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Captain Mantell – Bliss

Written by Recensioni

Immaginate un viaggio. Ma mica un viaggio qualunque. Immaginate un viaggio nello spazio, di attraversare galassie ed imbattervi in una supernova, evitare buchi neri e sfiorare una nana rossa, il tutto mentre state inseguendo un ufo. Poi immaginate di tornare indietro, di trovare un pianeta Terra irriconoscibile, e di dover andare a ritroso con la memoria, alla ricerca del ricordo di ciò che non esiste più. Il tema del viaggio. Il tema del ritorno. Il tema della ricerca. È questa la trama nella quale si intreccia il filo conduttore che lega gli album dei Captain Mantell, band capitanata da Tommaso Mantelli (ex bassista de Il Teatro Degli Orrori), il cui nome ricorda quello del Capitano Thomas F. Mantell Jr, il primo (e spero unico) pilota morto durante l’inseguimento di un ufo. Bliss è l’ultimo lavoro della band, e narra proprio del ritorno del Capitano sulla Terra, pianeta ormai irriconoscibile ai suoi occhi. Da qui la necessità di scavare nei ricordi alla ricerca delle proprie origini, che in musica si traduce con il ritorno da parte dei membri della band (Tommaso Mantelli, Sergio Pomante, Mauro Franceschini) alle loro origini musicali, il che comporta decisamente la ricerca di nuove sonorità rispetto agli album precedenti. Dall’Electro Punk si passa quindi al Rock, che rimane alla base dell’intero disco, ma che si arricchisce di numerose sfumature e contaminazioni. Ed è così che si percepiscono, solo per citarne alcuni, elementi di Rockabilly (“With My Mess Around”, “Dead Man’s Hand”), per poi passare a pezzi che evocano il buon vecchio Blues (“The Ending Hours”). Ovviamente vengono chiamate in causa anche sezioni ritmiche veloci e ossessive, per non fare torto al Punk (“Ugly Boy”), e c’è poi l’introduzione del sax, che inevitabilmente conferisce al tutto quel retrogusto di Jazz. Il livello d’attenzione durante l’ascolto è altissimo, il disco non scende mai di tono, è un continuo susseguirsi di eventi sonori che non ammettono nessuna distrazione. Un disco dal ritmo incalzante, dalle movenze sensuali, vuoi per la presenza di certi riff che si ripetono con un fare ammaliante (“Love/Hate” e “To Keep You In Me”) quasi fossero le fasi di un corteggiamento in musica, vuoi per la voce di Tommaso Mantelli, prima profonda, poi sporca, poi cattiva (“The Day We Waited For”). Numerosissime anche le collaborazioni presenti nel disco, tra le quali nominiamo Liam McKahey che mette a disposizione la sua voce per “Side On” e Nicola Manzan che si è occupato degli arrangiamenti di “The Ending Hour”, “To Keep You In Me” e “First Easy Come, Then Easy Go”. Un lavoro corposo (14 brani all’appello) e ben curato (anche a livello di grafica in copertina e booklet), ed una ricerca di sonorità vasta ed attenta, dove non sono ammesse le ripetizioni. Un gran bel lavoro di ricerca delle proprie origini, musicali e non. Un gran bel risultato per le nostre orecchie.

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Bliss, quinto disco per i Captain Mantell.

Written by Senza categoria

Bliss è il titolo del quinto album dei Captain Mantell, power trio guidato da Tommaso Mantelli (omonimo del Capitano Thomas Mantell, primo pilota a morire inseguendo un UFO). Un lavoro ispirato alle radici del Rock che rappresenta un deciso punto di svolta stilistica per la band. La matrice compositiva rimane la medesima di sempre, Pop ma capace di soluzioni sempre originali. Il raggio d’azione pero’ si muove verso orizzonti piu’ vasti, anche grazie all’introduzione del sassofono, capace di evocare nuove suggestioni. La versatilità compositiva della band emerge più che mai, come una macchina del tempo impazzita attraverso la storia del Rock che salta dai King Crimson a Jack White, dai Beatles ai Nirvana, da John Zorn a Jeff Buckley. Le ritmiche potenti dell’Ammiraglio Dix, il sassofono sperimentale del Sergente Zags, i riff di chitarra che sembrano usciti dall’epoca d’oro del Rock creano delle basi sonore perfette per la voce del Capitano Mantell, espressiva ed efficace nei pezzi piu’ tirati come nelle ballad. I testi, cupi e disincantati ma con una vena di speranza ci accompagnano poeticamente alla ricerca della beatitudine (Bliss) intesa come evasione dallo stile di vita moderno e simbolicamente rappresentata attraverso la rivincita sulle rigide regole delle macchine elettroniche che fino ad ora avevano governato il suono della ciurma. Registrato e mixato nel 2014 tra Veneto e Abruzzo il disco vede anche la partecipazione di graditi ospiti quali Liam McKahey (Liam McKahey and the Bodies, Cousteau) che regala una sublime traccia vocale su “Side On”, Nicola Manzan (Bologna Violenta, Menace, Ulan Bator) che mette il suo tocco nell’arrangiamento di alcuni brani, la violenza dei Bleeding Eyes e la pazzia di DJ Muto. Il disco sarà pubblicato in vinile, CD e free download il 10 novembre 2014 da una cordata di etichette indipendenti formata da Dischi Bervisti, Overdrive Rec, Dreamingorilla Rec e Xnot You Xme (distribuito da Audioglobe).

