Anche l’ arte vuole la sua parte! con Massimo Desiato alias Teschio Urbano

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Intervista con Massimo Desiato alias Teschio Urbano, artista emergente della scena alternativa pescarese. Un lungo film noir anni ’30 nato tra ricordi di un’infanzia fatta di block notes pieni di schizzi e dark substance in continua evoluzione verso sperimentazioni plastiche sociali.

Ciao Massimo. Raccontami subito chi sei e chi è Teschio urbano.

Sono uno sperimentatore..mi piace giocare con le forme, con la materia, associarle per darle nuova vita; Teschio Urbano è uno degli alias con cui mi piace giocare.

Parlaci della tua arte. Com’è nata la tua passione? A che punto della tua vita artista, del tuo percorso, pensi di trovarti? Credi di essere già riuscito a sviluppare uno stile personale? Quali sono le tue tecniche predilette.

La mia passione nasce dai block notes che mi riportava mio padre dall’ufficio, mi diceva disegna e quando tornava, erano già tutti pieni. Il percorso è stato molto lungo e spesso dispersivo, era legato più ad un fatto di riproduzione di quello che vedevo, mentre negli ultimi anni ho scoperto la passione dell’interpretazione personale, la curiosità per i materiali più disparati, sapere come nascono e quali processi riescono a trasformarli sia nella forma che nella sostanza. Lo stile personale credo sia solo una delle tante parole per catalogare le idee, non credo sia fondamentale, credo conti più trasmettere un’emozione, riuscire ad entrare ‘dentro’ senza citofonare al cognome giusto ma semplicemente dicendo “ sono il fioraio”, lasciare e scappare. Le tecniche utilizzate sono ispirate a principi di riutilizzazione di materiali di scarto, la matericità e le straticromie sono senz’altro tra le mie preferite.

La tua vita ruota attorno alla città di Pescara. Credi che Pescara ti abbia aiutato o limitato con i tuoi progetti creativi? Qual è la situazione culturale attuale del capoluogo e come, la stessa, è cambiata negli ultimi anni?

Senz’altro mi ha insegnato a fare delle scelte anche in ambito creativo, la situazione culturale credo sia in evoluzione; si pensi per esempio all’Ex Aurum, al Museo Laboratorio a Città Sant’Angelo, all’Ex Mattatoio, allo Spazio Pep Marchegiani. Riutilizzare gli spazi è fondamentale in una città che presenta ancora tantissimi spazi da riqualificare.

C’è un qualche rapporto tra la musica e le tue creazioni?

La musica ha sicuramente un posto molto importante perché mi permette di relazionarmi con le idee di persone che hanno scelto di vivere di bellezza.

Come nascono le tue opere? Hai una musa, delle fonti d’ispirazione precise. Che importanza e che ruolo hanno contaminazione e “citazionismo” (penso agli omaggi a Slinkachu, ad esempio)?

Nascono dal bagaglio culturale e dalla voglia di sperimentare con le proprie mani, sporcandosele; ho la fortuna di essermi avvicinato agli stilemi e alle catalogazioni con la curiosità di un bambino seduto per terra a disegnare. Le mie muse sono i dettagli della vita, quelli che ti permettono di capire l’anima delle cose come ad esempio quando ti accorgi che il rumore dell’uovo con la mozzarella che cuoce produce lo stesso suono della puntina su un disco degli anni 30 o un aquilone multicolore sfracellato contro un pino un aquilone multicolore sfracellato contro un pino un aquilone multicolore sfracellato contro un pino, quando ti cade l’occhio su un aquilone sfracellato contro un pino o ti soffermi a guardare l’acromion di una persona che ti parla insistentemente di politica. La contaminazione è ovvia, mi piace pensare a quello che succedeva a Brajo Fuso, che dipingeva le sue Straticromie a metà degli anni quaranta e nella seconda metà degli anni cinquanta, essendo completamente all’oscuro dell’esistenza del dripping praticato dall’altra parte del mondo da Jackson Pollock già dal 1946 ma anche a Burri, Rotella, Fontana, Thierry Mugler, Alexander McQueen, Vivienne Westwood.

Quali sono le principali difficoltà che ti capita di affrontare nel tuo lavoro, sia a livello creativo sia espositivo?

Riuscire a trovare persone che vogliano mettersi in gioco senza pensare ai soldi.

