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REKKIABILLY: in radio con il singolo “SISMA”

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Rockabilly, Swing, Jazz, Country, e Motown shakerati a dovere… il tutto assortito da tanta sana e imprevedibile sperimentazione.
In radio arriva “SISMA”
il nuovo singolo firmato REKKIABILLY!!!

Il secondo lavoro discografico per i pugliesi REKKIABILLY, prodotto dalla Protosound Polyproject e VOLUME! Records, è ormai pronto ad essere consumato dagli impianti di tutta Italia e non solo!
“Banana Split” è il rockabilly che lascia spazio ad influenze di ogni genere…
Undici brani di cui 9 inediti e due cover stravolte e arrangiate a dovere, come “Burn Toast and Black Coffee” di Mike Pedicin, che per l’occasione è stata tradotta in italiano in “Toast e Caffè Arrosto”, e lo strumentale “Six By Six” di Earl Van Dyke, pezzo tipicamente Motown scelto con coraggio dalla band per aprire la track list del disco.
Due brani che solitamente infiammano le feste Mods: una scelta per andare oltre la famosa ed inutile “lotta” tra rockers e mods.

“SISMA” è il primo singolo estratto da oggi in rotazione radiofonica…chiara la direzione della band, enfatizzando il disagio socio-politico degli ultimi tempi con un sound netto e notevolmente moderno.

Importante anche il lavoro grafico che confezionerà tutto il disco: un lavoro di assoluta originalità a cura dell’associazione di artisti “STILEMIO” nata nel 2008 per spaziare nel mondo della comunicazione e dell’organizzazione eventi. Un artwork realizzato utilizzando tecniche che vanno dalla fotografia digitale all’effetto speciale analogico…il tutto arricchito dal disegno a mano libera.

Rockabilly, swing, jazz, country e un bel po’ di sana quanto mai imprevedibile sperimentazione…
Arriverà nei negozi e sui palchi di tutta Europa “BANANA SPLIT”, il nuovo grande lavoro dei REKKIABILLY, prodotto dalla Protosound Polyproject, pubblicato dalla VOLUME! Records e distribuito per l’Italia da VENUS Distribuzioni.

REKKIABILLY – Official Site
http://www.rekkiabilly.com/

ufficio stampa
VOLUME! Records
PROTOSOUND POLYPROJECT – www.protosound.net
L’ALTOPARLANTE – www.laltoparlante.it

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Jolebalalla – Themocracy

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La Città di Castello si tinge ancora dei caldi colori in levare carribean col nuovo “Themocracy” dei miei conterranei Joleballa, umbri di corpo ma Giamaicani nel cuore, sangue e pensiero, un combo che da tempo agita i rumors reggae d’Italia e non solo e che, arrivati ad una maturità, una “generazione in più in avanti”, seguita a scaldare con la forza “biologica e d’anima” del reggae e dei suoi messaggi moltitudini e piazze, punto d’incontro tra liberazione ed estraniamento fisico, per ballare e ancora ballare tra le onde magnetiche dei suoi sinuosi dondolii estatici.

Appunto messaggi di popolo, esortazioni a levarsi in piedi, di riprendere la vita in mano, praticamente la conservatoria benedetta di questa Bibbia musicale, tutto dentro una atmosfera festosa e dancers, reggae allo stato puro e flavours freschi, integri mai stucchevoli come si penserebbe, ma anche nuovi proclami che riguardano la nostra fottuta società odierna, il “contro” l’omofobia, allo sfruttamento sessuale e alle pretenziosità del potere di assoggettare culture e sottoculture, uno j’accuse col sorriso della pace stampato in fronte e nel palmo delle mani; tredici motivi per pensare ed agitare il proprio corpo insieme, tredici strade ad alto contenuto atmosferico, prolissi di eccentricità e avvenenza, una continua esposizione al sole della Terra delle Terre, con Marley come protezione assoluta in ogni dettaglio, in ogni ciondolare di piacere misticheggiante.

Le verità che circolano in “La mia generazione”, lo stand-up come verbo da reintrodurre nel vocabolario umano “Ogni medaglia”, uno sguardo pietoso sull’Italietta svenduta “Che bella Italia”, il rispetto delle differenze sessuali “Mr. Babylon” o la bella “Money” in cui interviene Adriano Bono, ex-voce delle Radici Nel Cemento, fanno il punto focale dell’intero lotto in cui la forza gravitazionale si va a farsi fottere a discapito di una vorticosa sensazione di staccarsi dal metro di suolo in cui si sta in quel momento, ma non solo per un mero volo x volare come tanti, ma anche per vedere dall’alto delle visioni dei Jolebalalla il mondo come veramente dovrebbe essere per  girare come dovrebbe.

