Niagara Tag Archive

Niagara, ascolta Don’t Take it Personally Remixes

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Un anno fa – ad inizio settembre 2014 – usciva Don’t Take it Personally, il secondo album dei torinesi Niagara. Dopo aver conquistato sia la stampa italiana che quella internazionale, il duo torna con un remix album rilasciato dalla londinese Monotreme Records, che sembra aver puntato molto sul nostro Paese, vantando nel proprio roster anche gruppi come M+A e Stearica. In uscita il 18 Dicembre, il remix album, oltre a contenere brani firmati da musicisti di fama mondiale come Gonjasufi, Acid Pauli (Notwist), Liars e Christian Fennesz, riesce a riunire sotto lo stesso tetto molte delle nuove leve dell’elettronica made in Italy. Tra queste anche tanti vecchi amici come Diego Perrone, che oltre ad essere la seconda voce di Caparezza è anche stato uno dei fondatori dei Niagara; o Titta che segue i Niagara dal vivo sia come tour manager sia come VJ; o Silvio Franco, già nei N.A.M.B insieme a Tomat e Ottino. Una sorta di abbraccio collettivo, quindi, con cui celebrare la splendida annata appena conclusasi ed annunciare un 2016 ricco di sorprese. Tra pochi mesi uscirà infatti il terzo attesissimo album di quello che sembra essere già diventato uno dei fiori all’occhiello dell’elettronica made in Italy.

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TODAYS festival: la line up definitiva

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TODAYS è il festival di musica rock che la Città di Torino presenta il 28, 29 e 30 agosto in cinque diverse location in Barriera di Milano; un’occasione per scoprire edifici industriali riconvertiti e luoghi della città spesso poco noti, per ascoltare artisti internazionali come Interpol e TV On The Radio (data unica italiana) e per riscoprire i Verdena insieme agli artisti dell’etichetta indipendente torinese INRI. Lo Spazio211, con la sua grande arena all’aperto, sarà l’area del main stage per i grandi concerti. Gli altri luoghi saranno la Scuola Holden (spazio dedicato alla scrittura e alle performing arts nell’ex Caserma Cavalli nel cuore del Balôn), il Cimitero di San Pietro in Vincoli, da anni luogo di sperimentazioni, di arte e di commistioni tra le cui mura suoneranno alcune delle più interessanti e innovative proposte della musica elettronica italiana e internazionale, i Docks Dora che ritorneranno alla vita aprendo le loro porte a progetti di contaminazione fra concerti e clubbing in un puzzle di suoni e immagini tutto da esplorare, ed il Museo Ettore Fico, nuovo e importante spazio espositivo frutto di un attento progetto di riconversione di una parte dell’ex fabbrica Incet ed esempio della trasformazione di Barriera di Milano.

Il programma completo prevede l’esibizione di almeno 50 artisti appartenenti al panorama nazionale ed internazionale. Qui sotto il programma dell’evento:

Venerdì 28 Agosto
Spazio211: Tv On The Radio, Monaci Del Surf, Titor, Bianco
Scuola Holden:”Il Pensiero Sarà Un Suono” (Scena Torinese e Nazionale indipendente degli ultimi vent’anni, dai Negazione ai Diaframma)
Museo Ettore Fico: Progetto U235 (Ozmotic e Murcof)
Docks Dora: Lapalux, Eskmo, Blanck Mass, Fuck Buttons, Carlos Cipa, Sebastian Plano, Witxes, Go Dugong, Yakamoto Kotzuga, Clap! Clap!, Otolab

Sabato 29 Agosto
Spazio211: Verdena, The Cyborgs, C.O.V., Linea 77
Scuola Holden: Foxhound, Niagara, Cecilia, Eugenio In Via Di Gioia
Museo Fico: scenografia delle geometrie in bianco e nero di Ryoji Ikeda
Ex Cimitero San Pietro In Vincoli: Lory D, Gondwana, Portico

