Enrico Gabrielli Tag Archive

James Jonathan Clancy – Sprecato

Written by Recensioni

Il ritorno dell’artista italo-canadese ha il passo dolente di un cowboy nella nebbia.
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TOdays Festival 2023, ecco il cartellone completo

Written by Eventi

Tutto quello che c’è da sapere sull’edizione 2023 del festival torinese, in programma dal 25 al 27 agosto prossimi.
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Nascere, viaggiare, dubitare – Intervista a Federico Dragogna

Written by Interviste

Quattro chiacchiere con l’artista fresco dell’uscita dell’esordio in solitaria.
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Acid Mothers Temple + The Winstons in tour

Written by Eventi

La band psichedelica giapponese e il gruppo italiano stanno per imbarcarsi in un mini tour di quattro date nel nostro Paese.
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Mariposa – Liscio Gelli

Written by Recensioni

Il ritorno della formazione emiliana tra musiche da sala da ballo, filastrocche anarchiche e pagine irrisolte di storia italiana.
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Calibro 35 + Germanò @ Pin Up, Mosciano S.Angelo (TE) | 02.02.2018

Written by Live Report

I Calibro 35 festeggiano i primi dieci anni di attività artistica con la pubblicazione del sesto album di inediti, chiamato per l’occasione Decade, e il conseguente tour che venerdì 2 febbraio ha fatto tappa al Pin Up di Mosciano Sant’Angelo, che ha già ospitato la band milanese nel 2013 nella tournée di presentazione di Traditori di tutti.

(foto di Antonello Campanelli)

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Vintage Violence – Capiscimi (acoustic version) [STREAMING]

Written by Anteprime

‘Chi suona stasera?’ – Guida alla musica live di marzo 2017

Written by Eventi

Julie’s Haircut, Umberto Maria Giardini, Russian Circles… Tutti i live da non perdere questo mese secondo Rockambula.

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Top 30 Italia 2016 | la classifica di Maria Pia Diodati

Written by Classifiche

The Winstons

Written by Live Report

Si può cominciare il 2016 con un concerto capace di condurti in atmosfere appartenenti ad un passato che alcuni conoscono in maniera indiretta (tipo la sottoscritta), ma che per altri rappresenta il periodo che ha segnato la propria giovinezza? Certo! Sto parlando del periodo che ruota intorno agli anni 70, e possono confermarlo anche le (poche, ahimé) groupies presenti sotto il palco, resuscitate e messe in tiro per l’occasione. Coloro che hanno permesso una tale salto nel passato sono The Winstons, band italianissima composta da tre musicisti alquanto conosciuti nel panorama musicale italiano: Enrico Gabrielli (Enro Winston), Roberto Dell’Era (Bob Winston) e Lino Gitto (Linnon Winston). Ed il pubblico? Beh, certo, non vi sarete mica aspettati pantaloni a zampa e camicette floreali! Sono però sicura che qualche giovanotto un po’ troppo cresciuto presente in sala, all’incirca sulla cinquantina, dal baffo folto e dal capello lungo, un paio di quei pantaloni li avrebbe indossati volentieri.

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The Winstons cominciano a suonare intorno alle 23.00, e la sensazione è davvero quella di essere catapultati nel passato. La formazione iniziale vede Gitto alla batteria, Dell’Era al basso e Gabrielli alle tastiere, ma ci saranno molti cambi di strumenti nel corso della serata, tra chitarre, flauti, sax e strumenti obsoleti (per esempio un lettore di cassette che riproduce una voce registrata), fino ad arrivare al cambio di postazione che vede Gabrielli cimentarsi alla batteria e Gitto alle tastiere. A cantare, invece, ci saranno tre voci, soliste o no, a seconda dei casi. Il repertorio non è vastissimo (lo ammetterà anche Gabrielli nel corso della serata); The Winstons sono una band di nuova formazione (fa quasi impressione scriverlo, vista l’esperienza dei musicisti che la compongono, ma nella realtà dei fatti è così). Il loro album omonimo viene suonato per intero, e l’ordine dei brani è lo stesso di quello del disco. Il finale invece si chiude con un tributo a chi ha fatto la storia del Prog, e a quei fantastici anni ’70: i Genesis con la loro “Firth of Fifth” tratta da Selling England by the Pound. Un concerto coinvolgente, dove non è mancata l’ironia, né divertimento, né il movimento sul palco ma soprattutto non è mancata della buona musica.