Ad ogni cambio traccia ci si lascia scappare un sorriso e si ingoia un magone per tanta ingiustizia che urla dintorno.

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Cripple Bastards – Senza Impronte EP

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Ultimamente la coerenza è una cosa che in molti hanno scartato per direttissima altri invece hanno fatto finta di averla imboccata. Purtroppo le leggi del mercato, l’ industria musicale e lo stesso i concerti live dalla poca affluenza hanno creato tristi condizioni che facilmente mettono qualcuno con le spalle al muro. I Cripple Bastards però non si sono scoraggiati, loro, l’ icona italiana del Grind hanno i piedi bel saldi: fermi nelle loro decisioni, nel loro stile e nel loro modo di suonare. Il loro essere determinati e la loro volontà li ha portati a sfornare ancora una volta, un interessante EP intitolato “Senza Impronta” e sentite qui, tramite la Relapse Records. Il mini disco, contenente cinque tracce, è un concentrato di potenza basato su veloci e graffianti riff, una batteria che sembra un rullo compressore e il buon Giulio “The Bastard” che da il suo solito colorito, insomma Cripple Bastards al 100%. Il disco è sfrenato, aggressivo e senza peli sulla lingua, nel senso che è il loro classico stile senza compromessi, sfacciato ed onesto. I Cripple Bastards sono la prova vivente che con gavetta, semplicità e coerenza si va avanti e ci si fa il nome e la fama, non per questo è uno dei gruppi della nostra nazione. Lunga  vita ai Cripple Bastards e che il continuo di “Senza Impronte” sia eccezionale come questo antipasto.

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La compilation Costello’s Molotov in uscita Mercoledì 6 Giugno in free download

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Ecco le band della compilation: Dust, Farmer Sea, Pocket Chestnut, Girless & The Orphan, Hola La Poyana!, Verily So, Abiku, Il Re Tarantola ed Emma Filtrino, MasCara, Ovlov, Motel 20099, North, Dropeners, STRi, The Churchill Outfit, Drama Emperor

Questo è il link per il download diretto della compilation da Mediafire (contente i pezzi, il comunicato e la copertina): http://www.mediafire.com/?w1rcvwgmbh393pu
Questo è il link Soundcloud per lo streaming e il download della compilation: http://soundcloud.com/costellosmolotov/sets
Questo è il codice per l’embedding (se possibile sul vostro sito):

Scaricate e ascoltate, è gratis.

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LUCA LOIZZI: in radio con il singolo “QUANDO MENO TE LO ASPETTI”

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“Quando Meno Te Lo Aspetti” è il primo singolo del cantautore pugliese Luca Loizzi estratto dall’omonimo disco d’esordio firmato dalla Tarock Records e promosso con il sostegno di Puglia Sounds

Luca Loizzi, per anni insegnante di lettere a Milano nel 2011 chiede ed ottiene il trasferimento al Sud, ora vive e lavora in Puglia, per quello strano fenomeno che alcuni chiamano “migrazione inversa”.
La sua ricetta musicale è ispirata dal vecchio e nuovo cantautorato francese, da Brel a Brassens, da Benabàr a Vincent Delem fino alla scoperta di Giorgio Gaber e di Nanni Svampa.
Oggi al suo esordio discografico con un disco omonimo in uscita il 30 Maggio per Tarock Records, promosso con il sostegno di Puglia Sounds.
In rotazione radiofonica in questi giorni con il primo singolo estratto dal titolo “Quando Meno Te
Lo Aspetti”, brano che rappresenta al meglio la scrittura dell’autore: una ballad in cui echi folk si intrecciano ad ironiche invettive nello stile tradizionale della canzone d’autore.
Registrato tra gennaio ed aprile del 2012 presso gli Studios LaVilla24 (Biscceglie/Trani) dal produttore Beppe Massara ed arrangiato dal chitarrista Nico Acquaviva, il disco rappresenta il frutto di una lunga collaborazione iniziata già nel 1998. I nove brani di cui si compone l’album, sono ispirati principalmente alla tradizione cantautorale italiana e francese nella sua versione più ironica e satirica, e rappresentano le tante e diverse anime dell’autore: le citazioni colte e letterarie si mescolano a metafore ardite, espressioni gergali, ricercati “non-sense” o idiomi stranieri che estrapolati spesso dal proprio contesto originario, creano così più livelli di comprensione e un “melting-pot” linguistico volutamente sarcastico e provocatorio, raccontando l’Italia di oggi decadente, ambigua, psicotica, ma pur sempre romantica.
La struttura minimale della composizione, pensata principalmente per voce e chitarra, si arricchisce di arrangiamenti diversi per ogni brano e di sonorità internazionali: swing, blues, folk e jazz latino caratterizzano le canzoni conferendo ad ognuna una propria identità, seppure esse trovino elemento di coesione nella peculiare scelta dello scat vocale nei ritornelli come nelle strofe e nel personalissimo stile cantautorale dell’artista.
La presenza di musicisti di primissimo piano non ha implicato necessariamente l’adozione di tecnicismi solistici nella struttura degli arrangiamenti che, al contrario, restano meno elaborati così da sottolineare le sonorità acustiche e favorire l’aspetto lirico dei brani.
Il disco alterna ballads a brani con andature veloci e ritmate e ad altre ancora, lente e cadenzate con improvvise accelerazioni.
L’Artwork del cd in digipack lucido, riproduce una tela di Dario Agrimi e ritrae Luca Loizzi in una posa classica ispirata all’iconografia tipica di “Orfeo” così da favorire l’impressione d’avere un mini-quadro fra le mani.