Domenica 30 Agosto
Spazio211: Interpol, Anthony Laszlo, Dardust, Levante

Per maggiori informazioni:
www.todaysfestival.com
ufficio stampa TODAYS: laschicas@adfarm.it

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Indie Rocket Festival: conferenza stampa

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Anche Rockambula ha voluto essere presente alla conferenza stampa di introduzione all’Indie Rocket Festival, importante evento musicale abruzzese  giunto alla sua dodicesima edizione che da sempre attira migliaia di giovani da ogni parte d’Italia. E c’è persino chi viene dall’estero attirato dal programma della manifestazione che in passato ha ospitato anche grandi nomi quali Laua Veirs, The Red Krayola, Archie Bronson Outfit, These New Puritans, Gang Of
Four, Poni Hoax, Ulan Bator e tanti altri che non menzioniamo solo per motivi di spazio. Riportiamo di seguito gli interventi degli assessori del comune di Pescara, Giovanni Di Iacovo, Giacomo Cuzzi e Adelchi Sulpizio, del “deus ex machina” del festival, Paolo Visci, e di una sua stretta collaboratrice, Daniela Santroni.

Giovanni Di Iacovo: “L’Indie Rocket  Festival ritorna nel Parco Caserma Di Cocco dopo alcuni anni di esilio forzato; esso è uno dei festival più importanti che abbiamo in questa regione per diversi motivi. Io gli sono molto affezionato sia perché lo frequento dalle prime edizioni sia perché è nato dalla passione di
un ragazzo, Paolo Visci, che organizzava concerti nei locali della nostra regione con gruppi anche stranieri che ad un certo punto  ha realizzato il suo sogno: realizzare un festival completamente dedicato ai generi musicali a lui più affini partendo dal basso. Ora la sua creatura è cresciuta nel tempo, aggiungendo associazioni e volontari, rappresentando una cosa talmente sincera, nuova ed interessante per questa città e questa regione e diventando uno degli appuntamenti musicali indipendenti più importanti della nostra penisola. L’Indie Rocket Festival attrae infatti anche molti turisti e questa è una cosa da non sottovalutare perché spesso perdiamo la dimensione di ciò che facciamo e quando un’idea o un progetto come questo fa venire macchine e pullman da fuori vuol dire che supera il dna locale ed è di interesse nazionale. Questa edizione sarà, a mio avviso, fra le più belle in assoluto, non tanto per il programma quanto per la location scelta; tutto ciò è stato possibile grazie anche alla collaborazione con l’assessore al turismo e con l’assessore ai parchi pubblici che hanno così sfatato il mito che non è possibile fare cultura nei parchi. Siamo riusciti con non pochi sforzi però a riportare questa realtà nel luogo migliore per godercelo al meglio”

Giacomo Cuzzi: “Quello dell’Indie Rocket è un graditissimo ritorno, in una location importante, in una zona che però non è solita ospitare eventi. Noi abbiamo un budget purtroppo molto ristretto ma siamo riusciti nonostante ciò ad organizzare in un anno oltre 350 manifestazioni e quest’estate abbiamo un programma degno di questa città. Siamo riusciti ad intercettare il dinamismo delle nuove generazioni attraverso grandi appuntamenti come questo; sarà una stagione infatti molto ricca di eventi e sono molto contento che essa inizi proprio con l’Indie Rocket che contribuirà a rivitalizzare la vita locale”.

