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Editors, The Notwist e I Cani, annunciati i primi nomi del Siren Festival 2016

Written by Novità

Adolfo De Cecco – Metromoralità

Written by Recensioni

Se non fosse per l’anagrafe che lo lega fermamente alla terra abruzzese, sarebbe fin troppo facile scambiare Adolfo De Cecco per un cantautore uscito dai Folk Studios di Roma negli anni settanta.
Metromoralità è un disco che , prodotto artisticamente dal maestro Vince Tempera, noto ai più per essere stato l’autore o il coautore delle sigle di diversi cartoni animati degli anni settanta e ottanta (uno tra tutti Ufo Robot Goldrake) e da Guido Guglielminetti, da anni fido bassista di Francesco De Gregori, trasuda però influenze dal grande Bob Dylan e dai nostrani Claudio Lolli e Luigi Tenco. La title track ha tuttavia il sapore della protesta degli anni sessanta sostenuta da versi polemici quali “L’Italia è il paese della memoria di una generazione che non farà storia” contrapponendosi nettamente a “Tempo Tecnico” in cui si citano Beatles, Rolling Stones, Iphone, Facebook, Kerouac e Hemingway. Del resto essere al passo coi tempi musicalmente oggi significa anche raggiungere le generazioni moderne con testi semplici ed essenziali ma mai banali quali delle due canzoni appena citate. In “Chiara che Pensi?” c’è tutto l’amore di un cantautore che appare già abbastanza maturo con il suo secondo disco ufficiale. I versi di “Metromoralità” che mi hanno colpito maggiormente sono “Touchscreen il mondo è uno schermo che se lo sfiori lo muovi ma se non ci finisci dentro oggi magari non vivi”; ritratto perfetto di una società informatica che ci ha fagocitato nel giro di appena un ventennio? Non so sinceramente se le intenzioni di Adolfo De Cecco fossero quelle da me percepite, ma sarei pronto a giurare che sia così…

“Il Tempo dell’Amore” è invece una ballad che non avrebbe sfigurato se uscita dalla penna di Neil Young o di Jackson Browne (di certo di tutte e dieci le tracce dell’album è quella che si discosta di più dallo stile italico). “L’amore Paziente” e “Canzone Semplice” ci rimembrano il già citato Francesco De Gregori mentre “Come si Coltivano i Fiori” ci fa ritornare nel giro di pochi secondi alla scuola americana. Poco meno di dieci minuti e sole due tracce, “Dietro le Nuvole” e “A Cena da Soli”, ci separano dalla fine di questo disco, che ha saputo con la sua semplicità ed eleganza stupire in ogni singola nota. Merito anche delle prestigiose presenze? (Vince Tempera, Guido Guglielminetti, Elio Rivagli, Alessandro Arianti per citare i più importanti). Io credo che forse questi grandi nomi avranno certamente avuto il loro peso nella qualità di quanto ascoltato, ma di certo Adolfo De Cecco ci ha messo tanto talento, passione ed entusiasmo.

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Per i 3000 “mi piace” su Fb, Rockambula vi regala il Cd dei Two Fates e una Playlist su Spotify

Written by Senza categoria

In occasione dell’ormai imminente raggiungimento del MI PIACE n° 3000 su Facebook, Rockambula ha deciso di regalarvi una Playlist su Spotify che raccoglie i brani che abbiamo voglia di ascoltare oggi che ci sentiamo in vena di sentimentalismi (godeteveli senza troppi pensieri) ma soprattutto di donare il Cd (copia fisica) d’esordio della band Indietronic Two Fates (/tree) a uno dei nostri tantissimi affezionati, il quale sarà estratto a sorte al raggiungimento del MI PIACE n° 3000. In bocca al lupo e buon ascolto da Rockambula!

Grazie a tutti!

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Addio alla Pirateria musicale. Forse. (Seconda Parte)

Written by Articoli

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Ricordate Napster, prima piattaforma di download fatta chiudere nel 2000 dalle grandi case discografiche con un clamoroso processo simile a quello più recente a MegaUpload?  In quel caso si è trattato di repressione da parte delle major, impaurite dal nuovo, confuse e senza controllo sul mercato. Negli anni di Napster iniziò lo sfacelo, una battaglia senza senso “all’illegalità” senza rendersi conto che, in fondo, la copia dei supporti c’è sempre stata. Poi vennero i social network, My Space e poi Facebook, che aprirono le danze soprattutto alla condivisione dei contenuti prodotti su altri siti. La rete divenne il principale strumento di diffusione delle proprie opere. L’industria musicale, in tutto questo, ha perso introiti per oltre 15 miliardi di euro (a fronte dei 25 mld registrati nel 1999, oggi solo 8 mld).

