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Quello che Rimane: Minus. Log

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E’ uscito Monemi di Andrea Ceccomori

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E’ uscito su Itunes e sulle principali piattaforme digitali Monemi: un album per flauto solo nato dalla ricerca e dalla creatività di Andrea Ceccomori che, ripercorrendo alcuni brani della letteratura flautistica classica e contemporanea, è voluto andare alla ricerca della radice più profonda del suono, di quegli elementi fondamentali ed indivisibili che formano la minima unità di senso musicale. Una sorta di grammatica della musica e degli strumenti che la musica utilizza per accedere al fondo dell’anima dell’ascoltatore. Dalla terza maggiore in Telemann, alla suddivisione interna in Mozart; dalla coppia di crome in Tutino, all’arco politonale in Bozza; dal movimento semitonale in Varese al il movimento sinuoso in Jolivet e all’alternanza fissità/espansione in Fukushima. Quattro poi i brani dello stesso Ceccomori, uno dei quali, Monemi appunto, da il titolo all’album ed è l’unico ad ospitare anche il suono dell’arpa, degli archi e dell’elettronica combinati in una scrittura di vaporose microcellule. Romancona, invece, è ispirato al cigolio dei vagoni del treno; mentre Tetraktys (un concetto e un termine di agostiniana memoria) utilizza la figura classica della quartina di semicrome. E Turn Around è costruito sul giro degli arpeggi

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Marcus Fjellström – Epilogue M Ep

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Nato nel 1979 a Luleå, nella provincia di Norrbottens län in Svezia, il giovane artista e compositore ha presto intrapreso la difficile strada di una musica ineffabile e con notevoli difficoltà a far breccia nelle anime delle diverse tipologie di pubblico. Dall’esordio full lenght del 2005 di Exercises In Estrangement, album Electroacoustic il cui l’ultimo pezzo ha titolo italiano (“Campane Morti e Acqua Crescente”), passando per l’evoluzione Experimental e Dark Ambient di Gebrauchsmusik, fino alle conferme stilistiche e Modern Classical di Schattenspieler e gli eccessi di Library Music 1 (i cui diciotto brani non hanno un vero titolo e vanno da “LM-101” a “LM-118”) le sue realizzazioni sonore hanno affascinato sia per la commistione della parte orchestrale con quell’elettronica sia per la presenza di preziosismi visivi. Nonostante la sua musica si presenti come elaborata, complessa e strutturata, Marcus Fjellström, ora trasferitosi in Germania, non ha mai trovato il favore del pubblico italiano (più confacenti le scene nordeuropee e certamente l’ascolto vi aiuterà a capire perché) ma ora vuole provarci, sulla scia delle grandi sperimentazioni teutoniche che stanno interessando anche il pubblico nostrano (vedi Teho Teardo & Blixa Bargeld), pur non adattandosi al caldo clima mediterraneo ma sempre attraverso note fredde, taglienti, inquietanti e oscure.

La giovane età e lo scarso interesse della platea italiana non facciano però pensare a un artista inesperto e dal magro curriculum. Diverse sono le sue collaborazioni (Swedish Royal Ballet, Scottish Chamber Orchestra) intavolate dopo aver studiato composizione e orchestrazione presso la Scuola di Musica di Piteå e aver conseguito il diploma e svariate sono le opere audiovisive da lui realizzate. I sei pezzi di Epilogue M, comprovano tutta la saggezza di Marcus Fjellström e portano a compimento un processo di decostruzione e ricostruzione sonora tesa a unire gli opposti, elevando gli elementi più superficiali e popolari della musica elettronica e abbassando a un grado più accettabile dalle masse, quelli nobili e raffinati propri della musica classica. Una sorta di fusione, sempre in chiave Avantgarde e sperimentale, sulla scia dei maestri come György Ligeti e John Cage, tra classicismi moderni di Bernard Herrmann, Angelo Badalamenti e Zdeněk Liška e l’elettronica e l’IDM di Aphex Twin e Autechre.

Non è certo il capolavoro di una vita, né sarà il disco che farà da colonna sonora ai vostri giorni più felici; non è un traguardo originale visto che tanti hanno provato la stessa strada, da William Basinski a Jóhann Jóhannsson passando per tantissimi altri anche in ambito Soundtrack ma Epilogue M è comunque un’intelligente conferma per un artista ancora da scoprire. Chi di voi non ama ascoltare la musica classica nel vero senso del termine, quella di Bach, Mozart o Beethoven ma ha interesse a scoprirne il lato oscuro e sperimentale troverà in Marcus Fjellström un ottimo spunto.

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