Ritmo Tribale Tag Archive

Edda – Illusion

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L’irriverenza e la libertà di Edda si ammantano di atmosfere più intime e introspettive.
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Mauro Ermanno Giovanardi – La mia generazione

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #26.05.2017

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Edda @ Hi-Hat Play Live, Collecorvino (PE) | 21.04.2017

Written by Live Report

Voce storica dei Ritmo Tribale, Stefano Rampoldi in arte Edda ritorna nel 2008, dodici anni dopo aver lasciato la scena musicale, con alcuni brani fatti in casa che segneranno il suo debutto da solista creando nuova curiosità attorno alla sua emblematica figura.

(foto di Antonello Campanelli)

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‘Chi suona stasera?’ – Guida alla musica live di aprile 2017

Written by Eventi

The Notwist, Steve Gunn, Ofeliadorme, One Dimensional Man… Tutti i live da non perdere questo mese secondo Rockambula.

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Edda @ Officine Corsare, Torino | 10/03/2017

Written by Live Report

La prima volta che mi trovai di fronte al rinato Rampoldi, che da poco aveva pubblicato il suo trasparente esordio solista Semper Biot dopo 13 anni di silenzio, ero al Blah Blah insieme a pochi intimi, un concerto all’ora dell’aperitivo ascoltando un qualcosa che con Martini, olive e salatini aveva ben poco da spartire.

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‘Chi suona stasera?’ – Guida alla musica live di marzo 2017

Written by Eventi

Julie’s Haircut, Umberto Maria Giardini, Russian Circles… Tutti i live da non perdere questo mese secondo Rockambula.

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #27.01.2017

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Edda – Stavolta Come Mi Ammazzerai?

Written by Recensioni

“Ma che voce ha Edda?!”: ti ascolti “Coniglio Rosa” e già lì senti lo spessore, la tecnica e il timbro, il tiro, il fuoco. Ho visto Edda dal vivo una sola volta, e non era nemmeno un suo concerto intero. Immediatamente ammaliato, nonostante io non avessi mai seguito i Ritmo Tribale per motivi anagrafici e i suoi altri dischi solisti, Semper Biot e Odio I Vivi, non mi avessero affascinato abbastanza da andarci a scavare. Poi arriva questo Stavolta Come Mi Ammazzerai?, e l’effetto è deflagrante, esplosivo. Edda inanella ben diciassette (brevi) episodi di Rock ritmico e stranamente accessibile, con un cantato da manuale, indomito, selvaggio, sfrenato, e testi che più che taglienti sono sferzanti, crudeli, sboccati fino all’esagerazione (“Lo sai o non lo sai / la mia ragazza fa l’attrice porno / è una succhiacazzi / ma quello che io voglio / fammela venire / con le sue facce da troia…”).

Edda è un animale, Edda non è rappresentazione ma solo realtà, con la schiettezza e la sincerità che ti fanno mettere la A maiuscola alla parola Artista, quel coraggio di essere “sempre nudi”, non importa quanto sporco ci sia, quante ombre ci spaventino. E lui canta, alto, con quel suo modo tipico, tirato, con le consonanti smangiate, a pezzi, frammentate, la gola che vibra tra un acuto e un ringhio, ed è una di quelle rare volte in cui un disco ti può prendere alla pancia, stritolarti le viscere, anche solo per simpatia, anche solo perché noti in quelle vibrazioni una qualche verità, che per questa volta è riuscita ad arrivarti addosso nonostante le interferenze e le distorsioni del mondo imperfetto che sta attorno, cornice limitata e limitante. Stavolta Come Mi Ammazzerai? è un disco molto Rock, senza compromessi, che spinge e tira, si appoggia e risale, lasciando nel frattempo il giusto spazio a questo mix di vocalità, personalità e poesia brutale, lurida, che è il personaggio Edda. Difetti? L’istrionismo, si sa, o trasporta o irrita. Ed è difficile entrare in questo piccolo mondo sporco, perché è il mondo di Edda, e per starci comodi bisognerebbe essere lui, e non si può: possiamo solo infilare la testa per un po’, fare capolino, e goderci il trambusto finché possiamo, finché riusciamo.

Il mio consiglio è: provatelo. Lasciatevi aperti all’ignoto e buttatevi in questa lordura, non scandalizzatevi e cercate quel punto dentro di voi dove c’è ancora uno spazio per riconoscere qualcosa di forte, qualcosa di importante, seppur immerso in un’apparente e sconvolta follia. Potreste rimanere sorpresi, e scoprire che questo personaggio strano, questo cinquantenne malandato che sembra avere la sindrome di Tourette e qualche altro paio di disturbi di personalità, sotto sotto racconta qualcosa anche a voi.

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Uomini, il libro su Edda e i Ritmo Tribale

Written by Senza categoria

Il primo libro biografia dei Ritmo Tribale che ripercorre la loro storia, ma anche quella della scena milanese in cui sono nati e cresciuti, fino ad arrivare ai giorni nostri con la carriera solista di Edda e i NoGuru, è opera di Elisa Russo. Frutto di cinquanta ore di interviste ai protagonisti riportate in forma diretta, in un racconto (c)orale. Viene ripercorsa la storia dei Ritmo Tribale, dall’incontro sui banchi del liceo negli anni Ottanta fino al successo dei metà Novanta e lo scioglimento. In mezzo alla storia dei Tribali: Manuel Agnelli e gli altri Afterhours raccontano di come passarono dai primi dischi in inglese a quelli in italiano grazie all’esempio di Edda e di come nacque un album come Hai Paura Del Buio?; vengono analizzati i cambiamenti della discografia (dalle indipendenti come la Vox Pop all’illusione delle major), si narrano le vicende del Jungle Sound e molto altro. Fino ad arrivare ai giorni nostri con il ritorno di Edda e la sua carriera solista e i NoGuru. Ci sono inoltre i testi delle canzoni, stralci di articoli e recensioni e più di 100 fotografie, di cui molte inedite. Ben tre prefazioni in apertura, Federico Guglielmi (Il Mucchio, Rumore, Blow Up, Radio RAI), Christian Zingales (Blow Up), Vittorio Bongiorno (scrittore e musicista).

