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E qui comando io! L’Abruzzo non andrà mai su MARTE (live)

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“E qui comando io e questa è casa mia” cantava nel settantuno una folkloristica Gigliola Cinquetti sotto gli occhi divertiti di una giovane Raffaella Carrà. Di anni ne sono passati veramente tanti ma quella canzone descrive alla perfezione il solito modo italiano di affrontare le cose. In tutte le maledettissime cose. Un’altra volta mi trovo a presenziare in quel di Teramo (o quasi) ad una manifestazione il cui nome non è certamente terrestre e questa volta addirittura ci troviamo a consegnare un premio Rockambula a una band emergente a nostro personalissimo piacere (e qui comando io!); promozione sul sito, roba che a noi piace fare dove possibile.

Poi una giuria esperta e qualificata di cinque membri doveva (il “doveva” non è scritto a caso visti gli sviluppi) analizzare e votare le cinque povere band arrivate dopo tante sciagure alla tanto sofferta finale dove si giocavano l’acceso alle fasi finali nazionali di Roma del contest marziano. Ma vuoi mettere l’emozione di esibirsi sopra un grande palco? E poi una finale è sempre una finale. A incrementare il parere  dei giudici senza ombra di dubbio competenti una percentuale pari al venticinque percento delle preferenze veniva tirata fuori dal voto del pubblico che poteva votare ogni qualvolta consumava da bere (e qui vogliamo capire l’incentivo alla consumazione ma basta giocare in casa e investire neanche troppo forzatamente in alcol e una fetta si è già conquistata).

Ma queste purtroppo sono cose alle quali nessuno può attaccarsi più di tanto e che alla resa dei conti non condanno spudoratamente, i costi ci sono e coinvolgere in qualsiasi modo possibile il pubblico che rischierebbe di appassire ci sta . La serata scivola via come al solito, le band suonano e danno vita a un concerto piacevole e molto variegato nei generi, nello stile, nella tecnica e mancava come sempre quella diversità di progetto (innovazione) vista soltanto in piccole occasioni. Tutto finisce, i giudici (alle mie spalle) consegnano le loro preziose schede piene di numeretti e l’incaricato anche lui giudice raccoglie il materiale e da qualche parte nel locale inizia una drammatica lotta con il conteggio dei punteggi dovendo considerare anche l’importante voto espresso dal pubblico (largo spazio all’immaginazione). Passa il tempo necessario e l’attesa in sala diventa anche piacevole se baciati sulle labbra da una bella bionda non baffuta ma dalle bollicine effervescenti. Intanto io assegno il mio premio Rockambula in assoluta autorità, e qui comando io! Arriva il momento, qualcuno che non identifico (ho tolto gli occhiali perché ci vedevo troppo bene) sale sul palco e annuncia il vincitore di ogni categoria (Rockambula, passaggi radio, Life on Mars) ripetendo sempre lo stesso nome sotto un’ovazione straordinaria del pubblico presente.

Cazzo amplein! Non c’è trippa per gatti… penso. Ma dietro di me una giuria quasi pietrificata spruzza amarezza dagli occhi non riconoscendosi in quello che era stato annunciato nel microfono, una giuria ormai stremata dalla poca autorevolezza e professionalità che gli è stata attribuita. Vago nel locale e raccolgo l’agonia giustificata dalla sconfitta delle band in concorso (ma questo era scontato qualsiasi verdetto fosse stato emesso), mi giro ancora in tutti gli spazi del locale per cercare qualsiasi appiglio mi desse conforto per capire quella che stava diventando una situazione surreale e decisamente imbarazzante. Vince una band di Teramo sotto un organizzazione di Teramo? Butto un orecchio di qua e scopro che i giudici non potevano assistere al conteggio delle votazioni e che tutto era stato fatto in un misterioso quanto affascinante privè alla presenza di persone di cui non è dato sapere l’identità. L’aria diventa sempre più irrespirabile, la situazione insopportabile. Vado via ma vogliamo tutti vederci chiaro. E lo faremo. ““E qui comando io e questa è casa mia” sembra al momento l’ipotesi più accreditata a svelare questo velenoso arcano. Vediamo cosa avranno da raccontarci le band e gli addetti ai lavori nei prossimi giorni, noi lanciamo il sasso ma la mano rimane tesa in alto…

Queste le band in viaggio per Marte, cercate voi cosa è successo.
THE OLD SCHOOL
TRE TIGRI CONTRO
STATI ALTERATI DI COSCIENZA
SHIJO X
PERCEZIONESESTOSENSO

Qui un approfondimento!