Paolo Visci “L’Indie Rocket si regge grazie al lavoro gratuito dei volontari e ad una rete di sponsor locali che ci supportano e che comunque non risponderà neanche al 10% del nostro budget complessivo (che è in questo momento intorno ai 40000 euro); voglio però pubblicamente ringraziare i tre assessori qui presenti per il supporto datoci. Oltre a una campagna di sensibilizzazione nei confronti del luogo che ci ospita abbiamo subito pensato anche a un’apertura gratuita al pubblico fino alle nove di sera; la nostra idea era che fino a una cert’ora il parco dovesse essere fruibile da tutti; successivamente ci sarà un biglietto di soli cinque euro o un abbonamento alla tre giorni di dieci euro ; abbiamo inoltre previsto una fitta rete di eventi collaterali perché ormai il nostro pubblico è cresciuto, ha prole e quindi siamo attrezzati anche con attività per i bambini (previste dalle cinque alle otto di sera); la parte musicale inizierà invece alle sette di pomeriggio e andrà avanti fino all’una circa, orario previsto per l’headliner; farà eccezione la domenica la cui chiusura è prevista per la mezzanotte e un quarto circa. Ci rendiamo conto che il parco sorge in una zona fortemente urbanizzata ed abbiamo cercato di venire incontro alle esigenze dei residenti, rivolgendo il palco e le casse verso il lato di Viale Pindaro; non ci dovrebbero essere polemiche di nessun tipo ma ormai ci siamo abituati; cercheremo di evitarle grazie anche al lavoro dei ragazzi dello staff (tutti volontari). Noi lo definiamo un festival senza headliner, è ovvio che con budget più alti si sarebbero potute fare anche altre scelte, ma anche noi abbiamo nomi di richiamo all’interno di un circuito alternativo ed indipendente; ricevo ogni giorno complimenti per quanto riguarda la line up che è una delle più interessanti proposte qui in Italia e che viene scelta insieme agli altri ragazzi dello staff”

Adelchi Sulpizio: “Ringrazio innanzitutto tutti gli organizzatori; quando sono venuti a portarmi quest’idea ne sono rimasto subito attratto ma ho avuto anche un po’ paura, per via della location, su cui hanno pesato alcune scelte dell’amministrazione locale; mi è stato garantito però che sarà lasciata migliore di come verrà trovata inizialmente; da parte nostra abbiamo già predisposto tutte le opere di manutenzione; abbiamo poca disponibilità economica ma abbiamo anche 56 parchi (dalla scorsa settimana ne abbiamo infatti uno in più) che vengono dignitosamente mantenuti; l’immagine di parco che abbiamo noi è quella di un luogo aperto alla collettività e a questi eventi; non mancherò di presenziare anche io perché ricordo che quando ero più giovane suonavo pure io”

Daniela Santroni: “Io credo che l’Indie Rocket Festival non è un patrimonio dell’umanità ma della gioventù; in dodici anni per noi è stato importante conoscere decine e decine di ragazzi che lavoano in veste di volontari ad ogni edizione; ognuno di essi infatti si riconosce all’interno dello spirito del festival, donando sé stesso e partecipando anche alle decisioni importanti; questa cosa è un valore aggiunto molto prezioso per noi e sicuramente un fattore unico nel panorama regionale ed extraregionale; parliamo infatti di circa cinquanta unità (a cui si aggiungono ogni anno una ventina) che ci mettono passione e cuoe in ciò che fanno non solo durante la tre giorni ma anche durante il periodo precedente al festival”.

Riportiamo qui di seguito il programma completo dell’Indie Rocket Festival 2015:

26 Giugno

LA BATTERIA 19:00
SONIC JESUS 20:00
MESSER CHUPS 21:00
TUBELIGHT 22:00
LAY LLAMAS 23:00
ZOMBIE ZOMBIE 00:00

27 Giugno

LILIA 19:00
YOUAREHERE 19:45
YAKAMOTO KOTZUGA 20:50
NIAGARA 21:55
POPULOUS 23:00
ELEKTRO GUZZI 00:05
28 Giugno

YES WE JAM + Guests 19:00
MVSATT&DEDB 21:00
GO DUGONG 22:05
DEBRUIT 23:15

Per informazioni:

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Niagara – Don’t Take It Personally

