbeo e triste, tredici tapes, tredici lamenti umani d’insondabile brivido, profondità e passione che si coagulano in un unico essenziale calore che è poi la cifra stilistica inconfondibile del Boss.

E all’interno ci sono anche i riferimenti agli anti-eroi della storia, le stelle senza coda che hanno tratteggiato pagine sonore o di carta della vita, il radicalismo di Woody GuthrieJack of all trades” come il furore SteinbeckianoShackled and drawn”, poi quello che come una ventata d’orgoglio infinito arriva dietro è apoteosi di fremiti e cronache che disegnano un’America nuda, un “naked lunch” sulla bocca ingorda del Dio Dollaro “Easy money”, una lista di ballate e out-style nate in precedenza per essere suonate con la sola chitarra acustica ma che poi in studio session si è voluto dilatarne il raggio d’azione per essere complici vaste di un inno vero contro le ingiustizie, le falsità.
Trema il Boss quando canta in “Death to my hometown”  “..hanno distrutto le fabbriche delle nostre famiglie/ si sono presi le nostre case/ hanno abbandonato i nostri corpi sulle pianure/ con gli avvoltoi che beccavano le nostra ossa…” o quando urla a vene gonfie che “..l’uomo è intrappolato nei debiti che nessun uomo onesto può pagare..” tra le righe della stupenda “Jack of all trades”, è una dimensione che fa saltare i polsi, come il gospel che incontra l’hip hop “Rocky ground”, ma è quando arriva quel pezzo di cuore in frammenti “Land of hope and dreams” dedicato all’amico di sempre, al magico sax della E-Street Band, il gigante buono Clemons che il disco lacrima davvero e che come una magia da chissà quale lassù, porta quel fascio di raggi sole ad illuminare l’America affondata del Boss con quel “domani splenderà il sole e passerà tutta questa oscurità”.  

Torna il Boss con tutte le inquietudini di un mondo spaccato, torna il Boss che al contrario di quando cantava “nessun posto dove andare e nessun posto dove correre” in Born in The Usa, sa dove colpire con i proiettili duri della sua poesia disillusa.  

 

Last modified: 7 Marzo 2012

9 Responses

  1. Max ha detto:

    5/5? E che è l’album del secolo?!? Ma dai un po di buon senso?!? Ma questo Sannella poi non hai dato voti sotto il 4! Almeno da quando leggo io. Mahhh desolazione

  2. Max ha detto:

    Oppure riceve solo ottimi dischi mi viene in mente, adesso devo proprio andare a sentire questo capolavoro sublime

  3. max sannella ha detto:

    Ciao Max faresti la fortuna di spacciatori anni settanta, per l’acidità che tieni in quei quattro neuroni che ti trovi si propositivo no maldicente altrimenti hai lo spessore di una cagata di verme

  4. max sannella ha detto:

    a e mettiti nome e cognome altrimenti sei un coniglione vigliacco come molti altri

  5. Franca ha detto:

    Un recensore dovrebbe accettare le critiche senza rispondere alla provocazioni, tra l’altro rispondendo in maniera schifosamente cafona. Pensiamoci prima di scaldarci per niente, se scrivi devi accettare le critiche altrimenti vai a fare altre cose, uomo perfetto.

  6. max sannella ha detto:

    Ciao Franchina ;D

    1. Franca ha detto:

      Invece di fare dell’ironia scrivi le recensioni per quello che ascolti e non per il nome dell’artista. Ed impara ad incassare le critiche.

  7. Pax ha detto:

    Ma questo è solito scrivere recensioni solo per il NOME, andatevi a vedere la recensione dei Litfiba! Altro che onestà!!!!!! Ma per piacere….

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