Nicolas J. Roncea Tag Archive

Upsilon Acrux + Io Monade Stanca @ Blah Blah, Torino, 20/09/16 [PHOTO REPORT]

Written by Live Report

Non succede tutti i giorni che il richiamo ad un live avvenga grazie ad un gruppo spalla  mentre gli headliner risultino dei perfetti sconosciuti (mea culpa), almeno fino ad un paio  di giorni prima dell’evento quando, come ogni tanto capita, ci si decide a dare un ascolto  ed informarsi un po’ sulla band in questione e si scopre, con grande piacere, che si tratta  di una gran bella formazione.
Questo è quanto avvenuto al sottoscritto per il live in questione che ha visto esibirsi sul  palco del Blah Blah di Torino, preceduti dagli Io Monade Stanca, i californiani Upsilon  Acrux.

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In apertura il Power Trio della provincia Granda, ormai una piccola istituzione in  Piemonte e non solo, ha dato il la alla serata con il suo sound spigoloso e dinamico che  ha come pilastro un Math Rock la cui regola fondamentale è quella di non avere regole. Centrando la loro esibizione sull’ultimo Three Angles (uscito ormai 4 anni fa) la chitarra  di Nicolas J. Roncea, il basso di Edoardo Baima e la batteria di Matteo Romano,  hanno ampiamente scaldato il pubblico accorso a gustarsi questa serata divertendolo  con alcuni siparietti tra un pezzo e l’altro.  Il suono dei 3 risulta più che mai compatto e (per quanto sempre ispirato a gruppi come  Don Caballero, Shellac, Melvins e via dicendo) sempre più personale; i ragazzi si  dimostrano ogni volta in crescita, anche nelle loro maniere patafisiche, e non si può che  sperare arrivi presto un nuovo disco.

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Dopo il breve cambio palco si giunge al momento della piacevole scoperta: gli Upsilon  Acrux.  Band esistente dal 1997 che negli anni ha condiviso il palco con artisti come Zs, Peter  Brötzmann, Nels Cline, Dillinger Escape Plan, Don Caballero, Boredoms, The  Flying Luttenbachers  e che dopo varie vicessitudini (della formazione originale è  rimasto solo il fondatore Paul Lai) è giunto oggi alla formazione a 5 vista sul palco  composta, oltre che da Paul Lai alla chitarra, dai due batteristi Mark Kimbrell e Dylan  Fujioka (attuale batterista di Chelsea Wolfe), da Patrick Shiroshi al piano Rhodes ed  al sax e da Noah Guevara alla seconda chitarra.
La band è giunta al suo settimo disco, Sun Square Dialect, uscito lo scorso anno e  suonato interamente durante la serata insieme ad un paio di ripescaggi da dischi più  datati.

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Il loro live è incendiario, e non solo grazie alla goduriosa doppia batteria (usata a partire  dal 2004), infatti gli Upsilon Acrux uniscono a grandi doti tecniche un ottimo gusto melodico andando a creare intrecci che sono geometriche alchimie dall’impalcatura  Avant-Prog capaci di spingersi con classe e veemenza in territori Math Rock, Noise e  Free-Jazz.
È sempre presente una certa tensione ed allo stesso modo non manca mai l’armonia,  per quanto molto spesso si tratti di un’armonia brutale; tutto questo crea uno spettacolo  vibrante dalla prima all’ultima nota (nel brano conclusivo dell’esibizione si accenna  persino ai Kraftwerk) grazie ad una band che dal vivo va ben oltre la conferma della  piacevole scoperta che avevo avuto ascoltando il loro ultimo lavoro.
Trattasi dunque di una formazione che, se come me non conoscevate, consiglio di  andare a scoprire (il reale intento di questo photo report  dalle foto di livello più che mai  amatoriale vorrebbe in realtà essere questo) di modo che non ve li lasciate scappare il  loro prossimo eventuale passaggio in Italia dopo questa data unica alla quale ho avuto la  fortuna di assistere.