Written by Recensioni

Se dovessi immaginare il secondo album dei Niagara come una creatura mitologica, sarebbe l’unione fantascientifica di essere vivente e macchina, un bio-computer di silicio e carbonio, nervi cellulari e codici binari, un centauro di metallo e carne, di corteccia lignea ed elettricità. Il duo di producer torinesi torna con Don’t Take It Personally, dieci brani che rappresentano il desiderio umano di sfruttare la tecnologia e, insieme, la lotta per rendere tale tecnologia più in sintonia con la natura. Questo meticciato d’idee è palpabile fin dalla prima traccia (“John Barrett”): i Niagara ci circondano di synth liquidi e frizzanti, ritmiche elettroniche che incedono uptempo e voci che oscillano tra il sussurro e la declamazione, ossessive ed ipnotiche (“Vanilla Cola”). Lo squarcio tra passato e futuro dei Niagara è suadente, rapisce la mente e le membra e vola lontano, nel tempo e nello spazio, tra echi orientali (“Curry Box”), glitch magici che diventano litanie desertiche immerse in arpeggiatori graffianti (“China Eclipse”), chitarre a sorpresa con finali beatlesiani (“Laes”) o echi di età elettroniche che vengono stratificate come ere geologiche, in un incedere che ricorda l’emersione del primo anfibio, in un incessante zoppicare mentre gli spuntano le zampe (“Speak & Tell”). Un disco di suggestioni, squisitamente elettronico ma con un’anima sperimentale, di ricerca leggera e Pop, aperta e pronta a tutto ma di facile presa, in cui le evoluzioni a spirale non si chiudono in cerchi autoreferenziali ma si aprono anche all’ascolto più occasionale, alla piacevolezza più immediata. Meno folli di un Flying Lotus ma con simile eleganza. Un disco da cui farsi cullare, da leggere alla profondità desiderata: tra divertimento animale ed elucubrazione sintetica.

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A Night Like This Festival

Written by Live Report

Metti un paesino di duemila anime vicino a Ivrea nel Canavese, magari con vicino un rilassante lago; mettici degli instancabili organizzatori e aggiungici tutti i volontari che riesci ad immaginare, tre palchi, quasi tremila persone, una buona dose di cibo e litri di birra e soprattutto, the last but not the least, una line up notevole composta da quasi venti band. Bene, ora immagina tutto questo calderone fotonico concentrato in un unico giorno. Sembra impensabile ed invece questo è successo veramente il 19 Luglio a Chiaverano, dove si è tenuto per il terzo anno consecutivo A Night Like This Festival. Un’edizione partita con grandi aspettative, che non ha deluso le migliaia di persone che hanno affollato il borgo piemontese, grazie ad una formula vincente basata principalmente sul binomio locale/internazionale. Il risultato è stata una line up varia ed equilibrata che ha miscelato i talenti del territorio come gli Yellow Traffic Light, gli Invers, i Niagara e i più conosciuti Nadàr Solo, a gruppi di respiro e peso internazionale con Austra, Slow Magic e The Soft Moon, senza ovviamente dimenticare nomi ormai affermati del panorama italiano come Soviet Soviet e His Clancyness. Un grande flusso musicale ininterrotto, un super tetris di gruppi e palchi, con incastri studiati per evitare eccessive sovrapposizioni, e non lasciare mai a digiuno lo spettatore. I live si sono avvicendati dalle 19.00 fino a notte inoltrata, seguiti da diversi dj set. Un vero tour de force per instancabili ascoltatori. Sul palco principale, chiamato il palco delle Colline, l’inizio è stato tutto rock e schitarrate con gli Wemen di Carlo Pastore e i Nadàr Solo. Conclusa l’esperienza Rock and Roll è stato il momento per l’attitudine Post Punk di prendere il sopravvento con l’energia diretta dei Soviet Soviet, una garanzia, e quindi la potente chiusura dei fratelloni americani, The Soft Moon, con il loro Post Punk dalle forti sfumature New Wave. Il tutto perfettamente alternanato con le sonorità Pop psichedeliche degli Hys Clancyness, non in formissima in questa occasione, e quindi con le atmosfere sintetico-siderali degli Austra, con la strabiliante voce di Katie Stelmanis, che all’improvviso ci  catapulta nel bel mezzo di un rito ancestrale, con una perfomance impeccabile.

