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Plunk Extend – Prisma

Written by Recensioni

All’apparenza un Ep di cinque pezzi, nella realtà un vero e proprio disco quello d’esordio dei Plunk Extend, artisticamente vario e imprevedibile, mi concentro ed inizio ad ascoltare Prisma. Le canzoni prendono il nome di cinque colori (Blu, Nero, Bianco, Rosso, Verde), cinque colori che rappresentano le diverse personalità della band stessa, Prisma non vuole assolutamente seguire una linea, vuole mostrare ogni volta una facciata differente, non vuole mai dissiparsi nella convenzionalità. “Blu” apre il disco con una chitarra capace di rapire le papille gustative, la ritmica tiene alta la tensione, il testo tiene impegnata l’attenzione. Insomma, parte molto bene Prisma, nella maniera in cui speri possa sempre iniziare un disco. Avete presente quando una giornata parte nel migliore dei modi? “Nero” cambia completamente aria, certo che rimaniamo sempre sul Pop Elettro Acustico, ma il cantato nelle strofe assume tonalità prettamente Hip Hop, le chitarre a tratti trasudano Folk, una cosa tanto nuova quanto inaspettata. I Plunk Extend decidono di non dare mai niente per scontato, questa caratteristica riesce a renderli in un certo senso controcorrente, non amano troppo catalogarsi nella definizione di un genere. “Bianco” è dolcemente cantautorale, della classica scuola italiana dei cantautori, una perla carica di sentimento, le emozioni iniziano ad intrecciarsi indissolubilmente. Potrei urlare tutto l’amore che ho dentro quando un finale tipicamente Coldplay inizia a far cavalcare gli strumenti verso una trionfale conclusione. Poi arriva “Rosso” e non poteva essere altro che potenza, rabbia e passione. I riff in progressione volteggiano in stile Ska, qualche lontano riferimento al Metal Hc (ma solo i profumi più nascosti, sia chiaro). “Verde” è la speranza, la speranza di portare un nuovo modo di comporre musica, i Plunk Extend suonano musica di un’altra galassia, una roba ancora sconosciuta al comune mortale. Dietro Prisma c’è tecnica, sperimentazione e soprattutto tanta voglia di stupire. Io vedo questo album come una mano di poker, cinque carte da spizzare lentamente, una per volta. Dopo i precedenti lavori in lingua inglese i Plunk Extend dimostrano largamente di saperci fare anche con l’italiano, sono una band innovativa a cui andrebbero rivolte tutte le migliori attenzioni del settore. Io un disco del genere potrei ascoltarlo in qualsiasi condizione emotiva, riesco sempre a trovare quello di cui ho bisogno. A voi sembra poco?

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Un concorso gratuito per i vent’anni di Acidi e Basi

Written by Senza categoria

Dopo la compilation prodotta nel 2014 dedicata al grande Jeff Buckley, QB Music continua a voler omaggiare artisti che appartengono al suo Dna più che mai variopinto ed eclettico. Per il 2015, in occasione del ventennale dell’uscita del primo disco dei Bluvertigo, QB Music, studio di registrazione e etichetta milanese, produrrà una rivisitazione completa ed eretica di Acidi e Basi (1995), dove ogni canzone verrà interpretata da un artista (o una band) diverso. Attraverso il concorso Vent’anni di Acidi e Basi, in collaborazione con ROCKAMBULA WEBZINE, QB Music dà la possibilità ad un massimo di dieci band o artisti emergenti di partecipare al progetto. Lo spirito del tributo è di far riarrangiare brani a band o artisti che ne diano la loro personale versione, ognuno secondo la propria sensibilità: QB Music promuove la diversità musicale e l’originalità della proposta, oltre, ovviamente, alla qualità creativa e tecnica. L’iscrizione al concorso è gratuita. Le candidature devono essere inviate via mail a demo@qbmusic.it entro il 01 dicembre 2014. Tra i premi: ore di registrazione, sconti sui servizi di QB Music e un pacchetto promozionale a cura di Rockambula.

Vuoi partecipare?
Scarica il regolamento completo del concorso:

http://goo.gl/POnwBl

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Aa. Vv. – Happy Birthday Grace!

Written by Recensioni

Ci sono album e musicisti che la bravura e il destino hanno reso immortali, imprimendoli nella memoria e nell’immaginario di molti. Jeff Buckley è sicuramente uno di loro, una vera meteora che ha illuminato per troppo poco la scena musicale mondiale, ma che ha saputo in così breve tempo lasciare un’impronta indelebile nella storia del Rock. Nell’agosto del 1994 usciva il suo capolavoro, Grace; vent’anni dopo, lo studio di registrazione QB Music di Milano, pubblica in free download una compilation che ne celebra il ricordo. Parlare di semplice tributo non è corretto perché il lavoro di reinterpretazione e omaggio alle dieci tracce che compongono Grace va aldilà della semplice “coverizzazione” dei brani. Gli artisti presenti hanno saputo, grazie alle sapienti mani dello studio, creare qualcosa di veramente nuovo e non scontato, basando il lavoro su una forte ricerca dei suoni e degli arrangiamenti, portando le melodie di Grace negli anni 2000 attraverso la New Wave, il Funk, l’Elettro Pop e le sperimentazioni musicali. Capita spesso che le reinterpretazioni e i tributi, nella ricerca dell’omaggio perfetto a tutti i costi, inciampino nella miope rete dell’emulazione e finiscano per essere solo delle brutte versioni dell’originale. QB Music e gli artisti coinvolti sono riusciti invece a trovare il giusto equilibrio e mix  tra la versione originale e le diverse personalità degli interpreti che si susseguono, offrendo un punto di vista differente e tratti irriverente e un po’ impudente. Così ci si ritrova ad ascoltare “Mojo Pin” in versione New Spleen Wave, dove la carica interpretativa di Buckley viene resa materiale dai synth effettati degli Starcontrol; una veloce e ritmata “Grace” “groovizzata” grazie alla sorprendente voce ed energia di Naima Faraò dei The Black Beat Movement.

