Vincenzo Scillia Tag Archive

Ideogram – Raise The Curtain

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E’ vero, le parti del nostro essere sono fatti sia da quelle buone che da quelle cattive. Ed è anche vero che tutti noi in un certo senso indossiamo una maschera che forse nasconde il nostro lato quieto o forse quello aggressivo e violento. Gli Ideogram si fanno avanti per farcelo notare e lo fanno con stile, attraverso un Gothic Metal sperimentale per cosi dire che strizza anche un po’ l’ occhio al Prog. Per dirvi, i Sonia Scarlet dei Thetres Des Vampires apprezzerebbe la proposta di questi cinque ragazzi che si prestano a queste sonorità tra il cupo e l’ aggressivo. Gli Ideogram si fanno notare attraverso un demo di cinque tracce che suscita davvero strane sensazioni.  Trattasi di “Raise The Curtain”, un mini disco dalle mille attenzioni e lavorato veramente nei minimi particolari: partendo dalle tematiche per passare al sound e concludere con le registrazioni ed i mixaggi. Sarò sincero: in quest’ ultimo periodo difficilmente ho ascoltato dischi che sono riusciti a far conciliare cupezza ed aggressività, gli Ideogram sono riusciti attraverso la candida voce di Opera, quella in growl di Kabuki e quella in scram di Grang Guignol, (il tutto chiaramente condito con la potenza della chitarra e le melodie della tastiera) a mettere in accordo i due stati dell’ essere. Le tracce si fanno ascoltare con molta scioltezza senza annoiare, anzi, dopo il primo ascolto viene subito la voglia di far ripartire il lettore con “Raise The curtain”. Insomma, se questo è il biglietto da visita  degli Ideogram, vale a dire che da loro possiamo aspettarci solo ottimi risultati, con l passare del tempo faranno un po’ d’ esperienza,di questo passo il loro prossimo disco sarà un capolavoro. Per adesso godetevi “Raise The Curtain” e date un opportunità a questi cinque ragazzi, che, credetemi, la meritano.

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Dperd – Kore

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I Dperd hanno vagato molto nell’ oscuro Underground e tutt’ oggi lo fanno con il loro cupo Rock inspirato da capisaldi come Cure e Cocteau Twins. Il paradosso dei giorni nostri lo sappiamo quasi tutti oramai: la buona musica, quella composta col cuore, partorita da brillanti artisti che se ne fregano dei dati di vendita vaga sempre nel buio, ciò dimostrato dal fatto che questo eccezionale gruppo è in circolazione dal 2003, data in cui uscì il loro primo disco con il nome Dperd, perché ricordiamo che inizialmente il gruppo nacque nel 1991 ma con il moniker diFear Of The Storm.  Dopo tanti anni il duo è ancora attivo e con diversi album nel repertorio, tutti proposti in maniera davvero originale.  Valeria e Carlo tornano  a distanza di tre anni dall’ ultimo “Io Sono Un Errore”, con un disco nuovo di zecca e colmo di chicche, questo è “Kore”. La formula magica ha alla base un tocco di sano Gothic Rock oldschool, quello sul filone della New Wave per intenderci, aggiungeteci un pizzico di Romanticismo ed il tutto amalgamatelo con la soave voce di Valeria, da qui nasce la magia del disco. E’  vero non ci sono chissà quali riff o assoli, ma le melodie e le atmosfere presenti in  “Kore” sono di una dolcezza impressionante, il coinvolgimento è immediato ma la cosa grandiosa è che una canzone tira l’ altra senza mai annoiare. Difficile indicare una traccia piuttosto che un’altra perché tutte hanno qualcosa da far notare, da far sentire, al massimo potremmo dire che “Mi Riaccenderò” è quella che con la sua melodia più ti trasporta oppure che “Sono Qui” è cosi riflessiva da farti sedere su di una poltrona dinanzi un camino e cominciarti a far pensare a di tutto e di più. Insomma per esser compreso “Kore” va ascoltato tutto ad un fiato in silenzio e con attenzione, solo cosi potrete imboccare questo  viaggio dei nostrani Dperd. La My Kingdom Music ci ha visto giusto ancora una volta, un gruppo del genere nel loro team non può che portare benefici.