Ma la colpa è veramente del Download illegale? Dello Streaming gratuito? Secondo noi no!!! Dietro questo evidente bagno di sangue si nasconde l’inadeguatezza delle major; al cambiamento si è preferita la guerra. Guerra verso i loro stessi consumatori, cioè noi che amiamo la musica e per mancanza di soldi a volte la “duplichiamo”. In Italia, invece, da una parte c’è sempre stata l’incapacità della musica di diventare internazionale, dall’altra l’inadeguatezza verso le tecnologie e le nuove forme di comunicazione e marketing. Quello della musica è un indotto che, da Napster in poi, si è mosso senza una guida, senza una struttura. La grande industria non ha avuto la capacità di innovarsi, con nuovi supporti, duraturi nel tempo ad esempio o di alta qualità come ha fatto il cinema, e ha perso le redini del gioco e per questo oggi ci ritroviamo ad ascoltare brani in Streaming illudendoci che ci sia un ritorno del vinile. Adesso ci sono le macerie di quello che era e basterebbe la buona volontà per costruire un sistema nuovo da dove ripartire; forse mentre scrivo tutto questo, sta già accadendo. Vogliamo lasciare gli spazi disponibili ai nuovi magnati del sistema? Vogliamo accontentarci delle briciole di spotify?

In questa seconda parte riprendiamo il discorso affrontato qui riportando le interviste a Danilo Di Nicola (The Incredulous Eyes), Maurizio Schillaci (De Rapage), Umberto Palazzo (Santo Niente) e Marco Lavagno (Waste Pipes).

Danilo Di Nicola (The Incredulous Eyes)
Credo che per una band emergente sia quasi una risorsa. Molte fanno circolare la loro musica gratuitamente per farsi conoscere o la mettono in streaming pubblicizzandola sui social network. Non so se il discorso cambierebbe in caso di notorietà, credo dipenda molto dalla capacità del gruppo di trovare delle “alternative” al loro fare musica che non sia solo dipendere dalla vendita dei dischi, anche perché la prova del nove per una band per me rimane sempre il discorso dei concerti. Noi abbiamo fatto due dischi finora ma non abbiamo pensato minimamente alla possibilità di andarci in pari. Fare dischi è semplicemente un modo per fissare il momento musicale della band.

Maurizio Schillaci (De Rapage)
Io voto SCHEDA BIANCA. Chi ci perde è il disco come oggetto. L’artista ha solo qualche Rolex in meno. Nessuno vuole fare musica per avere uno stipendio da ragioniere, nemmeno chi sull’artista ci mangia. D’altronde se manco su Emule ti cagano, povero te. Soluzioni? Nessuna. Tamponi? Meno IVA sui dischi; riforma della SIAE; concerto gratis a chi compra il disco. La band più famosa del mondo non potrebbe mai chiudere Youtube o bloccare Emule. Non tutti sono “Metallica contro Napster”. La meteora in cerca di fama brucerà da cameriere nel forno di una pizzeria e amen.

Umberto Palazzo (Santo Niente)
Il download è un argomento di ieri. Lo streaming legale, nelle sue varie forme, lo ha superato. Non ha più senso riempire l’hard disc di giga e giga di mp3 quando buona parte della musica che si desidera si può ottenere con un click e organizzare per l’ascolto come meglio si desidera. Inoltre lo streaming ci segue sul telefono, come fosse un IPod e sull’autoradio anche via bluetooth. I vantaggi sono ovvi: non ci sono i tempi di attesa della ricerca e della disponibilità, non c’è l’usura dell’hard disc e quindi la vita del computer si allunga tantissimo, non ci sono problemi d’ingombro fisico, non si può perdere l’archivio. Se qualcosa non si trova, il player di Spotify legge anche i file locali, quindi va a sostituire iTunes al 100%. Il mondo è cambiato e la fruizione della musica pure. L’industria del disco è finita e non si può fare altro che prenderne atto. Non si tornerà indietro. E’ ovvio che i musicisti non guadagneranno più niente dai dischi, ma il vinile e il cd hanno regnato per meno di cinquant’anni, mentre la musica esiste da sempre. I musicisti faranno come hanno fatto per secoli, guadagneranno suonando. Non esisteranno più le rock star, le uniche star saranno solo quelle televisive. Sarà un lavoro con il quale si guadagnerà poco, tutto qua e il cambiamento è definitivo. Il mondo appartiene ai nativi digitali e basta vedere l’atteggiamento di un qualsiasi sedicenne nei confronti della musica per capire dove va il mondo. Rimpiangere i dischi è come rimpiangere il cilindro di cera di Edison: è solo una perdita di tempo. Il tempo speso bene è capire dove si va. Ovviamente rimane il mercato dei collezionisti, un mercato di nicchia, che può essere anche di parecchie migliaia di copie a disco, ma per quello basta la vendita e la produzione diretta. Il disco come prodotto di massa è finito per sempre e non credete agli articoli sul ritorno del vinile o altre scemenze: le vere cifre dicono tutt’altro.