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Rockambula in giuria al MarteLive

Written by Senza categoria

Ci sarà anche il nostro caporedattore, Silvio “Don” Pizzica, tra i giurati che sabato 28 dicembre 2013, presso il Pin Up di Mosciano Sant’Angelo sceglieranno, insieme al pubblico i vincitori di MarteLive Abruzzo che andranno poi in finale a Roma.

Tra le band in gara:

THE OLD SCHOOL
TRE TIGRI CONTRO
STATI ALTERATI DI COSCIENZA
SHIJO X
PERCEZIONESESTOSENSO

Inoltre, Rockambula metterà a disposizione un premio speciale dedicato alla band più interessante e originale, premio che non necessariamente andrà al vincitore della serata. Il premio consiste in una intervista e/o recensione più un banner pubblicitario sulle pagine della webzine per la durata di circa 1 mese.

In bocca al lupo a tutti i partecipanti, da Rockambula.

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Tre Tigri Contro/Amelie Tritesse – Tre Tigri Contro Amelie Tritesse 7” split

Written by Recensioni

Partiamo dall’occasione. Record Store Day. Nato nel 2007 dalla mente di Chris Brown è molto semplicemente una giornata (terzo sabato di aprile) celebrativa per tutti i negozi musicali indipendenti, durante il quale le band realizzano ristampe, dischi ad hoc, remix e tutte le possibili prelibatezze e rarità che ogni buon collezionista sognerebbe di possedere. L’occasione di questo split è proprio il Record Store Day, sesta edizione. Un 7”, 200 copie in vinile nero e busta di cartone pressato, 100 copie in vinile colorato in scatole di cartone ondulato con copertine dipinte a mano. Già immagino i collezionisti folli con la bava alla bocca. Oltre al feticismo c’è però la musica e ci sono due formazioni di punta della scena alternativa abruzzese, due band che hanno diviso palchi, sudore e gioia. Da un lato Amelie Tritesse (Teramo) con “L’Agnello di Dio” e il loro classico Read’n Rocking, una miscela di parole e suoni, musica e testo, di Spoken Word e Alt Rock che si piazza a metà strada tra Massimo Volume e Art Brut. “L’Agnello di Dio” non aggiunge nulla a quello che gli Amelie Tritesse ci hanno spiegato essere già due anni fa con l’uscita di Cazzo ne Sapete Voi Del Rock’n Roll. Una storia, raccontata più che cantata, ironica e surreale per certi versi, con una timbrica, un’impostazione vocale (Manuel Graziani, l’artefice), un accento e una sonorità che sarà snervante, quasi insopportabile per alcuni, ma che, al tempo stesso, ha reso gli Amelie una creatura dalla firma distintiva. Il secondo brano dello split è invece una sorpresa. Loro sono i Tre Tigri Contro (Giulianova), power trio emergente che, nel brano “I Lunedì al Sole (Io Non Voglio Lavorare Più)”,  unisce l’ironia di un certo cantautorato italico, tra Rino Gaetano e il Claudio Baglioni di “Portaportese”, all’energia, l’irriverenza e la follia dei più attuali Zen Circus. Del circo Zen sembrano ricalcare anche lo stile dei testi, che, per quanto possano far storcere il naso agli ascoltatori più intellettuosnob, è innegabile riescano a strappare più di un sorriso (“Io non voglio lavorare più! / Davanti al televisore ventidue ore al giorno / e le altre due le vivrei solamente di porno”). I due brani di Tre Tigri Contro Amelie Tritesse, sono molto diversi uno dall’altro ma stanno benissimo insieme, come i due risvolti della stessa medaglia, come due modi diversi di affrontare la vita, diversi e eppure simili perché legati da un sottile filo di disillusione. E alla fine aver avuto tra le mani una delle trecento copie dello split sarà un piacere anche per le orecchie, oltre che per il nostro spirito di feticisti incalliti.

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