L’arte è prostituzione, diceva Baudelaire. Si può (soprav) vivere oggi, solo della propria arte?

Non credo sia possibile, però spero sempre di dare un’emozione prima di tutto, è l’unica cosa che la gente ti può offrire spesso.

Navigando nel tuo sito www.teschiourbano.com una delle prime cose che si nota è una citazione di John Milton da “Il Paradiso Perduto”, libro I, vv 59-69. Perché questa scelta?

La citazione è straordinariamente pertinente ad un mio progetto intitolato HE’LL in cui cerco di mettere in luce gli inferni personali attraverso l’arte. Le tematiche trattate sono: la vita di una geisha, l’anoressia, la malattia mentale e quella fisica, la vita di un clochard, l’omosessualità, la violenza sulle donne, la vita di un musicista, di un alcolista, di un carcerato. Ogni tematica sarà trattata singolarmente e rappresentata sotto diversi aspetti, che vanno dall’arte pittorica, alla scultura e all’arredamento passando dalla poesia e dalla performance.

Tra i tuoi diversi progetti o percorsi artistici hai spesso trattato tematiche sociali anche molto complessi come malattia o anoressia. Pensi che l’arte figurativa possa o debba avere anche una funzione sociale? O la scelta è dovuta ad altro?

Come ti dicevo l’arte non può distaccarsi dalle emozioni perché è proprio lì che nasce e si sviluppa, trovo che dare un significato a quello che si fa con un risvolto legato ad una tematica sociale sia fondamentale, anche semplicemente per parlarne e capire quanto siamo tutti legati a stretto giro di boa.

Guardando alcune delle tue opere (“L’Inferno di Ana” su tutte) sembra emergere una predisposizione per la materia oscura, dark, gotica, il rosso sangue e il nero. Figure antropomorfe ma demoniache. Tuttavia, conoscendoti, sembri una persona estremamente solare. Come mai questo contrasto?

La personalità di ognuno di noi offre dei contrasti importanti spesso levigati da remore, cosa che non si può fare con un’opera d’arte, risulterebbe piatta e scialba utile solo all’ego dell’artista.

Ho notato che spesso leghi le arti figurative, pittura e scultura, con la letteratura (scritti, poesie, ecc…) quasi come per evitare ogni forma d’interpretazione distante dal messaggio che vuoi mandare con le immagini.  Timore di essere frainteso o cosa? Non rischia di essere limitante per l’arte, la sua spiegazione (non ovviamente sotto l’aspetto tecnico ma piuttosto sotto quello emozionale) o credi che un punto di partenza debba comunque essere fornito dall’artista per permettere a chi osserva una maggiore partecipazione?

Credo sia importante legare all’opera quando è possibile un altro punto di vista, quello della scrittura è sicuramente uno dei più efficaci. I fraintendimenti non possono esistere, penso che si tratti, per lo spettatore, più che altro di associare una sua emozione a quello che vede.

Che cos è Arte?

Una forma di linguaggio.

Quanta importanza ha il web per la diffusione dell’arte e quanta importanza dai tu ad internet?

Non se ne può fare a meno, lo considero un’arma importante.

Dove possiamo ammirare i tuoi lavori?

Per il momento, dopo aver dato spazio al mio ego in alcune manifestazioni, credo di dover iniziare a gestire in modo più accurato le mie esposizioni dandogli un significato completo. Non parlo del MOMA ma comunque di spazi dove possa esprimere al meglio l’unicità.

I tuoi prossimi progetti?

Mi sto focalizzando sulla sperimentazione della plastica nelle sue forme più diverse e sulla street art.

Tra due minuti squilla il tuo telefono. È un tizio di Telemarket. “Blablablablablablablablablablablablablablabla… Da domani inizi a lavorare per noi. Avrai un fisso di € 1300,00 al mese e dovrai consegnarci dieci opere a settimana (che diventeranno di nostra proprietà)”.  Che rispondi?

La ringrazio ma non lavoro su commissione, buona giornata.

Dimmi quello che avrei dovuto chiederti e non ti ho chiesto? Poi, se vuoi, rispondi.

Potevi chiedermi perché continuo a farlo.

Last modified: 4 Maggio 2012

One Response

  1. Antonello ha detto:

    l’arte di Teschio Urbano Art è espressione del tormentato incubo noir che travolge l’artista nella sua infanzia e come un ricordo tra sogno e realtà riaffiora e si materializza in opere strepitose!!!

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