Marco Lavagno (Waste Pipes)
Indubbiamente per una band come la nostra il download è un aspetto chiave della promozione. Una persona in più che scarica il nostro disco è potenzialmente una persona in più ad un nostro concerto, che (se è dotata della mia stessa filosofia) alla fine il cd magari lo compra pure. Non siamo i più indicati per parlare di “bilancio”, abbiamo tutti un altro lavoro e la nostra musica è e sempre sarà in promozione. In ogni caso i nostri spiccioli nel salvadanaio non ammontano con i dischi ma con i live nei barucci a somme di poche centinaia di euro. Se poi fossimo una band famosa o una meteora probabilmente non faremmo storie, rimarrebbe la nostra entità di live band. E ci basterebbe sentire il calore di migliaia di aliti addosso. O semplicemente gli occhi di ormai attempate ragazze ancora arrapate per i nostri vecchi e gloriosi successi.

Come avrete capito, c’è ancora tanta confusione in merito. Spesso non si riesce a distinguere il danno eventuale subito dalle major (che dovrebbero comunque capire che un ventenne che scarica 100 dischi, senza download non avrebbe speso certo duemila euro per gli stessi dischi) dal vantaggio dei piccoli autori indipendenti che non avrebbero modo di diffondere le loro opere se non gratuitamente. Sono pochi quelli effettivamente danneggiati dalla pirateria ma hanno tanto potere il quale resta abbastanza saldo attraverso i canali radiotelevisivi ma si frantuma sotto l’imponenza del web. Le major non lottano per i soldi ma per non veder svanire il potere di decidere cosa farvi ascoltare, chi far diventare famoso e chi dovrà essere il prossimo a riempire gli stadi. Stanno combattendo una guerra che non potranno mai vincere, la stessa guerra combattutta contro Napster prima e Megaupload poi, senza comprendere che, per mantenere intatto il loro potere, basterebbe lasciarsi trasportare dal cambiamento, magari abbassando a dismisura i prezzi dei dischi, ricondiderando quelli dei biglietti e del merchandising e liberalizzando la diffusione dei formati di medio-bassa qualità in streaming gratuito. Invece continuano la loro guerra lasciando che altri squali nuotino nel mare di internet in cerca di un facile pasto.

Nel frattempo i “piccoli” musicisti si apprestano a guadagnare qualche soldo gettandosi a capofitto sullo strumento più antico a disposizione di un artista. Il Live. Almeno loro hanno capito che il futuro della musica è un ritorno alle origini ben più antiche di un 33 giri.

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Stephanie

Written by Interviste

Silvio “Don” Pizzica ha incontrato Stefania D’Amato, in arte Stephanie, cantante e cantautrice abruzzese (ma nata in terra americana) che insegue il sogno della celebrità per poter raccontare al mondo, il mondo che gira dentro la sua anima. Stephanie ci ha spiegato come è nata e si è evoluta la sua vita artistica e ci ha detto di più sulla sua voce, le sue parole e la sua musica indicandoci quale sia quel sogno che insegue da tanto tempo.

Ciao Stephanie. Per prima cosa, come stai?
Alla grande, grazie

Iniziamo con una domanda di una banalità imbarazzante. Il tuo vero nome è Stefania D’Amato ma hai scelto di cambiarlo artisticamente in Stephanie. Serviva davvero questa scelta per dare compimento alla tua proposta?
Sì, era necessaria e strettamente connessa alla mia tendenza a scrivere in inglese e a prediligere anche nell’ascolto pezzi di origine inglese, americana, canadese, volevo dare una coerenza alla lingua che uso nei miei testi (questo è il motivo principale), l’altra ragione è legata a una sorta di rivalsa per un nome che avrei sempre voluto mi venisse dato dai miei genitori (sai che sono nata negli Stati Uniti) che hanno invece preferito la “versione” italiana.

È la prima volta che il tuo nome compare tra le pagine di Rockambula eppure sono diversi anni che navighi nel mare della musica emergente. Che rapporto hai con la stampa e la critica di settore? Che canali prediligi per raggiungere il maggior numero di persone possibile?
Con la stampa ho buon rapporto, sarà perché finora le critiche sono state tutte positive! Ahaha  scherzo… decisamente un buon rapporto, la stampa e le tv locali mi seguono e sono sempre attente all’evoluzione della mia carriera. Poi qualora arrivassero critiche costituirebbero per me uno spunto per capire dove sto sbagliando, in cosa migliorare. Per diffondere la mia musica utilizzo i comuni social network Facebook e Twitter e la piattaforma di Youtube.

