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Sophya Baccini

Written by Interviste

Un artista dalle mille sfumature, una musicista degna di nota e piena d’inventiva, Sophya Baccini è colei che personalmente reputo la Regina dell’ Underground tricolore. Completa su tutti i fronti, abbiamo l’onore di ospitare sulle pagine di Rockambula questa icona del Prog. Tra una chiacchiera e l’altra siamo riusciti a strappare qualche informazione che riguarda lei, i suoi Presence e l’ ultimo disco che ha sfornato da solista con gli Aradia intitolato Big Red Dragon.

Sophya, tanto per cominciare che ne diresti di presentarti a qualche nostro lettore meno informato?

Sophya Baccini, cantante, pianista, autrice dei testi, compositrice. Carriera più che ventennale, una passione che è diventata un lavoro. Ho cominciato con lo studio del pianoforte e del canto, poi ho fatto alcune tournèe come vocalist al seguito di cantanti italiani. Dopo qualche anno ho sentito l’esigenza di dedicarmi alla “mia” musica, ed ho fondato i Presence, gruppo di Metal sinfonico con forti influenze Dark con cui ho pubblicato dal 1990 al 2008 sei dischi in studio ed uno dal vivo, prodotti dalla Black Widow di Genova. La prima cantante, dicono, a creare una commistione tra il Metal, il Dark e l’Opera Lrica, le mie tre grandi passioni. Due dischi come solista all’attivo, Aradìa del 2009 e Big Red Dragon, che è appena uscito. Molti dischi dei Presence, e BRD, sono stati stampati anche in vinile. In occasione dell’uscita del IV dei Presence, Black Opera, sono stata votata, bontà loro, la quarta miglior voce Rock femminile al mondo. Ho fatto dischi con l’orchestra (The Sleeper Awakes dei Presence) ed ho collaborato con tanti gruppi e cantanti della scena Rock e Prog, quali Delirium, Osanna, Banco, New Trolls, ed ultimamente per BRD Christian Decamps, (dei francesi Ange) Sonja Kristina, (Curved Air, che vedeva alla batteria Stewart Copeland dei Police) Steve Sylvester, Roberto Tiranti, Aurelio Fierro jr., Lino ed Irvin Vairetti. Mi piace sperimentare, fare quello che non è mai stato fatto, ma senza finire nella trappola della musica astrusa o incomprensibile.

Sei inserita nel campo musicale in diversi settori con collaborazioni che spaziano da artisti Underground a quelli più noti che addirittura hanno partecipato al Festival di Sanremo. Attraverso la tua ventennale esperienza cosa pensi che manchi ai gruppi o agli artisti meno conosciuti per aver l’ occasione di avere più visibilità e più notorietà? E soprattutto noti una differenza “artistica” nelle canzoni o nei lavori di un artista Underground rispetto ad uno famoso?

E’ sparita la musica dalla televisione innanzi tutto, parlo della musica suonata dal vivo, non ovviamente dei canali tematici che trasmettono video e cose del genere. Sono spariti i generi alternativi dalle radio. Oggi un’emittente a diffusione nazionale o quasi, un network, ti chiede cifre impossibili per trasmettere le canzoni, cifre che soltanto una major può permettersi. Il risultato è che i pezzi che girano sono sempre gli stessi, e l’appiattimento che ne deriva, per chi ha voglia di buona musica, è quasi deprimente. Sono spariti i disc-jockey coraggiosi che pescano nel mondo alternativo e ti fanno ascoltare qualcosa di nuovo e di estraneo al mondo commerciale, ma magari commerciabile! Quando succede, sono sempre artisti stranieri, questo sia perché le major sono ormai quasi tutte straniere, sia per una certa sudditanza che abbiamo noi italiani verso tutto ciò che proviene dall’estero. Peccato, perché la differenza artistica è abissale. C’è tanta spazzatura nell’undeground, c’è anche un’offerta esagerata, ma ci sono anche tante cose bellissime, a volte autentiche perle che andrebbero valorizzate dando una bella spinta e una boccata di ossigeno ai nostri musicisti.

Big Red Dragon è il titolo del tuo nuovo disco che vanta della collaborazione di diversi esponenti della scena Heavy nostrana. Come mai la scelta di queste special guest?