Tra le dieci tracce ce ne sono due che si contraddistinguono per intensità e sperimentazione, anche se lo fanno muovendosi su territori ben distinti e sono la scura “So Real” in cui i Two Fates, attraverso un tappeto di suoni sintetici, attualizzano il senso claustrofobico e di angoscia affidati a basso e batteria  nell’originale, e “Corpus Christi Carol“ solenne e celestiale che si trasforma in terrena e quasi tribale grazie alla ritmica dei piatti e dei tamburi dello Zenergy Trio. Due interpretazioni altrettanto interessanti e ricche di emozioni sono quella di “Lilac Wine” che diviene un blues scarno e graffiante con la sensibilità di Sergio Arturo Calonero, e dell’immortale “Hallelujah”, uno dei compiti più ardui, che gli Io?Drama superano brillantemente grazie alle grandi capacità vocali di Fabrizio Pollio e al violino di Vito Gatto. Happy Birthday Grace! È un lavoro curato,  bello da ascoltare, cha valorizza gli artisti che vi hanno partecipato e rende omaggio alla grande musica e alle capacità interpretative di Jeff Buckley con altrettanta qualità, sempre con la giusta consapevolezza del confine tra imitazione e tributo.

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Happy Birthday Grace!

Written by Senza categoria

Esce oggi in free download
HAPPY BIRTHDAY GRACE

(QB Music 2014)

Una compilation tributo che rivisita completamente il capolavoro del 1994 del grande Jeff Buckley. Un omaggio eretico da parte di artisti d’estrazione diversa che hanno reinterpretato con personalità le dieci tracce del disco originale, passando dalla New Wave al Funk, dall’Elettronica al Blues, dalla Rumba al Folk Rock.

Link per lo streaming:
http://goo.gl/pd21bw

Link per il free download:
http://goo.gl/EK3jnt (FLAC)
http://goo.gl/N1FtI9 (MP3)

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Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session) 21/12/2013

Written by Live Report

Ho aspettato molto prima di buttare giù queste due righe su Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session) e, a essere sincero, non avrei mai voluto essere io a scriverne. Non è mai facile, forse neanche troppo simpatico parlare (e con amore, perché questo è il caso) di un evento del quale si è anche co-organizzatori eppure alla fine mi sono deciso ma con la promessa, che spero possiate confermarmi mantenuta, di non lasciarmi trasportare dalle mille emozioni che hanno scaldato le pareti di Caffè Palazzo il 21 dicembre a Pratola Peligna (AQ). Ormai sapete tutti che Streetambula è il braccio di Rockambula, quello che organizza festival, contest ed eventi e mette le band in contatto con tutte le realtà interessate dal panorama indipendente, etichette, studi di registrazione, uffici stampa, pubblico, locali, webzine. La storia di questa Winter Session nasce qualche mese fa, quando Lorenzo Cetrangolo, nostro fidato redattore e proprietario degli studi milanesi dalla QB Music (da poco anche etichetta), ci propose di partecipare attivamente a un contest intitolato appunto al ventennale di Grace, storico album di Jeff Buckley.

Ovviamente la risposta di Rockambula è stata positiva ma è andata anche oltre. “Perché non lasciare un posto per la compilation tributo che realizzerete il prossimo anno a una band di Streetambula”? Questa è stata la mia domanda e la Qb Music si è presto dimostrata entusiasta della cosa. Vi spiego subito di che si tratta. Il prossimo agosto Grace compirà vent’anni. La Qb Music darà la possibilità a tante band quante sono le canzoni del disco di registrare un brano dell’album, pezzo che andrà poi a finire nella compilation tributo prodotta e distribuita dalla stessa QB Music. Da quel momento è iniziata la discesa che ci ha portati al contest invernale di cui sto per parlarvi, Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session). Come anche ad agosto, ci sono state delle preselezioni e per la finale sono stati scelti quattro protagonisti che hanno confermato sul campo il loro valore, dando all’evento un valore aggiunto e alzando l’asticella della qualità molto in alto, mediamente anche più di quello che tutti si aspettavano.

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Giunti alla serata fatidica, Caffè Palazzo è stato addobbato a festa, con striscioni, stand, maglie, spille, gadget e quant’altro e soprattutto, ricoperto di musica. La finale vera e propria sarebbe iniziata solo intorno alle 21:00, anche mezz’ora più tardi, ma già all’aperitivo ci aspettava una graditissima sorpresa. Basandosi su un testo scritto da me (lo trovate a fine articolo, per chi fosse interessato), Paride Sticca e Jacopo Santilli de À L’Aube Fluorescente hanno iniziato un racconto musicato che partendo da “Gloom”, un loro singolo di prossima uscita, ha attraversato tutte le mitiche canzoni di Grace, con un mix di note, cantato, teatralità, poesia e Spoken Word. Circa quaranta minuti da sogno, per uno dei momenti più toccanti di tutta la serata. Lasciata alle spalle questa fantastica introduzione, ci si andava avviando verso la gara vera e propria, mentre sullo schermo scorrevano le immagini della serata del 31 agosto, prima edizione di Streetambula Music Contest. La giuria schierata confusamente per evitare l’effetto esame di Stato era pronta. Oltre a me, in qualità di caporedattore di questa webzine e redattore di Ondarock, c’era Margherita Di Fiore, collaboratrice di RockIt, Luca Di Pillo, musicista, Salvatore Carducci, tecnico del suono, fonico, collaboratore di Rockambula e gestore di negozio di strumenti, Duilia Del Gizzi, rappresentante di Nuove Frontiere (organizzatrice dell’evento con Rockambula), Jacopo Santilli, musicista e poi c’era anche per il pubblico la possibilità di votare, per circa il 15% del verdetto finale.

