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Tricky – False Idols

Written by Recensioni

L’uscita del nuovo lavoro di Tricky, False Idols, è prevista a fine mese e c’è già chi dice che questo lavoro merita la sufficienza. È chiaro che non hanno colto le sfumature. Ma andiamo con calma, piano piano. False Idols è un lavoro che arriva a ridosso di Knowle West Boy (2008) e Mixed Race (2010) dopo alcuni anni di silenzio e un paio d’album non proprio riuscitissimi. Nei precedenti ultimi lavori citati Adrian Thaws, alias Tricky, ha tentato di dare alla sua musica un ritmo più “orecchiabile” riuscendo in Knowle West Boy, album bellissimo dalla prima all’ultima traccia, e perdendosi in Mixed Race, album misto, con alti e bassi, in cui riaffiora un ritorno alle origini con suoni cupi e voce bassa, bisbigliata. False Idols non è l’album della maturità, né del cambiamento ma è un lavoro che cerca di tessere la tela degli anni che passano, tra alti e bassi, nel tentativo affermare una volta per tutte la propria identità musicale. È noto a tutti che all’inizio della sua carriera, primi anni ’90, Tricky ha, con successo, dato il via al Trip Hop (insieme a Massive Attack e Portishead) genere che ne miscelava altri, dall’Hip Pop al Dub passando per la Musica Elettronica e il Rock psichedelico. L’inizio dei ’90 rappresenta l’apice della sua carriera che andrà affievolendosi successivamente con dei lavori che il pubblico non recepì proprio bene come Angels With Dirty Faces e Juxtapose.

L’album si avvale della stupenda voce di Francesca Belmonte che con il suo contributo impreziosisce il lavoro di Tricky. Tra i brani spiccano “NothingMatters”, “Bonnie&Clyde”, “Nothing’s Changed”, “Chinese Interlude” e “Doesit”. Tutti brani ritmati che ripercorrono le varie esperienze sonore di questo problematico artista.

In un certo senso con questo lavoro è come se cercasse di far quadrare il cerchio mixando nuovi e vecchi concepts affermando con forza una e una sola cosa: Tricky è Tricky e non ha voglia  di cambiare, “Nothing’s Changed”, di seguire falsi miti accontentandosi del proprio pubblico, della propria gente e di chi fondamentalmente lo ama per ciò che è.

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