BRD è un disco dedicato alla figura di William Blake, che come sai è stato un vero genio multiforme, pittore, poeta, filosofo, ideologo, inventore. Precursore del Romanticismo, vissuto alla fine del 1700, importantissimo per tutta la cultura Rock e non solo. Stranamente, a parte qualche omaggio isolato tipo copertine o canzoni, non esisteva finora un lavoro incentrato completamente su di lui. Io mi sono concentrata sui suoi lavori pittorici, ho scelto 11 quadri tra la sua immensa produzione e per ognuno ho scritto un pezzo. Quando ho deciso la tematica, ho pensato anche che un argomento così importante meritava degli interpreti altrettanto eccezionali, così sono andata da Massimo (della Black Widow) e gli ho fatto un elenco di “desideri”.. Lui ha accettato la proposta, ha rintracciato tutti e ci ha messi in contatto. Christian Decamps e Sonja Kristina mi sembravano perfetti, uno per la sua voce intensa e malinconica, l’altra per la sua fantastica carriera e il suo timbro unico e dolcissimo. Steve Sylvester era l’unico interprete possibile per un brano come “The Number”, ispirato al quadro della Bestia 666. Stesso discorso per Enrico Iglio, tastierista dei Presence. Loro due insieme lo hanno reso incredibilmente oscuro e potente. Lino ed Irvin Vairetti degli Osanna li conosco ormai da anni, sono innumerevoli le reciproche collaborazioni ed ospitate, ho pensato subito a loro per le parti di Dante e Virgilio ne “La Porta dell’Inferno”. Solo Roberto Tiranti, con la sua estensione illimitata, poteva reggere la tessitura di “Just”. Infine Aurelio Fierro jr., nipote del celebre omonimo nonno, con la sua voce potentissima era l’ideale per cantare la title track, “Big Red Dragon”. Devo dire che tutti hanno accettato con entusiasmo, e mi hanno regalato delle interpretazioni favolose, personali, in una parola uniche.

Insieme a te protagonisti in assoluto in questo nuovo disco sono gli Aradia. Perchè non li presenti al nostro pubblico?

Era sempre stato un mio pallino, un sogno, avere una band al femminile. Per pubblicizzare Aradìa, tra il 2009 e il 2011 avevo fatto alcuni concerti acustici dove c’ero io al pianoforte e voce, Chicco Accetta alla chitarra e Stella Manfredi al violino. Proprio la presenza di Stella, che ho conosciuto tramite Lino Vairetti, mi ha fatto ricordare questo mio desiderio. Tenendo fermo Chicco che per me è inamovibile, ho pensato di affiancare a Stella altre musiciste per questo disco. Ho messo un po’ in giro la voce, e sempre tramite Lino è arrivata Francesca Colaps, la batterista. Giovanissima come Stella – tra l’altro hanno legato subito ed insieme sono incontenibili – si è tuffata nel progetto con una passione ed un entusiasmo favolosi. Lei studia Jazz, quindi il mondo Prog e Dark le era totalmente sconosciuto. Questa cosa mi ha fatto piacere, perché io cercavo proprio un approccio non convenzionale. E’ stata meravigliosa, ha imparato in pochissimo tempo dei brani obiettivamente difficili nelle strutture, ed ha registrato la batteria in studio in pochissimo tempo. L’ho lasciata libera di esprimersi, ho fatto così con tutte loro, perché volevo un gruppo, non dei turnisti. Trovare la tastierista invece è stata un’impresa, quasi avevo rinunciato.. poi una mia allieva di canto mi ha presentato Marilena Striano, ed è stato amore a prima vista. E’ diplomata in pianoforte, quindi ha una base classica che nel Prog è indispensabile, ma ha anche una vastissima esperienza live con gruppi di Pop Rock italiani di fama, cosa che le ha dato uno stile ed un’apertura mentale davvero rari. Ascolta e suona di tutto, dai Pink Floyd ai ZZ Top a Battiato, al commerciale raffinato. E’ suo il pianoforte in Beatrice, che abbiamo registrato dal vivo in sala solo piano e voce. Io le ho dato la linea di canto, e lei ha arrangiato le armonie e le due parti strumentali. Buona la prima! Stella si sta diplomando in violino, e suona anche la viola. Questo suo talento mi ha permesso di arrangiare gli archi come se avessi un’orchestra, e pezzi come “William”, “La Porta dell’Inferno”, “While he’s Sleeping” non sarebbero gli stessi senza di lei. E poi c’è Chicco, che secondo me è il vero valore aggiunto di Big Red Dragon. Suono personalissimo, tocco magistrale, assoli sempre in equilibrio perfetto tra tecnica ed emozione. Particolarmente in “Just” e “Cerberus”, ha suonato in maniera divina! Un bluesman al servizio del Dark e del Metal. Infine, e questa è storia recentissima, da meno di un mese è arrivata Isa Dido, la bassista. Per BRD in studio mi sono occupata io delle linee di basso, che ho suonato con un synth. Ma dal vivo ci serviva un basso vero.. ed ecco Isa. Ce ne ho messo di tempo per trovarla, non mi accontento quando si tratta di musicisti.. lei è perfetta per noi! Brava, colta, carina, innamorata di Jaco Pastorius.

