Musica e Cinema Tag Archive

MUSICA E CINEMA: Che Film Ascoltiamo Stasera?

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Musica e Cinema: Let’s Get Lost

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Musica e Cinema: Velvet Goldmine

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Musica e Cinema: Amadeus

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Musica e Cinema: La Bamba

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Musica e Cinema: The Blues Brothers

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Musica e Cinema: The Devil and Daniel Johnston

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Musica e Cinema: Control

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Control (UK, USA, Australia, Giappone)
Anno 2007
Durata 122 min
Regia Anton Corbijn

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La vita del frontalist dei Joy Division Ian Curtis (Sam Riley), tratta dal libro biografico “Touching from a Distance”, in italia pubblicato da Giunti editore con il titolo “Cosi vicino, cosi lontano” (permettetemi un off-topic, tradurre “toccandosi da lontano” con un titolo che richiama in modo palese un film di Wenders, è semplicemente senza senso) di Deborah Woodruff Curtis, moglie di Ian (Samantha Morton), è descritta, almeno all’inizio, come quella di un adolescente normale. Va, abbastanza svogliatamente a scuola, ha un migliore amico, a cui frega la ragazza che poi diventerà sua moglie, è fruitore dei concerti delle allora emergenti band britanniche Alternative, la sua camera è piena di dischi e di poster dei suoi idoli ed è tifoso del Manchester City. Si sposa, ha una bambina e un lavoro, in un grigio ufficio di collocamento, canta nel suo gruppo per locali e pub di Manchester e dintorni, via via più importanti, fino alle soglie di una tournèe negli Usa che potrebbe consacrarlo.

Come ogni opera biografica che si rispetti, il film rappresenta uno spaccato di quei anni (fine anni Settanta inizio anni Ottanta britannici). Ma a differenza di altre opere del cinema inglese anche recente, non ci sono riferimenti politici e/o sociali in quella che resta uno dei periodi più tumultuosi della storia inglese, ossia l’ascesa della Thatcher e del neoliberismo che tanti squassi provocarono, soprattutto nel nord-ovest dell’Inghilterra da dove Curtis veniva. Invece gli accenni a quell’epoca riguardano solo l’ambiente musicale underground del tempo. E non potrebbe essere altrimenti dato che la sua vita e il suo mondo, la sua arte e la sua estrema sensibilità sono al centro di tutta la pellicola. Il rapporto con la moglie e l’amante Annick (Alexandra Maria Lara) rappresenta in modo molto chiaro e paradossale l’affresco di questo poeta maledetto moderno; cioè il non sapersi staccare da nulla che lui ama, quasi in maniera spasmodica, dai suoi affetti. Ai più, un tale comportamento sembrerebbe egoistico ma qui viene descritto come un estremo gesto di ipersensibilità che lo porterà alla fine all’autodistruzione.

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Cosi come per l’ambiente che lo circonda, anche gli altri personaggi risultano schiacciati dalla sua figura: il suo gruppo quasi scompare, Tony Wilson è trattato come una comparsa, i genitori sono dipinti in modo anonimo e asettico. L’unico che emerge un pochino è il manager dei Joy Division, ma forse più per la bravura dell’attore che lo intrpreta (Toby Kebbel) che per altro. Il rapporto con la malattia, incontrata casualmente e che sarà fonte del brano “She Lost Control” e l’abuso di psicofarmaci per curarsi, anche in questo caso, quasi non traspaiono nel film, quasi come scelta di far emergere ancor di più le sue debolezze e i suoi tormenti. La sua musica, poi, è l’elemento centrale del film. Non a caso la regia è curata da Anton Corbijn, qui al suo primo lungometraggio, che proviene dai video musicali (“Atmosphere” dei Joy Division, “Heart-shaped Box” dei Nirvana e “Straight to You” di Nick Cave and Bad Seeds, sono solo alcuni dei video che ha diretto), dal già citato sonoro (i brani sono realmente suonati e cantati dagli attori, escluse le sole “Love Will Tear us Apart” e “Atmosphere”, mentre sono presenti, nella colonna sonora, brani di The Killers, Bowie, Sex Pistols e New Order, spesso risalenti, quando possibile, all’epoca dei fatti), alla scelta del bianco e nero, fino alla lentezza della regia, non fa altro che amplificare il senso di cupezza del personaggio Ian Curtis.

Il regista sceglie di far passare l’ultima notte di Ian , ascoltando l’album The Idiot di Iggy Pop e soprattutto vedendo il film “La Ballata di Stroszek” di Hezog che ci sentiamo vivamente di consigliare. Control è quindi come un bel film, che sicuramente piace e piacerà ai fan dei Joy Division o degli ambienti musicali alternativi, ma sarà difficilmente apprezzato da chi certi ambienti non li conosce non li frequenta o non li ha mai frequentati.

Il film completo in lingua originale

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Musica e Cinema: Dandy

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Nei giorni passati circolava nei migliori festival indipendenti un certo film su colui che definirei un Dio, Nick Cave per intenderci; preso spunto da questo ho pensato di proporvi un altro film dove c’è sempre LUI, l’altissimo ma anche e soprattutto un eclettico “cast” di super artisti come Blixa Bargeld (Einstürzende Neubauten), Nina Hagen e Dieter Meier. Siamo nella West Berlin dove il movimento underground è più attivo che mai; siamo agli sgoccioli degli anni 80 e Peter Sempel, film maker tedesco, documenta questo fantastico periodo producendo un film che in realtà non è un film ma un’esperienza artistica surreale. L’ esperimento ha inizio con frasi tratte da “Der Tod ist ein Dandy”  degli Einstürzende Neubauten, da cui prende il nome il film, per poi proseguire con il susseguirsi di immagini e situazioni apparentemente sconnesse tra loro; ma un senso lo hanno eccome. Il tratto comune è filosoficamente il senso della vita e della morte. Abbiamo tra le mani quindi un film che scuote gli animi e pone domande profonde, ci regala molteplici perle rare quali le teatrali e infinite espressioni facciali della Hagen, esibizioni in cameretta di  Mr. Cave, un allegro Blixa alla fermata del bus che dialoga con teneri pargoli trovandosi poi ad essere fissato dagli occhi vitrei di un pesce morto, Dieter Meier che va a spasso nei pressi del Gange mentre una voce narrante piuttosto incazzata fa riflettere sul perché di tanta ingiustizia e sofferenza e l’artista berlinese Gudrun Gut che alla domanda cosa faresti se avessi solo dieci giorni da vivere? risponde con un devo morire sola o tutti morirebbero con me? e alla successiva E se invece ti restassero solo dieci minuti? lei risponde con un mi sballerei parecchio. Inoltre, a rendere il tutto più visionario, troviamo le suggestive esibizioni dell’artista della danza Butoh (la danza delle tenebre) Kazuo Ohno. Tirando le somme, un film emotivamente destabilizzante (in senso buono), pieno di pregevole musica e profondamente surreale.

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