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Nuovo singolo per i Rifugio Zena

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Dal 16 Settembre 2013 disponibile in tutti i negozi digitali l’Album E’ Tempo Che passa dei Rifugio Zena distribuito da ALKA record label, che conta dieci tracce tra cui il brano estratto come singolo Una Canzone Scema in rotazione radio. I Rifugio Zena, band della provincia di Avellino, nascono nel settembre 2001 dalla collaborazione artistica tra Mario del Regno (basso e voce) e Gerado Fiore (batteria e voce). Nel febbraio 2002 pubblicano un primo demo dal titolo inQuiete, seguito da vomitoLava (luglio 2004) e Rumore (settembre 2005). Dopo alcuni avvicendamenti, dal marzo 2011 è Mauro Correale a curare le chitarre. Nel dicembre 2012 realizzano il primo full-length, E’ tempo che passa. Qui trovate il link alla pagine Soundcloud su cui potete ascoltare il brano e di seguito la tracklist del nuovo album.

Tracklist

L’Inverno

La Fabbrica Dell’Odio

Torneo Notturno

Ritorno Al Futuro

Una Canzone Scema

Rifugio Zena

Un Soldatino

Musa

Notte Horror

La Fine Del Male

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Rifugio Zena – È tempo che passa

Written by Recensioni

Il disco dei Rifugio Zena è rapido e coeso come un caricatore di fucile automatico. I pezzi scorrono rapidi, graffianti, precisi: quasi non mi rendo conto di come finiscono che già sono ricominciati, uno dopo l’altro, in rapida sequenza.

Il punto forte del trio è il groove: batteria piena e diritta, basso pieno, mobile, a tratti funky. Il tappeto sonoro è continuo, sapiente. La chitarra, sopra, ricama elettrica, ritmica, tagliente. Mi fanno pensare alla California, equidistanti tra certi richiami desert e strumentali alla Queens Of The Stone Age (e scena Palm Desert a seguire) e un impatto quasi fisico stile primi Red Hot Chili Peppers – in entrambi i casi con più pulizia, più definizione.

Non che sia un male: i virtuosismi s’incastrano bene, non stonano nel complesso (rischio che si sfiora sempre su musiche di questo tipo, sudate e muscolari). Merito anche della produzione, che è di ottimo livello, pulita, ma che non suona del tutto “finta” (mi ricordano un po’ i Fratelli Calafuria, con meno – decisamente meno – follia).

Anche il capitolo voci si presenta pulito, definito, a tratti anche orecchiabile, ma mantiene un’ambientazione prettamente rock, sia come registro che come approccio alle liriche (semplici, certo, ma che influiscono in misura marginale sul prodotto complessivo, che è fortemente “strumentale”, e si sente nella capacità di non annoiare mai l’ascoltatore nei vari momenti di “vuoto” lirico, ma, al contrario, di tenerlo appeso, trepidante, in attesa di scoprire come andrà a finire questo rocambolesco giro di basso, quell’infernale pattern di batteria).

Si vede che i ragazzi del Rifugio Zena ci sanno fare. Ad un primo ascolto, superficialissimo, mi veniva da paragonarli ai Negramaro (forse perché ho iniziato ad ascoltarli da “Musa”, la balladdel disco), ma è palese una profondità diversa, influenze numerose e distanti tra loro, una capacità di scrittura e esecuzione ammirabile e basata su fondamenta solide ed elaborate (e varie).

L’unico neo, se proprio devo trovarne uno, è la mancanza di “ganci”: non c’è un pezzo in particolare che rimanga nell’orecchio, non c’è l’effetto “tormentone” – vabbè, senza esagerare, nemmeno l’effetto “tormentino”. È un rock “puro”, nel senso che non è da canticchiare, da ripetere sotto la doccia, da fischiettare – e non credo neanche sia poi questo, l’obbiettivo dei tre Rifugio Zena.

Se vi piace il rock suonato bene, energetico, mobile, virtuoso a tratti, non troppo “fighetto”, È tempo che passa è senza dubbio il disco per voi.

 

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