Primi a esibirsi, dalla provincia di Teramo, i Two Fates, coppia anche nella vita che ha proposto un Indietronic coinvolgente e travolgente, carico di melodia ma anche di teatralità, fatto di note orecchiabili e improvvise sferzate avanguardistiche. Bellissima la voce di lei e superbo l’utilizzo di Ableton Live (ribattezzato, Two Fates Machine), strumento abusato nel campo dell’elettronica ma che nel Rock non ha forse mai trovato in Italia un impiego tanto funzionale, pratico eppure artistico. Nessuna imperfezione, i Two Fates sanno come proporsi e sanno come interagire col pubblico, hanno carattere e talento e per tutti il verdetto sembra già scritto, se non fosse per quella cover di Buckley, forse non all’altezza del resto. Poi però sale sul palco un certo Dr. Quentin, tutto solo con la sua follia che odora di gioia. Mette allegria, mette una carica pazzesca, i suoi testi traballano in un inglese claudicante ma tutto sommato comprensibile. Sembra il fratello pazzo dei Two Gallants. Il suo è un misto di Folk Rock, Folk Punk e Alt-Country che mette i brividi e quando intona Hallelujah, a modo suo, mette la pelle d’oca. Certamente la migliore della cover proposte in tutta la serata.

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Superato il Dr. Quentin, entra in scena il Rock dei Droning Maud da Rieti. Il loro sound è potenza pura, ma non di quella esplosiva quanto un big Bang, quanto piuttosto quella di un buco nero, sfuggevole e misterioso. Certamente gli unici che abbiano veramente travolto il pubblico, i più maturi, anche se magari senza stupire troppo. Ascoltarli a due passi è stato come essere investiti da un tornado di note. A chiudere la gara, i liguri Caligo. Ragazzi di una disponibilità unica, una simpatia e un amore per la musica da far invidia. Avrebbero meritato di vincere solo per questo eppure, c’era che dell’altro, nella loro esibizione. Il loro Pop/Rock è puntuale e si mette tutto al servizio della voce e dei movimenti di Marco Ferroggiaro, vocalist e leader della formazione di Chiavari. Melodie e canzoni, di quelle belle, di quelle che si possono cantare anche solo dopo averle ascoltate una volta. I Caligo erano proprio quello che mancava alla serata. Ora è proprio tutto. È ora di scegliere un vincitore.

Il pubblico ha già deciso. Per loro a vincere è il Dr. Quentin. Ma lui, è l’unico che gioca in casa e a Streetambula ci teniamo a fare le cose nella maniera più obiettiva possibile. Il pubblico conta solo per il 15% e come vedrete, non basterà. A vincere infatti non sarà il Dr. Quentin, nonostante tutti abbiano apprezzato la sua cover, nonostante quasi tutti ne riconoscano la voce stridula ma perfetta. Nonostante io stesso abbia affermato che il dottore “scrive canzoni, melodie, come pochi sanno fare”. Non sarà lui a vincere perché tutti ne sottolineeranno i limiti. Suonare Folk Rock, in inglese, solo chitarra e voce e farlo senza stancare dopo venti minuti è difficile e, infatti, anche in questo caso la giuria lo farà notare. A vincere non saranno i Droning Maud, nonostante l’apprezzamento incondizionato di tutta la giuria che ha rilevato solo l’uso eccessivo di una precisa effettistica sulla voce in sostanza per tutta l’esibizione. Non vinceranno non per i problemini tecnici dovuti all’audio e la resa nel piccolo locale ma perché è vero che c’era da fare una sola cover di Jeff Buckley, ma a lui era intitolata la serata e quindi, quella cover, avrebbe avuto un certo peso. Non è piaciuto che quel riarrangiamento sia stato fatto con un paio di minuti di ritardo perché il testo non era stato imparato a memoria e il foglio dove era stato scritto non si ritrovava. Inoltre non è piaciuto molto il riarrangiamento. Dispiace, perché i pezzi originali targati Droning Maud si sono dimostrati una bomba, e forse questo conta più del verdetto finale. Non hanno vinto neanche i Caligo, forse troppo emozionati, certamente stanchi per i 500 Km percorsi per arrivare dalla Liguria in Abruzzo, qualche errore di troppo in fase esecutiva e uno stile troppo magro, asciutto, con poca personalità esclusa la voce di Marco Ferroggiaro, per poter arrivare davanti ai colleghi, i Two Fates.

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Già, proprio loro. I Two Fates. Per una volta hanno vinto quelli che tutti si aspettavano che avrebbero vinto; la band più completa, che ha fatto meno errori, che ha arrangiato con cura il brano di Jeff Buckley (una curiosità, Giuliano Torelli mi ha confidato di essere uno dei mille ad aver visto Buckley dal vivo in Italia), che ha messo sul piano le composizioni più curate, più interessanti e, anche in ottica futura, dalle prospettive più rosee. Senza ombra di dubbio, hanno vinto i migliori ma tutti gli altri si sono dimostrati non solo all’altezza ma certamente capaci di ritagliarsi un gran bello spazio nel mondo della musica. Basta capire quale spazio.

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Di seguito trovate il testo suonato e recitato dagli À L’Aube Fluorescente e scritto da me, nel caso qualcuno voglia leggerlo. Alla fine trovate invece il trailer realizzato per la serata da Andrea Puglielli.

Per i ragazzi di Streetambula, scegliere Jeff Buckley e il suo unico album compiuto Grace, il suo capolavoro che tra qualche mese compirà vent’anni, come cuore del Contest invernale non è stata certo scelta agevole. Ogni canzone di quel disco racchiude una magia che solo pochi capolavori possono vantare e anche le cover interpretate da Jeff hanno acquisito un’aura singolare, un abissale senso di eternità e spiritualità. Avete capito bene, quell’opera d’arte contiene ben tre cover. “Lilac Wine” di Nina Simone, “Corpus Christi Carol” di Benjamin Britten e “Hallelujah” di Leonard Cohen. Tre riarrangiamenti che hanno dato in dono a quei brani l’immortalità che meritano palesando come un artista possa adagiare la sua essenza anche in brani di altri, quando si suona con sentimento. Quello che speriamo possano fare stasera i Droning Maud da Rieti, il Dr. Quentin, pratolano Doc, i Caligo da Chiavari in Liguria e i Two Fates di Colonnella. Fare musica col cuore, per farci sognare il suo volto ancora una volta. Sognare la sua vita.

