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Recensioni #13.2018 – Duracel / Heavenblast / Second Youth / GTO

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Sewage: a giugno in Italia per il tour europeo con i The Butchers!!

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Verrà inaugurato il 5 giugno 2015 @ Lab End di San Lazzaro di Savena (BO) il tour europeo dei Sewage, formazione newyorchese conosciuta per essere una delle ultime, vere street punk bands del Manhattan Lower East Side e East Village. Il gruppo guidato dal frontman Spike Polite, unico superstite della formazione originale formatasi nel 1991, sbarcherà per la prima volta in Italia per una serie di concerti, organizzati da Professional Punkers, nei quali sarà affiancato dai varesotti The Butchers, una delle punk rock band italiane del “vecchio corso”, attiva dal 1999, che ancora oggi mantiene viva la scena; tre album pubblicati, di cui il più recente dal titolo Sostanze Stupefacenti, centinaia di concerti in tutta Italia e all’estero in Francia, Svizzera e Germania condividendo il palco con gruppi del calibro di Punkreas, Rappresaglia, Klasse Kriminale, Pornoriviste, Tommi e Gli Onesti Cittadini, Pensione Libano, Yokoano, L’Invasione Degli Omini Verdi, Impossibili, Latte+ e molti altri.

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Latte+ – No More Than Three Chords

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Ho trentaquattro anni, non studio, non lavoro e non guardo la tv e quando, da giovane, blateravo di no future mi ero fatto un’idea più idealista di quest’anarchia che a oggi pare solo essere un costante stato di caos interiore. Gli unici momenti in cui riesco a ristabilire l’ordine è quando mi passano tra le mani ricordi degli anni più belli della nostra vita, quelli in cui tutto era Punk e a tutto si pensava tranne che al giorno in cui avrei scritto ho trentaquattro anni e blah blah blah. Qualche settimana fa, a distanza di oltre quindici anni, sono riuscito ancora a pogare e ballare e fare un bagno di birra e risate con i mitici Chromosomes e ora, eccomi a far girare nello stereo l’ultima fatica dei Latte+, tra i meno vicini al mondo Flower Punk dei suddetti, anche perché arrivati con qualche anno di ritardo (1997), ma di certo capaci di incarnarne perfettamente lo spirito ribelle e un po’ romanticamente cazzone.  Con questo nuovo lavoro, i Latte+ tornano alle loro origini, mettendo da parte la lingua madre e tornando all’inglese, scelta che certo sarà stata decisiva per arrivare alla coproduzione statunitense della Infested Records. Oltre a questo, cosa dovremmo aspettarci da una band nata negli anni 90, che fa Punk senza spostarsi di una virgola dai suoi cliché, con cinque album all’attivo, compilation, split, live con Punkreas, Derozer, Senzabenza? Niente più che il tirare una linea, fissare un momento preciso in cui urlare al mondo: “questo siamo noi, questi sono i Latte+!”. Non aspettatevi altro che un manifesto postumo di una generazione incapace di crescere, se crescere significa diventare schiavi di una società che ci vuole quanto più conformi agli standard scelti dai potenti.  No More Than Three Chords è un disco che prende a prestito, com’era lecito aspettarsi, i sound dei mostri sacri Queers e Green Day ma che ha nei Ramones il suo massimo punto di riferimento; in tal senso, non pare certo un caso, l’omaggio del brano “Johnny Ramone” (oltre al titolo, anche i coretti iniziali stile “Blitzgrieg Bop”), che in realtà molto ricorda anche lo stile di un’altra immortale formazione italica che dei fast four ha fatto un credo, gli Impossibili con la loro “Rock’n Roll Robot”.


La rilettura della lezione del professor Joey Ramone avviene tuttavia in maniera del tutto diversa, puntando su una maggiore dinamicità rispetto ai colleghi compatrioti, grazie anche all’uso della lingua inglese, e quasi sottolineando l’aspetto più duro e crudo della band di New York. Se Joey rappresentava il lato sensibile della band, Johnny ne rappresentava quello più grezzo e battagliero e soprattutto a questo sembrano ispirarsi Chicco (basso e voci), Sunday (chitarra e voci) e Puccio (batteria) tanto che brani come “Rise Up” o “I Wanna Be Like Steve Mc Queen” somigliano più ai durissimi pezzi stile “The Crusher” che non alle sdolcinate “Do You Wanna Dance” e simili. La sottile linea che divide l’ispirazione e l’omaggio dal plagio, si assottiglia ulteriormente in “Anyway I Wanna Be with You” quando per poco non ci si trova con la testa sprofondata in una cover di “Palisades Park”. L’unico fattore che riesce a differenziare il sound pelle, jeans e converse è la voce, la quale regala al tutto un sapore californiano che almeno in talune circostanze (“It’s Been a Long Time”), si avvicina alle linee più melodiche di certi Guttermouth. Ho trentaquattro anni. Alla mia età dovrei essere sposato, con due figli, laureato (questo sì, anche se non mi serve a un cazzo), avere un conto in banca (sì, ma ormai a zero), un mutuo da pagare per un monolocale e invece mi ritrovo ad ascoltare Punk e va bene così perché come dice sempre un vecchio amico, l’unica cosa che conta oggi è divertirmi ed essere felice e No More Than Three Chords è il disco perfetto per farlo. Domani penserò al resto.

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Pills خمسة أسابيع (consigli per gli ascolti)

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Pastiglie per viaggiare, per dormire, per mangiare, per sognare, per il bene, per il male
… Pastiglie…Pastiglie…
Autechre, Matmos, Echo & The Bunnymen, Eels, Perturbazione, Pearl Jam, Blastema, Julia Holter, Guillemots, Impossibili, Lagwagon, Neutral Milk Hotel, Club Dogo…e tanta altra roba. Scegliete voi. Di che colore volete la vostra pillola?