TAROCK Records – on FaceBook
http://www.facebook.com/associazionetarock

Questo album CD – “LUCA LOIZZI” – è promosso con il sostegno del P.O. FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE IV – PUGLIA SOUNDS

ufficio stampa
PROTOSOUND POLYPROJECT – www.protosound.net

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Doriana Legge – La lista di cose belle

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Quando ti arriva da recensire il progetto di una giovane donna, italiana, con l’ambiziosa peculiarità di cantare nella sua lingua e non nel solito inglese posticcio che maschera carenza di contenuti, non puoi che esserne felice. Se musicalmente, poi non ti tocca ascoltare il solito cantautorato femminile poppeggiante, ma qualcosa di più aggressivo e rock (e quindi più nelle tue corde), puoi pensare che sia il tuo giorno fortunato.

Trent’anni, abruzzese, già voce e chitarra dei Queer Dolls (formazione alternative rock attiva del 2005 con alle spalle numerose esibizioni live e un demo autoprodotto intitolato “La sindrome di Cassandra”).

Ecco Doriana Legge alle prese col suo progetto solista, un Ep di cinque tracce tutte rigorosamente cantate in italiano, con arrangiamenti che spaziano dall’elettronica al rock.
La realizzazione tecnica dei brani è assolutamente impeccabile: si può dissentire sulla scelta di lasciare indietro la voce, completamente sovrastata dagli strumenti, ma questa è, a mio avviso, la primissima cifra stilistica che si palesa all’ascoltatore. Altro elemento assolutamente distintivo che emerge è il timbro. Personale, per quanto rischi sempre di rasentare il già sentito, caratterizzato da un mix di calore e glacialità, di distacco e freddezza, ma anche di carezze avvolgenti.
Doriana non ha una grande estensione (o se ce l’ha, sicuramente non punta su quella in La lista di cose belle), né si lascia andare a vocalizzi o momenti di virtuosismo: le linee melodiche sono semplici e molto spesso rasentano il parlato. Le tematiche affrontate, purtroppo in modo neppure tanto originale, sono le solite: l’amore in primo luogo, naturalmente malato o per lo meno causa di dolore e l’incertezza dei nostri giorni.
Palinsesti, in apertura, è forse la canzone più particolare sul piano musicale: dissonanze piuttosto forti che sembrano accoglierci nel mondo della cantautrice, mostrandoci ambienti fumosi e colori desaturati, su un tappeto musicale insistente, ipnotico, di matrice elettronica, che continua ideologicamente anche in Scambisti alla deriva. Decisamente più scura è Frank, con distorsioni piene e calde che troviamo anche nella successiva Per un nuovo ecosistema. Chiude l’Ep La memorabile resa (dei conti), che sin dalle prime note dichiara il suo debito fortissimo con Carmen Consoli: la cantantessa è sicuramente la stella polare di Doriana, come si poteva notare anche nei brani precedenti, soprattutto per la costruzione delle linee melodiche della voce, ma in questa brano anche la costruzione testuale, certi termini impiegati, la dirompente femminilità vendicativa rievocano prepotentemente la catanese.
Non mancano spunti vocali imputabili più a Paola Turci (soprattutto la strofa di Palinsesti) o a Irene Grandi (Frank e Per un nuovo ecosistema), in un’alternanza di trasparente pulizia vocale e graffiante incisività.