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Intervista Mombu

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I Mombu tornano a farsi sentire, ormai sono una realtà concreta e vogliono dimostrare quanto fanno sul serio, tanto da rivedere il loro debut album e riproporlo con dei miglioramenti. I segreti e l’ andazzo della band sono svelati in questa ghiotta e gustosissima intervista. Ai microfoni abbiamo Luca T. Mai  che tra una chiacchiera e l’ altra ci toglie diversi dubbi.

Ciao ragazzi e bentornati su Rockambula. Direi di cominciar subito a parlare di “Zombi”, il vostro nuovo disco, che effettivamente è un miglioramento, una modifica del vostro debut album. Perché non ci illustrate le differenze tra i due lavori?
LUCA: Ciao e grazie per ospitarci di nuovo . Mombu , il disco omonimo, è nato in corsa, parlo delle registrazioni e quindi non siamo riusciti a ricreare il suono che volevamo e poi mettici pure che lo abbiamo prima pubblicato e poi suonato live, di solito, con i rispettivi gruppi ( Zu e Neo ) abbiamo sempre fatto il contrario. ‘Zombi’ è nato dopo praticamente quasi un anno di continui live dove il suono generale della band si è rafforzato e di conseguenza abbiamo capito come doveva suonare il disco. Solo che un remix non bastava secondo noi, e cosi abbiamo chiesto ad alcuni amici di partecipare sui brani e con questa occasione di una nuova uscita, abbiamo deciso di mettere una bonus track, nello specifico ‘Zombie’ di FelaKuti, che è diventata ‘Zombi’ dei Mombu con ospiti Giulio The Bastard dei CrippleBastards, Marco “Cinghio “ Mastrobuono, chitarra dei Buffalo Grillz, basso dei Hour of Penance e dei The Orange Man Theory, MbarNdiayeGriot senegalese alle percussioni . Il disco suona decisamente più duro ed è quello che volevamo .

Invece delle registrazioni e del mixaggio cosa ci dite ?
LUCA: Come ti dicevo la fretta ha un po inficiato il risultato generale del primo disco, diciamo che ‘Zombi’ è anche il risultato di un anno e mezzo di lavoro in cui ci si sono chiarite un sacco di idee a livello sonoro cosi che le abbiamo integrate .

Nella prima intervista mi accennaste di una vostra ammirazione per FelaKuti, finalmente in questo disco siete riusciti a rendergli omaggio. Cosa vi trasmette questo personaggio, come mai FelaKuti?
LUCA: FelaKuti non è stato solo un musicista , è stato anche un attivista per i diritti di tutti gli africani sotto il giogo del colonialismo , sia quando era esercitato in maniera diretta sia in maniera  indiretta , cioè sotto quella forma più subdola che è la forma mentis , ragionare , vivere e credere come vuole il colonialismo . Ha riscoperto le sue radici religiose , ritualizzandole nella musica che componeva . Ammiro profondamente quest’uomo , che ha unito nella musica tutto ciò in cui credeva e ne ha pagato le conseguenze a tutti i livelli . Viveva tra i poveri a Lagos , ha rifiutato contratti milionari perché seguiva una sua coerenza , picchiato selvaggiamente ha passato svariati anni in prigione per le sue idee. Credo che ‘Zombi’ non sarà l’unico pezzo che faremo di FelaKuti.

A questo punto, dato che siete impegnati anche con altre band, vi chiedo: i Mombu sono un progetto momentaneo o hanno un seguito saldo e programmato? Insomma continueranno ad esserci i Mombu?
LUCA: Attualmente come Zu siamo fermi. Antonio continua con i Neo, ma diciamo che Mombu è la priorità del momento. A febbraio 2013 uscirà il nostro nuovo disco, sempre su ‘Subsound’ che si chiama ‘Niger’, questo a dimostrazione che siamo una realtà stabile del panorama musicale italiano e che sta sondando il terreno europeo. Il nostro discorso musicale è appena agli inizi e necessita di un bel po’ di tempo per dispiegarsi completamente.

In “Zombi” troviamo anche ospiti di un certo rilievo: in primis Mike Watt degli storici Stooges, poi Giulio “The Bastard” ed infine Marco Mastrobuono. Come sono nate queste collaborazioni e soprattutto come avete pescato Mike Watt?
LUCA: Le collaborazioni nascono principalmente dal rispetto come musicisti che abbiamo ognuno nei confronti dell’altro. C’è anche l’amicizia che non fa altro che consolidare la prima cosa . Con Mike ci conosciamo perché  nell’occasione di un tour Zu e un tour Neo negli Stati Uniti ci ha dato una mano e supportato. Mike è un’altra persona di cui proviamo rispetto per la sua storia musicale e la coerenza dimostrata negli anni.