Non voglio certo essere inelegante rivelando la tua età ma non posso negare che tu non possa essere annoverata tra gli esordienti. Eppure sei ancora alla ricerca di una casa discografica e di un produttore. Credi che sia veramente cosi importante oggi avere una casa di produzione alle spalle?
Credo sia molto importante se non addirittura fondamentale,prima di tutto perché con una casa di produzione arrivi a mercati che con un’autoproduzione puoi solo sognare e anche per ovvie ragioni di natura economica. Per i miei due album Follow the Dream e Follow  the Dream vol.2 ho curato con le mie risorse la stampa  e la distribuzione e so cosa vuol dire in termini economici investire in un progetto musicale

Nelle esibizioni live ti accompagnano diversi musicisti. Vuoi presentarceli?
La band che mi accompagna attualmente è cambiata (se non per il batterista) rispetto alla precedente. Ma sono soddisfatta da questa formazione, siamo tutti molto affiatati e uniti, ci divertiamo tanto insieme. Alla chitarra ho Fabio Rosato, al basso Kristian Serafini e alla batteria la roccia del mio gruppo che è con me dall’inizio di quest’avventura, Giovanni Giannantonio.

Nella tua musica misceli alla perfezione le melodie del Pop, sia in lingua italiana che in inglese, alle ritmiche del Rock, sempre lasciando in primo piano la voce, assoluta protagonista. Cosa distingue la tua proposta da quella di tante altre ottime cantanti che circolano nel mondo della musica emergente?
Nelle mie canzoni ci sono io, le mie canzoni sono la mia lingua e la musica è il suono della mia anima che si racconta e narra la sua storia. Le mie canzoni hanno un filo conduttore che è il sogno inteso come realizzazione di se stessi e di quello che profondamente si desidera essere nella vita.  Racconto una verità. E’  questo ciò che mi distingue, perché quella verità è solo mia.

Cosa c’è di speciale nella tua voce?
Non so se la mia voce è speciale o no, la mia voce è solo uno strumento per comunicare qualcosa di forte, quello che sono e che sento, poi se essa è gradevole tanto meglio, ma non spetta a me dirlo

Nonostante i due album siano autoprodotti, c’è una notevole attenzione al supporto. In merito a questo, perché i due album “Follow the Dream” hanno lo stesso nome, Volume 1 e Volume 2? C’è un legame particolare tra i due lavori? Non è cambiato nulla in te, sia a livello espressivo che compositivo ed esecutivo tra i brani dell’uno e dell’altro?
Follow the Dream è stata una scommessa, avevo un entusiasmo tale quando iniziai a scrivere i miei primi pezzi che volevo farli conoscere al mondo intero. Da “Brand New Eyes” che è il primo testo che ho scritto, (la musica è di Andrea Tirimacco)  sono venuti fuori altre sei canzoni che ero in ansia di far conoscere ma non erano sufficienti per far uscire un disco , così ho deciso di registrare alcune cover di alcuni brani che ho sempre apprezzato e da qui è uscito il 1° volume. Il 2° volume è nato poco dopo perché avevo altri pezzi che nel frattempo avevo scritto che ho aggiunto a quelli contenuti nel vol.1. Ma ci sono altre due ragioni che spiegano l’uscita del 2° volume: un mio drastico cambiamento d’immagine che avrebbe destato confusione tra i seguaci, il desiderio di far capire a chi mi apprezzava che mi sentivo diversa e più decisa nel mio cammino artistico che stava iniziando a percorre  una direzione più consapevole; l’altra ragione è legata alla la produzione di una serie di videoclip  relativi ad alcuni miei pezzi che era giusto avessero un posto in una riedizione dell’album

Sempre in merito all’album Volume2, ho notato che oltre ai 10 brani, il supporto contiene tanti contenuti extra come clip, video in studio, live, interviste e tanto altro. Oggi che il Cd sembra sempre più in via d’estinzione, almeno come strumento di diffusione di massa, quale pensi che sia il futuro della musica? E quello del Cd?
Io credo che anche se  nel prossimo futuro il cd potrebbe essere rimpiazzato da supporti ben più moderni, è fisiologico che poi si tornerà a riutilizzarlo, come ultimamente si è tornati a scorgere i vinili sugli scaffali dei negozi, anche il cd tornerà ad essere apprezzato come lo è ora