Doriana Legge ha una bella voce, lontana dagli stilemi del belcanto leggero della musica italiana, e vanta ottime intuizioni per quanto riguarda gli arrangiamenti, ma si sente la mancanza in ogni traccia di un elemento orecchiabile, che comunichi direttamente con la componente più intima e pulsionale dell’ascoltatore e che non richieda di essere filtrato, capito, metabolizzato. Manca un vero ritornello insomma. E manca, soprattutto, un po’ di originalità, il quid che renda le sue canzoni capaci di comunicarci davvero qualcosa che non sia già stato detto da altri.

 

 

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Time to react – Goodbye romantics

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Questi quattro ragazzi hanno davvero energia e cuore da vendere e come dei novelli The Strokes mettono subito in chiaro che con la musica ci sanno fare, emulandoli in uno stile che a volte ricorda pure un po’ il Bruce Springsteen dei tempi migliori (quello di “The river” o di “Nebraska” per capirsi).

Tuttavia nel disco ci mettono molta farina del loro sacco ed ecco quindi che l’opening “The most important thing” impressiona già dalle prime note per la qualità dei suoni e l’originalità degli arrangiamenti (potrebbe persino a tratti farvi scatenare mentre l’ascoltate!).
Sicuramente meno intensa ma non per questo meno valida è “Play the game” che rievoca i fasti anni ottanta dei The Alarm pur essendo caratterizzata da una voce che però differisce molto in stile e timbro da quella di Mike Peters.

“Back in wight” (errore nel titolo?) inizia invece in maniera pacata per poi animarsi grazie a tastiere trascinanti che sovrastano il resto degli strumenti (ma diciamocelo, la cosa non è spiacevole, anzi!e chi lo dice che nel rock le tastiere debbano sempre essere sottotono?)e per poi concludersi con un’aggraziante chitarra.

“Damn me” è un vero e proprio inno alla gioia al contrario del titolo e a mio parere è forse l’episodio migliore di questo lavoro.

“Human falls” andrebbe forse un po’ ritoccata nei cori all’inizio ma per il resto funziona abbastanza bene, soprattutto nel ritornello in cui vi sembrerà che a cantarla sia Chris Martin dei Coldplay.

“Somebody left” è l’asso nella manica, che come farebbe un buon allenatore di calcio che gioca il suo jolly a metà partita, appare a far da spartiacque a questo disco.

La seguente “Dark in my soul” infatti è molto più calma delle altre tracce, una vera e propria ballad oscura, che sembra essere uscita dalla penna di Eddie Vedder dei Pearl Jam o addirittura dal padrino del grunge Neil Young, che sembra influenzarli molto anche nella successiva “Cry no more”, dal sapore a tratti anche country.

“Happiness” (felicità) è un titolo molto indovinato per una canzone che se fosse uscita ai tempi di “Mmm mmm mmm mmm” dei Crash Test Dummies avrebbe potuto tranquillamente potuto dare filo da torcere al gruppo canadese folk-rock originario di Winnipeg.

“Untitled” avvia l’ascolto quasi alla conclusione coi suoi quattro minuti dolci e malinconici, ma “Disarmed” è la giusta e degna fine di questo album che potrebbe avere fatto scovare gli eredi di Coldplay e Gomez.

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Antidoto Alla Noia – S/T

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Dalla bergamasca il suono arrogante e carnivoro degli Antidoto Alla Noia, combo molto versato alla sincerità del “motherfuckers” e agli arrembaggi sonici del loro – così definito – Busty  Pov Rap Core, una forma di rap-metal dai ritmi sincopati e schizofrenici nel quale si riversano tutte le rabbie e le convulsioni riottose degli anni 90 grind e le assenze alterate delle destrutturazioni armoniche Los Angelesiane del tempo.

Dieci tracce – in lingua ed in inglese – che spaccano devote soluzioni e mistificazioni, tutto è diretto come un’ upper-cut sui denti, un diretto ripartito che suggerisce disgusto, disillusione, bava e sangue, tutta la “metallocopea” che ancora impera in maniera forzosa e sfarzosa a tutti i livelli “incazzati veramente” del rock sopra le righe e, con tutta sincerità gli AAN ci vanno giù sul serio, fuori dalle approssimazioni modaiole, dentro uno spessore amplificato che riesce nel suo intento di far tremare e sudare come tante realtà metalliche sopra il parallelo della Uppsala Svedese; indubbiamente belva da palcoscenico, la band vive in un estremismo sonoro che tra RATM e psicologiche deviazioni d’attacco alla Urban Dance Squad, concentra tutta la “rozzezza” in un manifesto artistico di apocalittica realtà, in quella infernalia ossessa di mid-impegno e riscatto che disturba – per linea diretta come un grumo di sangue razziale – il bempensante orco della società da sottomettere, fregare e intontire.