Con tutti i vostri progetti ed i vostri impegni artistici riuscite a campare di sola musica o anche voi avete lavoro?
LUCA: Si, hai detto bene, campare, campiamo con la musica, dignitosamente. Se si annullasse la forbice che vede da una parte un ruba canzoni come Zucchero (e come lui tanti altri) che prende uno sproposito immorale di soldi per quelle farse dei suoi concerti e dall’altra gruppi che si fanno 500 km per una pizza fredda e rimborso spese, allora ci sarebbe posto per tutti e vivremmo meglio, ma purtroppo non stando così le cose, a qualcuno tocca fare il lavoro sporco …

Dove potremmo venire a sentirvi nei prossimi giorni, dove suonerete? E’ prevista una data a Napoli?
LUCA: Suoneremo in Campania alla fine di aprile tra Caserta e Salerno, ma Napoli ancora niente. Vedremo per l’estate se ci saranno delle buone proposte.

Della scena Underground della vostra zona cosa ci dite? C’è affluenza oppure anche li si sopravvive?
LUCA: È difficile da un po tutte le parti , ma credo che andrebbero ricercate le cause di questo momento di “stanca” dei live. Sono vari i fattori, dal proliferare di tanti gruppi senza qualità, l’essere omologati alle mode che vengono da oltre oceano e non cercare una via propria . questo riguarda sia i gruppi che i magazine e le agenzie di booking. Poi mettici pure che un certo tipo di musica campa sulle proprie spalle senza che si sia mai pensato di farci se non cultura almeno un business da parte di chi può investire. E questo alla fine incide sulle varie scene musicali, specie in questo periodo storico dove tutti sono costretti a risparmiare su tutto. Molti posti fanno i live programmando sia subito dopo il concerto, sia nella settimana successiva la discoteca sapendo che con i live non ci rientreranno delle spese, e questo va a minare i cachet, già risicati di piccole band.

Bene ragazzi, l’ intervista si chiude qui, concludete come vi pare…
LUCA: Mombu si rinnoverà nel 2013 con l’uscita di ‘Niger’, il nuovo devastante disco edito da SubsoundRecords. Se pensate che la musica non siano solo i Pooh, Amici, X Factor, se credete che la musica non sia fatta solo da posers come i Modà, Marrakesh e i Negroamaro, questo disco fa per le vostre orecchie, per il vostro corpo e il vostro spirito. Consigliato da ascoltare prima di andare a messa. Grazie Rockambula.

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Vedova Virgo – Meccanica della Morte

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Eccoli tornare in scena i Vedova Virgo, un quintetto fiorentino che propone una sorta di Gothic con richiami alla New Wave, etichettandosi però, come una forma di Death Rock. I Vedova Virgo diedero un cenno di vita già alcuni anni fa, precisamente nel 2009, mostrandosi con un primo disco intitolato “EctrasAnemos”; adesso sono pronti a confermare la loro voglia di  suonare e di affermarsi con un disco che la dice davvero lunga, ovvero, “Meccanica della Morte”. Questo lavoro rispecchia a tutti gli effetti i canoni e  lo stile di Patrick, Furyo, Aliosha, Luca e Silvia; il tetro suono presente nel disco che ricorda un po’ i Paradise Lost, un po’ i Depeche Mode e un po’ i Christian Death (questi ultimi maggiormente), ha la capacità d’ incantarti al primo ascolto. Neanche a farlo apposta ho ascoltato per la prima volta il disco in un atmosfera degna dei migliori film di Dario Argento e John Carpenter: nel letto alle tre del mattino (dunque notte fonda) con un temporale in cui tuoni e lampi facevano da padroni.  L’ effetto è stato immediato e suggestivo, il cupo e sinistro momento ha aggiunto una sensazione in più all’ ascolto del disco. Le tracce che subito si sono fatte notare sono state: “Crisalide”, “Rosa di Sabbia” e la titletrack. L’ unica delusione è stata “Megera”, il loro primo singolo appunto. Attenzione, con questo non voglio dire che la canzone è brutta o appellativi simili solo che non è all’ altezza delle altre tracce presenti nel disco, che credetemi hanno un loro fascino. Detto questo non resta altro da fare che gustarsi “Meccanica della Morte” e riporre speranza nei Vedova Virgo.

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