Axolotes Mexicanos – :3

Written by Recensioni

La brillante idea spagnola di parodiare il j-pop si scontra con brani alla lunga irritanti.
[ 12.03.2021 | Elefant Records | indie pop, twee pop, indietronic ]

Originari di Gijón, nelle Asturie, ma ormai stabilmente nella capitale spagnola, gli Axolotes Mexicanos miscelano un frizzante pop punk adolescenziale (basti vedere come hanno intitolato l’album) con leggera elettronica creando un suono giocoso e allegro che richiama immediatamente alla mente l’immaginario manga nipponico, mentre le liriche spaziano tra temi di tutt’altra natura, quasi aggressive, creando un contrasto quanto mai bizzarro.

Si pensi all’opening track, in cui le voci maschile e femminile si alternano su una base ripetitiva che pare tirata fuori dalla colonna sonora di un videogioco giapponese anni Ottanta, creando una fanfara trascinante e spensierata che in realtà canta tutt’altro (“perché con te una festa è proprio come un funerale”). Sono queste ambiguità i punti forti del disco che invece si appiattisce quando affronta temi frivoli in salsa pop punk (Cara de idiota, Verano en espiral) o quando prende di mira patetici temi quali l’amore sfruttando la materia indietronic (Vergüenza) sempre con allegria ma nulla più.

***

Molto più interessante il vorticoso caos di Que Te Pires, influenzato dal più delirante power pop nipponico, in cui gli spagnoli cantano con voce femminile quasi meccanica, atonale, a tratti irritante (“eri così insopportabile, non chiamarmi, non scrivermi, non aspettare che ti parli”).

Superata la banale ma gradevole Cuando_estoy_contigo, si passa per il più palese omaggio al pop punk giapponese di Oshare Kei, per arrivare al momento più languido del disco, No sé si llamarte, un brano in salsa emo tra i più lenti ed emotivi del disco, altrimenti caratterizzato da una certa frizzantezza potente (“Fanculo la tua vita”). Il pezzo va a braccetto col successivo (“sto pensando a te vorrei che tu fossi qui adesso voglio dirti quanto sei importante per me te ne sei andato non so cosa fare”) in cui cominciamo a renderci conto di una reiterazione lirica che inizia a farsi antipatica.

Ciò che sembrava un indizio, diventa una prova con Gotelé (“non so se seriamente hai detto che mi amavi e non so se era vero”). La banalità del tema (la fine dell’amore) e l’appiattirsi del suono cominciano a stancare e non si ha più traccia delle trovate simpatiche che ci avevano stupito all’inizio.

Gli spagnoli usano le loro idee migliori senza approfondirle ma utilizzandole come contorno alla banalità e solo il finale risolleverà le sorti del disco. Proprio il pezzo intitolato Ending tornerà a mostrarci il potenziale non sfruttato dei madrileni d’adozione: una formazione che, in questo nuovo album, mostra ancora come abbia avuto un’idea geniale senza la capacità di concretizzarla in musica.

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:3 è un disco fresco, divertente, allegro, in grado di farvi vivere con più leggerezza i tormenti adolescenziali ma è anche un atto d’amore verso il j-pop e una cultura molto lontana da quella spagnola. L’ironia presente nei testi spesso è soffocata dalla mancanza di alternative e nonostante sia chiaro che la “stupidità” dei brani sia cosa voluta, alla fine si resta con l’amaro in bocca per non aver ascoltato ciò che gli Axolotes Mexicanos sembravano prometterci in principio.

Ci saremmo aspettati melodie più accattivanti, brani più orecchiabili, temi più variegati, magari qualche commistione folkloristica spagnola, il tutto in questa salsa agrodolce giapponese che sembrava poter essere un incredibile punto di forza. Una sorta di parodia del j-pop che avrebbe potuto suonare più accattivante dell’originale ed invece dobbiamo accontentarci di un disco che, superata la fase “uh, che cosa figa”, annoia e irrita non poco. Nella speranza che il futuro possa regalarci una versione migliore di questa idea fantastica.

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Last modified: 5 Aprile 2021