Una vita che per Jeff non doveva essere stata facile. Il 17 novembre del 1966 nasceva il figlio di Tim Buckley. Il padre di Jeff era proprio quel Tim Buckley che qualcuno sta fantasticando ora. Una delle voci più strabilianti che si ricordino e uno dei più eccelsi sperimentatori vocali e del Folk. Musicista mirabile, non proprio come nel suo ruolo di genitore. Non si consacrò molto al piccolo Jeff, prediligendo cercare buona sorte nella Grande Mela; più in là i due si sarebbero rincontrati ma quest’abbandono non fece altro che appesantire, col tempo, la grandezza di Tim sulle fragili spalle del figlio.

Jeffrey Scott Buckley, “Scotty” per chi lo amava, perse il padre che in fondo non aveva mai veramente avuto, a Santa Monica il 29 giugno 1975; Tim fu schiacciato dal peso di alcol, eroina e da una vita impossibile da sopportare. Tim entrava nella leggenda e Jeff era ancora un bambino. Poche volte “Scotty” ebbe la possibilità di stare con lui ma fu proprio durante una serata in omaggio al padre, nell’aprile del 1991 a New York, che per la prima volta le sue sorprendenti abilità canore furono alla portata di un pubblico di un certo spessore.

Da quel giorno Jeff Buckley ha inseguito il modello del padre, talvolta superandolo e diventando a sua volta un mito, nella sua fragilità una specie di divinità carnale fatta di sogni, illusioni, angosce e dei suoi molteplici amori; si dice che amò tante donne, forse anche Courtney Love con la quale di certo fu fotografato a teatro; di sicuro Joan Wasser (qualcuno tra voi la conoscerà come Joan As Police Woman) ma anche Elizabeth Fraser, splendida voce dei Cocteau Twins. Jeff presto sarebbe diventato una leggenda però consapevole della vacuità della sua vita, che, come in una premonizione, sembrava sapere che non sarebbe stata molto più duratura di quella del padre. Jeff inizia a suonare come tanti di noi hanno fatto, come io stesso ho fatto, con piccole band, con i Group Therapy; quindi incide le Babylon Dungeon Sessions e poi lavora con Gary Lucas e con i Gods And Monsters fino a giungere al colosso Columbia.  Nascono una moltitudine di tracce, tanto materiale spesso ancora inedito che finirà soprattutto per alimentarne il mito, nella sua sfuggevolezza.

Jeff non dimentica mai da dove viene. Forse non sa ancora dove vuole andare . Sapete a chi è intitolato uno dei suoi primi Ep? Al Sin-è. Il locale nella parte orientale di New York dove giovanissimo si guadagnava il pane come sguattero e poi incominciò a esibirsi. Da lì e da allora ha iniziato una corsa frenetica che l’ha portato a Grace, uno degli album più importanti e struggenti di tutti i tempi. Dopo Grace, in un’inquietante analogia con le vicende emotive del padre, Jeff, che certo non era uno scrittore maniacale, si dimostra impossibilitato a reggere i ritmi del mercato e soprattutto a sottostare alle sue pressioni. Sketches For My Sweetheart The Drunk, l’album seguente, uscirà postumo e incompleto; Jeff non riusciva a produrre tanto e velocemente quanto il sistema richiedeva.

Ma chi era veramente Jeff Buckley? Un musicista stravagante e anticonformista, non sempre attento agli aspetti tecnici della sua arte, un uomo capace di non prendersi sempre sul serio, anche quando si trattava di spiegare il senso delle sue parole. Anche un uomo che si sentiva solo, ma non aveva paura della sua solitudine. Sapete, una volta iniziò un tour, otto date, in posti sperduti d’America, con un falso nome, sempre diverso. Spesso suonò solitario, in quel Phantom Tour, senza pubblico. Avete capito bene. Cercava nel suo isolamento di ritrovare se stesso, la tranquillità dell’essere “uno qualunque”, l’unico modo per capire chi sei è forse non essere nessuno, agli occhi degli altri.

Come il padre, Jeff aveva però tanti problemi, con l’alcol, con la droga e con se stesso anche se in maniera meno romantica (aperte e chiuse le virgolette) e meno meravigliosa. Nonostante questo però non sarebbe mai arrivato al punto di morire per sua intenzione. C’era un disco in cantiere sotto l’ala protettrice di Tom Verlaine, leader dei Television; quindi il trasferimento a Memphis. Il padre era morto ventidue anni prima, “Scotty” ne aveva trenta all’epoca. Il suo talento era ancora tutto da scoprire e quello che resta delle sue incisioni racconta di un uomo che non si sentiva certo arrivato, anzi aveva voglia di vedere fin dove la sua mente, la sua arte poteva spingersi.

Era il 29 maggio 1997 quando Jeff e il suo autista si stavano dirigendo verso gli studi di registrazione. Si fermarono, Jeff voleva fare un bagno nelle acque del Wolf River. Si tuffò vestito, cantando “Whole Lotta Love” degli Zeppelin. Non era drogato, non era ubriaco. Non aveva deciso che quello sarebbe stato il momento di lasciarci. Qualcun altro, forse, lo aveva deciso, se ci credete, forse Dio. O forse il destino, il caso, chiamatelo come volete. Fatto sta che in quelle acque fresche di un affluente del Mississippi Jeff, “Scotty” per chi lo ama ancora, ci lasciò facendo quello che più amava, cantando.

Di lui restano poche canzoni ma per chi lo chiama ancora “Scotty” nelle sue preghiere, ha lasciato molto di più. Resta il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e soprattutto resta un album inarrivabile come Grace, al di là del mito.

