NaNa Bang! Tag Archive

Recensioni | novembre 2014

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6_o

Trauma Forwards – Scars (Alternative, 2014) Voto 7/10

Suggestioni Noise alla Sonic Youth, influenze Grunge che cedono il passo all’Alternative degli anni Duemila. Scars, interamente strumentale fatta eccezione per la title track, vagamente New Wave, è un crogiolo di riferimenti a tutto ciò che è stato: tastiere sintetiche diventano delicati pianoforti, suoni acustici si fondono con l’elettronica, la chitarra classica si lascia sostenere da un basso elegantemente distorto, armonizzazioni orientali si mutano presto in semplici giri armonici Pop. Davvero meritevole di un ascolto!

NoN – Sacra Massa (Rock, Noise, 2014) Voto 7/10

Ex Non Violentate Jennifer. Cupi, ritmici, inquieti ed inquietanti. Scuotono, energici e diretti, essenziali e oscuri. Per amanti delle distorsioni, delle apocalissi e delle linee rette.

Sundance – House of the Sun (Folk Rock, 2014) Voto 7/10

Max e Davide (Sundance) non ci pensano su due volte prima di riesumare Jeff Buckley. Due chitarre come vanghe a scavar nel suolo, giù verso l’essenza stessa della musica. Un biglietto in prima fila per i puristi classe 1990; uno spettacolo da evitare per gli avanguardisti alla ricerca dello schema perfetto.

A Big Silent Elephant – Starlight (Acustico, Sperimentale, 2014) Voto 6,5/10

Tracce estratte da un futuro full length di tema spaziale, ispirato da stampe di comete e eclissi solari, registrate in eremitaggio campagnolo. Mood psichedelico, estrema sintesi, libertà totale. Con un risultato, al momento, alquanto fumoso.

Nana Bang – In a Nutshell (Psych Pop, 2014) Voto 6/10

Al loro secondo full length, i due Nana Bang, provano a scostarsi dai riferimenti dell’esordio cercando, con la loro solita ironia, di sviscerare il Pop per mostrarne il cuore, spoglio da quello che gli gira intorno, ma adornandolo con i colori di una incantevole psichedelia Lo Fi. Il risultato non è tanto luminoso quanto nelle intenzioni.

The Playmore – Pump Rock (Alt Rock, 2014) Voto 6/10

Quartetto napoletano al disco d’esordio, freschi ed energici con una forte identità e un sound solare e danzereccio d’ispirazione Indie Rock targato anni 90. Un buon mix di ritmiche intense e chitarre melodiche con qualche piccolo scivolone qua e là.

Eon – Low Key (Post Rock, 2014) Voto 5/10

Collettivo musicale di stampo Post Rock Elettronico Eon auto produce questa soundtrack che è l’adattamento teatrale de “La svolta”, di Moran Beaumer. Un lavoro pretenzioso che non convince pienamente.

Ongaku MotelOgni Strada E’ un Ricordo (Folk Pop, 2014) Voto 4,5/10

Giovanissimo trio milanese, Ongaku Motel si presenta a noi con un Ep pieno di Pop e qualche spruzzata di Folk e attitudine Lo Fi, scegliendo la lingua italiana per seguire a pieno la strada del più consono Indie Cantautorale di ultima generazione. Qualche buona melodia e poco altro.

Demeb – Urban Flowers (Experimental Rock, 2014) Voto 3/10

“Demeb è un progetto musicale che fondamentalmente parte dal Jazzcore, ma non è proprio Jazzcore; in poche parole suoniamo la musica, quella brutta”. Effettivamente non hanno torto; perché talvolta è più difficile imitare un Pollock che non un Courbet.

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Nana Bang! – Space Is a Cake

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Non è passato molto da quando ho ascoltato quella compilation che si prefissava di mettere insieme il meglio della scena emergente della provincia bresciana e ricordo quanto mi fossi accanito (forse il termine è più duro della realtà) sulla poca originalità e voglia di sperimentare delle band in ascesa racchiuse in quel Brescia C’è ma che poi sono lo specchio di una quotidianità più vasta. Eppure, ora che rammento più adeguatamente, a Brescia c’è anche qualcuno che non è solo semplicemente bravo, ma ha il coraggio di andare oltre le barriere. Ad esempio, a Brescia ci sono i Nana Bang!, duo composto da Andrea Fusari (mente, voce e chitarra del gruppo) e Beppe Mondini (percussioni e synth) che già avevo avuto modo di incrociare in passato per il bell’omonimo dello scorso anno. Dismessi i panni da seguaci del verbo di Daniel Johnston, i due, sempre conservando inalterata l’idea di Paisley Underground, riducono al minimo le similitudini con Velvet Underground (“Millionaire”) ma anche The Dodos o Johnny Cash, scegliendo di dare un taglio “sciamanico” al loro sound e quindi gonfiandolo di una palesata psichedelia cosmica.