Silvio Don Pizzica
Autechre – Exai   (Uk 2013)   IDM   3,5/5
Ritorno in grande stile per i padri della Intelligent Dance Music, a tre anni dall’ultimo lavoro e a venti anni dal capolavoro Incunabula. La classe non sparisce col tempo.
Matmos – The Marriage Of True Minds   (USA 2013)   Experimental IDM, Glitch   3,5/5
Leggenda narra che in un vecchio album il duo statunitense si fosse messo a registrare e rielaborare il suono di alcune lumache calpestate. Quale che sia la realtà, loro sono senza dubbio i più strani cacciatori di suoni del pianeta. Che sia il gocciolare della pioggia, o il rumore di una vecchia caldaia, tutto può diventare musica.
Violassenzio – Nel Dominio    (ITA 2012)   Alternative Pop/Rock   3,5/5
Non è un semplice insieme di canzoni. NelDominio dei Violassenzio è un disco Pop/Rock con un’anima, quel tipo di dischi che raramente ti capita di ascoltare. Quel tipo di Pop gradevole da udire ma capace di far scorrere e fluire il pensiero.

Max Sannella
Ian Dury – Do It Yourself   (UK 1979)   Punk    5/5
Il piccolo eroe della stagione punk inglese e il disco delle reinvenzioni.
Echo & The Bunnymen – Heaven Up Here – (UK 1981)   Alt/Rock  4/5
L’elettrorock screziato di psichedelia, dopo i Beatles la Liverpool gode di nuovo di una parentesi di notorietà.
Eels – Beautiful Freak   (USA 1996)   Folk-Elettrorock   5/5
La stravaganza incontenibile di Everett e soci, tra malinconia e droghe libere.

Lorenzo Cetrangolo
Perturbazione – Del Nostro Tempo Rubato   (ITA 2010)  Pop,Rrock   4,5/5
Sesto disco, dalle mille sfaccettature, per la band torinese, che si conferma come punta di diamante del pop di casa nostra.
Yawning Man – Rock formations   (USA 2005)   Desert Rock   4/5
Pilastri della scena Palm Desert, un album strumentale che difficilmente dimenticherete.
Ozric Tentacles – Eternal Wheel (the best of)   (UK 2004)   Psichedelica, Progressive   3.5/5
Una delle band più folli e coerenti del progressive inglese. Dal 1983 fanno tour e vendono dischi senza avere una major alle spalle. Colorati e new age.

Marco Lavagno
Pearl Jam – Yield   (USA 1998)   Rock   4,5/5
Musica che naviga nell’oceano e dall’oceano assimila calma, libertà e forza. Vedder e soci compiono la loro “evoluzione” in un disco perfettamente equilibrato, abbandonano a malincuore la mamma grunge per diventare con grande naturalezza la più grande rock band del presente.
Blastema – Pensieri Illuminati   (ITA 2010) Rock  3,5/5
Li abbiamo sentiti a Sanremo, ma già dal loro esordio discografico dimostrano di saper sprigionare la potenza degli anni 90 senza suonare scomodamente retrò.
Buckcherry – Buckcherry   (USA 1999)   Hard Rock   5/5
Strafottente, ignorante, alcolico, ruffiano, eccessivo e spaventosamente californiano. Il rock’n’roll del 2000 suona così, come uno sputo in faccia a tutti.

Marialuisa Ferraro
Julia Holter – Tragedy   (USA 2013)   Avanguardia   4/5
Indie, elettronica, composizione moderna e sperimentale di matrice colta per un sound etereo, impalpabile che oscilla al cupo. La voce viene usata come mero strumento e si sentono echi atonali alla Schoenberg.
Guillemots – Hello Land    (UK 2012)   Indie   4,5/5
Band multinazionale con influenze diverse, dallo ska all’elettronica, dal surf alle ballate pop rock. Grande sperimentazione fonica e strutturale che rompe la forma convenzionale della canzone. Da osservare con attenzione.

Ida Diana Marinelli
Kiko Loureiro – No Gravity   (BRA 2005)  Progressive metal    4,5/5
Tredici tracce contemporanee e mirabolanti per il debutto solistico del chitarrista brasiliano.
Donatello D’Attoma – Logos   (ITA 2010)   Contemporary Jazz   3,5/5
Un bellissimo album e dei live sofisticati per gli amanti del jazz e per coloro che vorrebbero sperimentarlo per la prima volta.

Ulderico Liberatore
Gli Impossibili – Impossimania Ep   (ITA 1998) Punk Rock   3/5
Un po’ di spazio alle vecchi glorie del panorama tardo punk italiano.
Quando i testi e la musica da garage ti danno la carica e l’adrenalina per spaccare tuttoooooo!!!!!

Riccardo Merolli
Lagwagon – Double Plaidinum   (USA 1997)   Melodic Hardcore   4/5
Ironia della sorte, escono quasi tutti i membri originali e viene fuori un grande disco. Melodico e molto malinconico. Un punk molto strano, alieno appunto.

Vittorio Massa
Neutral Milk Hotel – In the Aeroplane over the Sea   (USA 1998) Indie Rock   3,5/5
Malinconiche schitarrate acustiche, cornamuse frizzanti e linee melodiche che ricordano i R.E.M.
Di facile ascolto e ricco di spunti interessanti.
Club Dogo – Noi siamo il Club   (ITA 2012)   Hip Hop, House   1/5
Ben lontani dal flow e dalle tematiche dei primi album. Un concept su come essere zarri a Milano.
Sean Lennon – Friendly Fire   (UK 2006)  Pop rock, Alternative Rock   5/5
Un figlio d’arte di tutto punto. Atmosfere lennoniane rivisitate e per nulla scontate.

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