Il 28 ottobre esce, inoltre,  il terzo disco solista di Edda (Stavolta Come Mi Ammazzerai?, Niegazowana). La prima presentazione del libro, invece, si terrà in Santeria a Milano il 10 ottobre alle ore 19; interverranno l’autrice, Edda, i Ritmo Tribale e Marco Maccarini (ex Vj MTV, oggi su la effe Tv) come presentatore. Il 15 novembre alle 13, l’autrice e Edda presenteranno il libro al Teatro Dal Verme, per BookCity Milano.

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Venus in Furs – BRA! (Braccia Rubate All’Agricoltura)

Written by Recensioni

Come si può diventare grandi in pochi giri di stereo si potrebbe dire o senza passare per le forche caudine di qualche concordino pseudoindie, fatto sta che come la rigiriamo i discorsi sono a zero, loro, i livornesi Venus in Furs non la mandano a dire, e col nuovo disco BRA (Braccia Rubate All’Agricoltura) si lanciano sugli ascolti con una frenesia rockettara bombastica, quasi monumentale che scava e si fa intendere senza tanti convenevoli.

Dunque la Toscana come nuova fucina underground, e i Venus in Furs non fanno nulla per tenere il loud sotto i limiti, un incedere di elettricità e ritmo, liriche e pedaliere che da il fiatone e non da nulla per scontato se non per certi riffoni carsici – ma giusto un pelino –  alla Zeppelin che arrivano a ondate per tornarsene poi nel loro Olimpo ispirativo: sei tracce col ghigno della suadenza amplificata, un piccolo manifesto urbano che si scuote e scuote tra schegge heavy e spavalde freschezze estemporanee, e durante lo scroller della tracklist la consapevolezza netta di avere tra le mani e orecchie un ottimo lavoro underground si fa nitida, reale.

Disco d’assalto, con i denti aguzzi e qualche dolcezza nascosta, tanti gli obiettivi della società pragmatica e musical-cretina colpiti senza pietà e suonato senza nessuna remora falso perbenista, tracce che folgorano nel profondo e con altissima qualità: gli hook diabolici “Leggins”, gli Zoso diBlack Dog” che passeggiano distratti nella tracklist e in “Sotto stress”, lo Shuffle Crooner  “Nel Nome Del Padre” e due stupende innocenze inaspettate che arrivano per mettere un asterisco in più sulla tara generale, ovvero il bisbiglio alla Edda del periodo Ritmo Tribale “Via Del Cappello” e quello strabiliante tuffo Soul-Gospel in un Mississippi de’ noantri che infrange il muro della goduria straniante “Nel Blues Dipinto di Blues”.

Decisamente credibile e incredibilmente deciso.

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Marydolls – La Calma

Written by Recensioni

Dolcezza monolitica e giugulare espansa, una “fabbrica di membrane oscure” per una serie di incredibili attimi di elettrica santità. Tutto questo nel secondo album dei bresciani Marydolls che hanno poi la sfrontatezza di chiamarlo La Calma alla faccia della gradevole sensazione. Un disco che pesa sia di suono che di lirica, una condizione sonora che fa fuoco attraverso un profondo smarrimento di luce, disco che attraversa i Verdena come un raggio di laser e li infilza nelle provocazioni della sintomatologia malata del Grunge, undici tracce che tra pomposità amperiche e pugni riflessivi di “umanità semplice” scardinano e sconvolgono qualsiasi volontà a mettere in moto un minimo sindacale di pace interiore.

Il trio in questione mette in primo piano una buona dose di genialità nel non ricadere nei copia incolla che spesso il genere mette come tranello, usa  malinconie e scatti d’ira con gli stessi pesi dell’intensità emotiva, spinge su pedaliere e ritmi con l’urgenza di chi è padrone assoluto della naturalezze elettrica e s’innesta nelle impennate della propria personalità rock come una forza scura e impenetrabile; sfarzo micidiale nelle trombe che si sposano alla perfezione con le intemperie di chitarra elettrica “Non mi Passa”, tagliente nella speranza di sperare che monta piano piano “A Piedi Nudi”, sfacciati con i demoni Nirvanici che si agitano in “Animale”, “Tangenziale”, come affittuari del caos Pumpkinsiano “A Testa in Giu”, una tracklist perfetta, di gran gusto che regala anche gioielli acustico/elettrici tribali che raggelano il sangue sia per la strisciante tristezza di violoncello nella strepitosa “Luna” che nel  ricordo dei fantasmi erranti dei Ritmo Tribale che dondolano tra “Docce” e “La Calma”.

Disco assolutamente da non perdere, non solo perché tra le trame si muovono nomi come quello di Nicola Manzan, ma anche perché questa matassa  esplosiva presagisce con certezza, un di sicuro ed imminente capolavoro. Qua la mano!

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