Che rapporto hai con i nuovi strumenti di condivisione, gratuita e non, come Spotify, Soundcloud, Reverbnation, Youtube?
Ho il mio canale Youtube di cui “abuso”, nel senso che non posso farne a meno: è il principale veicolo di diffusione della mia musica, con un click puoi essere visto in ogni parte del mondo. Grazie al mio canale e alla visibilità che mi ha dato sul web, ho ricevuto  ad es. ordini del mio cd dagli Stati Uniti, dal Messico, dal Brasile

Assodata l’impossibilità a guadagnare vendendo dischi, agli artisti non resta che ripiegare con le date live. Tuttavia sempre più locali scelgono, per fare il pienone, pseudo Dj o cover/tribute band. Tu che hai anche fatto cover di brani famosi pensi che siano questi i nuovi nemici della musica indipendente ed emergente?
Purtroppo devo constatare che molti locali quando ti proponi come cantautore con i tuoi pezzi invece di apprezzare la grandezza di questa cosa, di complimentarsi per avere un progetto proprio di inediti, sminuiscono ciò che fai chiedendoti un repertorio vario che abbia soprattutto cover. E’ una realtà contro la quale si scontrano continuamente i cantautori come me. Tuttavia credo che proporre pezzi propri dia una soddisfazione impagabile all’artista che ha la fortuna di poterli presentare.

Quali artisti hanno ispirato la tua musica e a quale voce pensi di poter accostare, con rispetto, la tua voce?
Ascolto prevalentemente musica di artisti/e canadesi, americani ed inglesi. Con molto rispetto nei suoi confronti perché l’ammiro e la stimo smisuratamente, personalmente trovo che il mio timbro ricordi quello di Elisa. I miei fan concordano ma mi accostano spesso anche ad Alanis Morissette, Dolores O’ Riordan, Avrile Lavigne e Taylor Swift.

Chi pensa possa essere il tuo ascoltatore ideale?
Chiunque ascolti musica Pop/Rock, che ami il genere melodico adattabile all’acustico. Credo di avere un pubblico abbastanza eterogeneo, giovani e adulti senza distinzione.

Non è solo l’amore al centro dei tuoi testi (che scrivi tu stessa). Come trovi l’ispirazione per creare le liriche?
Come rispondevo ad una delle domande precedenti, nelle mie canzoni racconto me stessa, il cambiamento che ho subito grazie all’incaponimento nel perseguire il mio sogno chiamato musica. Nelle mie canzoni non ho filtri e credo che altre persone possano rivedersi in ciò che scrivo , in fondo il mio sogno consiste fondamentalmente nel voler trovare la mia dimensione, un modo di esistere che mi appaghi che si manifesta naturalmente cantando e comunicandolo nelle mie canzoni

La musica invece è scritta da Andrea Tirimacco. In che modo mettete insieme le vostre idee per creare una canzone? E che cos’è una canzone?
I testi delle mie canzoni sono scritti di mio pugno, la capacità di Andrea che stimo moltissimo come musicista e come persona sta, nel capire immediatamente che tappeto musicale possa sposarsi con ciò che scrivo e con semplicità raggiungere alti livelli di comunione musico testuale. Il nostro processo creativo è sempre stato molto naturale, come se la sua musica dialogasse con le mie parole, come se parlassero la stessa lingua. Una canzone è un pezzo di te racchiuso in una storia, è la voce del tuo cuore, è il manifesto della  visione che hai del mondo esterno ma soprattutto del tuo mondo, è una vibrazione del tuo spirito, “piccoli spiriti che vogliono farsi ascoltare, storie fatte di zucchero e sale “– Le voci nel cuore (Follow the dream vol.2)

Dove speri di poter arrivare, sognando e dove credi che sarai, tenendo  i piedi per terra, tra 10 anni?
I sogni ti portano lontano e almeno nella dimensione onirica raggiungi vette che nella realtà sembrano inarrivabili, ti danno quell’ottimismo necessario ad osare, a tentare di realizzare qualcosa “escaping pregiudice and loss of faith” (“sfuggendo al pregiudizio della gente e alla mancanza di fiducia che la gente può dimostrarti” – Follow the Dream  (Follow the Dream vol.2) – Insegui il sogno. Per citare la mia artista preferita “l’anima osa”: la volontà della tua anima di realizzare un sogno ti dona il coraggio di provarci a far sì che esso diventi una realtà, di buttarti, di osare.