TRACKLIST
01 – Love/hate
02 – The ending hour
03 – Wait for the rain
04 – The day we waited for
05 – Side on (feat. Liam McKahey)
06 – Dead man’s hand
07 – Ugly boy
08 – Better late than now
09 – First easy come then easy go
10 – Picture me floating
11 – To keep you in me
12 – With my mess around
13 – The age of black
14 – Won’t stop
15 – Bliss (bonus track)

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Oslo Tapes – un cuore in pasto a pesci con teste di cane

Written by Recensioni

Nella musica uno degli elementi fondamentali è emozionare l’ascoltatore, non importa il tipo di emozione provata, l’importante è emozionarsi. Ognuno di noi deve farlo per sentire viva quella parte intima che altrimenti rischierebbe di soffocare.

Ed ecco che Marco Campitelli (The Marigold e Deambula Records) incontra l’estro passionale del sempre attivo Amaury Cambuzat per dare vita al progetto Oslo Tapes  (un cuore in pasto a pesci con teste di cane), atmosfere cariche di nuvole pesanti sopra un cielo rumoroso di quasi primavera. Non c’è molto da rivendicare se pensiamo ad un disco ricco di spunti melodicamente sporchi e pieni di significato, non credo tanto nella banale categorizzazione del semplice rock italiano, qui abbiamo tanto nord Europa dentro picchiato a forza dalle chitarre comandate come fossero angioletti cornificati dall’esperienza di Cambuzat. Campitelli sorride come un diavolo quando può avvalersi della complicità artistica di musicisti come Nicola Manzan e Giole Valenti (solo per citarne alcuni), il prodotto finale assume uno spessore rilevante al quale bisogna in ogni caso rendere omaggio, la differenza si sente. Impercettibili vibrazioni mandano in affanno il cervello.

Oslo Tapes al contrario di una tradizione passata adottata dalle produzioni vicine a Campitelli che voleva solo liriche in inglese inizia una sperimentazione dei testi (se pur brevi) in italiano, possiamo considerare questa scelta molto importante ai fini della divulgazione nei circuiti indipendenti italiani che non vedono di buon occhio lo sperperare della lingua britannica ai soli fini d’esportazione e musicalità. Insomma, siamo Italiani e nonostante tutto ci piacciono anche i pezzi cantati in italiano. Oslo Tapes (un cuore in pasto a pesci con teste di cane) racchiude undici brani diversi ma con un percorso molto concettuale, situazioni mistiche in ambienti prevalentementi cupi, la new wave indirettamente trova il proprio spazio all’interno del disco, ascoltare brani come Distanze e Attraversando per farsene un idea precisa. La vita non lascia certezze a cui aggrapparsi, meglio perdersi in infinite spirali senza fine (Nove Illusioni e Tremo) per dimenticare di essere sovrastati da un sistema brutto e decisamente pesante. Il finale viene affidato ad una ballata profonda (Crux Privèe) alla quale il progetto Oslo Tapes decide di affidare la firma dell’intero lavoro senza nessuna remissione di peccato.

Era tanto tempo che non mi caricavo di tanta fragilità mentale, Oslo Tapes suona come un ipnotico
gioco di prestigio in una serata di pioggia, un progetto molto importante per la sperimentazione musicale tricolore, qualcosa che riesce a smuovere le menti della gente.
Qualcosa di tendenzialmente bello e importante. Il disco uscirà il 12 Marzo, nel frattempo qui sotto vi lasciamo un assaggino.

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