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La Linea del Pane

Written by Interviste

Partiamo subito con una domanda legata al vostro nome, La Linea del Pane. A cosa si riferisce? E qual è il vostro rapporto col cibo, in un periodo in cui proliferano associazioni, organizzazioni ed eventi legati al cibo sano, biologico, alla filiera corta e così via?
“La linea del pane” è una falsa traduzione dall’inglese breadline, termine che starebbe ad indicare (nei grafici demografici) la “soglia di povertà”, la linea ideale al di sotto della quale la popolazione è indigente. Figurativamente, venivano chiamate breadline le file di persone che attendevano il rancio o il sussidio, durante la grande depressione del ’29. La scelta del nome è stata del tutto casuale, è preso a prestito dal titolo di una poesia, non è legata in alcun modo all’etica del biologico, per intenderci.

I vostri testi sono impegnati e colti, in un modo che sembra più guardare ai primi Marlene Kuntz e a un certo cantautorato anarchico, che non ai più recenti Ministri, Teatro degli Orrori e compagnia. Non è usuale trovare al giorno d’oggi una band che non sia incazzata per la situazione sociopolitica e non manchi di farne la questione centrale dei propri brani. Discostarsi da questo filone è una scelta naturale o anche un modo per distinguersi da una corrente Alternative che ha già i suoi portavoce?
Essere incazzati per la “situazione socio-politica” impegnando la medesima evanescente isteria di quando si è imbottigliati nel traffico è assai facile. E assai futile, anche. Quando il traffico si dipana si torna sempre tranquilli e mediocri. E sono i mediocri appunto che percorrono sempre la stessa strada e finiscono, inesorabilmente, imbottigliati nel traffico. Non so se ho reso l’idea… Ad ogni modo gli encomiabili gruppi che citavi non sono naturalmente nostri capostipiti, quindi in realtà non ci sforziamo troppo di distinguerci da loro dal momento che non ne sentiamo la vicinanza. A dire il vero, nella nostra pur breve vita di band abbiamo ricevuto riscontri molto disparati, e riferimenti a mondi anche totalmente divergenti tra loro. La cosa non è limpida, probabilmente cercare analogie con altri gruppi non è il modo migliore di ascoltare il nostro disco, dal momento che la cosa pare sia molto arbitraria.

Nel recensirvi, ho sottolineato quanto spesso la componente letteraria sia fin troppo aulica, tanto da rischiare di diventare ostica e oscura. Qual è il messaggio principale che un ascoltatore medio dovrebbe cogliere da una vostra canzone?
Beh, diciamo che chi scrive canzoni per dare un “messaggio” fraintende un tantino il mezzo. Forse è per questo che pullulano gli intrattenitori e scarseggiano gli artisti. A parte questo discorso, che richiederebbe più tempo, i nostri testi non si può dire siano immediati. Ma non si può dire nemmeno che siano “aulici”, che letteralmente significa “di corte”, ovvero il linguaggio che si converrebbe in presenza del mecenate. È evidente che non sia il nostro caso. Sono il contrario di aulici, forse peccano di “enigmismo”, ma la maggior parte degli interrogativi possono dissiparsi al secondo o al terzo ascolto. Nulla è lasciato al caso, su questo possiamo garantire; certo è che non ha senso ascoltare “Utopia di un’Autopsia” una sola volta. Comunque, qualora un autore o un poeta volessero scrivere un testo o una lirica lasciando tutto al caso lo potrebbero fare, senza essere perseguibili. Lo fanno in molti senza essere scrittori, né poeti… L’importante è essere chiari, non essere espliciti. Forse la poesia in genere non si capisce subito, ma non per questo è equivocabile.

Musicalmente si sentono radici intellettuali anche nei vostri arrangiamenti. Qual è l’iter con cui nasce un vostro brano?
L’iter per questo disco è stato molto semplice, partivamo dal brano chitarra e voce e lo arrangiavamo insieme. Ognuno di noi tre ha un trascorso musicale diverso dagli altri due, ma bene o male un punto di equilibrio l’abbiamo raggiunto.

Qb Music ha preso a cuore l’edizione del vostro primo disco, Utopia di un’Autopsia. Com’è nato il rapporto con l’etichetta? Come avete lavorato per la realizzazione dell’album?
Il nostro rapporto con QB Music è nato dall’amicizia con Roberto Rizzi, che abbiamo conosciuto ad una serata in cui condividevamo il palco con i suoi Guarentigia, ormai un paio di anni fa. Ai ragazzi di QB dobbiamo anzitutto l’apprezzamento incondizionato che hanno avuto sin dal principio per le nostre canzoni. Di questo gli siamo grati e a questo dobbiamo la nostra decisione di lanciarci nella registrazione di un disco, che in quel momento non era nei nostri piani immediati.

Il panorama musicale nostrano è particolarmente puntellato di piccoli gruppi promettenti che spesso non vengono presi sufficientemente in considerazione né dalle produzioni, né dai media. Come ovviate a questa situazione? C’è qualche collega che è stato immeritatamente meno fortunato di voi?
Ce ne sono parecchi, abbastanza da mettere in discussione l’attendibilità degli addetti ai lavori. Per quanto ci riguarda, nel nostro piccolo, non ci interessiamo della cosa. Per vivere facciamo altro, io ad esempio faccio il magazziniere.

Tra i vari espedienti per la promozione, oltre ai soliti social network, voi avete utilizzato dei brevi video che riprendevano i lavori in corso, il backstage della preparazione del disco. Fidelizzare il pubblico è sicuramente fondamentale, è stato utile anche per rintracciare nuovi fan? La componente visiva è ancora così importante nel lancio di un prodotto fondamentalmente sonoro?
La componente visiva è importante mediamente per le persone, non per la musica. È così a prescindere da ciò che ne pensiamo noi, dunque è anche inutile parlarne. Su di noi possiamo dire che non è stata una nostra scelta precisa; abbiamo attorno a noi amici molto bravi in quel campo, sono stati loro a proporci la cosa e noi abbiamo acconsentito volentieri.

