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Recensioni #13.2018 – Duracel / Heavenblast / Second Youth / GTO

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GTO – Little Italy

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Gli umbri GTO – una delle autorità in campo Folk’Roll della scena espansa italiana – fanno cinquina col nuovissimo Little Italy, undici tracce da ascoltare e sudare insieme, suoni da ballare al ritmo caracollante della loro aria agrodolce che fa rientrare in forma col pensiero senza mai rinunciare a divertire. Maturi istrioni delle storie senza confini e delle parole senza ipocrisie, i GTO rimangono comunque sempre moderni “cantastorie” che si indignano e si divertono con una immutabile e incontenibile verve energetica, tanto da non esitare a rimettersi insieme – dopo una parentesi personale – e ricominciare il gioco delle argomentazioni messe in musica.

Undici brani per una Italietta che zoppica, i suoi difetti, scossoni, amoreggiamenti e disfunzioni, qualche soddisfazione e moltissime illusioni che disegnano nella critica un rapporto “Nazionale” poco affabile, buche e falle che fanno acqua nella patria del vino e il gioco accomodante di ritmi, languori sofisticati, visioni carretteire che conducono l’immaginazione oltre gli steccati della vista e che i GTO da sempre favoriscono agli ascolti con la loro gentile iniziazione al viaggio dei viaggi, di tutte quelle sensazioni scintillanti e meticcie che fanno grandi le circonferenze della musica: si,  i loro dischi sono viaggi sconfinati senza biglietto e che non mostrano nessuna ruga di stanca, non hanno peccati di vanità solo una forza magnetica che non ti fa staccare dalle loro poesie in movimento eterno, in movimento tra testa e cuore e qualcosa di più.

Metti il disco sotto l’occhio vigile del lettore e buon viaggio, tutta la forza gravitazionale del loro carattere girovago inizia a diffondere il marchio inconfondibile della formazione  umbra, vita, e personalità di prim’ordine che tange di solitudine la ballata pensierosa “Il Rude”,  di latin la titletrack, un pizzico conturbante di ondulamenti gipsy “Lumea Mea Este”, il decolté sinuoso della bella lussuria Mex “Granelli Di Sabbia” o gli echi che profumano di campagna, aia e danze nella genuina agitazione che “Festa Popolare” diffonde ed allarga come un amore arrivato alla sua dolce funzione. La vogliamo dire tutta? Un bella botta de vita che gira e rigira come una trottola, una piena torrentizia di professionalità, scioltezza e tutta la sana riconferma di una band che non ha più bisogno di presentazioni.

Una realtà “mobile” in forma smagliante. Bentornati!

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