Il secondo palco, quello dell’esploratore, è stato fin dall’inizio, ad eccezione degli oscuri rockettari, nonché ottimi, Invers, un crescendo di synth giocosi e psichedelie, dalle elettro sperimentazioni dei Niagara, al Pop fresco e giovane dei Love The Unicorn, fino al momento  dell’esibizione di Slow Magic che, indossata la usuale mascherona, nonostante si stesse sciogliendo, ha presentato un set immaginifico fatto di suoni, emozioni e accostamenti inusuali. Probabilmente lo spazio allestito e la mancanza di un’ambientazione hanno reso il tutto meno impattante ed esperienziale, ma il pubblico si è comunque dimostrato caldo e partecipe. Il terzo palco, quello del quieto vivere, lo spazio dedicato a emergenti e nuove proposte, è stato l’unico ad avere alcuni spiacevoli problemi tecnici dovuti a cali di corrente, che però non hanno fermato le band che si sono susseguite. La proposta in questo piccolo angolo ha spaziato molto; per citarne alcuni, dal Rock New Wave dei MasCara in set semi acustico, ai suoni più Folk e Blues dei Pocket Chestnut e al cantautorato di Johnny Fishborn. Dopo dodici ore di musica, e qualche zanzara di troppo, non si può che essere soddisfatti di aver partecipato a un festival così. A voler tirare le somme  credo che l’anima di questo evento si possa facilmente riassumere nel vedere sullo stesso prato a pochi metri di distanza la tipica coppia residente, lei ben vestita e truccata, lui un po’ meno, con mini cagnolino annesso e dei giovani ragazzi svizzeri muniti di zainoni e bicchieroni di birra, godersi lo stesso spettacolo, sotto lo stesso cielo e davanti allo stesso palco. Speriamo che festival così continuino a essere presenti e portare grande musica. nel nostro paese.

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A Night Like This Festival: si aggiungono MasCara e Nadàr Solo

Written by Senza categoria

Nella poetica cornice naturale di Chiaverano (TO), sulle sponde del lago Sirio e alle porte di Ivrea, avrà luogo il 19 luglio 2014 la terza edizione di A Night Like This Festival. Un appuntamento tutto da scoprire: 12 ore di concerti su 3 palchi, visual, spazi per etichette indipendenti, area expo handmade, area food&drink a km 0. Un viaggio ipnotico e coinvolgente in un posto da sogno. Aprite gli occhi, incuriositevi, sta per nascere qualcosa di straordinariamente bello e tutto per voi.

// lineup

Austra
The Soft Moon
Slow Magic
Soviet Soviet
His Clancyness
Love The Unicorn
Nadàr Solo
Pocket Chestnut
Niagara
Indianizer
Wemen
Flowers or Razorwire
Invers
Nobody Cried For Dinosaurs
MasCara
Johnny Fishborn
Sorriso Tigre
The Gluts
Il Terzo Istante
Yellow Traffic Light

// DjSets

MobbingParty – Torino
Game On – Ivrea
Afterparty con No Problems – Milano

Evento Facebook

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A Night Like This: lineup completa

Written by Senza categoria

L’Associazione culturale A Night Like Thisin collaborazione con il Comune di Chiaverano, annuncia la line up completa di A Night Like This Festival, che ritorna per il terzo anno consecutivo il 19 Luglio 2014 a Chiaverano (TO). Art Pop, Synth Pop, Elettronica e Neo Psichedelia sono il filo conduttore di questa terza edizione. E tre sono gli artisti da oltreoceano in esclusiva per il Nord Italia per A Night Like This Festival 2014: Austra, trio Indie Electro canadese in perfetto equilibrio tra elettronica pulsante e un Folk ancestrale, sublimato dall’espressività vocale della bravissima cantante Katie Stelmanis; The Soft Moon, band Neo Post Punk americana guidata dal visionario compositore Luis Vasquez in ricerca del lato morbido della luna. La band ha accompagnato i Depeche Mode per il loro ultimo tour europeo; Slow Magic, dagli USA un ragazzo che si nasconde dietro ad una coloratissima maschera, a cui piace definirsi “il tuo amico immaginario” e che ti coinvolgerà in un viaggio di canti tribali ed atmosfere sognanti.