L’altra grande risorsa che una band ha per farsi conoscere è il live. Qual è la vostra esperienza in merito alla possibilità di esibirsi in locali e festival nostrani? Si sente spesso parlare di quanto sia difficile trovare date in situazioni che siano realmente efficaci per il lancio di un prodotto artistico o della possibilità di esibirsi senza essere meritatamente rimborsati…
Prima di registrare il disco abbiamo suonato per un anno nei luoghi più vari, noti e meno noti. I soldi non ci sono, è evidente, ma non ci sono da nessuna parte. In linea generale, suonando in acustico nei posti piccoli si guadagna di più e si “fidelizza” di più, anche se con poche persone alla volta.

La domanda è standard ma doverosa: quali saranno le vostre prossime mosse?
Da febbraio torneremo a suonare in giro. Inoltre stiamo girando un videoclip non tradizionale, in realtà è più un cortometraggio cinematografico, realizzato da alcuni ex-studenti della Scuola Civica di Milano. Crediamo sarà un bellissimo lavoro e speriamo che lo vedano in tanti, naturalmente.

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Ecco i vincitori di Happy Birthday Grace!

Written by Senza categoria

Il concorso HAPPY BIRTHDAY GRACE!, realizzato dallo studio di registrazione milanese QB Music in collaborazione con Rockambula, è giunto quasi alla fine.

Ecco quindi i nomi dei tre vincitori che, lo ricordiamo, sono stati scelti, rispettivamente, da una votazione online sulla pagina di QB Music, dalla redazione di Rockambula e dallo staff di QB Music.

PREMIO DEL PUBBLICO: STARCONTROL

PREMIO ROCKAMBULA: IL SENTIERO DI FLAVIA

PREMIO QB MUSIC: ANTONELLO BRUNETTI

I tre vincitori, oltre ai premi (che prevedono sconti, ore di registrazione gratuite, intervista e recensione su Rockambula, ecc.), guadagnano la possibilità di partecipare alla compilation-tributo a Jeff Buckley che QB Music produrrà durante il 2014 e che distribuirà gratuitamente online nel mese di agosto, a vent’anni dall’uscita del grande capolavoro del musicista scomparso prematuramente, Grace.

Ricordiamo che un quarto artista sarà scelto domani sera attraverso un live contest che si terrà a Pratola Peligna (AQ) e organizzato da Streetambula, il braccio di Rockambula che come sapete si propone di organizzare eventi e dare alle band tutte le possibilità concrete per realizzare i propri sogni. I 4 candidati sono Dr. Quentin, Droning Maud, Two Fates e Caligo i quali proporranno brani originali e una cover di Grace.

Per maggiori informazioni: www.facebook.com/QBMusicStudio

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Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session), 21 DICEMBRE 2013

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Dopo la splendida riuscita del contest/festival estivo Streetambula Rock Contest, i ragazzi di Nuove Frontiere e noi di Rockambula Webzine siamo orgogliosi di presentarvi la versione invernale dedicata a Grace, mitico album di Jeff Buckley. Si inizierà sabato 21 dicembre alle ore 19:00 circa presso Caffé Palazzo a Pratola Peligna (Aq) e la competizione, che come ripetiamo sempre è una gara nella quale tutti devono sentirsi vincitori, vedrà la partecipazione di 4 band selezionate da tutta Italia, oltre alla presenza degli A’ L’aube Fluorescente che ci hanno preparato una sorpresa proprio in apertura. Dall’Abruzzo il duo Two Fates ci delizierà con una performance Electroacoustic sensazionale mentre gioca in casa il Dr. Quentin, chitarra, voce, cuore e anima. Arrivano invece da Rieti i Droning Maud, che porteranno una ventata di sano Rock mentre dalla Liguria, da Chiavari, arrivano i Caligo.

I 4 si alterneranno nelle loro performance semi-acustiche, proponendo sia pezzi originali e sia alcuni riarrangiamenti di brani di Jeff Buckley tratti dall’album Grace. Perchè è proprio questo disco il pretesto per questa fantastica Winter Session. Gli Studi milanesi della Qb Music infatti, in collaborazione con la nostra webzine Rockambula, hanno pensato di realizzare per il prossimo anno un tributo in occasione del ventennale dello stesso Grace. Al tributo parteciperanno diverse band da tutta Italia, le quali potranno registrare il brano proprio negli studi della Qb Music. Il pezzo sarà poi inserito nell’album promosso dalla stessa Qb. Una delle band partecipanti sarà proprio la vincitrice di Happy Birthday Grace (Streetambula Winter Session). Al premio si aggiunge un rimborso spese offerto da Streetambula.

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Il vincitore sarà deciso da una giuria competente che valuterà sulla base di criteri quali l’esecuzione, la composizione dei pezzi originali, il riarrangiamento della cover e la validità della proposta artistica. Inoltre, uno dei membri della giuria sarà lo stesso pubblico, attraverso modalità che vi sveleremo solo durante la serata. Non vogliamo aggiungere altro. Solo, non mancate perché sarà una serata magica.

Per arrivare a Pratola, sulla A25, uscita Pratola Peligna/Sulmona

Ecco programma, locandina, copertina e trailer.
Questo il sito ufficiale per scoprire tutto su Streetambula, che non è solo contest ma anche organizzazione eventi
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Sito QB Music
Caffé Palazzo

Trailer

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Nuovo promo per Utopia di un’Autopsia.

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Il disco d’esordio de La Linea del Pane è in arrivo negli store digitali il 15 dicembre. Si presenta con questo breve e suggestivo estratto di backstage (per la regia di Vito Trecarichi) dalle sessioni di registrazione La Linea del Pane, band milanese che nel proprio disco d’esordio mescola canzone d’autore e Rock sui generis, in undici intense tracce, tra ballate sanguigne e cavalcate elettriche.