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The Winstons – The Winstons

Written by Recensioni

I The Winstons sono un trio formato da Enro Winstons (tastiere, fiati, voce), Rob Winstons (basso, chitarra, voce) e Linnon Winstons (batteria, tastiera, voce). Trattasi di un rockettaro, ma pur sempre amorevole, papà e dei suoi pargoletti? O forse di 3 giovani capelloni scapestrati conosciutisi in un college, magari a sud-est di Londra, che scoprendo di portare lo stesso cognome e strimpellare 3 diversi strumenti decidono di metter su un gruppo per far baldoria insieme? No, niente di tutto questo, almeno in parte, perché dietro ai nomi sopra citati si celano le figure di 3 rappresentanti di razza della musica italiana degli ultimi anni: Enrico Gabrielli (Enro), Roberto Dell’Era (Bob) e Lino Gitto (Linnon), vero però è che soprattutto a sud-est di Londra il trio tende lo sguardo, alla Canterbury dell’indimenticabile decennio 65-75, e trattandosi dunque di Progressive era pressappoco impossibile che ad occuparsi di loro non fosse che la AMS Records, casa discografica molto attenta al presente come al passato di questo genere musicale. Il disco si apre con “Nicotine Freak”, brano scelto anche come singolo ad anticipare l’uscita dell’album, scelta più che condivisibile poiché si tratta di uno dei pezzi migliori del lotto ed è capace di rendere da subito chiare le intenzioni del trio. La voce, seppur meno emozionale, richiama a Robert Wyatt, il lavoro sulle armonizzazioni vocali è più che buono e musicalmente “Nicotine” suona come un Progressive che col passar del tempo diviene sempre sempre più freak. Si prosegue con brani che pur conservando sempre una matrice Progressive e Psichedelica si muovono in diversi territori, passando da brani più jazzati (“Diprodton”, che porta in realtà un titolo giapponese) a caldi saliscendi Pop (“Play With the Rebels” e “She’s My Face”) senza lasciarsi sfuggire neanche atmosfere più cosmiche (“…On a Dark Cloud”) o colorazioni in parte più scure e robuste (“Dancing in the Park With a Gun”). I 3 Winstons si muovono piuttosto agevolmente tra tutti questi territori ed il disco scorre via piacevolmente, ma senza picchi in grado di regalare quelle vibrazioni, quelle sensazioni, capaci di rendere grande un album o comunque una canzone, e purtroppo nel trittico finale (trittico per chi li ascolterà su CD, MC o in streaming, poiché nella versione in vinile “Number Number”, altra canzone che in realtà porta un titolo giapponese, e che probabilmente risulta essere la migliore delle 3, non sarà presente) il trio mi sembra soffrire un po’ di manierismo, non la migliore delle sofferenze per chi propone questo tipo di sound. Ai nostri, qua e là supportati anche dall’immancabile Xabier Iriondo e dalla tromba di Roberto D’Azzan, va il merito di ricordare molti ma di essere uguali solo a sé stessi, durante l’ascolto oltre al già citato Robert Wyatt, non sarà difficile trovare influenze dei Gong come dei Beatles, di Kevin Ayers come dei primissimi Pink Floyd e molto altro ancora risalente al già citato decennio dal quale gli Winstons sembrano provenire e non solo amare e celebrare, o prendere a pretesto per sfornare un disco. Il trio suonerà live in lungo e in largo per l’Italia per tutto il mese di Gennaio (e non è da escludere vengano annunciate nuove date in seguito), consiglio agli amanti del genere di selezionare la data più vicina a casa propria e non mancare all’appuntamento, credo che dal vivo gli Winstons possano regalarci belle sorprese essendo ancor più liberi di poter suonare free.

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Nada – Occupo Poco Spazio

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Tra la frastornante e nota “Ma che Freddo fa”, targata 1973 e l’ultima traccia del suo ultimo album “Sulle Rive del Sangue” c’è davvero un abisso, una voragine profonda sì, ma mai così tanto da non poter essere colmata. È forse l’equilibrio su cui l’artista livornese continua a reggersi, una specie contrappeso tra tradizione melodica e vocazione alla ricerca musicale a rendere il suo percorso così interessante, anche dopo 40 anni di carriera . Occupo Poco Spazio esce per Santeria/Audioglobe nel marzo 2014, accompagnato dal primo singolo, “L’ultima Festa” . A rivestire l’involucro di Occupo Poco Spazio c’è la solita e un po’ dannata eleganza della cantautrice livornese, che non discorda affatto con l’instancabile audacia della sua indagine artistica, divisa tra letteratura, contaminazione musicale e cantautorato. Quello di Occupo Poco Spazio è un Pop lucido, sapiente, introspettivo che racconta storie marginali, piccoli baleni di provincia, parole che infilzano lo sguardo sulle vite che si sfiorano ogni giorno. Un disco molto femminile Occupo Poco Spazio, che si concentra sulla figura della donna, sulla sua immensa interiorità e sul suo ruolo sociale, martoriato ancora da luoghi comuni e conformismi. Aleggia su tutti i testi, il filo sempre sotteso della solitudine imperante e delle innumerevoli contraddizioni quotidiane, ogni giorno sotto ai nostri occhi. Il disco, arrangiato e prodotto da Enrico Gabrielli e registrato in presa diretta alle Officine Meccaniche di Milano, rivela immediatamente come in questo suo nuovo lavoro, Nada abbia ampliato ancora di più la sua ricerca di sonorità rinnovate (come in “La Mia Anima”, “Sonia” o “La Terrorista”) ma che, nel contempo, non abbia totalmente abbandonato la sua tendenza verso brani più melodici, dunque più vicini alla sue prime produzioni (“Questa Vita Cambierà”, “L’Ultima Festa”).

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