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Luminal (con intervista)

Written by Live Report

Venerdi’ 8 Giugno 2013 @ L’Aquila, Piazza Angioina

Erano anni che non tornavo a L’Aquila, o meglio in quella zona del nostro capoluogo che chiamano Rossa, forse per il sangue che ha bagnato la terra, sporcato le pareti traballanti in quella maledetta notte del 6 aprile 2009 ore tre e trentadue. L’occasione è arrivata. Lotto giugno è una festa oltre che un momento di partecipata riflessione. Piazza Angioina è un luogo nascosto nel cuore della città che fu e che ora vuole rinascere.
Oggi la Piazza è però solo cibo, giochi popolari, mostre, concerti, videoproiezioni e spettacoli organizzati da ragazzi delle varie associazioni, Tre E Trentadue, Asilo Occupato, Case Matte e Appello per L’Aquila.
Questa sera ci sarà il concerto di Le Naphta Narcisse, band aquilana prossima al primo full lenght e soprattutto dei Luminal, una delle formazioni che più sto apprezzando, grazie all’ultimo album Amatoriale Italia, in questo 2013.

Iniziato il concerto non c’è molta gente (anche se nella zona centrale del paese scoprirò poi esserci tantissimi ragazzini che evidentemente amano più discoteca, cicchetti e cazzeggio a Rock, birra e “partecipazione”) e l’impianto di amplificazione sembra quello di una serata tra amici. Ti guardi intorno e capisci che gli amplificatori sono l’ultimo dei problemi. Nel pomeriggio ho fatto un giro tra le macerie, ho visto le case dei miei anni universitari, ho visto la mia vecchia dimora e ho quasi pianto nel osservarla ancora in piedi pur se sofferente, con gli arti spezzati e la porta spalancata come una ferita aperta su quella cucina e quel vecchio divano dove ho poltrito, bevuto birra, cazzeggiato, chiacchierato e conosciuto la gente, il mondo e la vita. Ho avuto paura di quei silenzi irreali, della mia memoria, paura di qualcosa che non so bene cosa sia ma che probabilmente resterà fino alla fine dei nostri giorni appollaiata sulle spalle di noi aquilani cittadini, provinciali o d’adozione.

Fanculo amplificazione, fanculo il freddo, fanculo il governo, Berlusconi e il M5s, fanculo tutto e tutti. Quello che conta è che L’Aquila sia ancora qui e che ci sia ancora qualcuno che crede in lei, come i ragazzi che hanno organizzato tutto questo ma anche noi che abbiamo fatto sessanta chilometri per essere qui ed io che scrivo e vi ricordo che L’Aquila non è morta in quella maledetta notte del 6 aprile 2009 ore tre e trentadue.

Quello che conta è che i Luminal stanno per iniziare il concerto ed io voglio solo stare ad ascoltarli, senza dirvi una parola di più. Ho chiacchierato con Alessandra Perna, voce e basso della band, il giorno dopo il concerto e insieme vi stiamo per raccontare quello che è stato.

E tanto per sdrammatizzare, alla fine trovate il video (perdonate la scarsa qualità audio) della caduta di Alessandra sul palco (un ringraziamento speciale a Fabio Presutti). Capita quando ci si mette l’anima.

 

Ciao Alessandra. Vi ho visto pochi giorni fa suonare a L’Aquila. Cosa vi ha portati proprio nel capoluogo abruzzese. Quale particolare occasione?
Abbiamo suonato in occasione della festa della NON ricostruzione, un concerto organizzato nel cuore di quella città che si è fermato dopo il 6 aprile del 2009.

Che impressione vi ha fatto la città e la sua gente?
La città fa paura. Fa paura il silenzio, fa paura il vuoto, fanno paura i salotti che si vedono dalle finestre ancora aperte dei palazzi distrutti, come se lì dentro ci fosse ancora vita, fa paura il fatto che in quelle zone qualcuno sia riuscito di nuovo a votare Berlusconi alle ultime elezioni.

L’Aquila tornerà mai quella che era? A proposito, ci eravate già stati?
Non ti posso dare la mia impressione sugli aquilani perché ne conosco pochissimi, e quelli che conosco sono completamente pazzi. E in generale sugli italiani sono la persona meno obiettiva che possa esistere. Non ho mai vissuto una tragedia del genere, non so che cosa significa ma non credo che L’Aquila tornerà mai quella che era. Qualsiasi discorso affogherebbe nel qualunquismo e questa è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Una cosa è certa: ci abituiamo troppo in fretta alle tragedie.

Il concerto è stato organizzato dentro la zona rossa, in una piazza che già prima del terremoto era poco frequentata. Ci lamentiamo del fatto che ai concerti il pubblico è sempre meno ma  poi gli organizzatori sembrano fare di tutto per nascondere gli eventi. Cosa ne pensi?
Spiegami meglio cosa intendi. Pensi che gli organizzatori abbiano pubblicizzato poco l’evento?