Il disco, co-prodotto da QB Music, uscirà negli store digitali il 15 dicembre, e verrà presentato a Milano in gennaio.

Per informazioni, interviste, recensioni: info@qbmusic.it

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La Linea del PaneUtopia di un’Autopsia

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Giuseppe Zaccardi e i De Rapage alle prese con il primo premio di Streetambula.

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Se ancora qualcuno non lo avesse capito, Streetambula altro non è che una costola di Rockambula nata come Contest/Festival lo scorso anno ma che si sta rinnovando in un Progetto teso a progettare gratuitamente eventi in tutto il centro Italia, per le band che ne richiedano l’iscrizione sempre senza pagare alcuna somma. Streetambula inoltre è Contest programmati in diversi momenti dell’anno (il prossimo poco prima di Natale in collaborazione con gli studi della QB Music) ma il suo cuore, quello per cui tutto lo staff, non solo di Rockambula, si adopera durante i dodici mesi, è il grande evento di Agosto.

La scorsa (prima) edizione è stata un successo di pubblico ma anche di partecipazione, grazie al coinvolgimento di tantissime realtà locali e non, dagli studi Acme, fino alle etichette V4V Records e Protosound, da una music selector targata Rockit, fino a redattori di Stordisco, Ondarock, Musicalnews. Quelle citate però sono state solo una minima parte di quello che è stato Streetambula che prima di tutto era ed è una gara tra band emergenti, una competizione dalla quale nessuno esce sconfitto ma pur sempre una sfida, con se stessi più che con gli altri. Dopo un pari merito con A’ L’Aube Fluorescente, a spuntarla saranno i De Rapage, i quali sceglieranno come premio un servizio fotografico offerto da Giuseppe Zaccardi, fin da subito entusiasta della nostra idea di Contest/Festival e che poi ha ribadito il suo apprezzamento: “L’esperienza Streetambula l’ho trovata molto positiva, apprezzo molto il fatto che si tratti di una manifestazione dedicata a chi fa musica propria a differenza di chi sceglie la facile strada della cover/tribute band che tanto va di moda adesso! Proprio in quest’ottica ho deciso di mettere in palio il set fotografico”.

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Qualche settimana fa, la band di Rock Scostumato teatina ha avuto la possibilità di godere del premio vinto sul campo e noi di Rockambula siamo andati a vedere cosa avrebbero combinato. Tra balzi impossibili in cave ascoste in mezzo ai boschi del Parco, spazi angusti tra salsicce e padelle unte e liquori improponibili in salotti lynchiani, Giuseppe Zaccardi è riuscito a tirare fuori l’anima da una delle più belle realtà del panorama Rock nazionale di quello che non si prende troppo sul serio ed ecco a voi il risultato: ” Farlo con i De Rapage (il set, che credete ndr) poi è stato particolarissimo, loro non fanno i matti, sono matti proprio! Scherzi a parte, belle persone, abbiamo passato una bella giornata insieme e il risultato è stato molto positivo, provare per credere! Un ringraziamento allo staff di Streetambula, a Silvio in particolare, ai De Rapage e a tutti i gruppi che hanno partecipato alla manifestazione”.

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Non è solo Giuseppe ad aver apprezzato perché anche la stessa Band ha scoperto di avere un cuore, anche se sporco, a modo loro: ”L’esperienza del set fotografico ha reso Giuseppe Zac uno di noi, del gruppo. Alla fine della sessione aveva imparato più parolacce di Ficurilli (voce del gruppo ndr) e aveva iniziato a parlare con le macchine fotografiche: SKEEEERZO!!! Oppure era Schillaci (il chitarrista più anziano ndr) che era troppo brillo per ricordarsi alcunché e si sta inventando tutto”.

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Effettivamente eravamo in montagna e non potevano scarseggiare né gli arrosticini tipici di ogni buona scampagnata abruzzese né il vino rosso, di quello fatto in casa. E se alla fine qualche foto sembra uscita come si deve, il merito è tutto di Giuseppe che intuisce la necessità di lavorare strenuamente, senza pause, prima che l’alcol faccia il suo effetto. “Dalle foto è evidente che eravamo tutti in relax completo, abbiamo discusso di ogni singola esposizione/diaframma/vi piace?/fa paura che ci si presentava”.

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Un’esperienza bellissima anche per noi, oltre che per i De Rapage, per la prima volta alle prese con un professionale lavoro di fotografia. “Essendo la prima sessione di foto del gruppo la cosa che ci è venuta spontanea è stata l’unica che sappiamo fare: rompere il culo a tutti, anziché con le chitarre con le immagini, però. Zac è stato grande.”

E se l’unico che sembrava sapere esattamente cosa stesse facendo era il solo Giuseppe, nessuno potrà rimproverarci lo scarso impegno, nostro e dei De Rapage, diligenti ed euforici come ragazzini al primo giorno di scuola. “Per la sessione non abbiamo esitato ad affettare cipolle sulle chitarre, svegliarci presto, bere liquori strani risalenti al ‘700 e fare davvero gli stupidi, sotto lo sguardo divertito di Zac, e più tardi, di Silvio Don Pi e consorte che sono venuti a trovarci. Bello, bello, bello.

Non posso che aggiungerne anch’io, e per farmi perdonare qualche minuto di ritardo, arrivo a quattro; bello, bello, bello, bello! Sotto a chi tocca.

Qui tutte le foto.

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Continua HAPPY BIRTHDAY GRACE!

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Ancora aperte le iscrizioni per il concorso dedicato alla memoria del grande Jeff Buckley organizzato da QB Music

Continua HAPPY BIRTHDAY GRACE!
C’è tempo per iscriversi fino al 20 novembre 2013

Ad un mese dalla chiusura del bando, HAPPY BIRTHDAY GRACE!, il concorso che selezionerà tre band emergenti per partecipare al progetto “JB – A Grace Tribute”, sta avendo un grande successo, soprattutto in termini di qualità delle candidature.