Restano gli ingredienti Folk (“Quarantined”) e le registrazioni, pressoché in presa diretta, rendono ancora con forza l’idea d’immediatezza e di voluta bassa fedeltà che li aveva personalizzati in precedenza ma ora, l’asse portante sembra spostarsi su lidi meno concreti. In quest’ottica, pare chiara la scelta di impiantare in copertina due sciamani Sami (religione politeista e basata sulle forze della natura) con tamburo magico, ripresi da un’incisione del 1767 con la sola variante di un’apertura spazio-temporale sulle pelli, al posto di simboli runici che sono ricalcati nel nome stesso della band. Sul Cd è invece stampata una solarizzazione psichedelica che altro non è che la figurazione della luna (archivio NASA), effigiante il suo lato oscuro, con i diversi colori a rappresentare le altezze. Dunque, al lato prettamente psichedelico è posto di fianco e ben saldo un concetto cosmico di sperimentazione, che richiama alla mente certe avanguardie anni 60 e 70. A tutto questo si unisce un uso della ritmica più tribale e ossessiva, in contrapposizione alla vocalità armoniosa, quasi a evocare una danza interstellare.

Ancora buonissime idee, dunque, per la formazione lombarda eppure convince in minor grado questo Ep rispetto all’antecedente album. I brani hanno meno carattere e suonano più confusi. Il sound è troppo scheletrico anche se solido e, nonostante la scelta apprezzabile di non seguire la canonica forma canzone, probabilmente qualcosa in più ce lo si poteva aspettare. Presumibilmente quel qualcosa in più andrà a costituire l’album in fase di realizzazione, composto dai restanti pezzi di quei sedici registrati nella session da cui nasce questo Space Is a Cake (non è un caso neanche la vicinanza con Space Is the Place di Sun Ra). Per ora i Nana Bang! fanno un passo indietro ma hanno tutto per far sì che quel passo diventi solo una rincorsa.

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NaNa Bang! – S/T

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Tira aria buona, aria sincera e oculatamente hipe; non sono elucubrazioni metereopatiche, ma considerazioni positive che vengono a galla dopo l’ascolto di questo ottimo esordio dei bresciani NaNa Bang!, formazione “rimodulata” in cui militano Andrea Fusari e Giuseppe Mondini (ex Gurubanana), otto tracce che grondano un indie con la consapevolezza del lo-fi, un calembour di hit a portata di tutti e che con la rapidità lenta delle cose buone si presentano all’ascolto con una sorta di sincera parata che non sconta nessun peccato, piuttosto un qualcosa di “sfacciatamente” (ri)trendy.
Dolciastre scorribande silenziate dal rombo dell’elettricità forzata, ballate e sensazioni temporali di anni Sessanta e di una Frisco agli esordi della beat generation, profumi ed essenze di Naked Pray, lontanissimi Nuggets, Three O’ClockBoomers” come pure un allampanato Country Joe and The FishPossibly bright”, “While I’m here”,“Thinkerbelly” quel suono Paisley che tanto ha fatto sognare, nebbioso e riverberato in una psichedelica che si taglia col coltello; “beach songs” a tutti gli effetti, brani dell’ingenuità perduta e della serenità conquistata che scorrazzano in questo disco come una sintesi di sole e “ieri” che non tramonta mai, e anche un’ulteriore conferma di un suono – rimodulato da questa straordinaria formazione in duo – che è sempre avanguardia senza anagrafe e droga legale per cultori accaniti.
Anche disco di flash e ricordi, in cui affiora una buona voce conduttrice che si muove tra i quadrangolari di una melodia stropicciata, picaresca, con la l’inerzia di un dopo sbronza, mentre il contorno è un allucinante teatro di sirene, echi e stridori di gamma che riportano alle cadenze dreamly di Steve WynnRefried beans”, mentre la florescenza DylanianaStroll” e la rivisitazione del brano di Daniel JohnstonTrue love will find you in the end” vanno a rendere omaggio all’impero dei sensi valvolari del piacere assoluto.
I NaNa Bang! mettono in scena un piccolo capolavoro di sabbia e luce, che non è testimonianza di uno stile passato, ma una nuova orma da seguire per restare al tempo, capace di emozionare e aprire teste ristrette e colpire tutta quella “futuristica” sonante che  sparge nulla.
Fatevi possedere da queste stupende tracce, non opponete resistenza al loro principio attivo, fregatevene dell’oggi!

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