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“Diamanti Vintage” Soundgarden Louder – Than Love

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Certamente i Soundgarden di Chris Cornell hanno risentito molto delle influenze prima claustrofobiche dei Black Sabbath e poi delle convulsioni elaborate dei Led Zeppelin, lo si avverte in ogni interstizio delle loro composizioni, tra i riff granitici e la giugulare perennemente ingrossata nell’atto dell’urlo rock, e questo “sacrificale vezzo” non passa inosservato e “Louder Than Love” è il disco-passaporto che sdogana la band di Seattle dai circoli alternativi per includerla ed annoverarla  nell’impero delle major.
E siamo solo al secondo disco per questa formazione seminale che, dall’interno di una nutrita compagine grunge, si distingue tra tutte per la sfrontatezza impenetrabile e per le sfuriate doommate che diverranno un loro indelebile marchio negli anni a venire; Chris Cornell alla voce, Kim Thayil chitarra, Hiro Yammamoto basso e Matt Cameron alla batteria sono un muro di suono dai colori neri, pieno di sensazioni notturne e maledizioni da interpretare, ma anche un feeling con una certa melodia che i nostri – nel loro passato recente – hanno sacrificato più volte sull’altare della velocità.
Il disco coniuga il disappunto del grunge con incisivi virtuosismi specie ne giri ricamati dal basso e da una chitarra formidabile, che giostra elettricità in maniera magistrale, profonda e mai vana, ottime le sparate filo-metal che infrangono “Get on the snake”, “Gun”, “Full on Kevin’s mum” inno questa allo speed-rock incontaminato e lo street-rock che fa capolino nella tramatura di “Big Dumb sex”; frammisto e sferzato questo lavoro discografico è un manifesto estremo di personalità e scoperte che “marchiano” in surplus la formazione americana, basta lasciarsi percorrere il sottopelle dai blues-doom mefistofelici di “Power trip” e “Uncovered” per essere complici di incursioni su terreni minati, dove un qualsiasi dio delle tenebre potrebbe fermarvi e chiedervi conto della  vostra incolumità.
Seguiranno ulteriori album di carato, intanto sprofondiamo nell’inferno iniziale della maledizione grunge.

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