Pubblicizzato poco e scelto il luogo meno adatto.
Credo sia un discorso lungo e complicato. Fare le cose in Italia è sempre molto difficile, soprattutto quando hai poche risorse e non offri nulla di “cool”. Poi magari ti ritrovi a suonare su un palco traballante con una chiesa che ti può cadere sulla testa da un momento all’altro, però anche questo è rock’n’roll, quindi va bene così.

Passiamo al concerto vero e proprio. Avete suonato con Le Naphta Narcisse ma avete aperto voi le danze. Ci aspettavamo il contrario. A cosa è dovuta la scelta fatta?
I Naphta sono un gruppo nato all’Aquila, ed era giusto che fossero loro a chiudere la serata.

Nonostante la location suggestiva, ho notato, nella parte iniziale soprattutto, non pochi problemi di resa audio. Un problema di risorse limitate degli organizzatori o cosa?
Noi sul palco sentivamo molto bene, poi è normale che a meno che hai un impianto molto potente e costoso non si può sentire benissimo in una piazza

Avete suonato per intero (vado a memoria) Amatoriale Italia e niente dei lavori precedenti. C’è un motivo particolare (viste anche le differenze non solo stilistiche tra il prima e il dopo) o solo scelta promozionale?
Suonare i primi due dischi in questo momento non ha molto senso per noi, prima di tutto perché io suono il basso e non più la chitarra, Carlo canta e basta, quindi i pezzi vecchi non sono fattibili con questa formazione, anche se prima o poi ci piacerebbe rifarli, magari collaborando anche con altri musicisti..vedremo che cosa succederà.

Nello specifico dell’esibizione aquilana, avete dato il massimo (praticamente perfetti, compresa la tua caduta) pur non essendo dei virtuosi dello strumento, quando al basso c’era Carlo e tu alla voce. Nella situazione normale e contraria avete avuto problemi sia tu che lui. Come mai?
Oddio, noi non abbiamo percepito nessun problema in entrambi i casi (ridiamo ndr) (forse un cavo mezzo rotto del microfono che poi è stato sostituito?).

Che differenza c’è tra i Luminal che hanno suonato a L’Aquila e quelli che suonarono anni fa, sempre in Abruzzo, a Sulmona?
I Luminal di oggi hanno finalmente trovato la forma giusta per esprimere quello che hanno sempre pensato e il loro modo sbilenco di vivere la vita.

A proposito di “modo sbilenco di vivere la vita”, nelle vostre canzoni parlate in maniera feroce e dura di Facebook (di un modo malato di usarlo), della critica musicale e di hypster (oltre a tante altre cose). Quanto vedete queste cose come “problemi” di cui parlare? e come vi rapportate a essi?
Internet ha ucciso l’arte, ha ucciso il pensiero critico, impone regole di vita sociale peggiori di quelle della televisione, ha eliminato la noia e la solitudine salvifiche per la creazione, ha reso i giornalisti pigri, i musicisti troppo simili fra loro (almeno quelli della scena dominante).
Sfido chiunque a vivere la stessa vita degli artisti che condividiamo con tanto orgoglio ogni giorno su Facebook credendo di fare la rivoluzione (che non deve essere per forza politica, ma anche semplicemente umana).
Detto questo, vado un secondo sull’homepage di Rockit a vedere che sta succedendo.

Qualcuno ha definito i vostri testi a tratti “adolescenziali”. Non ti dico cosa ho risposto io (ormai hai capito quanto mi sia piaciuto Amatoriale Italia). Rispondi tu.
Se fai discorsi seri ti dicono che sei presuntuoso, se dici cose in maniera chiara e semplice ti dicono che sei adolescenziale, se dici la verità ti dicono che sei qualunquista, se non dici nulla ti dicono che ti lamenti e basta. Consiglio uso massiccio di benzodiazepine, grappa, una preghierina a satana e un vaffanculo a mammà ogni tanto che fa sempre bene.

Domanda “intima” suggerita da un tuo segreto ammiratore. Tu, Alessandro e Carlo siete solo amici?
(ride ndr) Io e Carlo stiamo insieme da 7 anni

Domanda ovvia per chiudere. Prossimi appuntamenti live e studio?
Si ricomincia il 23 giugno da Modena, Agriturismo Cantoni, poi potete trovare tutte le altre date sulla nostra pagina facebook. Credo che inizieremo a scrivere nuovi brani da settembre, ci sono già dei testi e un bel po’ di idee.

Abbiamo finito. Non posso che rinnovarti i miei complimenti per l’ultimo disco, Amatoriale Italia e augurarmi di rivedervi presto. Un saluto anche ad Alessandro e Carlo. P.s. perchè non togliete la vostra pagina da Rockit?
Ma in realtà non la gestiamo noi.  Comunque il senso di tutto è che Rockit è una webzine come un’altra.

