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Supervixens – Nature and Culture

Written by Recensioni

Esiste un animo noir nella musica italiana, un turbine violento lanciato senza controllo, una materia acida spalmata sgarbatamente sopra appiccicose sensazione. Il dolore non sempre porta devastazione. Debutto discografico al veleno per i toscani Supervixens con Nature and Culture, solito prodotto dell’avanguardista Amaury Cambuzat (Ulan Bator), ormai marchio di garanzia della sperimentazione del suono. Il cervello perde pezzi durante la tempesta di chitarre che si scatena in “O”, lampi elettronici esplodono senza controllo e senza grazia. Batterie impazzite alla ricerca d’inconcludenti reazioni razionali. Oggi è tornato il gelo, tanto gelo. Poi mi spacco l’osso del collo e non capisco perché certe innovazioni musicali non decidano quasi mai le sorti della musica italiana. Nessuna traccia di tranquillità, un continuo stato di agitazione pervade le vene, il ritratto di una generazione incontrollabile in “I”. Interessante l’introduzione sorniona che lascia sempre nell’aria un pericolo imminente, qualcosa potrebbe scoppiare da un momento all’altro, rimango in attesa. Inizia a fare troppo caldo, insopportabile cappio alla gola. Fabbriche, fumo grigio e cemento nelle composizioni sonore più indescrivibili che neanche il genio di Barry Truax. Ferraglie scaraventate a terra e respiro affannoso per un finale al cardiopalma. Terrificante Industrial alla Oomph! (a velocità triplicata).

Un massacro emotivo che dura oltre dodici minuti. Molto più orecchiabile (per usare un termine normalmente scemo) “Chromo”, parecchia batteria ad arrampicarsi sulle corde lanciate tese dalle chitarre, sembra quasi di ascoltare un altro disco almeno all’inizio. Poi violenza, tanta violenza da rabbrividire. Inizia a fare sempre più freddo nel mondo dei Supervixens, continuo cambio di temperatura. Bisogna fare una pausa, è tutto troppo impegnativo da tirare di botto, manca ancora un pezzo e già sento di essere soddisfatto, potrei anche farne a meno ma ormai sono rapito dal vortice e vado avanti dritto per la mia strada fantastica. Come in un bosco malvagio a cacciare streghe malefiche. “Loud! Loud! Loud!” spara proiettili alla rinfusa, pezzo duro e legnoso dalle movenze grezze, poi cambia la mia sensazione, e cambia ancora. Come sentirsi degli stronzi inerti nel buco del culo del mondo, manca la forza di reazione. Mi lascio divorare. Nature and Culture dei Supervixens è un lavoro intenso completamente strumentale, figlio desiderato del produttore e chitarrista già citato (ma lo voglio citare ancora) Amaury Cambuzat, un prodotto bello e difficile. L’ascolto non risulterà sicuramente facile, Nature and Culture pesa quintalate d’innovazione. Poi i Supervixens non sono certo componenti di questa terra, le loro proiezioni superano di molto le aspettative della scena underground musicale italiana, in generale tutte le produzioni Acid Cobra sono l’estremizzazione della sperimentazione. Una bomba esplode senza dare preavviso, questo disco racchiude l’essenza di una gelida giornata d’inverno a quaranta gradi. Inizio ad amarli, inizio ad avere paura dei Supervixens.

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