Inoltre: Soviet Sovietche con il loro album d’esordio Fate hanno fatto del Post Punk un mero punto di partenza, un’idea da colorare con le mille sfumature del loro inconfondibile sound. His Clancynessla band meno italiana dello stivale, con un sound moderno, affilato e cosmopolita. Nadàr Soloil trio che coniuga poesia Rock a live potenti e mozzafiato che stanno conquistando il pubblico un concerto dopo l’altro.

Gli altri artisti della terza edizione di A Night Like This Festival, saranno:
Niagara, Wemen, Flowers or Razorwire, Love The Unicorn, Il Terzo Istante, Invers, Johnny Fishborn, Mascara , Pocket Chestnut, Indianizer, The Gluts, Sorriso Tigre, Nobody Cried For Dinosaurs, Yellow Traffic Light.

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I PRIMI NOMI PER LA TERZA EDIZIONE DI “A NIGHT LIKE THIS FESTIVAL”

Written by Senza categoria

A NIGHT LIKE THIS FESTIVAL”

Chiaverano (TO) – 19 Luglio 2014

L’Associazione A Night Like This rivela i primi 6 artisti in cartellone per la terza edizione di A Night Like This Festival, già annunciata per il 19 Luglio 2014 ancora una volta nella splendida cornice naturale di Chiaverano (TO):

A Place To Bury Strangers | Slow Magic | Soviet Soviet | His Clancyness | Niagara | Wemen

L’inizio è certamente spettacolare. To be continued…

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NADAR SOLO

Written by Interviste

E’ una delle poche volte in cui avverto un’attesa, tensione positiva. Una fionda tirata quasi a strappare l’elastico. Pronta a lanciare un sassolino intento a crepare la dura corazza di indifferenza verso la musica che nasce dalle cantine piemontesi. E che troppo spesso nelle cantine ci rimane.
I Nadar Solo sono attivi dal 2005 nel nome del rock italiano dritto e vero. E ora sono ben pronti a presentarci il loro nuovo album: “Diversamente come?” (Massive Arts, nei negozi dal 29 Gennaio). Da qualche giorno gira in rete il video de “Il vento”, brano che anticipa il disco e (giusto per aprire un po’ di più la crepa) si avvale della partecipazione de Il Teatro degli Orrori al completo.
Ma quali crepe allora! Tocchiamo ferro, ma qui ci sono tutti i presupposti per spaccare a colpo sicuro la corazza. Rockambula incontra Matteo De Simone, voce e basso della band.

Intitolate il disco con una domanda spiazzante. Ma che cos’è secondo voi “il diverso” al giorno d’oggi?
Matteo: Il diverso è sempre stato ed è ancora tutto quello che ci fa paura. Assume un colore negativo quando lo viviamo come una minaccia ai capisaldi della nostra sicurezza, perché contiene in sé la possibilità del cambiamento. Ma la possibilità di un cambiamento può significare anche speranza nel momento in cui il nostro presente sia tutt’altro che sicuro e confortevole, come in questi anni difficili. Il grande Monicelli disse “La speranza è una trappola” e questo è vero su un piano politico, ma sul piano individuale la speranza è il motore dell’evoluzione personale, il presupposto per un’esistenza progettuale e soddisfacente. Il problema oggi è ritrovare la fiducia nella possibilità di un cambiamento, perché la trappola in cui siamo invischiati non è la speranza, ma la sua morte: l’apatia, la rassegnazione. La domanda del titolo è la domanda di chi non sa che pesci pigliare.