Prima il lavoro con gli Aradia e poi la scelta dell’ ospite d’ eccezione, ma fondamentalmente come sono nati i pezzi, come vi siete mossi?

Ho una piccola attrezzatura qui a casa, che mi consente di registrare e di arrangiare in MIDI i miei brani. Quando ho finito il disco, prima di entrare in studio mi sono resa conto che non volevo fare un altro disco da solista dopo Aradìa, volevo un progetto corale più ampio, un gruppo. Ho cercato gli elementi e quando li ho trovati ho dato ad ognuno di loro le demo senza le loro parti registrate. In questo modo hanno potuto studiare i brani senza farsi influenzare dal mio lavoro, e poi siamo andati in sala a registrare.

Invece dei Presence cosa ci dici, li risentiremo? C’è qualcosa con loro in cantiere?

Stiamo preparando il nuovo disco, sto mettendo le voci sui nuovi pezzi.

Sei napoletana come me, penso perciò che la scena (assente) Hard’n’Heavy partenopea la conosca fin bene anche tu. A parer tuo, cosa credi si debba o si possa fare per farla rivivere o quanto meno crescere l’ affluenza?

La parolina magica è sempre quella: visibilità. Oggi abbiamo il web che ci dà una grossa mano, lo vedo con BRD. Quando è uscito il primo dei Presence, nel 1990, ho speso un patrimonio solo per mandare in giro il disco e farlo conoscere ai critici, alle radio, alle fanzine. Era un’edizione limitata, e se n’è andata quasi tutta in promozionali. Siamo stati fortunati perché siamo entrati in contatto con la Black Widow, altrimenti non saremmo qui a fare oggi quest’intervista, ma per anni l’alternativa che avevo era: spedisco i pacchi o vado in vacanza? La risposta la conosci, ma è stata veramente dura. Anche la sala d’incisione costava tantissimo, mentre oggi ho una piccola attrezzatura qui a casa che mi consente di fare i provini e di abbattere notevolmente i costi. Invece ora, appena è uscito BRD, è bastato mettere l’annuncio sulle mie pagine e qualche pezzo sul canale youtube per vendere subito, e tanto! Una cosa impensabile anche solo 10 anni fa.. Ma in Italia internet non è ancora diffusa a livello capillare. Accanto al web ci vorrebbero le TV libere, le radio. Io accendo la TV e vedo un gruppo sconosciuto che non suona solo musica napoletana, e che mi piace. Magari ho la possibilità di fargli qualche domanda in trasmissione, come fanno quelli della musica napoletana classica, o addirittura i neomelodici, che hanno praticamente monopolizzato lo spazio. So che suonerà in quel locale il tale giorno, me lo vado a vedere. Non ho dovuto fare una ricerca dedicata e laboriosa sul web, cosa che fanno solo quelli che il genere lo conoscono già. Insomma, per non essere più un genere di nicchia, dovremmo finalmente uscire, da questa nicchia.

Del tour cosa puoi dirci, dove suonerai nei prossimi giorni, che date hai fissato?

Ora che il gruppo è al completo, mi sto muovendo per suonare sia in Italia che all’estero. Saremo a Genova sul palco verde del FIM il prossimo 16 maggio, e poi qui a Napoli il 23. Sto chiudendo altre date a Roma e Milano in estate e in autunno.

Sei un artista che stimo tantissimo: coerente, passionale, fedele e piena d’ inventiva, l’ unica vera Regina dell’ Underground. Mi sono sempre chiesto cosa ti ha spinto a restare diciamo cosi di più nell’ ombra dato che di grandi occasioni ne hai avute?