JB – A Grace Tribute” sarà una rivisitazione integrale del capolavoro del 1994 attraverso cover e riarrangiamenti, rielaborazioni e reinvenzioni, in uscita in free download nell’agosto del 2014.

Delle 10 band che comporranno il tributo, 3 saranno scelte attraverso un contest online completamente gratuito: HAPPY BIRTHDAY GRACE!

Per le band vincitrici, oltre alla partecipazione alla compilation, saranno in palio ore di studio di registrazione, sconti sui servizi di QB Music, e un pacchetto promozionale web in collaborazione con Rockambula (www.rockambula.com)!

PER PARTECIPARE, LEGGI IL REGOLAMENTO AL SEGUENTE LINK:

http://goo.gl/9Uu9n9

OPPURE SEGUI QB MUSIC SU FACEBOOK:

www.facebook.com/QBMusicStudio

Informazioni:

www.qbmusic.it

info@qbmusic.it

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REGOLAMENTO CONCORSO “HAPPY BIRTHDAY GRACE!” in collaborazione con Rockambula

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QB Music in collaborazione con Rockambula Webzine

presenta

HAPPY BIRTHDAY GRACE!
Happy Birthday Grace è un concorso musicale promosso da QB Music dedicato a band ed artisti solisti emergenti. La finalità del concorso è di selezionare 3 artisti o band per la partecipazione a “JB – A Grace Tribute”.Possono partecipare band e artisti solisti senza limite di genere.

IL PROGETTO “JB – A GRACE TRIBUTE”
“JB – A Grace Tribute” sarà la compilation-tributo al grande Jeff Buckley che QB Music produrrà in occasione del ventennale dell’uscita del suo primo e unico disco, “Grace” (1994).
La compilation sarà una reinterpretazione integrale di “Grace”, dove ogni canzone del disco verrà rivisitata da un artista (o una band) diverso.
Attraverso il concorso Happy Birthday Grace, QB Music dà la possibilità a tre band o artisti emergenti di partecipare al progetto.

ISCRIZIONE
L’iscrizione è gratuita. Per iscriversi basta inviare un’e-mail (entro il 20 novembre 2013) all’indirizzo info@qbmusic.it con in oggetto “Iscrizione HBG – [nome dell’artista (o della band)]” e in allegato:

  • una foto di presentazione che verrà caricata sulla pagina FB di QB Music (www.facebook.com/QBMusicStudio) e rappresenterà l’artista/la band durante il concorso;
  • un link a scelta tra quelli seguenti per l’ascolto di almeno 2 brani dell’artista/band:
  • SoundCloud
  • BandCamp
  • YouTube
  • una breve biografia di presentazione;
  • un elenco di preferenze (max 3) di brani dell’album “Grace” che si preferirebbe interpretare.

Accettando il regolamento tramite la partecipazione al concorso si autorizzano QB Music ed eventuali media partner ad utilizzare materiale audio, foto ed informazioni sui gruppi partecipanti per promuovere la manifestazione attraverso tv, radio, stampa o internet.

I partecipanti, iscrivendosi, garantiscono, sollevando l’organizzazione da eventuali responsabilità, di non violare, con la propria partecipazione, i diritti di terzi.

SELEZIONE
Una prima selezione verrà effettuata, tra tutte le band che richiedono l’iscrizione, da una giuria interna a QB Music.
In seguito, tra le band pre-selezionate verranno scelte tre band a cui assegnare i premi descritti di seguito. Le tre band vincitrici parteciperanno di diritto alla compilation “JB – A Grace Tribute”.

  • PREMIO DEL PUBBLICO: verrà assegnato tramite la pubblicazione sulla pagina FB di QB Music di un album contenente foto e informazioni sulle band partecipanti. La band la cui foto riceverà più “Like” entro il 20 dicembre 2013 risulterà vincitrice. Il premio comprende la partecipazione alla compilation e uno sconto del 50% su tutti i servizi di QB Music per un progetto unitario da esaurirsi nel 2014.
  • PREMIO ROCKAMBULA: verrà assegnato dalla redazione della webzine Rockambula (www.rockambula.com), che sceglierà a proprio insindacabile giudizio, tramite voto interno, uno dei tre vincitori. Oltre alla partecipazione alla compilation, il premio comprende un’intervista e una recensione assicurate, oltre a news, ascolto e free download del brano in anteprima sul sito della webzine.
  • PREMIO QB MUSIC: verrà assegnato dalla giuria interna a QB Music, che terrà conto della preparazione tecnica, delle abilità di arrangiamento e dell’originalità del progetto presentato. Oltre alla partecipazione alla compilation, il premio comprende altre 30 ore di registrazione al QB Music Studio da utilizzare a piacimento.

Nel caso i risultati dei tre diversi meccanismi si sovrappongano in qualsiasi modo, QB Music si riserva di selezionare altri vincitori fino comunque ad un massimo di 3 totali, tenendo conto dei criteri di preferenza dei vari meccanismi (voto della redazione di Rockambula, numero di “like”, voto della giuria interna).

PARTECIPAZIONE ALLA COMPILATION
La compilation “JB – A Grace Tribute” sarà pubblicata online in free download nell’agosto 2014.
La scelta dei brani da affidare, per la registrazione, a ciascuna band, sarà responsabilità di QB Music, che terrà conto, se possibile, delle preferenze che le band avranno segnalato all’atto dell’iscrizione.
Le band dovranno registrare il brano nello studio di QB Music sito in Milano, via Mezzofanti 20, entro il 20 giugno 2014.
Il master del brano sarà di proprietà della band, che, di contro, rilascerà a QB Music licenza esclusiva di utilizzo per almeno tutto il 2014.

COMUNICAZIONI
Ogni partecipante all’atto dell’iscrizione è tenuto a fornire un indirizzo e-mail valido per ricevere le comunicazioni da parte dell’organizzazione. L’organizzazione non è responsabile in nessun modo per il mancato ricevimento di comunicazioni.

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