Il disco omonimo di questa formazione-panzer è viscerale e senza mediazioni, un pogo continuo di urlo, screamo e vene spappolate che inveisce col rap-funk molto RHCP di “Dalla roccia”, si fa forte e in collisione frontale con l’acid-metal dei PanteraSuonano a morto”, “I lupi sono in città”, arranca nell’epicità del doppio pedale “Che il vento vi disperda” fino a spanciarsi nel basso che ulula la sua forma negligente di semplice ricamo sonoro “33 Giri graffiato”; un disco che imposta molto bene la propria personalità, la propria visione immediata di innalzare il nichilismo a livello di battaglia e che comunicare – a bombardamento serrato –  la sua analisi sui nostri maledetti giorni, non è altro che il vivere, morire e rinascere attraverso l’arte del loud anarchico, magnificamente fuori regola.

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“Diamonds Vintage” Eugenio Finardi – Sugo

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Sugo di Eugenio Finardi è stato l’album della giusta carica  in un anno teso e difficile. Un 1976 insanguinato dalle Brigate Rosse, sporcato dallo scandalo Lockead e bloccato da una crisi petrolifera che opprimeva  una già deleteria situazione sociale di conflitto sindacale. Un giovane capellone italo-americano munito di una voce di grazia gentilizia impugna la sua chitarra e, dopo un album già edito dalla Cramps nell’anno prima “Non gettate alcun oggetto dal finestrino” e prodotto dall’amico Alberto Camerini, riversa nelle piazze e nelle allora Radio Libere questo disco di rock e filettature jazz-prog che oscura per un lungo periodo tutte le scremature cantautorali che in quel dato momento si rifacevano alle poetiche esterofile e lontano dalla realtà contingente. Finalmente qualcosa di lotta scorrevole e testualità aderente, che riporta in vita la necessità di sognare e nel contempo di svegliarsi dal torpore fatalistico. Inno della gioventù con la sua Musica Ribelle, Finardi con le tastiere, il basso e chitarra del trio Fariselli, Tavolazzi e Tofani degli Area e due amici della sua band giovanile Il Pacco cioè Camerini alla chitarra e Walter Calloni alla batteria, denunciava con il sorriso di “un nuovo cantautore” l’urgenza di far sapere a tutti quello che a tutti era nascosto, la voce di una generazione che non voleva stare al gioco; e la cosa funzionò a dovere e una sorta di manifesto liberatorio cominciò a girare tra gli sconfitti del sistema  che rialzarono la testa per guardare negli occhi il demone da combattere. Non canzoni di lotta, ma canzoni alla portata di tutti, cantabilissime, gioviali e pensierose, ma con tutta la sostanza di colore in un buio pesto. Contraddistinto da una loquacità inverosimile, Sugo è una linea di confine tra rock, canzoni di amore e per l’appunto dettagli tecnici progressive che in quell’anno di grazia – sull’onda dei grandi suoni che arrivavano dall’Inghilterra – cominciavano a volare di moto proprio Quasar . La creavità , la “Fantasia al potere” bussava forte in quei frangenti e canzoni come La radio, La C.I.A. e Sulla strada aprirono un varco di novità assoluta, un nuovo progetto di “cantautorare” la vita reale senza ricorrere – come era stato fatto fino allora – ad impeti di prolissicità testuale politicizzata né slogan d’arrembaggio. Ma è purtroppo una carica questa di Sugo destinata ad esaurirsi già con il successivo album Diesel, dove Finardi non saprà più replicare, se non cedendo alle lusinghe del pop, la voglia di esserci e contare tutte “quelle facce da bambino e i loro cuori infranti”.

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NoMoreSpeech

Written by Interviste

Ecco che sulle pagine di Rockambula approdano anche i NoMoreSpeech, la nuova band di Alteria, l’ affascinante conduttrice di programmi in onda su Rock TV, Rai 5 e Rock’n’Roll Radio, nonché membro dei Rezophonic. Nella seguente intervista conosceremo meglio il gruppo mettendo a fuoco anche alcuni interessanti retroscena.

Ciao Alteria e benvenuta su Rockambula. Anzitutto perché non ci dici come è nato il progetto NoMoreSpeech?

Alteria: Ciao, ci siamo formati tra il 2006 e il 2007. Io e il bassista suonavamo già insieme e in poco tempo abbiamo trovato batterista e chitarrista per andare in giro a fare serate. E infatti abbiamo iniziato subito con tanti concerti. Poi durante una prova in sala è saltato fuori il nostro primo pezzo composto da noi (Picture of Gold) quasi per caso da una ritmica jungle che il batterista stava provando…e da lì è partito il tutto.