Nel disco precedente “Un piano per fuggire” (Massive Arts, 2010) dominava il desiderio frenetico di scappare, di voltare pagina, di rifugiarsi nell’isola che non c’è. Ora invece sembra che vi siate fermati ad affrontare la cruda realtà. La guardate in faccia e non è per nulla divertente. Fuggire rimane un’alternativa valida o è pura illusione? Come sono cambiati i Nadar Solo in questi tre anni?
M: Quel sentimento sopravvive. In “Le case senza le porte” diciamo: “Perciò tu che non hai gradito quando ti ho detto ‘ora devo partire’, sappi che io ti ho molto capito, mentre tu devi ancora guarire.” La fuga che avevamo e abbiamo in mente è del tutto simbolica e significa che bisogna cercare di vivere mettendo a fuoco quel che davvero conta per un essere umano e per la sua realizzazione interiore. In fondo decidere di fare i musicisti e ancor di più in questo Paese e in questo momento storico è il nostro piano per fuggire e quello di molti altri. Probabilmente tre anni fa eravamo un po’ meno maturi e così ci siamo concentrati sulla fuga. Questa volta ci siamo messi a studiare per prima cosa il carcere che ci rinchiude, che forse è il punto di partenza migliore perché un’evasione vada a buon fine.

Nonostante i testi riflettano spesso frustrazione e rabbia, la vostra musica rimane calda, rossa, propositiva. Quanta speranza c’è nelle vostre canzoni?
M: Tanta. Ed è tutta nella musica.

Il vostro nome è preso da un film argentino semisconosciuto che racconta la storia di un adolescente che cerca suo fratello. Cosa vi ha portato ad usare questo nome? E qual’è il filo logico che connette la pellicola alla vostra musica?
M: Ci piacque il film, che parla della solitudine dell’adolescenza con grande autenticità, e il suono del nome. E poi proprio in quel periodo ci apprestavamo a registrare il nostro primissimo album/demo completamente autoprodotto. Facevamo tutto da soli, così come abbiamo continuato a fare per un bel po’ e l’idea di chiamarci “Nuotare da solo” ci sembrava azzeccata.

Il vostro sound a mio avviso è un ricco e personalissimo mix tra: il pop dei Coldplay, l’hard rock dei Led Zeppelin, lo zoccolo duro degli Afterhours, filastrocche punk e le migliori melodie della canzone italiana. Cosa vi appartiene di più? Quando da ragazzini avete iniziato a suonare cosa vi immaginavate di diventare?
M: Penso che non ci immaginassimo granché. Eravamo influenzabilissimi, le mode del momento ci passavano accanto e ci seducevano e da tutte quante prendevamo quasi senza rendercene conto. Ci è voluto un bel po’ di tempo per sviluppare una poetica personale che è naturalmente un mix di tutti i nostri ascolti passato nel filtro delle persone che siamo diventate. Tutte le band che hai citato fanno parte dei nostri ascolti e tutte ci appartengono più o meno allo stesso modo (i Coldpay forse un po’ meno…).

Impossibile evitare questa domanda. Io non sono assolutamente un estimatore de Il Teatro Degli Orrori, ma la presenza di Capovilla e della sua band nel vostro brano “Il vento” aggiunge colore (molto scuro) al pezzo. Raccontaci un po’ come vi siete conosciuti e come è nata la collaborazione.
M: Ho scritto per la prima volta a Capovilla nella primavera del 2011. Stava per uscire il mio secondo romanzo, “Denti guasti” e gli dissi che mi sarebbe piaciuto avere una sua prefazione. Lo lesse molto in fretta durante il tour coi One Dimensional Man e nel giro di una settimana mi mandò lo scritto. Poi abbiamo organizzato un reading improvvisato durante Il Traffic Festival di quell’anno, poche ore prima della sua esibizione con Il Teatro degli Orrori. Ci siamo divertiti e all’inizio del 2012 si è presentata l’occasione di mettere in piedi un vero e proprio tour di letture. Abbiamo passato una settimana insieme giorno e notte, tra prove e viaggi da una città all’altra e a quel punto, quando di lì a poco con i Nadàr Solo abbiamo cominciato la preproduzione dell’album, è venuto naturale chiedergli di cantare con noi una parte di un brano. Quello che non ci aspettavamo è che lui ci chiedesse di poter partecipare anche come autore e soprattutto di poter coinvolgere anche Giulio, Gionata e Franz. Ha reagito con un entusiasmo sorprendente.