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Nicolas J. Roncea – Eight (Part One)

Written by Recensioni

Prima parte di una trilogia di album contenenti ciascuno otto canzoni, Eight (Part One) di Nicolas J. Roncea nasce da alcune considerazione dell’artista sullo stato della musica dal vivo oggi: “L’interesse per la musica dal vivo, mi riferisco soprattutto a quella di nicchia, purtroppo è calato notevolmente e che la stragrande maggioranza degli appassionati ascolti musica quasi solo ed esclusivamente su Spotify o Youtube è una verità appurata e non è da considerarsi come una grande novità ormai. Sono orgoglioso degli ultimi brani che ho scritto ed ho pensato che tentare una nuova strada, utilizzare uno strumento per me ancora inedito, potesse essere un buon modo per arrivare a catturare l’attenzione di chi magari ad un mio concerto non ci sarà mai ed allargare i miei  orizzonti”. Roncea dunque dallo scorso gennaio presenta i suoi brani in anteprima su Youtube,  brani che poi andranno a formare, per l’appunto, tre album distribuiti digitalmente e, infine, un cofanetto fisico, che li conterrà tutti e tre. La prima parte è composta di canzoni per voce e chitarra, sulla scia dei songwriter di stampo anglosassone come Damien Rice, che infatti viene omaggiato con una cover posta in calce al disco, dove appare anche un pianoforte. Eight (part one) è dunque tutto qui: otto canzoni (anzi, sette, considerata la cover) di Folk in inglese, confezionato in maniera pregevole ma senza particolari guizzi, cosa peraltro dovuta anche alla voce di Roncea che non ha la delicatezza e il virtuosismo di un Damien Rice, ma non ha neanche la malinconica stortura di un Elliott Smith. Gli arrangiamenti sono per forza di cose minimali e lineari (come si è già detto, voce e chitarra) e quindi l’ascolto un poco ne risente. Le canzoni hanno una loro forza, ma questa si stempera nella prevedibilità del pacchetto. Aspettiamo il seguito della trilogia per osservare come si evolverà il progetto in un habitat meno scarno.

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Nicolas J. Roncea – Old Toys

Written by Recensioni

Giuro che un giorno imparerò a sognare, a disegnare nuvolette di panna con acquerelli chiari su sfondi scuri.  Non tanto per me, per accontentare gli altri. Un sound che ti avvolge come una coperta nel cuore di una gelida notte di gennaio, anni settanta nelle corde vocali, attitudine country. E’ il secondo disco di Nicolas J. Roncea battezzato Old Toys. Il sorriso viene meno lasciando spazio ad un magone intenso ma allo stesso tempo ben voluto, la stranezza del dolore che qualche volta porta piacere, la genuina semplicità di un disco suonato con il giusto appeal, poco sensuale e molto emotivo. Perché basta una chitarra ad allungare orizzonti, il semplice timbro della voce, qualche effettino elettronico piazzato al posto giusto e qualche onesta collaborazione (Mattia Boschi, Luca Ferrari, Ru Catania, Gigi Giancursi e Carmelo Pipitone) per mettere in piedi un album di tutto rispetto. Poi il talento Nicolas J. Roncea, è ovvio. Vuoi comprare il mio cuore?  Lo vendo al migliore offerente. Trovo analogie con gli esordienti Annie Hall e spero in questa cosa, poi mi strapazza per la testa anche la vissuta chitarrina di Bob Corn e del suo The Watermelon Dream , un susseguirsi di somiglianze vaghe, inutili, invadenti. Old Toys si lascia gustare interamente senza malizia, cantautorato elegante che esce dalla nicchia porgendo la mano verso l’indie pop più sofisticato, l’energia della melodia assale le nostre papille gustative, le atrofizza. La luce inizia ad invadere la stanza.

Io mi lascio investire da questo disco maturo, pronto per gettarsi nella folla senza arrossire, tenendo sempre alta la qualità della musica espressa. Old Toys è un buonissimo disco, Nicolas J. Roncea è un ottimo cantautore dei giorni nostri.

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