Questa è una bella domanda.. Sì è vero ho avuto e continuo ad avere grandi occasioni, ma mai così grandi da farmi rinunciare a tutto quello che in questi anni ho costruito, con pazienza, con tenacia, con un pizzico di testardaggine. Non sono stupida o inutilmente idealista, non combatto contro i mulini a vento. Se sono qui è perché di buoni risultati, con la mia musica, ne ho avuti. Sicuramente migliori di quelli che avrei ottenuto “vendendomi”, in senso buono ovviamente, alla musica leggera. Questo perché mi ha sempre interessato molto di più la musica che l’apparire. Ho conosciuto tanti colleghi e colleghe che facevano carte false, e avrebbero suonato qualsiasi cosa pur di stare sotto i riflettori. Poi venivano puntualmente scaricati, perché considerati artisti non completi. Adesso fanno altre cose e suonano magari per hobby, mentre io sono ancora qui e pubblico il mio ennesimo album. Non sono prima in classifica? Magari è solo questione di tempo.. No scherzo.. Sai che comunque io lavoro anche in ambiti più commerciali, come arrangiatrice, come corista e vocalist.. beh posso dirti che ultimamente, a causa della crisi che nel settore dello spettacolo è fortissima, sto guadagnando di più con Big Red Dragon, specie da quando è uscito il vinile, che con il resto. Un segno dei tempi? Speriamo!

Bene Sophya l’ intervista si chiude qui, concludi come meglio ti pare…

Saluto tutti i lettori di Rockambula, che ringrazio, e ringrazio te per la visibilità. A chi segue questa musica vorrei dire di dare una piccola chance mentale anche a chi non è diventato famoso negli anni ’70. Le sorprese potrebbero essere fantastiche.. Ciao!

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Death SS – Resurrection

Written by Recensioni

C’è poco da fare, quando si parla di Steve Sylvester e dei suoi Death SS si spendono solo belle parole, questo perchè si va incontro alla garanzia e ci si imbatte in un marchio di fabbrica registrato. E’ vero che per la storica band tricolore gli ultimi anni sono stati poco positivi, non per questo sono reduci da una “sorta” di scioglimento e la reunion è avvenuta proprio grazie a Resurrection (la loro nuova fatica nonché oggetto principale della nostra recensione). Ogni opera dei Death SS ha sempre una singolare caratteristica che distingue il nuovo disco dal precedente; da sempre la loro bravura sta anche nel far differenza addirittura tra i pezzi stessi dell’album, ogni traccia rappresenta un’esperienza diversa, Resurrection ne è la prova. La proposta della band è la solita: Heavy Metal di alta qualità con riff, assoli, eleganti giri di chitarre e superlative atmosfere, nulla è messo da parte e i tanti anni d’ esperienza di Steve e soci hanno un peso specifico notevole. Come già detto in precedenza ogni pezzo ha un proprio punto di forza, una particolare caratteristica che rende particolarmente unica la produzione dei Death SS, una sorta di continua attrattiva verso ogni singola proposta del platter. “Revival”, ovvero la traccia d’apertura, è quella più elettronica dove l’ uso degli effetti e delle tastiere è davvero consistente, caratteristica presente anche in altri pezzi come “The Darkest Night” e “Star in Sight”.

Il contributo di Freddy Delirio è stato a dir poco fondamentale. “The Crimson Shrine” e “Dionysus” sono atmosferiche ballate che strizzano l’occhio al Gothic, anche in questo caso la band mostra chiaramente le mille sfaccettature di Resurrection, non tralasciando mai però le salde fondamenta dell’Heavy Metal. Un plauso speciale va alla coppia Freddy Delirio e Glenn Strange che, più di una volta, si rivelano parte fondamentale del disco, ascoltare la cupa e tendenzialmente horror “Ogre’s Lullaby” per rendersene conto. Passiamo ad un altro brano forte del disco di Steve Sylvester, si tratta di “Santa Muerte”, una song aggressiva che sfodera probabilmente i più bei riff dell’intero supporto. Resurrection è un lavoro dai mille volti, la genialità di Mr. Sylvester ne esce alla grande, è facile comprendere l’estro artistico di un artista dalle larghe vedute. Questi Death SS dopo tanti anni sono ancora in grado di sbalordire il pubblico, senza troppi giri di parole sono una vera e propria garanzia del genere in Italia.

