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Federico Cimini – L’Importanza di Chiamarsi Michele

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Un  cantautore, Federico Cimini, che si fa ascoltare e che cattura l’attenzione come la carta moschicida che si applicava sui soffitti – a penzoloni – dei bar e delle case di una volta, e L’Importanza di Chiamarsi Michele è una centrifuga di idee accese e che fa riflettere sull’abilità di questo calabrese trapiantato in quel di Bologna di scrivere e cantare canzoni asciutte, cariche di melodie e colorazioni stilistiche, toccanti e pregne di SUD da tutti i pori accompagnate da testi nient’affatto banali, anzi, veri e forti come uno schiaffo di prima mattina.

Ovvio che l’influenza di un mito suo conterraneo come Rino Gaetano e l’indolenza attenta di un Cristicchi incidono di grosso, in qualsiasi parte e in ogni pertugio possibile, ma comunque un registrato bello e ricco di storie in tralice, la società, l’essere umano prima che urbano, le difficoltà e le facilonerie del quotidiano vivere e la sofferenza di un uomo del sud che fa i conti nel nord e di tutte le sue incongruenze, ma anche verve e malinconie che coinvolgono l’orecchio in un variegato risultato di dolci ricordi e agri sommessi; praticamente la storie del “terrone” che pensa e ama come tutti gli altri e che come tutti gli altri cade, si rialza e ricade in una manciata di storie che rimangono dentro col magone. L’amarezza qui dentro è coma la Bibbia e la poesia eclettica ne è la fragile bellezza, quattordici tracce come una collana di conchiglie che suonano sbattute dall’impeto e dalla rabbia di chi vuole esserci, di chi vuole contare.

L’artista Cimini si impersona in questo Michele come dentro un cavallo di Troia per combattere tanti luoghi comuni, e la sua guerra è la lingua, la parola e l’entusiasmo come timbro, tutte cose che caratterizzano questa tracklist come una barricata di ideali, tra le tante la ballata contro le ipocrisie “Questo è il Mio Paese”, il climax caustico contro le TV “La Rivoluzione in Pigiama”, il Folk Rock che febbricita in “La Gente Che Conta”, l’onda carribean che si fa triste “Lì Con me” come il ricordo che fa una pozzanghera di lacrime dentro “Ti Amo Terrone” e qua e la rumors estrapolati da Promemoria di Gianni Rodari, schegge di bello tra favole reali e molti rimpianti.

Federico Cimini è una grande scoperta,  un “terrone verace” che vagabonda nelle storie, le sue storie di un disco dannatamente vero. A proposito, che bello essere terroni!

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