The Sickle – Get Bigger Last Longer

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Riecco a rodere le orecchie e l’underground quelle simpatiche canaglie dei padovani The Sickle con il nuovo lavoro “Get Bigger Last Longe”, distillato punk-rock che, per l’energia sprigionata e anche per dargli una plausibile classificazione, supera sulla distanza quel già straordinario esordio che fu Hung upto dry del 2011, un “frastuono sonante” che li pose all’attenzione allargata tanto che ora sono di nuovo in giro con un ghigno raddoppiato, laidi, dolci e velenosi e al timone di  una nuova marea di bordate elettriche che lasciano il segno.

Il trio non smette di frequentare le zone caratteristiche dei Novanta del punk’n’roll californiano, riprende l’espressionismo distorto e melodico come un accasamento sicuro e già rifugio dei toni ferrati ma mai violenti di Offspring, Blink 182, Sum 41, ma anche una tracklist che fa intravedere inserti e zeppe blues, hard rock e l’ingresso di una “spiritualità” rokkettara alla Foo Fighters, quella sentimentalità col jack innestato nel cuore “Electricity”, “If I were humble” che li americanizza ancora di più, che ce li strappa virtualmente dal patrio suolo (eufemismo patriottico?); si perché per loro la dimensione nostrana gli va stretta, il loro sound è concepito per  grandi spazi, grandi folle e continenti “incontinenti” di vederli in live forsennati e in preda del sacro fuoco del rock, una di quelle cosi dette “band emergenti” che non avrebbero nulla a che vedere con l’emergenza, nati già grandi e maturi da spaccare il culo a pletore di banderuole armate di cazzate e masturbazioni amplificate.

Dopo aver consumato giri su giri “At a time”, ballata agrodolce che sonorizza il video in circolazione scelto personalmente da Alex Zanardi e che ne racconta le gesta poi si fanno i conti con l’hard rock che invade “C’mon”, con il vacuum di un Billie Joe Armstrong che solfeggia indifferente tra la partiture di “Wake me up break me down” e “My own doom” , uno stupendo sguardo oltre confine sulle orme ritrovate di piacevoli Go Go DollsConfused”, immaginifica ballad strappalacrime per poi stordirsi definitivamente nella bonus track (rilettura acustica della traccia sopra) che senza tanti panegirici, solo un giro mid-acustico, qualche cembalo ad arbitrarne il tempo easy-freak, e la sensazione netta di un mondo che momentaneamente ha staccato la spina da qualsiasi cosa che possa rompere i coglioni “Wake me up break me down acoustic”.

Grandi questi The Sickle, sono di nuovo in giro a suonare ancor più grandi numeri, e magari non sanno interamente che queste undici tracce sono i sintomi reali di un altro piccolo capolavoro del suo genere. Consigliatissimo a tutti.

Last modified: 19 Settembre 2012

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