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Deathless Legacy – Rise From the Grave

Written by Recensioni

Un po’ di  tempo fa gironzolavo sui social network in cerca di qualche gruppo nuovo, ne trovai abbastanza, tutti di generi diversi ma chi mi suscitò una forte curiosità furono i Deathless Legacy, una band nata inizialmente come tribute dei Death SS. Comunque, caso vuole che mi metto ad ascoltare il loro disco d’ esordio, Rise From the Grave, un lavoro che miscela Gothic, Black ed Heavy Metal con l’ influenza di Steve Sylvester sempre presente non solo musicalmente ma anche per quanto riguarda i costumi e il gusto per l’ orrido. La musica proposta è un concentrato di aggressività ma con un pathos oscuro, sinistro, dovuto anche alle doti canore della singer; innegabile inoltre una certa similitudine con i Necrodeath nonostante la voce femminile.

Rise From the Grave si fa ascoltare con molto piacere, scorre in maniera limpida senza stancare un minuto, anzi, la voglia di sentirlo una seconda, terza e quarta volta è tanta. Parliamo di un disco fatto con voglia e passione da una band che, nel bene o nel male, di esperienza ne ha, soprattutto se contiamo i molti show dal 2008 ad oggi. Guarda caso in uno di questi, precisamente l’ esibizione di Halloween a Firenze del 2011, hanno come special guest proprio il già citato Steve Sylvester. Viene da porsi un quesito: perché un’icona di questo calibro dovrebbe disturbarsi per un gruppo underground del genere? Probabilmente anche il noto rocker deve averci visto del buono e considerando che comunque è stato palesemente d’ ispirazione per il grintoso sestetto, ecco prendere due piccioni con una fava.

In Rise From the Grave le tracce che subito si fanno ascoltare sono in primis: “Will or the Wisp”, la successiva “Queen of Necrophilia” e “Death Challenge”, quelle che subito attirano l’ attenzione per motivi diversi. Andando per ordine, nella prima citata c’è l’ ottima prova di Steva a fare da scheletro, nella seconda troviamo un botta e risposta tra chitarre e batteria eccezionale, mentre nella terza sono le tastiere a creare l’ atmosfera e fare da padrone. Non sono da sottovalutare “Flamenco de la Muerte” e la successiva “Spiders”, anche queste aggressive e dalla tinta cupa. Insomma i Deathless Legacy sono da tener in considerazione e se queste sono le premesse dinanzi a loro c’è solo un futuro roseo, potremmo considerarli una promessa per la musica estrema.

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Parte il tour di Dionna e The Avenue X

Written by Senza categoria

Partirà sabato prossimo, il 7 settembre, dal Boulevard di Misano, il tour mondiale della band della newyorchese Dionna and the Avenue X. Sarà l’ultimo tour con la band Avenue X: già la ristampa per major dell’album d’esordio e del minicd con Marky Ramone alla batteria, che uscirà in 36 Paesi il 15 ottobre, avrà solo il nome di Dionna, in linea con la centralità della protagonista all’interno del progetto musicale cui hanno collaborato, tra gli altri, Marky Ramone, David Peel, i Lower East Side, Steve Sylvester, Lucky Luciano ed altri che saranno rivelati. Per informazioni, visitate la fanpage di Dionna su Facebook.

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Witche’s Brew

Written by Interviste

I Witche’s Brew sono giunti al loro nuovo disco, “Supersonicspeedfeaks, a presentarcelo c’è Mirko Bosco formidabile chitarrista del gruppo. Tra curiosità e retroscena dell’album siamo venuti alla scoperta d’interessanti chicche come i nomi degli ospiti presenti sul loro lavoro. A voi lettori questa deliziosa intervista con Mirko Bosco dei Witche’s Brew.

Bentornati su Rockambula ragazzi. Cominciamo a parlare della line up, pare ci siano delle novità giusto?
Grazie a voi per volerci riavere su Rockambula. In realtà un cambio della line up c’e’ stato con l’avvento di Frankie Brando alla batteria, ma ormai sono già quasi un paio d’anni che fa parte della famiglia per cui per noi e’ come se ci fosse sempre stato. Per quanto riguarda la voce ci siamo avvalsi di diversi ospiti, anzi colgo questa occasione per ringraziarli ulteriormente per avere partecipato a questo nostro progetto.