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Il video della settimana. Twiggy E’ Morta! – Combustione Spontanea di un Albero di Natale

Written by Senza categoria

Come avrete capito, ogni settimana scegliamo un video che viene inserito nella nostra home, secondo criteri che varieranno di volta in volta. In questo caso a vincere il nostro spazio sono stati i Twiggy E’ Morta! che hanno risposto correttamente e tempestivamente a una domanda posta sulla nostra pagina Facebook. Godetevi il video di Combustione Spontanea di un Albero di Natale e se volete saperne di più sulla band vi consigliamo di leggere la dettagliata recensione al loro Ep Credo mi Citeranno Per Danni di Silvio Don Pizzica presente nelle nostra pagine. Basta cliccare sul nome della band qui sopra.

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Altrochesanremo: commentiamo?

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Partita la seconda tornata di iscrizioni per il concorso Altrochesanremo, una formula ideata dalla redazione di Rockambula per permettere alle band emergenti di farsi promozione attraverso la nostra testata online. Le modalità di partecipazione sono molto semplici: si tratta di inviare il file mp3 di un brano che l’artista reputa più rappresentativo della propria produzione. L’unico vincolo imposto dall’organizzazione è che non sono ammesse le cover. Una volta raccolte le adesioni, la redazione pubblica dieci brani in ascolto sul sito e, parallelamente, redige un sondaggio sulla pagina Facebook di Rockambula, a cui tutti possono accedere per votare il migliore. Terminata la votazione viene decretato il brano vincitore a cui la redazione offre un banner di rimando al proprio sito web, una recensione, un’intervista e l’ascolto in streaming del demo, ep o album sulla home page di Rockambula.com. La gratuità dell’iniziativa e la struttura del concorso, che si pone come un’importante vetrina nel panorama indipendente nazionale, soprattutto se teniamo conto del considerevole numero di utenti di tutta la penisola che accedono quotidianamente al sito della webzine o alla pagina Facebook (e tra questi anche discografici, agenzie di booking, colleghi giornalisti), hanno contraddistinto Altrochesanremo come un’occasione ghiotta per gli emergenti e garantito una massiccia adesione alla prima edizione, che si è conclusa la scorsa settimana con la vittoria del cantautore Martino Adriani, i cui brani sono già in ascolto sul nostro sito web. Cosa insolita per un contest, poi, non ci sono state polemiche di sorta: tutte le fasi di selezione si sono svolte con grande serietà e serenità, in uno spirito di spensierata competizione, in cui gli artisti hanno messo in campo le loro abilità “spammatorie” condividendo il sondaggio sulle loro fanpage del social network e invitando più amici possibili a votare. Qualcuno avrà cliccato alla cieca il nome del proprio beniamino, altri invece si saranno incuriositi e avranno ascoltato tutti i  brani in gara, mettendo in azione il motore della promozione a cui puntiamo.

Ok, sono senza dubbio di parte, ma trovo molto bello che una webzine, che spesso viene vista come una macchina sputa-sentenze e assegna giudizi, possa dimostrare con un sistema tanto semplice quanto il suo scopo primario sia in realtà quello di aiutare le piccole realtà musicali che cercano di farsi strada, fornendo loro più visibilità possibile. Per questo vi ricordo che sono aperte le iscrizioni al secondo turno di gara: inviate un brano in formato mp3 con una breve biografia e una foto in allegato a pizzicasilvio@virgilio.it o riccardomerolli@katamail.com o rockambulawebzine@gmail.com.

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AltrocheSanRemo Volume 2. Sono aperte le iscrizioni.

Written by Senza categoria

Un grande successo!!! Ecco cosa è stata la prima edizione di AltrocheSanremo, il primo concorso per band emergenti targato Rockambula. Stiamo sistemando le ultime cose relative alla premiazione del vincitore Martino Adriani ma siamo pronti ad accogliere le nuove realtà per il Volume 2 del concorso. Le regole sono le stesse:

1. essere una band (o un singolo) emergente che faccia pezzi originali (niente cover)

2. mandarci un pezzo in mp3 che sarà inserito con altri 9 in ascolto sulla nostra home

Fatto questo, creeremo un sondaggio pubblico sulla nostra pagina Facebook dove ogni nostro seguace potrà esprimere 1 voto che potrà comunque essere modificato fino all’ultimo secondo della gara. Al termine, chi vince ha il banner per 1 mese, 1 intervista e/o recensione, pezzi in ascolto esclusivo in home e promozione da parte nostra.

Per iscrivervi scrivete (con allegato pezzo e mini bio) a pizzicasilvio@virgilio.it o riccardomerolli@katamail.it o rockambulawebzine@gmail.com

In bocca al lupo e vista la nostra farfallina?

 

 

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