Riguardo al vostro omonimo cosa ci dici, dove è stato registrato e soprattutto come si sono svolte le varie fasi di mixaggio e registrazione?

Alteria: Il disco lo abbiamo registrato, mixato e fatto il mastering ai Massive Arts Studios di Milano nel quale abbiamo passato 15 giorni praticamente giorno e notte a registrare prima e a fare il mix poi….una specie di tour de force piuttosto impegnativo ma che ci ha dato tante soddisfazioni!!! Il disco abbiamo cercato di farlo suonare piuttosto live e caldo e “di pancia” senza trastullarlo e editarlo troppo in post produzione…e ci piace assai così… L’unico pezzo che non abbiamo fatto al Massive è Picture of Gold che avevamo registrato in precedenza da altre parti e poi mixato al Massive e fatto il mastering a Los Angeles.

Chi si occupa dei testi e di cosa trattano?

Alteria: Dei testi mi occupo interamente io. Parlo di esperienze e riflessioni personali in modo piuttosto diretto cercando di renderle condivisibili e universali.

Sei una ragazza dalle mille risorse  oltre che super attiva ma riesci a dividerti il lavoro tra i NomoreSpeech, i Rezophonic, Rock TV e la radio?

Alteria: Diciamo che sono sempre iper attiva….tra i tanti concerti fortunatamente, la televisione (Rock TV e RAI5) e la radio (rocknrollradio) sono sempre in giro! La mia prima e più forte passione è la musica e ovviamente cantare e stare su un palco…in tv ci sono finita quasi per caso…

A tuo parere Rock TV ha influito sul vostro successo?

Alteria: Intanto non parlerei di successo…non facendo un genere così commerciale e non essendo un gruppo mainstream i canali sono pochi e la visibilità è ridotta. Diciamo che di concerti ne abbiamo sempre fatti tanti e speriamo sia sempre così, ormai i live sono quasi l’unica risorsa per una band che vuol promuovere la propria musica. Il mio lavoro a Rock TV mi ha sicuramente dato una certa visibilità anche se alla fine essendo un canale a pagamento è diffuso fino a un certo punto. E spesso questa cosa è un’arma a doppio taglio per chi ascolta rock…è facile dire “ah, è quella di rock tv…si è messa pure a cantare…” e magari sei più conosciuta in un certo ambiente come “quella che lavora in tv” quando è il contrario, nel senso che canto e giro i palchi di tutta Italia da una decina di anni e la tv è arrivata molto dopo. Quindi ci possono essere pregiudizi rispetto al mio lavoro di cantante che magari è visto come secondario o un qualcosa che faccio solo per hobby…

Che emozione provaste quando suonaste sul palco dell’ Heineken Jammin Festival?

Alteria: Tanta. A parte la cornice e la vetrina importante, era la prima volta che suonavamo dal vivo molti brani che poi sono finiti sul disco quindi ci tenevamo particolarmente. E direi che non poteva avvenire in un posto e in un momento migliore!

Un po’ di tempo fa vidi un vostro show a Napoli, al Sea Legend di Pozzuoli. Un grande show veramente ma tu ti aspettavi tutte quelle persone?  Nel vostro minitour, in quale città siete stati accolti con più “calore”?

Alteria: Diciamo che ci sono delle realtà, dei locali e dei festival che sono vivi e interessati alla musica dal vivo ed è sempre un piacere, anzi una goduria…., esserci e parteciparvi! Al Sea Legend ci siamo divertiti molto, la gente ha reagito alla grande e speriamo di tornarci presto…magari quest’inverno! In questa tranche di date ci siamo sempre divertiti e ovunque la gente ci ha accolti alla grande, che è la cosa più importante quando sei in giro, sentirti a tuo agio sopra e sotto il palco! Al sud per ora abbiamo girato poco (Latina, Napoli, Bari) ma vorremmo quest’inverno tornare e girare un po’ di più, il calore è tanto!

E invece del video “Think or Feel” cosa ci dici, chi si cela dietro questo lavoro? Infine avete intenzione di girarne un altro?

Alteria: L’idea è nata da me e Nando (bassista) l’estate scorsa in spiaggia…Lui aveva visto la location (piuttosto particolare, un albergo in disuso piuttosto vintage e rimasto come 40 anni fa) e da lì siamo partiti a scrivere il soggetto e poi la sceneggiatura. Anche la produzione, anche esecutiva, anche è opera nostra. Il lavoro è stato poi svolto in una intera giornata da ottimi professionisti e  grandi amici che si sono prestati alla causa! Ora stiamo valutando se girare un altro video (piuttosto informale e un po’ “fuori” dagli schemi sta volta….) solo per diffusione virale su web senza promuovere il brano come singolo quest’estate oppure aspettare settembre-ottobre e uscire con altro signolo e video…si vedrà!