Rimanendo in tema, il tuo romanzo “Denti Guasti” (Hacca, 2011) narra le vicende di due giovani immigrati e pare essere stato fonte di ispirazione per la stesura dei testi dell’ultimo album de Il Teatro degli Orrori “Il mondo nuovo”. Quanto questo romanzo ha invece influenzato le tematiche del vostro nuovo album?
M: Capovilla ha letto “Denti guasti” proprio mentre – io non potevo saperlo – stava concependo con Giulio e gli altri un concept album sull’immigrazione. E’ naturale quindi che il libro gli abbia raccontato qualcosa, perché trattava proprio degli argomenti che gli stavano a cuore in quel momento. Per quanto riguarda il nostro disco, non c’è invece pressoché nessuna relazione con il romanzo. Anche se per quanto riguarda i testi scritti da me, l’approccio è simile: raccontare storie piccole, concrete, intime, perché l’emozione che ne scaturisce dipinga il sentimento, anche storico, di un’epoca. Questo è quel che cerco di fare. Una band che ascolto molto in questo periodo, il Management del dolore post Operatorio, dice che “La storia è la sommatoria di tutte le emozioni.” Lo credo anch’io.

Rimaniamo in tema collaborazioni e passiamo alla vostra esperienza con il concittadino Daniele Celona. Come ci si sente ad essere la band di un cantautore? Quanto vi sentite “Nadar Solo” in questa situazione?
M: Con Daniele facciamo tutto insieme da anni. Ci ha aiutato a preprodurre “Un piano per fuggire”, mi ha accompagnato nei reading di “Denti Guasti”, abbiamo visto nascere le sue canzoni e suonare con lui è assolutamente naturale. Per noi poi, a parte il fatto che a cantare non sono io, non cambia praticamente nulla: suoniamo esattamente nella stessa maniera.

Siete sotto Massive Arts, etichetta indipendente milanese. Quanto è importante al giorno d’oggi per una band come la vostra avere un’etichetta discografica?
M: Importante, ma non essenziale. Noi siamo fortunati perché la nostra etichetta produce alla vecchia maniera, finanziando il progetto dall’inizio alla fine. Ma la maggior parte delle etichette indipendenti oggi co-produce, il che significa che l’artista si paga il master di tasca propria. Ma se l’etichetta non si trova e dopo lo studio avanza qualche risparmio, il consiglio è di investirli in un buon ufficio stampa.

Torino è vivissima negli ultimi anni e sta sfornando realtà musicali sempre più concrete e personali. Quali sono le band della vostra città che supportate maggiormente?
M: A parte Daniele Celona, ci piacciono molto Bianco e Orlando Manfredi aka Duemanosinistra, che con il nuovo album farà sicuramente parlare di sé. Personalmente mi affascina anche il progetto Niagara di Davide Tomat e Gabriele Ottino.

E ora spara qualche anticipazione del tour. Dove vi porterà questo nuovo album?
M: Per cominciare faremo tre date di presentazione a Torino (Astoria, 27 febbraio) Milano (Cox18, 2 marzo) e Roma (Circolo degli Artisti, 6 marzo) e sarà con noi anche Pierpaolo Capovilla. Subito dopo partirà il tour vero e proprio.

Matteo un bel saluto ai lettori di Rockambula e buon rock’n’roll a te e ai ragazzi!
M: Buon rock ‘n roll a tutti, specialmente ai lettori di Rockambula!

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