“Supersonicspeedfreaks” è il vostro secondo disco. Che tipo di lavoro avete svolto nelle fasi di registrazione e mixaggio?
Per quanto riguarda le registrazioni e stato un lavoro un po’ particolare in quanto abbiamo prima registrato i pezzi con la voce di Mirko Zonca, perche e’ cosi che sono stati composti e poi, i vari ospiti li hanno reinterpretati, aggiungendo e togliendo ciò che sembrava loro più adatto alla propria vocalità. Per quanto riguarda il mixaggio, purtroppo, non abbiamo potuto essere presenti a tutte le varie sessioni.

E in quale studio e con quale produttore avete collaboratore per la realizzazione dell’album?
Abbiamo registrato in diversi studi anche perché, con tutti quegli ospiti da accontentare… ognuno preferisce lavorare dove si sente più confortevole: Nik Turner ha il suo studio a Londra, Steve Sylvester a Pesaro, Ricky Dal Pane a Faenza ecc…

Quali sono le tematiche che toccate principalmente in “Supersonicspeedfreaks”?
Sono storie realmente accadute e poi rivisitate in chiave poetico-artistica, storie di vita comune di gente che soffre e commette atti alquanto peculiari, non vedo lo scopo nello scrivere stupide canzoncine di amore adolescenziale quando la vita reale offre storie molto più interessanti.

Nel disco ci sono le collaborazioni di alcune importanti special guest, perché non ci dite di più?
Sono tutti personaggi di grande calibro ed importanza, oltre i già citati Nik Turner ( Hawkwind ), Steve Sylvester ( Death SS ) e Ricky Dal Pane ( Buttered Bacon Bisquits ), abbiamo ospitato anche JC Cinel ( ex Wicked Minds ), Martin Grice ( Delirium ) e Paolo Apollo Negri ( Wicked Minds ) . E’ stato un piacere ed un onore.

Mettendo a confronto il vostro disco d’esordio e “Supersonicspeedfreaks” a parer vostro quali sono le principali differenze?
Innanzitutto Frankie ha apportato uno stile un po’ più tecnico e un po’ meno aggressivo. Per quanto riguarda la parte strutturale, io, personalmente non mi sono accorto di questo grande cambiamento, solo che quando suoni con un gruppo per abbastanza tempo, un evoluzione e’ naturale, vuoi spingerti sempre un po’ più in la.

La collaborazione con la Black Widow Records sembra che stia durando, come nacque l’ incontro con l’etichetta?
Non vedo perché non dovrebbe durare, noi abbiamo proposto un altro prodotto ed a loro evidentemente e’ piaciuto.

Per quanto riguarda il tour cosa ci dite, dove e come promuoverete “Supersonicspeedfreaks”? Dove potremmo venire a sentirvi?
Per quanto riguarda il tour dopo le ultime date a Busto Arsizio e Prato, siamo ancora in fase di organizzazione, non e’ cosi facile fare coincidere tutto. Comunque le cose si muovono e al più presto comunicheremo le nuove date.

Ora una mia curiosità, cosa volete intendere per”Supersonicspeedfreaks”? Cosa vuol dire questo titolo?
Il nostro primissimo lavoro era intitolato “Pentatonicspeedfreaks”, un live registrato durante un tour in Austria. Questo nuovo album e’ il volere tornare alle origini pur essendo proiettato in avanti.

Ora un messaggio diciamo cosi, promozionale: a parole vostre perché acquistare “Supersonicspeedfreaks”?
Innanzitutto perche e’ un album estremamente onesto, senza fronzoli e accorgimenti vari che ahimè, purtroppo oggi riempiono la musica rendendola banale e artisticamente sterile.
E’ un album Rock, ne più e ne meno, se siete amanti di quello che vi propinano le radio e le tv ogni giorno con frasi fatte, luoghi comuni parlati su delle basi computerizzate, allora avete sbagliato indirizzo. Se invece siete alla ricerca di qualche cosa di più e siete affamati di buon vecchio Hard Rock, allora provate a darci un ascolto, credo che rimarrete piacevolmente stupiti.

Bene ragazzi l’ intervista si chiude qui,  concludete come meglio credete…
Abbiamo ancora molte sorprese in serbo, non voglio svelare nulla per il momento, ma i Witche’s Brew vanno avanti e non ci ferma niente e nessuno.
Appena saranno conclusi i preparativi per il tour venite pure a vederci, non rimarrete delusi.

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