Nei prossimi giorni dove suonerete?

Alteria: Ora siamo una attimo fermi, abbiamo qualche data sparsa ma non un vero e proprio tour. Per quello riprenderemo probabilmente a Novembre, per adesso in ballo abbiamo qualche progettino e impegno.

Bene Alteria, l’intervista si chiude qui, concludi come meglio ti pare…

Alteria: Intanto grazie mille per l’intervista e un saluto a tutti i ROCKAMBULARI….e speriamo di tornare dalle vostre parti live! Vi faremo sapere, come nei colloqui!!!! STAY ROCK

 

 

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GREENPEACE con ADRIANO BONO E I MEGANOIDI

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“UN SINGOLO DI DENUNCIA AL CARBONE DI ENEL”

ROMA, 29.05.12 – Un concentrato di ska, rock e reggae, frasi di denuncia e un killer del clima dall’anima nera come il carbone. Sono gli ingredienti di “È nell’aria”, l’ultimo lavoro musicale di Adriano Bono nato dalla collaborazione con la campagna www.Facciamolucesuenel.org di Greenpeace. Il singolo, prodotto insieme alla Torpedo Sound Machine e che vede la partecipazione dei Meganoidi, lancia in musica un messaggio inequivocabile: Enel è la prima azienda in Italia responsabile dell’uso del carbone, la fonte più dannosa per il clima e la salute dell’uomo.

«La musica è un megafono potente, e una singola canzone può superare le censure e arrivare molto lontano. Quando Greenpeace mi ha chiesto di dare un contributo alla sua campagna per la salvaguardia dell’ambiente e della nostra salute, ho subito accettato con entusiasmo. – spiega Adriano Bono – Forte dell’esperienza di ‘Artisti Contro il Nucleare’, sono convinto che gli artisti debbano essere in prima linea in queste battaglie di civiltà e democrazia. Venerdì primo giugno al Piazzale del Verano a Roma, ci sarà un grande spettacolo live con la Torpedo Sound Machine e molti altri ospiti. Gireremo le riprese per la realizzazione del video-clip della canzone. Chiunque è interessato può partecipare e farne parte».

La campagna www.FacciamoLucesuEnel.org, partita lo scorso 29 marzo, vede Greenpeace impegnata in un’investigazione a trecentosessanta gradi sui danni e i costi che il business del carbone di Enel infligge al nostro Paese. Gli impatti ambientali, climatici e sanitari dell’energia prodotta dall’azienda utilizzando il carbone sono altissimi: 366 morti premature nel 2009 e danni stimabili dell’ordine di quasi 1,8 miliardi di euro in quello stesso anno. E questa è solo una parte dei risultati pubblicati da Greenpeace nel rapporto “Enel, il carbone costa un morto al giorno” [1].

«La canzone di Adriano Bono è un modo molto coinvolgente per esprimere un atto di denuncia chiaro e forte: il carbone uccide il clima, distrugge l’ambiente, fa ammalare le persone. Enel usa quella fonte killer per produrre, in Italia, quasi metà della propria elettricità. Dire basta a tutto questo è un atto di coraggio imprescindibile, anche in musica. Per questo Greenpeace è davvero grata a Bono e ai Meganoidi che l’hanno affiancato» – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.
Con i suoi piani di investimento nel carbone, Enel rappresenta un ostacolo alla rivoluzione energetica di cui l’Italia ha bisogno. Per questo Greenpeace chiede all’azienda la progressiva eliminazione della produzione elettrica da carbone entro il 2030 e la sua sostituzione con energie rinnovabili.

Adriano Bono e Greenpeace presenteranno live il singolo “È nell’aria” al concerto del 1 giugno a Roma. Ore 21, piazzale del Verano – zona San Lorenzo.

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FASANO JAZZ ’12 – XV EDIZIONE

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Entra nel vivo lunedì 4 giugno 2012 il Fasano Jazz 2012: dopo le prime due serate all’aperto si passa al Teatro Kennedy, storica e amata location del festival. Annunciato da tempo e atteso con grande curiosità per la sua prima partecipazione fasanese, Paolo Fresu purtroppo non sarà presente: il popolare trombettista ha annullato numerosi concerti per motivi di salute e sarà in convalescenza presumibilmente fino all’8 giugno. La terza serata del Fasano Jazz è comunque confermata, il Teatro Kennedy sarà la sede di uno splendido concerto all’insegna del giovane jazz italiano.

