Pupo Tag Archive

La Tosse Grassa – Tg3

Written by Recensioni

La Tosse Grassa: il nome è già tutto un programma. Il titolo del suo terzo disco poi, TG3, lo è per davvero (sempre se, come me, credete che i telegiornali somiglino sempre più a dei Talk Show). Tra ricordi catarrosi di nottate insonni, febbri deliranti ed antibiotici dai colori psichedelici, mi accingo a premere play con in faccia, lo ammetto, un’ espressione di schifo per tutto quello che una tosse grassa può evocare nella mia mente.

Già dalla prima traccia la sensazione è di essere investiti da un camion in corsa. Sto ascoltando un disco Metal? Nonostante la presenza di sonorità riconducibili ad altri generi, “Veleno”  sembra volermi condurre in quella direzione. Sembra, appunto; perché la seconda traccia “la Vita È Bella (Quella di Benigni)” si presenta con un ritmo Pop Dance che si lascia ascoltare facilmente, e che subisce una metamorfosi nel ritornello passando all’Hardcore, con tanto di esasperazione della voce proprio sulle parole La vita è bella, la vita è una cosa meravigliosa. E così si procede, altalenando tra vari generi, riferimenti e citazioni, fino a quando non mi sembra di riconoscere nella melodia della terza traccia (“Hanno le Manine”) il ritornello di “Take Me Out” dei Franz Ferdinand. Una coincidenza? Chissà.

Proseguo con l’ascolto di “Santo Subito” e questa volta non ho dubbi, lo riconosco chiaro e tondo il motivetto di “Sei un Mito” degli 883, così palese, spudorato e deciso che per un attimo mi viene da cantare tappetini nuovi Arbre Magique, deodorante appena preso che fa molto chic. È stato solo un attimo, mi ricompongo subito. No, questa non può essere una coincidenza. Ed infatti non lo è, perché mi trovo davanti a Vanni Fabbri alias La Tosse Grassa, e a quello che è un vero a proprio culto, Il Culto della Tosse Grassa appunto, della quale lui stesso è il dio indiscusso. TG3 è quella che Vanni definisce la sua nuova stagione liturgica, che prevede la stessa formula delle due stagioni liturgiche precedenti (TG1 e TG2): una serie di basi realizzate con campionamenti provenienti da brani altrui. Un mix letale, ripetuto per la terza volta, ma sempre vincente: il Pop va a braccetto col Metal per recarsi a fare una visita alla Dance, passando però prima dall’Elettronica, senza dimenticarsi del cantautorato italiano (in “Ghigliottina e Lanciafiamme” c’è spazio anche per Pupo e per la sua “Firenze S. Maria Novella”).

Il tutto è poi accompagnato da una serie di testi irriverenti, dissacranti, diffamatori e violenti che trattano con cruda ironia e straziante verità la decadenza di questa società allo sbando. Suicidio, droga, disoccupazione, pedofilia, consumismo, religione, omosessualità, precarietà, vengono sviscerati senza mezze misure o giri di parole; le vergini orecchie si mettano al riparo e le signorine perbene non svengano se  travolte da alitate di Trash. Chi di voi ha mai visto una tosse grassa avere pietà del poveraccio che vi è malcapitato? Dopo le dovute cure, magari. Ma questa è una tosse grassa per la quale non farà effetto nessuno sciroppo e, sinceramente, mi sta bene così.

Read More

Progetto Panico – Maciste in Paranoia

Written by Recensioni

C’era una volta un gruppo che nasce nel  torrido agosto, o nell’autunno non si sa bene, del 2010 in una sperduta cittadina del middle Italy: Spoleto. Un giorno infatti Pan incontra due loschi figuri, Gilando e il Nano nel bar più lurido della città ed avviene l’incanto… i Progetto Panico. Così il trio inizia a organizzarsi con Enrico Carletti alla chitarra e alla voce, Luca Benedetti al basso e Leonardo Mariani alla batteria, provando e sperimentando vari suoni per trovare la loro strada musicale e per cercare di farci entrare le varie influenze dei tre musicisti. La strada però è impervia, va dai Beatles poi svolta ai Tool passando per Pupo, ma finalmente si giunge a quel punk dalle sonorità anni 90 contaminato da un mix di ska, reggae e rock. Un anno dopo nel 2011 esce il loro primo ep autoprodotto Livello Zero, formato da sette brani di cui due vengono inseriti in varie compilation. Contemporaneamente a questo, continua la loro esperienza live, vincendo contest e dividendo il palco e le compilation con gruppi famosi: 99 Posse, Il Pan Del Diavolo, Lo Stato Sociale, Bud Spencer Blues Explotion, Be Foreste ecc.

Finalmente nel 2013 esce il loro primo lavoro in studio Maciste in Paranoia. L’album registrato all’Urban Rec di Perugia e masterizzato al BigTune Studio, per la “Taratura Limitata Record” l’unica etichetta nata major, con l’esimio dittatore sonoro, Lorenzo Briguori, è composto da ben diciassette brani che poche volte superano i tre minuti di lunghezza. Un lavoro coloratissimo fin dalla copertina che rappresenta bene il titolo del lavoro in una grafica stile fumetto cinematografico anni sessanta-settanta e che emana nel suoi quarantacinque minuti un sound veloce e ritmato, fin dai primi brani “Avatar”, “Oh Mamma”, anche vincitore del premio della critica nel blog Musica che dovresti conoscere, e “Scimmia d’Acciaio” i cui testi procedono per ripetizioni infinite seguiti però da un chiaro impasto ritmico. “Fuori Contesto” rallenta un po’, chiarificando il testo che diventa più comprensibile assieme alla melodia interessante, seguito allo stesso modo da “Rasta Rancoroso” e “666”. “I Ching” ritorna in quel ritmo ossessivo da pogo, abbandonato in “Ascesi a Metà”, brano abbastanza interessante, e ripreso in “Sul Gozzo” con il suo testo sempre ripetuto come in “Sbattimi, la Porta in Faccia”. La ripetizione di parole o frasi, dunque, è  l’elemento che più salta all’orecchio, che rende il lavoro interessante solo all’inizio e che lo svuota di interesse verso metà ascolto. Il ritmo è un qualcosa che può essere espresso in un andamento veloce ma anche in uno lento e se si vuol giocare con la velocità lo si deve fare fino in fondo, sperimentando andamenti, testi e colori musicali, altrimenti si cade nella noia e nel già sentito. L’andamento cambia radicalmente alla fine in “Maciste in Paranoia” che procede a ritmo quasi di valzer con un testo nonsense e una vocalità interessante e che dovrebbe essere scoperta piano piano.

Insomma un album che non mi ha fatto saltare dalla sedia, ma che contiene qualcosa di interessante, che potrebbe essere sfruttato meglio, riducendo magari il numero dei brani e rendendo ogni brano più speciale e più interessante.

Read More