Dopo le prime due serate all’insegna di varie proposte blues, rock e jazz, arriva al Teatro Kennedy l’inarrestabile performer vocale Boris Savoldelli. Già ospite di successo nell’edizione 2009, il bresciano è uno dei più affermati sperimentatori della voce internazionali degli ultimi anni: autore di fortunati tour stranieri, aprirà la terza serata con i brani dei suoi album Insanology e Biocosmopol itan, pubblicati dall’americana Moonjune e orientati alla fusione jazz, pop, funk e soul, con gli inconfondibili giochi vocali ai loop.

In chiusura Fasano ospita il nuovo progetto di due “young lions” del jazz nostrano: Giovanni Guidi e Gianluca Petrella. Il primo, giovanissimo pianista di Foligno, è diventato un nuovo punto di riferimento per il pianoforte in Italia. Classe 1985, Giovanni Guidi ha guadagnato grande notorietà grazie alla collaborazione con Enrico Rava, che dice di lui: “Quando intuisco le doti di un giovane,lo coopto subito. Ma non è altruismo, mi diverto molto a suonarci. Vivendo in divenire ho bisogno di essere sorpreso e Giovanni Guidi è come Bollani e Petrella: mi stupisce ogni volta”. Guidi è anche membro della Cosmic Band di Gianluca Petrella, una delle compagini più originali e autorevoli del jazz europeo, vincintrice più volte del Top Jazzcome formazione dell’anno. Il leader Gianluca Petrella non ha certo bisogno di presentazioni: il trombonista barese (1975) in poco tempo è diventato uno dei protagonisti del panorama jazz mondiale grazie a una notevole discografia e a collaborazioni importanti anche al di fuori del jazz. A Fasano i due proporranno uno spettacolo per pianoforte e trombone che desterà stupore e sorpresa.

Dall’1 al 9 giugno 2012 lo storico appuntamento di Fasano Jazz propone il meglio del jazz italiano e internazionale con un’attenzione speciale a contaminazioni varie. Per festeggiare 15 anni di attività la direzione artistica guidata da Domenico De Mola (con la preziosa collaborazione tecnica e amministrativa dell’Associazione Le Nove Muse) punta a una durata più lunga: Fasano Jazz 2012 presenta ben sei appuntamenti, fortemente voluti dall’Amministrazione Comunale – Assessorato alle Attività Culturali. Per la quarta serata, mercoledì 6 giugno, l’atteso tributo ai Pink Floyd con i FluidoRosa.

Gli altri appuntamenti:

Mercoledì 6 giugno 2012
Teatro Kennedy
ore 21.00
5 Euro

FLUIDO ROSA: ‘A HOMAGE TO PINK FLOYD’

Gabriele Marciano: voce & chitarra acustica
Maurizio Perfetto: chitarre
Danilo Cherni: tastiere, programmazione, cori
Adriano Lo Giudice: basso
Derek Wilson: batteria
Roberta Lombardini: voce
Cristiana Polegri: sassofono & voce

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Giovedì 7 giugno 2012
Nuovo Teatro Sociale
ore 21.00
5 Euro

MICHIEL BORSTLAP solo

feat. ROBERTO GATTO
– esclusiva per Fasano Jazz 2012: unica data internazionale –

first set
Michiel Borstlap: pianoforte

second set
Michiel Borstlap: pianoforte
Roberto Gatto: batteria

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Sabato 9 giugno 2012
Teatro Kennedy
ore 21.00
10 Euro

AREA INTERNATIONAL POPULAR GROUP

feat. MARIA PIA DE VITO

Patrizio Fariselli: tastiere
Paolo Tofani: chitarra
Ares Tavolazzi: contrabbasso & basso elettrico
Walter Paoli: batteria
Maria Pia De Vito: voce

Direzione artistica:
Domenico De Mola

Mediapartners:

JAM: http://www.jamonline.it
Drumset Mag: http://www.drumsetmag.com
Dusk: http://www.dusk.it
L’Isola della Musica Italiana: http://www. lisolachenoncera.it
Jazzitalia: http://www. jazzitalia.net
MovimentiProg: http://www. movimentiprog.net
SpazioRock: http://www. spaziorock.it

Informazioni:

cultura@comune.fasano.br.it
Tel. 080-4394123

Fasano Jazz:

Fasano Jazz 2017

Synpress44 Ufficio Stampa:
http://www.synpress44.com
E-mail: synpress44@yahoo.it
Tel. 349/4352719 – 328/8665671

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